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Autore: Jules_Weasley    30/06/2015    4 recensioni
Penny Shane ha sangue magico nelle vene, ma genitori Babbani. Quando riceve la lettera per Hogwarts resta molto sorpresa. Non discende da nessuno dei personaggi della saga, ma questo non vuol dire che non li incontreremo nel corso della trama. Se volete prendere con me quest'Espresso per Hogwarts, conoscerete Penny e i suoi amici, impegnati nel loro sesto anno. Conoscerete anche le sue dis-avventure sentimentali con il ragazzo per cui, da sempre, ha una cotta. La sua storia, insomma.
Leggete e recensite in tanti, è la prima FF che scrivo, quindi sono graditi pareri di ogni genere.
[Dal Prologo:
"Ne ero quasi sicuro che sarebbe toccato a lei, me lo sentivo fin dalla sua nascita” disse, strizzando l'occhio a Penny. Lei non stava più nella pelle. Suo nonno era un mago. Era arrivata una lettera. Era una strega. Fin troppe cose per essere apprese nell'arco di venti minuti.]
Genere: Commedia, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nessun Incanto è pari alla tenerezza del cuore!'
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Capitolo dodici



Gita a Hogsmeade



Penny era distesa a letto, ma non riusciva a prendere sonno. Aveva passato il pomeriggio con Fred, girovagando per la scuola. Aveva perfino saltato la lezione di Pozioni, su richiesta del rosso.

Forse era davvero arrivato il momento di dimenticarsi di James Potter e di iniziare a vivere come una normale strega di sedici anni. Niente segreti, niente verità nascoste o frasi non dette. E forse Fred Weasley poteva mettere fine alla sua ostinata, storica, impossibile cotta.

Stava bene con lui, di questo era sicura. Nella sua testa la voce di Rose, pragmatica, le diceva che forse quello sarebbe bastato a risolvere la situazione. Un'altra voce, simile a quella di Al, le suggeriva che forzare la mano non sarebbe servito a nulla.

Ancora assorta nei pensieri, scivolò pian piano in un sonno profondo. Un sonno senza sogni, per fortuna. Altrimenti avrebbe sognato James. E sarebbe stato un incubo.







Il giorno seguente, come le aveva ricordato Fred, avrebbero fatto una visita nel vicino villaggio di Hogsmeade. Amava quel posto: era abitato da soli maghi. A parte Hogwarts, era l'unico posto in cui si sentiva libera. Lì non dovevano nascondersi, nessuno era costretto a fingersi ciò che non era. Non c'era neanche l'ombra di un babbano.

"Svegliaaaaa!" trillò una voce argentina. Penny aprì lentamente gli occhi, turbata da quel suono assordante.

"Alice, ma che ore sono?" chiese, stropicciandosi gli occhi.

Quasi rimpiangeva la sveglia di Rose – e di certo, in quella stramaledetta scuola, rimpiangeva le dolci sveglie di mamma Anne. Il modo di svegliarla che avevano le sue amiche era terrificante.

"Non è tardi, sono solo molto allegra!" rispose Alice. Penny sgranò gli occhi.

"Non è un buon motivo per trapanarmi i timpani di prima mattina! Perché diavolo mi hai svegliata?" Lei odiava essere svegliata in anticipo. Alice fece un sorrisetto malizioso.

"Vi devo raccontare una cosa". Una frase del genere poteva sortire un solo effetto: in un attimo le altre due ragazze si erano fiondate sul letto di Penny, pronte ad ascoltare. Niente più sbadigli o proteste assonnate.

"Allora Paciock?" chiese Trixy impaziente.

"Credo voi due lo sappiate già" si rivolse a Rose e Penny, "ma ve lo dico lo stesso: io e Al ci siamo messi insieme". Un'esclamazione di gioia si levò dalla bocca di Trixy, mentre le altre due si limitarono a sorridere, dato che l'effetto sorpresa era svanito il giorno prima.

"Congratulazioni Paciock!" dissero all'unisono. Penny rise.

Era ancora a letto, sotto le coperte, ma aveva tutte le compagne di stanza addosso. Quindi non fece fatica ad abbracciare Alice.

"Dovete sapere che è stato molto romantico" raccontò. "Senza contare che bacia da dio" non si trattenne dal dire.

"No!" fece Rose, disgustata. "C'è un limite a quello che una ragazza può sopportare. Non mi interessano i particolari sulle vostre slinguazzate!" protestò.

Le altre tre scoppiarono a ridere.

