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Autore: want_to_fly    30/06/2015    0 recensioni
-“Dovremmo pensare a noi stessi invece di preoccuparci degli altri. Ma è anche vero che la vita è fatta di sbagli che la gente nota e non possiamo dire che non ce ne importa perché in fondo ci ferisce se qualcuno offende e giudica le nostre idee e i nostri pensieri.”- disse Lena con disinvoltura.
-“Non possiamo scegliere da dove venire, ma possiamo scegliere dove andare e cosa diventare, cercando di non badare a quello che dice la gente.”- le risponde, donandogli uno dei suoi sorrisi che sapeva piacessero alla ragazza davanti a se.
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 2


Uscì di casa con l’ombrello perché, anche se era terminata la pioggia, aveva paura che all’uscita di scuola potesse ricominciare a piovere e non aveva voglia di prendersi un raffreddore soprattutto perché a breve avrebbe avuto diversi compiti in classe a cui non poteva mancare.

Quando scese alla fermata di scuola non vedeva l’ora che la giornata nell’edificio che temeva di più terminasse. 

Quel giorno non aveva nessuna voglia di vedere le solite facce che la ignoravano e come ogni giorno, era stanca di essere sempre sola.

La campanella suonò nel preciso istante in cui arrivò davanti al portone di scuola, e così entrò.

Fece velocemente mente locale e si ricordò che alla prima ora aveva chimica, con il professore meno socievole e più rompi scatole di tutto l’istituto. Questo voleva dire che doveva prendere i libri e andare nel laboratorio insieme agli altri, che ovviamente sarebbero arrivati dopo, giusto per perdere qualche minuto in più di lezione.

Quando entrò in aula si diresse all’ultimo banco in fondo vicino alla finestra e prese posto sullo sgabello. Quel giorno non aveva nessuna intenzione di seguire la lezione, era stanca. 

A un tratto entrò di corsa un ragazzo che però non frequentava chimica con lei, e che sinceramente non ricordava di aver mai visto. Dunque, lo sconosciuto ragazzo si avvicinò alla cattedra del professore che gli chiese urgentemente di uscire dall’aula. In quel momento ci fu un sottofondo di brusii ma quello che notò per di più Lena era la faccia del ragazzo che chiedeva al professore di uscire.

-“State calmi. Rimanete in classe e non uscite. Arrivo subito”- questo era il prof che parlava.

Appena uscì e chiuse la porta tutti iniziarono a parlare e ad immaginare cosa fosse successo perché, sinceramente, la faccia del povero ragazzo era veramente terrorizzata.

Anche Lena era curiosa di sapere cosa fosse successo, ma non iniziò di certo a discuterne con gli altri compagni. 

Poco dopo tornò il professore e sembrava più arrabbiato che altro.

-“Prof, cos’è successo?”- chiese un ragazzo.

-“E’ una grandissima indecenza!”- si limitò a sussurrare lui fra se e se.

E’ scontato dire che alcune persone non capivano quello che era successo. Altre invece avevano lo sguardo di chi ne sapeva già qualcosa. E questo Lena lo notò appena vide le loro facce e sapeva bene chi erano quelle persone.

Alla fine della lezione tutti gli alunni della classe uscirono in corridoio per chiedere agli studenti delle altre classi se sapevano qualcosa. Quando uscì Lena, dall’altra parte del corridoio spuntò un ragazzo che riusciva a mala pena camminare (a dir la verità quasi zoppicava). Era a testa bassa e aveva lo zaino sulle spalle. Aveva i capelli castani, non tanto alto e si manteneva in equilibrio appoggiando il braccio sulla spalla del ragazzo che poco fa aveva pregato il professore di uscire.

In un primo momento c’era un silenzio ingestibile, poi si è spaccato dalle voci sussurrate di tutti i presenti nel corridoio. 

A quel punto arrivarono gli insegnanti e fecero rientrare i ragazzi nelle rispettive aule. I dubbi di Lena continuarono per tutta la giornata.

Ora di pranzo. Proprio no. Non sopportava proprio quel periodo della giornata. Lo odiava. 

Come sempre l’avrebbe passato in cortile, dove nessuno poteva vederla e dove poteva ascoltare musica e rilassarsi per un’oretta buona. Si sedette sugli scalini e appoggiò la testa al muro.

Ma quel giorno non era uno come gli altri. Assolutamente no. Oggi non sarebbe rimasta sola. E proprio in quel momento si sedette sugli scalini un ragazzo che Lena riconobbe subito. Era il ragazzo che quella mattina tutti puntavano gli occhi.

Pochi secondi dopo anche lui si accorse di lei.

-“Ciao, scusami se ti disturbo. Posso rimanere qui? Altrimenti dovrò ritornare dentro e questo vuol dire che mi vorranno fare domande su quello che è accaduto stamattina”- parlava velocemente, quasi avesse paura che lo potesse interrompere. Sembrava alquanto agitato. Lena se ne accorse subito.

-“Figurati rimani pure”- disse con piena calma regalandogli un piccolo sorriso di incoraggiamento. Purtroppo  non poté far a meno di notare i lividi che aveva vicino all’occhio sinistro.

-“Ti chiederai come ho fatto a conciarmi così immagino”- un triste sorriso di ovvietà gli nacque sul viso.

-“Di certo non sarò io a costringerti a dirmi cosa ti sia successo” stavolta Lena guardava davanti a sé facendo sempre un piccolo sorriso per fargli capire che se voleva poteva dirglielo, altrimenti non lo avrebbe assolutamente chiesto. Anche se era abbastanza curiosa da voler sapere chi fosse stato a ridurlo in quel modo.

-“Sai, io sono gay e a certe persone non va molto giù questo fatto. Ci sono dei ragazzi in questa scuola che non lo accettano, come se avessi fatto chissà cosa a loro”- parlava con molta tristezza con il capo chino. A Lena non sembrava affatto che fosse gay ma il racconto del ragazzo la incuriosiva sempre di più, tanto che gli pose una domanda.

-“Chi è stato a farti questo?”- lo guardava con tristezza. Lui si intenerì alla vista dei sui bei occhi grandi farsi tristi per lui.

Sorrise e guardò avanti: “non sarebbe giusto fare la spia, non credi?”- disse lui che un pizzico di ironia guardando la ragazza e sorridendole.

-“A chi vuoi che lo vada a dire? Forse non mi conosci ma non sono una che parla molto”- lo guardò negli occhi con un piccolo sorriso furbo ma sincero.

-“Allora ti piace sapere degli altri e tenerti i segreti per te allora?”

-“E’ più un hobbie”- adesso stavano ridendo e Lena capì che lui era un ragazzo davvero adorabile.

-“Comunque sono Peter Johns”- allungò la mano.

-“Lena Stivenson”- la strinse delicatamente.

 
   
 
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