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Autore: benzodiazepunk    26/06/2015    3 recensioni
Cosa sarebbe successo se Harry, dopo quella fatidica partita di Quidditch, non si fosse fatto avanti con Ginny?
E se Ginny e Draco avessero scoperto, durante il sesto anno di lei, di avere più cose in comune del previsto?
Per scoprirlo non vi resta che leggere questa storia, narrata in prima persona da colei che l'ha vissuta.
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"La prima volta che incontrai Draco Malfoy ero poco più che una bambina..."
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REVISIONATA
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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Save your happiness for Tomorrow
And today we will drown in your tears
A drop of your blood tastes like wine today
[The beginnign oft he end – HiM]

 
It’s the beginning of the end

Era febbraio inoltrato, fuori nevicava fitto ed io mi stavo recando svogliatamente verso la biblioteca dove avevo intenzione di mettermi in pari con le lezioni di storia della magia, o almeno di provarci considerata la mole di programma che il professore aveva già svolto e la noia che mi suscitava la suddetta materia.
Sbuffando, gettai la borsa dei libri su una sedia e mi ci sedetti di fianco. Iniziavo già a sognare la primavera, anche se avrei dovuto aspettare ancora qualche mese per averla, e concentrarmi non era facile; ma cercavo comunque di sforzarmi e di pensare ai libri piuttosto che alla libertà dal cattivo tempo che tanto agognavo.
Stavo proprio iniziando a leggere un noiosissimo capitolo del volume che mi stava di fronte quando un rumore mi distrasse, come se non riuscissi a perdere la concentrazione abbastanza anche da sola: qualcuno era inciampato nella gamba di una delle sedie, rimanendo in piedi per miracolo ma rovesciando parte del contenuto della sua borsa e tutto ciò che teneva in mano sul pavimento.
Quel qualcuno, manco a dirlo, era Draco Malfoy.
Fissai il ragazzo che, osservando tutta la sua roba sparsa nel raggio di un metro e mezzo intorno a lui, imprecò a mezza voce e asciugò prontamente con un colpo di bacchetta l'inchiostro che si stava spargendo, seguendo una venatura del pavimento. Poi rimase lì, in piedi, con espressione sfinita e rassegnata, passandosi una mano tra i capelli con un gesto stizzito.
La mia intenzione originaria era quella di ignorarlo e di tornare a storia; dopotutto io odiavo Malfoy, perché mai mi sarei dovuta occupare di lui?
Poi però il mio senso civico ebbe la meglio e mi alzai avvicinandomi a lui. Senza dire una parola mi chinai e gli porsi una boccetta di inchiostro blu rotolata lontano.
Il ragazzo mi fissò con uno sguardo che non gli avevo mai visto, uno sguardo tanto diverso da quello che aveva il Draco Malfoy che conoscevo da farmi quasi cambiare idea sul suo conto: non era beffardo né sarcastico né tantomeno rabbioso, o schifato dal fatto che una poveraccia Weasley stesse toccando la sua roba. Era piuttosto molto triste, uno sguardo sconsolato.
Per una manciata di attimi rimasi a fissarlo negli occhi, stupita. Poi tornai a raccogliere libri, piume e pergamene, e ben presto ci separammo, in silenzio, così come ci eravamo incontrati.
Io tornai a studiare, Malfoy continuò la sua ricerca di un tavolo libero, i miei pensieri si allontanarono da lui, ma ormai il dado era stato tratto, come si suol dire. Lo sguardo di Draco Malfoy iniziò a diventare qualcosa di molto simile a un’ossessione per me; ci pensavo in continuazione perché qualcosa evidentemente non andata, i conti non tornavano in qualche modo che non riuscivo a spiegarmi, e un paio di volte arrivai addirittura a sognarlo immaginandomi situazioni tragiche e assurde.
E durante i pasti mi accorgevo di lanciare occhiate al tavolo di Serpeverde, scrutando il viso del ragazzo in cerca di qualcosa di sospetto, qualcosa di strano, qualcosa di diverso. Qualsiasi cosa.
Passarono i giorni, e i giorni divennero settimane, le settimane si trasformarono in mesi e l’inverno cedette finalmente il posto alla primavera. Le giornate si stavano finalmente allungando, gli alberi e i prati del parco stavano riacquistando il loro colore verde smeraldo, l’aria non era più fredda ma fresca e frizzante; la neve si stava sciogliendo e noi studenti approfittammo immediatamente del ritrovato bel tempo per passare lunghi pomeriggi di svago, ma più spesso di studio, all’aria aperta.
