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Autore: marrymezayn    08/07/2015    4 recensioni
«Tesoro, tra poco si avvicinerà quel momento in cui non saprai cosa metterti e sembrerai un mappamondo.»
Martellata in testa. Sgambetto su una rampa di scale. Farle attaccare qualcosa di elettrico subito dopo la doccia.
Un modo doloroso c’era per ucciderla, vero?
«Grazie tesoro per ricordarmi ogni giorno che fra poco sarò una vacca.»
«Ma tu sei vacca, ma nel profondo!»
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Quarta trance della serie "Se non ti perdi, non trovi strade nuove.". Raccolta di one-shot.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Se non ti perdi, non trovi strade nuove.'
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                                                                               © si ringrazia lilac j per il fantastico banner. ♥

 
Steso sul grande letto king della loro stanza, guardava Keyra dormire. Era riuscito a raggiungerla e dopo aver parlato in aeroporto, si erano diretti in quella che doveva essere la casa di Keyra per quell’anno. Appena aveva messo piede dentro quella casa, lei aveva strabuzzato gli occhi e lui era tornato sul pianerottolo chiedendo al tizio della casa, una mascherina. Lo schifo era indescrivibile.
La moquette puzzava di non si sapeva cosa - e non voleva saperlo -, le pareti erano ricoperte di muffa. Aveva fatto una cosa sola: aveva preso Keyra per mano e borbottando che mandava l’ispezione sanitaria, aveva portato via la sua ragazza da quello schifo. Non avrebbe permesso alla giovane di vivere in uno schifo del genere. Avevano discusso su quella cosa ma alla fine aveva vinto lui.
Keyra avrebbe dormito in un albergo finché non avesse trovato una casa che nel contratto non ci fossero anche i topi, compresi nel prezzo.
Erano solo le otto di sera ma Keyra dormiva beatamente, con una mano nascosta sotto il cuscino e l’espressione pacata disegnata in viso. Avevano fatto l’amore e, a differenza di quello che aveva pensato quella mattina, Keyra quella volta era stata presente. Era lì, insieme a lui a fare l’amore.
Le sfiorò il braccio e lei si accigliò, rannicchiandosi e nel muoversi la maglietta che indossava si alzò, rivelando la pancia ancora piatta.
Non poteva credere che lì, nel corpo della sua ragazza, stava crescendo un bambino. O una bambina. Niall l’aveva chiamato poche ore prima, dicendogli che Mary aveva mentito e che Keyra non aveva mai abortito. Ci aveva messo zero a prendere il jet e andare ad aspettare Keyra in aeroporto.
In effetti gli sembrava strano che Keyra avesse abortito. Poteva essere del tutto contraria a quello, ma non era così coraggiosa. Solo che era una brava doppiogiochista. Sapeva fare la faccia da poker e l’aveva indotto a pensare che fosse tutto vero.
Accarezzò la pancia piatta di lei, poi si piegò a dargli un bacio, un altro e via dicendo, finché Keyra non si svegliò.
«Malik…»
«Mhm…» E alzò lo sguardo vedendola lì appoggiata al cuscino, ma con la testa verso di lui.
«Che diavolo stai facendo?»
«Saluto Goku o Verdiana.»
«Goku o Verdiana? Chi diavolo sarebbero?» Domandò alzando un sopracciglio.
«Non sappiamo ancora il sesso. Goku se è maschio, Verdiana se è femmina!» Lo sguardo assonnato si tramutò in uno sguardo incazzato.
«Non chiamerai mio figlio Goku ne tantomeno Verdiana. Tu hai fatto il danno, io decido il nome.»
«I nomi, vorrai dire!» E lo guardò ancora male, ma non rispose. Sbadigliò e la guardò stiracchiarsi languidamente sul letto, poi tornò a riposarsi, chiudendo ancora gli occhi. Non sarebbe tornata a dormire, in fondo aveva dormito quasi nove ore.
«Perché non Goku?»
«Non chiamerò mio figlio come un cartone, Zayn. E non lo farò diventare una barzelletta da bar solamente perché il padre è un cretino patentato.» Si ritrovò a sorridere a trentadue denti a sentirla dire ‘padre’. Potevano ancora essere increduli che di li a pochi mesi sarebbero diventati genitori, ma l’idea che Keyra già lo vedeva come un padre gli piacque.
«Qual è questa barzelletta?»
Lo guardò in tralice. «Un uomo va a fare un colloquio. Si siede alla scrivania, stringe la mano al datore di lavoro e quello dice: “Credo che ci sia un errore nel suo curriculum” il ragazzo scuote la testa. “No. E’ giusto!” “C-C-C-Christian è il suo nome?” “Mio padre è balbuziente e quello dell’anagrafe uno stronzo”.»
Scoppiò a ridere fragorosamente a quella barzelletta, la prima in assoluto che sentiva uscire dalle labbra di Keyra e la sua ragazza lo guardò male, mentre se la rideva con tanto di risata a fischio.
Quando terminò, si appoggiò sulla sua pancia e la guardò dal basso. Lei, ancora appoggiata al cuscino, ricambiò lo sguardo seriamente.
«E’ la prima barzelletta che mi dici.»
«E sarà anche l’ultima. Ma non chiamerai nostro figlio Goku ne Verdiana!» Rispose seriamente, sempre corrucciata in fronte. Ridacchiando ancora alzò le mani, come per dire che non l’avrebbe fatto.
Si guardarono per un lungo periodo. Lui appoggiato alla sua pancia, lei con la testa appoggiata sul cuscino e inclinata verso di lui. Entrambi che viaggiavano sulla stessa linea d’onda di pensieri. Sembrava passato chissà quanto tempo dalla loro ultima chiacchierata. E lui, per quanto potesse, ancora era scosso dalle sue parole.
Sapeva che Keyra aveva tante cose da dirgli, ma sapeva anche che non avrebbe parlato per prima. Lo capiva dal suo sguardo. Era in attesa del momento in cui la bomba Zayn Malik scoppiasse, creando scompiglio intorno a loro.
«Le pensi davvero quelle cose?» Lei strinse le labbra e annuì. «Credi di essere marcia?» Annuì ancora, socchiudendo gli occhi color cioccolato. