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Autore: Lyerenshadow_nekkun    25/06/2015    1 recensioni
Piccola raccolta dedicata alla nostra Starchan, che oggi compie gli anni! Incentrata sui personaggi/coppie che preferisce:
1) AiAine - Lyel
2) Keine - pinky_neko
3) Reine - Takkun
4) TokiOto- Lerenshaw
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aine Kisaragi, Altri, Otoya Ittoki, Tokiya Ichinose
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Un passo. Un altro passo.
Gli alberi verdi a circondarli. Un sole accecante che accarezzava loro il viso. Un sorriso luminoso sui volti di entrambi.
Kei adorava quei pomeriggi passati con lui al parco. Gli sembrava una sorta di paradiso, un piccolo eden nel quale rifugiarsi di tanto in tanto. E, nonostante il suo essere un po' solitario, non gli dispiaceva stare in compagnia, se si trattava di lui naturalmente.
Aine gli camminava a fianco, lo sguardo puntato in alto, verso le fronde di quegli alberi che filtravano la luce del sole. I raggi che si insinuavano tra i rami parevano ricamare trame sempre diverse sul volto di Aine, che cambiavano a ogni suo passo. Kei si scoprì assorto nell'ammirarle, perdendo completamente cognizione del tempo e del luogo in cui si trovava. C'era solo quel volto baciato dal sole.
《Kei... Kei! Ma mi stai ascoltando?》 Aine si era arrestato, fissandolo un po' imbronciato per quell'inaspettata mancanza di attenzione da parte dell'amico. Ciò fece riscuotere Kei dal suo stato di trance momentaneo, facendogli riprendere contatto con la realtà.
《Sì... sì, scusa, ero un attimo assorto. Stavi dicendo?》, chiese velocemente, cercando di non far indagare ulteriormente Aine sull'oggetto della sua distrazione.
L'altro riprese a camminare, di nuovo col sorriso sulle labbra. Era difficile che si arrabbiasse, Kei poteva giurare di non averlo mai visto perdere le staffe con nessuno, sapeva risolvere questioni spinose senza bisogno di innervosirsi inutilmente. In questo lo ammirava molto.
《Stavo dicendo che dobbiamo terminare la canzone entro l'inizio dell'estate. Pensi di poter riuscire a comporre la musica per fine mese? Così mi potrei già occupare del testo...》
Giusto, la musica. La sua musica. Kei adorava comporre per Aine, era come se riuscisse a dargli il mezzo attraverso il quale lui potesse esprimersi. Si sentiva onorato.
《Certo, farò in tempo, vedrai》, gli sorrise impercettibilmente mentre si sedeva su una panchina, subito seguito dall'altro ragazzo.
Presero in mano gli spartiti e cominciarono a lavorare, insieme, decidendo come strutturare la canzone. Per Kei era difficile ma allo stesso tempo appagante, era ciò che più amava fare, e mettere a disposizione il suo talento per Aine lo faceva sentire importante, faceva assumere un significato a ciò che componeva.
Con Aine accanto gli sembrava di trovare il suo posto nel mondo.
Ma l'inizio dell'estate per loro non arrivò mai.


Un passo. Un altro passo.
I muri bianchi che sembravano infiniti. La pioggia scrosciante al di fuori della finestra. Questa volta, nessun sorriso era pronto ad accoglierlo al suo ingresso. Solo una moltitudine di tubi e un bip continuo, segnale di chi, nonostante tutto, stava lottando per rimanere in vita.
Perché era così, si diceva sempre Kei, Aine stava lottando per restare in vita, stava cercando un qualche appiglio, un punto fermo. Ciò che lui stesso non aveva saputo dargli.
Si odiava per questo. Aine, il suo amico, in un letto d'ospedale. Ancora non ci credeva. Quello stesso Aine che aveva sempre un sorriso sulle labbra, che era sempre pronto a tirargli su il morale anche se solo sospettava che avesse qualcosa che non andava. Con Aine non aveva mai avuto bisogno di aprirsi, lo capiva sempre al volo, gli bastava uno sguardo.
Quell'Aine che non si arrabbiava mai, ma che forse - e questo l'aveva capito troppo tardi - si teneva tutto il suo dolore dentro, lo rinchiudeva nel suo cuore, fino a quando questo non riusciva più sopportarlo, e allora gli invadeva l'anima, distruggendogliela. Come gli era successo quella volta.
Il sorriso che sempre aveva indossato, quasi fosse stata una maschera, aveva cominciato a stargli stretto, ma non sapeva come toglierselo, non ne aveva i mezzi. E allora lo aveva semplicemente cancellato, tra le onde scure di un mare che lo aveva inghiottito. Kei si malediceva per non averlo capito prima, per non aver intuito quanto falsi potessero essere quei sorrisi così luminosi, ma al tempo stesso così stanchi.
Si avvicinò al letto, ogni passo verso l'amico era una fitta di dolore al petto. Perché doveva fargli così male?
《Ho... finito di comporre il pezzo, A... Aine》, e perché adesso sentiva le guance bagnate da calde lacrime? Perché stava succedendo tutto ciò?
Loro non sarebbero dovuti essere lì, dovevano essere in un parco, a pensare al prossimo lavoro; avrebbe dovuto aiutarlo con le parole da scrivere, avrebbero provato e riprovato il pezzo un milione di volte prima che venisse perfetto.
Eppure... come era successo che tutto gli sfuggisse di mano fino a quel punto? Come era successo che Aine si perdesse nella sua stessa mente? Che la solitudine - che tanto piaceva a Kei - lo inglobasse lasciandolo a terra?
Ad Aine non piaceva la solitudine, questo l'aveva sempre saputo. Aine era gioia, era luce, era vita.
E allora perché adesso una macchina respirava per lui?