"Secondo me nasconde qualcosa" affermò Harry durante una delle rare sessioni di studio che avevo trascorso insieme al trio, chiudendo di scatto un libro e facendo sobbalzare Hermione.
"Ma chi?" domandò lei, senza staccare lo sguardo dai suoi appunti.
"Draco Malfoy" affermò il ragazzo, e io quasi mi strozzai con la mia stessa lingua.
"Ancora con questa storia?" si lamentò mio fratello.
"Harry, ti fai dei film, credimi" gli fece eco Hermione.
Io rimasi in silenzio, non osando intervenire.
"Certo, come no. Sono sicuro che trama qualcosa, dove va quando sparisce, eh? A questo non sapete rispondere. E perché è così strano ultimamente? Sta tramando qualcosa" ripeté per la terza volta spostandosi una ciocca di capelli da davanti agli occhi con un gesto frustrato.
"Allora parlane con Silente" sbottò Hermione. "Adesso però faresti meglio a concentrarti sui tuoi compiti, arrovellandoti non concluderai comunque nulla" decretò.
La conversazione, però, mi aveva riempita di speranza; allora non ero la sola a pensare che qualcosa non andasse! Se anche Harry l’aveva notato voleva dire che qualcosa stava succedendo, e anche che non era un mio interesse di strana natura nei riguardi di Malfoy a farmi avere paranoie inesistenti.
Quella sera non riuscii a prendere sonno se non dopo la mezzanotte; continuai a pensare a ciò che Harry aveva detto, a quanto fosse sembrato sicuro di sé, certo nel suo sospetto, e a quanto Malfoy fosse cambiato dall’inizio dell’anno. Ormai la sua carnagione non era solamente pallida ma cerea e malaticcia, e non era più semplicemente scostante con tutti come era sempre stato, era diventato solitario e troppo silenzioso. Da un certo punto di vista addirittura troppo pacifico.
Decisi però di non parlarne apertamente a Harry, certamente i miei pensieri sarebbero stati ignorati come tutte le volte in cui ne avevo fatto cenno precedentemente e perciò mi limitai a dargli  manforte in modo discreto nelle rare occasioni in cui apriva l’argomento in mia presenza.
La fine dell’anno e il periodo dei test finali arrivarono troppo in fretta e, sopraffatta dalle incombenze scolastiche, dimenticai parzialmente Draco Malfoy. L’ultima volta che pensai a lui fu durante la finale della coppa di Quidditch, quando mandò un sostituto alla partita, sparendo nel nulla per l’ennesima volta. Poi, però, la vittoria mi fece distogliere decisamente l’attenzione dalla faccenda; i festeggiamenti nella sala comune furono rumorosissimi ed esaltanti e Harry, nel bel mezzo della baraonda, mi si avvicinò. Sorrideva da un orecchio all’altro e più mi si avvicinava più mi sembrava imbarazzato e strano.
Spalancai leggermente gli occhi, senza capire le sue intenzioni, e immediatamente mille immagini di lui che mi baciava in mezzo a tutta quella gente mi invasero la mente, facendomi prematuramente arrossire. Ma lui si avvicinava sempre di più, e proprio mentre la distanza tra i nostri visi iniziava ad accorciarsi lui arrossì e mi strinse in un caloroso abbraccio.
Fu in quel momento che le mie speranze e i miei sogni si infransero una volta per tutte. La delusione doveva essere lampante sul mio viso, fortunatamente nascosto dalla spalla del ragazzo; per lui ero ancora un’amica, nulla di più.
Sospirando, mi sciolsi dall’abbraccio e tornai ad unirmi alle mie amiche.
Non avrei mai potuto sperare in nulla di più da Harry.
Dopo quell’ultima partita tutto sembrò iniziare a crollare: i miei voti, i nostri umori, ma soprattutto le nostre certezze, le fondamenta stesse della nostra vita. La morte di Silente ci lasciò attoniti, con un vuoto nel cuore impossibile da colmare, e la consapevolezza che fosse stato proprio Severus Piton a compiere quell’atto ignobile non fece altro che alimentare la nostra disperazione.
