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Autore: dreaming_eclipse    17/01/2009    0 recensioni
Un tocco... caldo e freddo, forte e fragile, carne e marmo, vampiro e umana. Un tocco... normale, d'abitudine, sovrappensiero, affettuoso nella sua quotidianità. Un tocco. BIANCO Quando la natura non è più tua. Quando umano è vampiro e vampiro è umano. (n.d.chiunque legga questa presentazione: alla faccia dell'originalità -_-")(n.d. Io: che bello!!! il mio primo messaggio fuori-storia XD)
Genere: Romantico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Si portò la mano alla testa, qualcosa di caldo gli scivolò giù per le dita. l'odore era annebbiato, ma sentiva di conoscerlo.
I suoi ragionamenti procedevano lenti. Dopo circa cinque minuti si rese conto di avere le palpebre aperte. Eppure non vedeva niente... o, perlomeno, nessuna figura degna di essere definita tale.
Si sentiva come se avesse dormito per ore... sì, lo avrebbe definito così... per quanto tutto questo fosse indubbiamente impossibile.
Si tirò su con una certa difficoltà e procedette a tentoni per individuare dove fosse. Riconosceva a tatto dei mattoni, la polvere sembrava sbuffare dovunque, più in basso riusci ad accartocciare con le dita un sacchetto. Di certo non era al Grand Hotel, ma quello era chiaro dall'inizio e la scoperta stringeva ben poco il campo per capire che luogo fosse. Cercò di ricordare cosa stesse facendo prima di quella strana situazione.
Il bianco tornò ad avvolgerlo e rinunciò presto.
Decise di sperare che la vista tornasse e si sistemo sopra l'unico oggetto "morbido" che aveva individuato -probabilmente il copertone di una ruota-.
Il tempo passava, i tratti dell'ambiente circostante iniziavano a delinearsi.
Si accertò presto di essere sdraiato su una ruota.
Era in un viottolo stretto, mal tenuto, nascosto dagli occhi dei turisti, ammiratori di quella città inidentificabile. Sarebbe dovuto uscire per scoprirlo, ma dai tetti non penetrava luce e non era sicuro di quanto potesse essere durata quella strana incoscienza.
Non poteva rischiare di mettersi improvvisamente a brillare in mezzo alla folla dell'ora di punta, o di spuntare barcollante accanto a un pub.
Continuava a non comprendere la nebbia che lo avvolgeva, mentre un'altra corrente elettrica gli scivolava sull'ambraccio indebolito.
Si sentiva fragile. E il suo essere non riusciva a permetterglielo.
La polvere continuava incessante ad accercarlo, i vestiti erano umidi e il rivolo caldo continuava a pulsare sul suo viso, ma il ragazzo sentiva mancargli le forze al solo alzare il braccio.
Decise di abbandonarsi allo scorrere del tempo e si ridistese sul nuovo giaciglio.
Uno strano istinto gli urlava di alzarsi e capire, finalmente. Ma le palpebre lo accecarono ancora.
 
 
  
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