"Va bene" acconsentì Alice, "vi darò i dettagli in assenza di Rose. La cosa importante da dire è che non sono mai stata tanto felice" disse sognante.

A quel punto, non aveva più senso rimettersi a letto per cinque minuti. Penny si alzò e iniziò a prepararsi, lentamente. Era felice di andare a Hogsmeade, ma allo stesso tempo stava ancora rimuginando su quello che Rose e Al le avevano detto il giorno prima. Rose se ne dovette accorgere, perché le indirizzò un'occhiata comprensiva. Era evidente che fosse sovrappensiero, anche se non avrebbe voluto darlo a vedere. Scesero a fare colazione, trovando Al che aspettava Alice impaziente.

"Li invidio un po', Lorcan ed io non possiamo fare colazione allo stesso tavolo" sospirò Rose, in direzione della tavolata Corvonero.

"Non lamentarti Weasley; il ragazzo che ami ti ricambia. Non ti senti fortunata?", le domandò Penny. Lei si sarebbe sentita fortunata, se James l'avesse ricambiata.

Merlino! Perché non riusciva a tenerlo fuori dai propri pensieri? Doveva esercitarsi a non pensarlo, almeno per cinque minuti al giorno!

"Sì, hai ragione" ammise.

"Io ho sempre ragione, Rosie" disse, cercando di darsi un tono.

"Fai poco la superiore, ci sono guai in vista" le fece notare, fissando lo sguardo oltre le spalle di Penny. La ragazza si girò e vide ciò che non avrebbe voluto: James sedeva vicino ad Al, ossia di fronte al posto nel quale stava per accomodarsi lei.

"Ciao Shane" soffiò. Lei rispose con un cenno della mano, certa che se avesse risposto a voce si sarebbe impappinata. Trovarselo lì, gli occhi nei suoi, non era facile. Un po' come essere a dieta e trovarsi una torta al cioccolato davanti. No, neanche. Perché le diete prima o poi finiscono, e tu puoi mangiarne almeno una fetta. Lei Potter non l'avrebbe avuto mai. Neanche una fettina piccina picciò.

Penny soppesò la questione, decidendo che era la metafora sbagliata. Sembrava adatta a una storia di cannibalismo, più che d'amore.

Ebbe a stento il tempo di scambiarsi un'occhiata con James, che il peggio si avverò.

"Buongiorno Miss Shane!" La voce di Fred Weasley la sorprese, mentre lui si sedeva al suo fianco.

"Buongiorno" rispose distratta, guardando di fronte a sè.

Il fatto che mentre Fred le parlava lo sguardo di Penny fosse comunque puntato su James non sfuggì ad Albus, che però non si intromise. La sua amica avrebbe dovuto sbrigarsela da sola, con quei due.

Nel frattempo, Penny si stava chiedendo cosa aveva fatto di male per meritarsi di trovarsi tra Fred e James, che palesemente si detestavano, anche se lei non sapeva il perché. Avere uno dei due di fronte e l'altro seduto accanto non era una posizione invidiabile. Stretta tra due fuochi.





"Allora" disse Fred ignaro, "oggi si va a Hogsmeade".

James alzò gli occhi al cielo: sembrava già infastidito.

"Senza di te non l'avremmo ricordato" borbottò.

Rose gli scoccò un'occhiataccia, mentre Al gli tirò un calcio sotto il tavolo, per ricordargli di usare le buone maniere.

"Qual'è il tuo problema?" gli chiese il rosso. James stava per rispondere, ma venne interrotto dal fratello.

"Lui non ha problemi, Fred" intervenne Al, con un sorrisetto. "Ha solo un gran brutto carattere". Fred sembrò calmarsi, anche grazie ai muffin al cioccolato.

"Ancora ribes!" si lamentò Penny, poggiando il muffin che aveva addentato. Al e Rose risero, ma gli altri due restarono interdetti, senza capire.

"Cos'hai contro i ribes?" le chiese Potter senior.

"Li odia, e trova sempre e solo muffin ai ribes. Una specie di condanna, povera ragazza" la celiò Rose. Per tutta risposta, Penny le indirizzò una linguaccia.

"Prendi il mio, non l'ho toccato" le disse James. "E' al cioccolato". Penny non potè evitare di aggrottare la fronte. Potter era stato gentile con lei. Doveva essere finita in una dimensione parallela, e da un momento all'altro Scorpius Malfoy sarebbe spuntato tra i Grifondoro e le avrebbe offerto un Idromele.