I minuti scorrevano veloci, portandosi via giorni, mesi... anni.
Un passo, un altro passo, cinque anni dopo ancora tra le mura bianche di quell'ospedale. Una parte di lui era morta lì dentro, aspettando che Aine si risvegliasse. Ma non era mai successo.
Il suo sorriso. Aveva flebili ricordi di esso, come un avvenimento lontano del quale non riusciva a captare i minimi particolari. Non voleva dimenticare, ma non sapeva come fare a ricordare.
Non riusciva più a guardare le vecchie foto, troppi momenti gli tornavano in mente e facevano male, perché non sapeva se mai avrebbe potuto di nuovo viverli con lui.
Quanto dolore poteva celarsi dietro la fitta trama dei ricordi, nei meandri della memoria. Si insinuava in lui uno stranissimo senso di malinconia e stillava, goccia dopo goccia, la speranza, facendola scivolare addosso, come un vestito smesso o un cappotto troppo largo per essere ancora portato.
Non c'era più speranza, si era col passare del tempo, fino a non restarne più nulla. Avrebbe solo atteso.
Rifiutava anche di ascoltare le canzoni di Aine, quelle che lo avevano reso felice ma che al tempo stesso lo avevano distrutto. Forse la sua felicità si era fermata nel momento in cui quelle canzoni erano diventate di dominio pubblico, quando quelle parole, così intime per lui, erano sulla bocca di tutti. Forse si era sentito come se qualcosa che gli era sempre appartenuto gli fosse stato strappato via.
Ma adesso non poteva più far nulla, non poteva impedirgli di scrivere, non poteva impedirgli di cantare, non poteva impedirgli di buttarsi... non poteva salvarlo.
E si odiava per questo, perché la loro estate non era ancora arrivata o forse non era mai arrivata. Aine non l'aveva mai vissuta, era cresciuto nell'illusione che la musica fosse tutto per lui ma non aveva tenuto conto delle conseguenze del successo.
E adesso si trovava ancora lì, dopo cinque anni dall'accaduto, su quel letto d'ospedale. La vita andava avanti mentre l'appiglio che cercava ancora non era arrivato. E restava lì, immobile, a perdersi momenti, attimi. A dividersi per sempre dalla vita, ad abbandonarsi alla morte.
Tutto stava svanendo. Come scomparivano i ricordi, scompariva anche l'immagine di quell'Aine che aveva conosciuto e che tanto aveva amato.
Più di una volta aveva pensato di scrivergli qualcosa, un diario, delle lettere, non lo sapeva nemmeno lui. Ma Kei non era bravo con le parole, come non era bravo con le persone. Si trovava bene con Aine perché lui lo capiva al volo e non aveva sempre il bisogno di parlare: i loro discorsi fatti di sguardi a volte erano stati più profondi di tanti altri.
Ma nonostante tutto, Kei non era bravo con le persone, quindi non aveva saputo capire Aine. Non era bravo con le parole, quindi non aveva scritto nessun diario.
Sapeva comporre, ma dopo quell'ultimo testo non ne aveva più scritti, aspettando quell'estate che ancora per loro due doveva arrivare.
Poteva solo ricordare, ma non sapeva come fare perché tutto, nel suo passato con Aine, faceva male morire.
E lentamente, senza che se rendesse mai conto davvero, aveva dimenticato anche il suono della sua voce.


Non c'è oblio più grande che sentirsi soli in un mare di gente, quando in realtà mi sentivo bene soltanto con te.
Ti prego, torna. Ti aspetto.




Note dell'autrice: lo so, non è propriamente in atmosfera da compleanno, ma tenendo conto del soggetto a cui è dedicata *lancia occhiatina a Starishadow*... spero che vada bene ^^"
Insomma, dato che sei un'amante dell'angst ho scelto questo genere e questa coppia perché direi che richiama angst da tutti i pori! XD Spero di averne reso giustizia!
E comunque qui la Keine può essere vista sia nel senso che Kei è innamorato - non ricambiato - di Aine, sia semplicemente come fossero due amici - io ho puntato più sulla seconda XD -, a scelta di chi legge quindi!
Per il resto... AUGURI STARCHAN! *^*
Un bacione!
Pinky_neko
   
 
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