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Autore: Tabychan    07/07/2015    0 recensioni
Storia incompleta sulla scoperta degli affetti da parte di una giovane e ingenua ragazzina e del suo angioletto custode.
Poichè sono presenti personaggi miei e di un'amica con un background anche complesso, all'inizio di ogni capitolo verranno inserite delle brevi annotazioni riguardo i personaggi presenti.
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Personaggi di questo capitolo:
Dorcas e Ultima.
Naebi: un cacciatore di taglie che tuttavia è fidanzato con una ragazza pirata. Lavora al negozio di Army.
Charoline: vedetta della nave pirata Dead End, è fidanzata con Naebi. Governa i fluidi, soprattutto l’acqua. I suoi segni caratteristici sono i capelli color verde acqua e gli occhi di colori opposti: uno ha iride nera e pupilla bianca, l’altro iride bianca e pupilla nera.
Army: commerciante dal carattere piuttosto aggressivo che vive e lavora in un negozio di armi e forniture belliche sconosciuto ai più. Naebi la aiuta nella gestione, ma essendo i due uno più irascibile dell’altra finiscono spesso col litigare.
 
Pioveva ancora. Le nubi infittitesi non accennavano a disperdersi e la pioggia cadeva fitta, incurante delle necessità di esseri umani o animali che speravano di poter godere di ciò che viene normalmente definita una calda giornata di primavera come, dato il periodo, avrebbe dovuto essere.
Nonostante il clima tuttavia le vie del porto erano come sempre in frenetico movimento: gli scaricatori imprecavano più del solito, visto che l’acqua rendeva scivolose le superfici e rischiava di rovinare casse e contenitori nei quali erano imballate le merci più delicate; sotto i portici di magazzini e locali i marinai controllavano le loro mappe e studiavano le rotte che avrebbero dovuto seguire, tentando di prevedere se la pioggia sarebbe cessata o sarebbe diventata una ben più pericolosa tempesta; qualche bambino si avventurava sui bordi delle banchine per controllare se i pesci quando pioveva rimanevano in superficie o si rintanavano sul fondale, convinti che il loro cielo si stesse rompendo. O almeno lo facevano fino a quando le madri non interrompevano gli studi di quei futuri naturalisti, preoccupate per lo più per i presenti raffreddori.
Camminando tra i moli Dorcas esaminava navi commerciali che trasportavano cotone, galeoni riservati alle personalità più abbienti e piccoli pescherecci dai nomi improbabili: in fondo a tutti, un’imponente imbarcazione dalle vele issate giaceva ancorata statica quanto il mare, quel giorno increspato soltanto dalle gocce picchiettanti sulla superficie. La ragazza salì la scaletta di legno che portava sul ponte, ma non vi era traccia dell’equipaggio, probabilmente riparato sottocoperta. Solamente ai piedi dell’albero maestro si intravedeva una figura acquattata; la maghetta si avvicinò tentando di metterla a fuoco e pian piano cominciarono a delinearsi le confuse forme di una ragazza: giaceva seduta ad occhi chiusi con la testa lievemente sollevata verso il cielo. Dorcas la fissò e sbatté velocemente gli occhi, convinta di aver avuto un’allucinazione: le gocce di pioggia infatti non scivolavano lungo la pelle della ragazza seduta ma si perdevano in essa, così come si perdono nel mare; allo stesso modo il suo corpo, dove poggiava sul pavimento della nave, si univa con le pozzanghere formatesi sul legno e diventava impossibile capire dove le une finissero e dove cominciasse il corpo della donna.
Dorcas si avvicinò ancora con gli occhi spalancati, incuriosita da quello stranissimo essere, ma non appena fece per sfiorarla ecco che lei cominciò lentamente ad aprire gli occhi. E mentre questi mettevano a fuoco la figura della giovane maga l’acqua ricominciava a scorrere normalmente sulla sua pelle, le sue gambe presero forma e la ragazza salutò con un sorriso stupito l’inattesa ospite.