"G-grazie" balbettò, stupita. Lui scrollò le spalle con noncuranza e si limitò a passarle il proprio muffin intatto.

"E' sempre meglio dei ribes" disse Penny addentandolo. "Anche se non è il mio preferito".





Una volta finito di fare colazione, erano tutti pronti per la visita al villaggio di Hogsmeade. Non c'era distinzione di Case, quindi Rose poteva stare con il suo Lorcan. Lily Luna, Hugo e Lysander si unirono alla brigata dei Grifondoro di cui erano parte Alice, Al, Trixy, Penny e James.

Purtroppo per quest'ultimo, anche la concorrenza – ovvero Fred – si era aggregata a loro. Camminava fianco a fianco con Penny, mentre dall'altro lato c'era James. La scena era quantomento bizzarra, e Penny non si era mai sentita così in imbarazzo. Fra due fuochi.

"Fred, puoi venire qui un momento? Ti devo chiedere una cosa".

James ringraziò mentalmente Lorcan, in ogni lingua conosciuta. Sapeva che aveva detto quella frase solo per allontanarlo da lei. Era un vero amico, e prima o poi si sarebbe sdebitato. Stava a lui non sprecare il tempo che gli aveva concesso.

Fred si allontanò di malavoglia, indirizzando un sorriso a Penny.

Merlino! Lei gli piaceva davvero, la stava corteggiando. Più o meno. Qualsiasi cosa stesse tentando di fare lo rendeva comunque migliore di lui, che per conquistarla non stava facendo assolutamente niente. Tutto questo, per paura di essere rifiutato.



Camminavano uno di fianco all'altra, ma James non riusciva a trovare niente da dire che non suonasse stupido. Prese addirittura in considerazione l'idea di parlare del tempo. Novembre si stava avvicinando a passi incedenti. Si voltò per guardarla, notando che, uscendo da Hogwarts, una folata di vento gelido l'aveva investita in pieno, facendola rabbrividire.

"Hai freddo?" Brillante conversazione, James. Sei un seduttore nato!

Cominciava davvero a rammollirsi.

"Sì" ammise lei.

James desiderò poterla abbracciare, poi frugò nelle tasche del proprio giaccone er estrasse un cappello. Aveva i colori di Grifondoro. Oro e rosso, con lo stemma della loro Casa.

"E' un po' sgualcito" si scusò, "ma dovrebbe andare". Glielo porse gentilmente, vedendo uno sguardo stupito dipingersi sul viso di Penny. "Se sei freddolosa dovresti coprirti. Sai, sciarpa, cappello. Tutti quegli interessanti accessori che..." Lei rise, ma non lo lasciò finire.

"Non c'è bisogno" si schernì.

"Mi offendo" ribattè lui con un sorriso.

"Grazie" sussurrò la ragazza, sorridendogli di rimando.

Nel gesto di porgerle il cappello, le loro mani si incontrarono. Avvertì una sensazione di calore dentro di sè. Si chiese se anche lei aveva provato lo stesso. Probabilmente no. La vide arrossire lievemente, ma forse era solo il vento che le sferzava il viso.

Penny lo fissò per un po'. James non avrebbe saputo dire quanto a lungo, ma non era la prima volta che gli succedeva in sua presenza. Perdeva la cognizione del tempo. Era così bella, con i capelli sciolti che si muovevano per tutta la lunghezza della schiena. Avrebbe tanto desiderato accarezzarli, fermarsi lì in mezzo e baciarla. Anche davanti a tutti, non gli sarebbe importato. Purchè lei lo desiderasse, esattamente come lui desiderava lei. Si riscosse da quei pensieri, distogliendo lo sguardo.

"Ti stai congelando" le fece notare. "Dovresti indossarlo". Lo guardò come se non capisse cosa stesse dicendo; e lui indicò il cappello con un gesto.

"Oh" disse, "giusto".

"Ti aiuto" ne approfittò James.

Non aspettò la risposta. La voglia di toccarla ancora era troppa, e quella era un'occasione che non poteva lasciarsi sfuggire.



Penny lasciò che James le infilasse il cappello sulla testa. Non si oppose. Anche volendo non avrebbe potuto, dato che era completamente inebetita. Si disse che doveva essere il freddo, ma in cuor suo sapeva che non era così. La propria mano aveva sfiorato quella di James, e ora lui la stava toccando, anche se solo per metterle un cappello in testa. Era già abbastanza per essere grata al freddo, che le aveva concesso quel contatto. Si beò del tepore che emanavano le mani del ragazzo, finchè lui non interruppe quella splendida sensazione, staccandosi.