L’arrivo dell’estate non migliorò le cose e anche se cercavamo di andare avanti, di tenere il morale alto, anche se l’Ordine della Fenice operava il più determinatamente possibile, era ovvio che nulla sarebbe mai più potuto essere come prima.
Harry Ron ed Hermione fuggirono il giorno del matrimonio di mio fratello Bill, e da allora l’incubo della guerra divenne reale.
 
"Mamma, devo tornarci" affermai, piantandomi le mani sui fianchi. "Non posso non andare a scuola, equivarrebbe a una dichiarazione di colpevolezza"
"Ma è pericoloso!" strillò mia madre forse per la centesima volta. "Arthur, diglielo"
"Cara" sospirò mio padre. La discussione era già stata aperta un milione di volte e ogni volta era finita con urli e lacrime. "Deve tornare a scuola. Il ministero è ancora libero ma Piton comanda ad Hogwarts, e risponde direttamente a Tu-Sai-Chi. Se Ginny non si presenterà qualcuno verrà immediatamente a casa nostra e nesuno sarà più al sicuro"
Mia madre tirò su col naso, spostando lo sguardo sulle sue mani, intrecciate sul tavolo.
"Avanti mamma, vedrai che andrà tutto bene. Mi farò gli affari miei, nessuno mi darà fastidio. Non succederà nulla di male" cercai di tranquillizzarla.
"Come se non sapessi" rispose, trattenendo le lacrime. "In quanti guai riesci a infilarti! Sei proprio come i tuoi fratelli, oooh!" sbottò. "Vai a preparare il baule, su" concluse prima di tornarsene in cucina, stizzita ed evidentemente preoccupata.
Ma d'altronde la prospettiva di tornare ad Hogwarts non allettava neanche me, a dire il vero; con Piton preside e una schiera di scagnozzi come professori la vita non sarebbe stata facile, lo potevo immaginare, ma dopotutto non avevo scelta. Quello era l’unico modo che avevo per tentare di proteggere la mia famiglia.
Ron era in viaggio insieme a Harry, Bill, come tutti i miei fratelli più grandi, combatteva con l’Ordine, nemmeno Fred e George se ne stavano con le mani in mano. Ed io volevo contribuire. L’unico modo che avevo era tornare a scuola e rendere la vita di quei maledetti il più difficile possibile.
Il giorno della mia partenza arrivò in fretta, e quando mi recai alla stazione di King’s Kross fu mio fratello Charlie ad accompagnarmi.
"Fai la brava e presta attenzione, mi raccomando" mi disse prima di lasciarmi salire su uno dei vagoni. "Nemmeno la scuola è più sicura… testa sul collo" mi raccomandò.
"Stai tranquillo, so il fatto mio" sorrisi.
"È proprio questo che mi preoccupa" sorrise issando il mio baule a bordo. "Buon viaggio sorellina" mi salutò.
Io gli feci un cenno con la mano, poi il treno partì e anche lui scomparve dietro di me.
Non mi ero quasi ancora staccata dal finestrino, che una voce, alle mie spalle, mi costrinse a voltarmi alzando le sopracciglia. Di fronte a me sostava Neville Paciock, con un grande sorriso stampato in volto.
"Ciao Neville! Come stai?" lo salutai felice.
"Io bene, e tu? Ho sentito che tuo fratello…" tentennò, e io trattenni il fiato. Nemmeno parlare in uno scompartimento chiuso poteva essere sicuro. "…è malato" concluse, ed io tirai un sospiro di sollievo.
Il suo sguardo, però, era eloquente.
"Si, non sta bene. Per ora non sappiamo quando si riprenderà" risposi, e lui annuì, intuendo che attualmente le notizie su Ron e gli altri erano pressoché inesistenti.
"Luna e qualche altro membro dell’ES sono un po’ più in là in uno scompartimento. Ti va di venire con noi?"
"Con piacere" sorrisi, raccogliendo il mio bagaglio e seguendolo nel corridoio.
Lo scompartimento verso il quale mi guidò Neville era verso il fondo del treno, ed era affollato come mai avevo visto. Salutando vecchi amici e conoscenze, cercai di trovare posto e mi incastrai infine tra Luna e un ragazzo che non ricordavo di aver mai visto.
"Quest’anno non sarà uno scherzo" affermò Seamus Finnigan. "Ho sentito dire che Piton ha assunto solo Mangiamorte. Ma dite che non ci saranno più la McGranitt, Vitious, gli altri?" domandò preoccupato.
"Ma certamente che ci saranno" ribattei con sicurezza. "La McGranitt non si farebbe mai licenziare, e il Ministero non permetterebbe una cosa del genere"
"Ma ho sentito dire che Tu-Sai-Chi sta prendendo il controllo anche là" aggiunse lui, abbassando la voce.
"Questo non è vero. Ci prova, ovvio, ma il Ministero è ancora indipendente, Voldemort avrà da sudare per prenderne il controllo" decretò Neville, facendo rabbrividire quelli di noi che ancora non erano abituati a sentir pronunciare quel nome.
"Non facciamoci prendere dal panico" aggiunse Michael Corner. "Tra poche ore arriveremo a Hogwarts e potremo verificare con i nostri occhi, fino ad allora pontificare non serve a niente"
Tutti annuirono e da allora il viaggio proseguì piuttosto tranquillamente, nonostante l'aria fosse tesa e carica di paura.
"Quest’anno i Serpeverde toccheranno il cielo con un dito" commentò 
acidamente Dean Thomas mentre si caricava in spalla il baule e il treno infine rallentava. Le luci di Hogwarts erano visibili nella note e al di là della paura, la sensazione di essere tornata nella mia seconda casa mi invase il cuore.
"Loro si che non avranno problemi" fece eco un altro ragazzo.
"Su questo hanno ragione, balleranno sulle tombe degli altri, o sui loro letti d'ospedale o qualcosa del genere" sussurrò Luna pensosamente, e io mi voltai a guardarla stupita; non l’avevo mai sentita parlar male di qualcuno e questo era ciò che si avvicinava di più a un commento acido che le avessi mai sentito dire. In ogni caso non potevo darle torto, l'esperienza con la Humbridge aveva insegnato qualcosa a tutti noi e quell'anno sarebbe stato anche peggio.
Scesi dal treno ci prendemmo un attimo per osservare la scuola: il castello illuminato faceva sempre il suo effetto, al di là del lago, e mentre tutti i bambini del primo anno si dirigevano dietro ad Hagrid verso le barche noialtri ci spartimmo le carrozze trainate dai Thestral.
"Siamo dimezzati" commentò Neville, guardando giù dalla carrozza e scrutando la folla.
"Molti avranno avuto paura di far tornare i ragazzi a scuola" risposi.
"Ma così è peggio" sussurrò il ragazzo. "Chi non si presenta è perché ha paura dei Mangiamorte, e se ha paura dei Mangiamorte è perché sicuramente non è dalla parte di Voldemort. È peggio" ripeté scuotendo il capo.
"Proprio per questo sono qui nonostante mia madre volesse rinchiudermi in soffitta"
"Idem per me. Oltretutto considerato il probabile corpo insegnanti che troveremo ad attenderci spero di poter essere di qualche aiuto"
"Mentre a casa sarei stata solo un peso"
"Esattamente" convenne lui. "Speriamo che la situazione non sia così terribile come viene dipinta"
Ma la situazione era davvero terribile.
Come nuovo professore di Difesa contro le Arti Oscure era stato nominato Amycus Carrow, e sua sorella Alecto aveva sostituito la professoressa di Babbanologia. Grazie al cielo le modifiche apportate al corpo insegnanti finivano lì, sorvolando sulla promozione di Piton a preside, ma avremmo avuto modo ben presto di scoprire che i due Carrow bastavano e avanzavano.
La cerimonia di smistamento avvenne come sempre, anche se la concentrazione di Serpeverde crebbe notevolmente a differenza di quella delle altre case. La paura della gente era tangibile e si ripercuoteva sull’assenza di molti ragazzini da scuola e quando arrivò il momento di tornare nei nostri dormitori nessuno di noi sapeva cosa aspettarsi.








Note Finali
In ritardo sulla mia mentale tabella di marcia, ma eccomi online col terzo capitolo di questa long, che accompagnerà voi lettori per l'estate :)
Vi ringrazio per essere qui, voi che state leggendo queste note, perchè vuol dire che siete arrivati in fondo a un altro capitolo e per me questo è già tanto! Grazie per ogni visualizzazione, e ancor di più per ogni recensione.
Finalmente la parte in cui ripercorro la storia raccontandola come Ginny l'ha vissuta è terminata; ora che lei, Luna, e tutti gli altri sono tornati a Hogwarts senza Harry e il magico trio le cose cambieranno.
A presto!
  
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