Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: LucaGardo    28/06/2015    6 recensioni
Non ho mai desiderato tutto questo; accade sempre così, nel momento stesso in cui riesco a creare quel legame tanto speciale con una persona ecco che arrivano le visioni e la mia percezione del mondo si ribalta. Non ho ancora capito se questo sia un dono o una punizione divina, so soltanto che sono parte della mia vita.
Mi chiamo Colin Butler ed è meglio che la gente sappia solo questo di me.
Genere: Drammatico, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
                                                                                                   
                                                                                                        L’inizio 

*17 anni prima*

Era la solita giornata estiva inglese, o meglio scozzese, a Glasgow e come ogni giornata estiva che si rispetti pioveva a dirotto.
Quando non riuscivo a dormire i miei genitori mi portavano a fare dei giri in macchina per farmi addormentare, ma non sempre ci riuscivano. Mio padre e mia madre erano due persone fantastiche ho solo bei ricordi di loro, anche se pochi; ricordo i lunghi capelli biondi di mia madre e quegli occhi azzurri che mi catturavano ad ogni sguardo, riuscivo a percepire l’amore anche solo da un occhiata che mi lanciava di sfuggita. Era riuscita a passarmeli, quegli occhi.
Ricordo che tempo dopo quello che successe, in tanti mi dissero che assomigliavo più a mio padre tranne che per gli occhi; tutti sostenevano che avevo gli occhi di Clara, mia madre. Di mio padre invece ricordo molto meno, non che non provassi affetto per lui, solo che fatico a ricordare dei particolari momenti o anche solo com’era fisicamente.
“Dove lo portiamo questa volta?” chiese mio padre a mia madre in tono pacato. “Facciamo il solito giro per le campagne?”.
“Si certo, fai il giro lungo che oggi Colin mi sembra abbastanza irrequieto, sembra che senta il brutto tempo” rispose mia madre.
Ricordo che iniziammo il giro come di prima passando in strade di città, per poi proseguire su strade secondarie molto boschive più tranquille. Nel mentre il tempo non sembrava voler migliorare, anzi di colpo la pioggia si fece più insistente e la visibilità più scarsa. Mia madre continuava a controllare se mi decidessi a dormire, senza nutrire molte speranze.
Anche se ero molto piccolo ero diverso dai miei coetanei. Sentivo e provavo cose che generalmente un bambino della mia età non riesce a percepire, mi dicevano che ero speciale, che ero destinato a fare grandi cose, che ero diverso dagli altri ed avevano ragione.
Sentii i miei che parlavano di quando ero venuto al mondo, di come mia madre stava per pagare la propria vita per la mia  e di come sembrava non volessi nascere.
 In quell’istante mia madre si girò di nuovo verso di me sperando avessi almeno accennato a chiudere gli occhi, ma vedendomi sveglio e pimpante disse a mio padre di tornare a casa, mentre si sporse verso il sedile posteriore e mi baciò sulla fronte. L’aveva già fatto altre volte e sentivo che i miei genitori mi amavano per davvero, ma fu in quel giorno, anzi fu in quell’istante preciso che anche io riuscì a provare del vero amore per loro.
Rincuorato da quella calda sensazione che sentivo dentro di me nel tragitto di ritorno riuscì quasi ad addormentarmi, quando all’improvviso sentii un dolore lancinante alle tempie ed iniziai a piangere. Tutto intorno a me si fermò: la macchina, mia madre e mio padre erano immobili, non capivo cosa stava succedendo. Di colpo tutto iniziò a muoversi, ma non come al solito; io ero al di fuori della macchina e mi guardavo mentre ero all’interno, insieme a mio padre al volante che rideva parlando con mia madre. All’improvviso di fronte alla macchina sbucò un animale che attraversò la strada in fretta e furia per evitare l’impatto.
Vidi mio padre che sterzò bruscamente, ma a causa della pessima aderenza sull'asfalto la macchina si capottò rigirandosi due volte su se stessa, prima di fermare la sua corsa contro un albero".
Di colpo tornai in me, legato al seggiolino nel sedile dietro a quello di mia madre e vidi i miei genitori che parlavano ridendo proprio come li avevo appena visti. Piangevo perché in qualche modo avevo capito quello che stava per accadere. Non ebbi il tempo di muovere un muscolo che tutto quello che pochi istanti prima avevo visto dall’esterno si avverò. E poi il buio.
In ospedale mi dissero che ero stato molto fortunato ad aver riportato solo qualche contusione, eppure mi sentivo la persona più sfortunata ed inutile del mondo.
Dopo poco tempo fui affidato ad un orfanotrofio, c’erano tanti bambini di tutte le età ma io me ne stavo sempre da solo. Lì veniva data un istruzione di base soprattutto per i più piccoli. Andavo a scuola e me la cavavo ma in testa avevo solo quell’immagine dei miei genitori che sorridevano per l’ultima volta insieme. L’unica cosa che faceva si che interagissi un po’ con gli altri bambini erano i teatri. Adoravo recitare, perché potevo essere chiunque meno che me stesso, perche di fatto avrei cambiato la mia vita con quella di chiunque altro; potevo essere un uomo adulto con famiglia, un mago che si esibiva in teatri enormi, potevo essere qualunque cosa, ma quando le due ore settimanali dedicate al teatro terminavano dovevo tornare me stesso e ripiombavo nell’abisso della solitudine e della tristezza.
Gli anni passarono abbastanza in fretta, a scuola andavo bene ed ero il migliore del corso di teatro. Tante famiglie mi avevano cercato, ma io ho sempre rifiutato o comunque in un modo o nell’altro mandavo tutto all’aria. Poi un giorno arrivò una famiglia, i Foster dissero di chiamarsi, che volevano adottarmi perché vedevano in me il figlio che non sono mai riusciti ad avere; avevo già pensato al modo per sabotare la cosa, i corsi di teatro mi tornarono molto utili, ma quando vidi la donna rimasi pietrificato. Occhi azzurri come il ghiaccio mi fissavano con una delicatezza tale che non riuscì a muovere un muscolo o inventarmi qualche stupida sceneggiata; aveva lunghi capelli biondi che le scendevano delicati sulle spalle e aveva quel profumo, quel profumo che sa di casa. Era l’inizio di una nuova vita, avevo ormai passato 12 anni in quel posto e volevo cambiare, aspettavo solamente la famiglia giusta, aspettavo qualcuno con uno sguardo che mi ricordasse il suo.

 
Nota autore: ciao a tutti ! In questo secondo capitolo si scopre cosa è accaduto, anche se brevemente, durante l’infanzia di Colin. Il prossimo capitolo si concentrerà principalmente sul rapporto tra il protagonista e la famiglia Foster.Spero di avervi incuriosito e prometto che per un po’  non morirà più nessuno ahah. Ringrazio tutti quelli che hanno aggiunto la mia storia tra le seguite, che hanno recensito o anche solo letto il Prologo. Spero di rivedervi in tanti poiché essendo alle prime armi ho bisogno di molti consigli e pareri. Cercherò di aggiornare la storia aggiungendo un capitolo alla settimana (anche se lavorando sarà impegnativo).
Ps: il banner della storia è stato realizzato dalla mia ragazza tienimiancora,che ringrazio per avermi aiutato leggendo in anteprima il capitolo e appunto creando per me questo banner. <3 

Un saluto, 
Luca. 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: LucaGardo