Avrebbe voluto dirgli di non farlo, di non allontanarsi, di non lasciarla. Ovviamente non poteva farlo, ma avrebbe tanto voluto.

"Meglio?" le chiese. Era stranamente premuroso. Aveva abbandonato la propria corazza strafottente, per una volta. Penny sapeva che sotto i suoi modi di fare irriverenti c'era il vero James. L'aveva visto altre volte, e ogni volta lo amava di più. Dannazione. Ci stava ricadendo. Doveva allontanarlo, non fare conversazione.

"Decisamente sì" rispose con un sorriso. James le sorrise a propria volta, riscaldandole ancora il cuore.

Come poteva essere così bello, vederlo sorridere?







"Eccomi!" le giunse la voce allegra di Fred e, per una frazione di secondo, lo odiò a morte. Si girò a guardarlo, facendo un sorrisetto di circostanza.

Così fu costretta a interrompere il contatto visivo con James, che tenne a freno la lingua. Camminarono ancora per poco, prima di giungere a Hogsmeade. Ted e Victoria Lupin, i più giovani tra i professori e pertanto ritenuti i più adatti a svolgere il compito di accompagnatori ufficiali degli studenti, li lasciarono liberi di gestire il loro tempo come preferivano.

Per prima cosa, fecero tappa al negozio di Mielandia, dove Penny fece rifornimento di dolci.

"Che diavolo devi farci con tutta quella roba?" le chiese Trixy.

"Devo consolarmi". Il concetto di comfort food doveva ancora arrivare nel mondo magico, evidentemente.

"Ancora James?" domandò l'amica.

"Abbassa la voce Trix!" le intimò, spaventata dal fatto che qualcuno potesse udirle.

"Va bene Penelope".

"Chiamami di nuovo così e mi vedrò costretta ad usare il tuo nome completo!" la minacciò, mentre si dirigeva alla cassa. Fortunatamente suo nonno non l'aveva lasciata a corto di soldi e, oltre ai dolci, poteva permettersi anche di andae al pub insieme a tutti gli altri. L'insegna I Tre Manici di Scopa troneggiava sopra l'ingresso del locale: era sempre la stessa, la Seconda Guerra Magica non l'aveva modificata.

O se l'aveva fatto, il paese non ne aveva memoria. Tutto era tranquillo, pacifico, come se quella gente non avesse mai conosciuto le devastazioni della battaglia che si era tenuta ad Hogwarts. L'unico segno di quella catastrofe era rappresentato da una lapide commemorativa, dedicata ai caduti della Prima e Seconda Guerra Magica. I nonni di Alice, quelli di Al, il nome di Fred Weasley senior e quello di molti altri come lui. Penny distolse lo sguardo; quella era una giornata di festa. Notò che anche gli altri avevano sbirciato in quella direzione, incapaci di restare indifferenti davanti a quei nomi.

Entrata nel Pub, sentì il calore tornare a pervaderla. Presero posto alla tavola più lunga che riuscirono a trovare. Grazie alle macchinazioni congiunte di Al e Lorcan, James e Penny si trovarono vicini.

Fred era stretto fra Trixy e Lily Luna, che era intenta a parlare con Lysander a proposito di strane creature fatate. Fred era visibilmente scontento di essere stato diviso da Penny, ma non poteva lamentarsi apertamente. La cosa non sfuggì a James, che si appuntò mentalmente di ringraziare suo fratello e Scamander, non appena ne avesse avuto l'occasione.

Penny rinnovò i suoi ringraziamenti a James, restituendogli il cappello.

"Tienilo, ne avrai bisogno al ritorno" le disse. "E ad essere sincero, sta' meglio a te che a me. Non mi stanno bene i cappelli".

Penny girò la testa di lato, sentendo le proprie guance farsi color porpora. Quando si fu ripresa, tornò a guardarlo.

"Sei stato molto carino a preoccuparti per me".

"Volevo redimermi per come ti ho trattata ultimamente, non sono stato gentile".

No, non era vero. L'aveva fatto solo per poterla sfiorare, ma come scusa suonava molto meglio quella.

"Ci sono abituata ormai" rispose con un mezzo sorriso, che però non si estese agli occhi. James sembrò colpito.

"Sono un disastro completo con te. Sempre".

"Non sempre, dai" disse lei conciliante. "Diciamo quasi sempre. Il che ti rende un mezzo disastro, non un disastro completo" aggiunse. "Mi chiedo sempre il perché".