«Oilà, Dorcas! Che ci fa una bambolina tranquilla come te su questa nave di psicopatici?» Charoline travolse la maghetta stritolandola con un abbraccio che la fece arrossire: non era abituata a tanto affetto, soprattutto visto che le due si conoscevano appena. Inoltre stando a ciò che le avevano sempre inculcato, un essere d’acqua quale Charoline era non avrebbe dovuto mostrare un comportamento così allegro; schifò mentalmente le persone che per tali stupidi principi giustificavano violenze alle quali, fortunatamente, lei non prendeva più parte e abbracciò anche lei l’amica.
«Sono arrivata in un brutto momento…?» chiese quindi «non vedo nessun altro a parte te!»
Charoline rise, mentre giocherellava con una pallina di acqua formata da lei con le gocce di pioggia
«Sono appena le undici, non pretendere di trovare qualcuno sveglio a quest’ora del mattino!»
“Io e queste persone abbiamo concetti di “mattino presto” un tantino diversi” pensò Dorcas.
«Non importa, tanto volevo parlare con te e il tuo ragazzo, quel signore con i capelli rossi che porta sempre gli occhiali da sole…»
Charoline distrusse la pallina e le diede la forma di un pupazzetto dall’aspetto del suo uomo e lo strinse a sé coccolandolo. Il pupazzo si sfaldò e tornò ad essere pallina: quella ragazza non stava ferma un attimo!
«Naebi non è qui, è andato a lavorare da Army, ma se ti va ti porto da loro!»
Dorcas arrossì di nuovo e scosse la testa imbarazzata, coprendosela col cappuccio
«Non serve, davvero, grazie, ma ripasso più tardi casomai-»
Ma non fece in tempo a giustificarsi che un’onda di una decina di metri si sollevò dal mare e le travolse completamente, trascinandole via.
«…»
«Baby, mi sa che stavolta l’hai combinata bella.»
«Piantala di schiaffeggiarla idiota, o se ancora non sta andando in cielo ce la manderai tu.»
«Almeno io non sto rimanendo con le chiappe sulla sedia mentre una ragazzina rischia di annegare.»
«Buon signore, mi ero dimenticata che la gente non respira sott’acqua!»
«…eh sai, di solito…»
«Forse ha bisogno del bacio del principe! Amore, ti concedo di baciarla se vuoi!»
«Si, così almeno crepa di sicuro.»
«Vecchiaccia, non ti permetto di mettere in discussione il mio sublime modo di baciare, soprattutto visto che tu neanche ricorderai come si fa.»
«Fatela finita, dai, si sta riprendendo!»
«Ah-ha, visto? Tutto merito mi-»
«TACI.»
Dorcas aprì lentamente gli occhi, tossendo e sputando acqua per terra. Davvero quella non era la giornata dell’acqua.
“Mi sto decisamente indebolendo.” Tentò di mettere di nuovo a fuoco luoghi e persone, come aveva fatto appena un’ora prima, ma non riconobbe il posto in cui era stata trascinata: sembrava un seminterrato, le pareti erano tutte occupate da espositori di armi, bacheche, munizioni e polveri varie. Notò tuttavia l’assenza di qualsiasi cosa che riguardasse la magia, nonostante quel negozio fosse evidentemente molto ben fornito.
Si batté piano la testa con un pugno cercando di ignorare la fastidiosa sensazione di avere l’acqua nel cervello e solo allora fece caso ai tre volti che la stavano fissando. Neanche a dirlo divampò, rassicurandoli sulle sue condizioni mentre Charoline faceva le presentazioni.