James riflettè sulle possibili risposte da dare alla ragazza.



"Sono in conflitto con me stesso"

"Davvero? Come mai?"

"Perché ti amo, ma non riesco a dirtelo"



Questo avrebbe dovuto dirle, ma non lo fece.

Certo, era uno scenario assurdo, ma rispondere così avrebbe almeno messo fine a quella tortura psicologica. Come sempre, però, si limitò ad aggirare la domanda.

"Non è colpa tua" disse, alleggerendo il tono. "Temo di avere un brutto carattere". La vide sorridere a quell'ammissione di colpa da parte sua. Era ancora più bella quando sorrideva.





Penny si era accorta della manovra di Al per fara sedere accanto a James. Il suo migliore amico non demordeva mai. Per merito suo ora stava parlando con James, e in maniera civile. Amichevole, persino.

Però continuava a non capirlo. Non era colpa sua, fin qui erano d'accordo. A tratti sembrava che non la sopportasse, a tratti sembrava voler essere suo amico.

"A volte ho la sensazione di esserti antipatica" disse senza pensarci. James sgranò gli occhi.

"Non è così" rispose. "Te l'ho già detto Shane".

"Anche io ti ho già detto che non ho nessun problema con te, eppure tu non sembri credermi" aggiunse. Voleva essere sincera, per quanto fosse possibile. Perché in realtà aveva un enorme problema con lui: ne era innamorata.

Lui mise su un sorrisetto sghembo, con l'aria di uno che la sapeva lunga.

"Sensazione" rispose solo. Ovviamente James stava pensando alla volta in cui aveva sentito Rose e Al dire che per colpa sua Penny non avrebbe passato l'estate a Godric's Hollow con loro. E, ovviamente, Penny non poteva saperlo.



La ragazza piegò la testa di lato, studiando l'espressione di James. Le stava dicendo che aveva il sentore di esserle antipatico e che per una sensazione il loro rapporto era pregiudicato. Penny annuì.

Dopotutto era un accurato riassunto della situazione.

Voleva intavolare una conversazione migliore, ma Madama Rosmerta arrivò a prendere le ordinazioni.

Quella donna manteneva sempre il suo fascino, benchè avesse parecchie rughe in più di quando a quello stesso tavolo sedevano i genitori di Al e Rose.

I capelli ancora biondi – grazie a una lozione colorante – acconciati in una enorme treccia, che toccava quasi terra. Calzava stivaletti di cuoio con i tacchi, molto giovanili, e portava il solito vestito da lavoro ampio, con un grembiule a coprirne il davanti.

"Cosa vi porto, ragazzi?" chiese gentilmente.

"Tre burrobirre" risposero in coro Rose Al e Penny, prima degli altri.

Di solito, almeno alla prima gita dell'anno, loro tre sedevano da soli e ordinavano ogni volta la stessa cosa. Una tradizione, fin dalla prima volta che avevano visitato Hogsmeade insieme, al terzo anno.

Tutti gli studenti adoravano la burrobirra di Madama Rosmerta, ma per loro era un rito. Stesso locale, stesso tavolo, stessa ordinazione. Una volta l'avevano trovato occupato e Rose si era vista costretta ad operare un piccolo incantesimo cunfundus, che aveva indotto i malcapitati a spostarsi altrove. Ma quel giorno era diverso, non erano solo loro tre.

"Chissà perchè non mi sorprende!" commentò la donna a voce alta, ridacchiando. Chiese l'ordinazione agli altri, per poi tornare al bancone a preparare il tutto.

"Siete sempre in sintonia, voi tre" commentò James con un sorriso che contagiò anche Penny.

"Occupavamo spesso il tavolo lì in fondo" indicò un tavolinetto stretto all'angolo del locale, "con tre posti precisi. Una volta l'abbiamo trovato già preso e abbiamo gentilmente invitato gli occupanti abusivi a ripensarci". Ricordava ancora la faccia di quei tre.

Ora i suoi amici erano entrambi fidanzati ed erano lì con le persone che amavano. A dire il vero, anche lei era lì con la persona che amava, ma in una circostanza diversa, purtroppo.



"Io dov'ero?" chiese James, pentendosene subito dopo. Era una domanda sciocca.



"Perchè non ero con te?"

"Perché avresti dovuto?"

"Perché ti amo"



Questo avrebbe dovuto dirle, ma non lo fece.

James cominciava a pensare che le conversazioni mentali che intratteneva con se stesso rischiavano di farlo finire al riparto psichiatrico del San Mungo.

"Eri con quelli del tuo anno. Baston, Fred..." A quel nome gli si gelò il sangue nelle vene. Era incredibile come il comportamento di suo cugino gliel'avesse fatto detestare, in così poco tempo. Era semplicemente ridicolo, perché loro erano amici. Lui non aveva alcun diritto di detestarlo dall'oggi al domani, solo perché lui stava riuscendo dove lui aveva fallito. No, dove tu non hai nemmeno tentato, si corresse mentalmente. Probabilmente in quel momento il suo sguardo dardeggiava fuoco, perché vide Penny interdetta.

"Oppure eri con qualche conquista delle tue" gli ricordò sorridendo.

Improvvisamente James desiderò che lei lo aggredisse o che in qualche modo mostrasse fastidio nel dire quelle parole. Avrebbe voluto vederla arrabbiata, o quantomeno gelosa come lo era lui di Fred. Sì, stava decisamente impazzendo.

"Roba vecchia" si difese. Santo cielo, quell'etichetta gli sarebbe rimasta addosso tutta la vita? Non aveva avuto poi tutte queste ragazze.

"Lo so" rispose lei. "Ora hai una ragazza sola in testa, dico bene?"



"Eh già Shane, sei tu!"

"Come, scusa?"

"Sei tu"

Questo avrebbe dovuto dirle, ma non lo fece.

Continuava a maledirsi per la propria vigliaccheria. Avrebbe solo dovuto aprire la bocca, per togliersi quel peso.

"James?" lo richiamò. Si era perso negli occhi verdi di lei, probabilmente aveva lo sguardo fisso nel vuoto.

"Sì, dici bene", cercò di dire con la massima indifferenza. "Non potrei più guardare altre ragazze". Ce l'aveva sulla punta della lingua.

Sei tu Shane.



Penny sentì una stilettata allo stomaco. Non potrei pià guardare altre ragazze, aveva detto James. Merlino, quanto avrebbe voluto conoscere la ragazza che ispirava quel sentimento, per tirarle un pugno in faccia. No, niente pugni.

"Ti ha davvero conquistato" rispose con un mezzo sorriso, mentre stava morendo dentro. Era l'unico modo per fargli credere di non essere minimamente interessata all'argomento. Se non come amica, ovviamente.

"Peccato che io non riesca a conquistare lei" mugugnò, poi bevve la sua burrobirra tutta d'un fiato, mentre Penny prese a sorseggiarla. Non voleva parlare con lui. James sembrava talmente triste che Penny aveva avuto l'ennesima conferma di non avere alcuna speranza. Chiunque fosse, quella ragazza aveva sbaragliato la concorrenza senza sforzo.



Uscirono tutti insieme dal pub, chiacchierando l'uno con l'altra. Fred le si avvicinò nuovamente, mentre James era scomparso. Non aveva idea di dove fosse. Poi lo vide parlare con Lorcan e Al, e si immerse nella conversazione con il rosso, sempre più convinta che avrebbe fatto meglio a concentrarsi su di lui, anzichè sprecare tempo con James. Nonostante ciò, subito fuori da I Tre Manici di Scopa si rimise in testa il cappello che le aveva lasciato, sorridendo. Non aveva lui, ma aveva qualcosa di suo; meglio di niente.



Tornarono su per la strada di Mondomago High, fino a Hogwarts, risalendo il pendio erboso e sorpassando i cancelli con accanto i recinti di cinghiali volanti, posti lì da tempo immemore. Quando passarono davanti a casa di Hagrid, il mezzogigante li salutò dalla finestra. Probabilmente stava dando l'acqua ad una delle piante carnivore che aveva comprato di recente, pensò Penny.

Gliele aveva mostrate con molto orgoglio qualche tempo prima, quando lei, Rose e Al erano andati a prendere un tè da lui. Nel frattempo, stava parlando con Fred, ma non lo ascoltava veramente.

La sua testa era rimasta a James, come anche il suo cuore.





















ANGOLO AUTRICE



Non riesco proprio a stare lontana da questi personaggi, quindi ecco un nuovo capitolo. Spero che lo abbiate apprezzato, anche se è un po' corto e anche se James è davvero lunatico.

Il fatto del muffin è un omaggio al film Chocolat, in cui Juliette Binoche impiega molto tempo per scoprire cosa Johnny Depp preferisca in assoluto. Lui ogni volta le risponde con "molto buono, ma non è il mio preferito". Adoro quel film, e adoro anche il cioccolato. Ma sto divagando.

Passo e chiudo.











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