La ragazza notò che nessuna delle persone lì presenti aveva occhi comuni: Naebi coperti dagli occhiali scuri celava un occhio ambrato mentre l’altro, il destro, era chiuso e attraversato da una cicatrice. Al suo fianco Army, alzatasi dalla sua scrivania, aveva anche lei una cicatrice sul volto, meno profonda di quella dell’uomo ma molto più lunga: partiva dall’occhio destro, il cui colore a Dorcas ricordava il succo delle ciliegie e arrivava alla guancia sinistra. La donna stava fumando un sigaro, scelta piuttosto infelice vista la ristrettezza dell’ambiente. Infine vi era Charoline con i suoi occhi che alla maghetta piacevano tanto, che sembravano rappresentare le due metà del simbolo del Tao.
Stava per porre la domanda per la quale era venuta, quando un bagliore catturò l’attenzione della ragazza: appesa al muro stava sostenuta da un supporto in metallo lucentissimo un’arma d’altri tempi, che Dorcas non aveva mai visto.
«E’ un tipo di lancia.» Army notò l’oggetto dello sguardo della ragazza «un’alabarda, per la precisione. E’ un’arma a lungo raggio, penetrante ma difficile da gestire visto che ha una forma allungata ed è molto pesante. Non pensavo fossi interessata alle armi bianche, dal tuo aspetto sembri più uno stregone o qualcosa del genere.»
Prese la lancia dal suo supporto e la porse alla ragazza: era davvero pesante, o perlomeno lo era per una persona abituata a usare un bastone di legno. Il suo aspetto però era ciò che colpiva di più la maghetta: l’asta aveva aspetto e consistenza dell’avorio, era perfettamente liscia e con la superficie decorata da spirali dorate incise. La lama aveva una forma irregolare, lunga e affilata da un lato e resa appuntita da due spuntoni dall’altro. Nonostante non fosse un’intenditrice pensò che quella non doveva essere un’arma da battaglia, la sua raffinatezza non la rendeva adatta allo scopo, nonostante avrebbe comunque potuto decapitare una persona in un istante.
«Sono una maga infatti, ma questa lancia è davvero bella…»
«Si chiama Reina Sofia, era di un conquistador spagnolo, in Spagna usavano molto le alabarde. Io non so percepire la magia, ma non credo che abbia qualche proprietà strana, nessun altro me l’ha mai fatto notare… se ti interessa l’oggetto possiamo trattare.»
«Vecchia tirchiaccia, regalagliela no? Non vedi che ci sbava sopra?»
Army rivolse uno sguardo di evidente disprezzo al suo dipendente.
«Quest’arma vale ben più del triplo della tua inutile vita, stupido uomo. E poi non dare per scontato che tutti siano dei mendicanti come te.»
«Se anche fosse vero, meglio quello che una strega avida e senza cuore.»
«Ma quale cuore, tu già è raro che ragioni, quando poi lo fai lo fai col-»
«Oh basta, avete rotto!»
Charoline interruppe l’edificante dibattito tra i due, che distolsero lo sguardo l’uno dall’altra lanciandosi occhiate di dispetto. Il silenzio comunque durò ben poco: trovavano sempre qualcosa su cui bisticciare o insultarsi mentre la povera vedetta, rassegnata, tentava di distrarre Dorcas raccontandole la storia di come i due si erano conosciuti, aggiungendo sentimentalismi probabilmente inventati. Soltanto il brontolio dello stomaco di Naebi riportò i presenti alla realtà dei fatti, tra i quali spiccava soprattutto quello che ormai era l’una passata. Onde evitare altre discussioni aventi come oggetto l’assenza di cibo nel negozio –e casa- di Army, la maga dai capelli color turchese propose di andare a pranzare dagli Iplovich. Dorcas non aveva idea di chi fossero, ma dallo sguardo perplesso che assunse Naebi intuì che non doveva trattarsi di gente troppo affabile. Accettò comunque l’invito della coppia. Anche Army fu invitata ma rifiutò, come se lasciando solo il negozio quello e lei stessa sarebbero morti. Nonostante la curiosità, Dorcas si limitò a ringraziare la donna e promise che sarebbe tornata per avere altre informazioni sulle armi che tanto le erano piaciute e si congedò con un sorriso. Che non venne ricambiato.
   
 
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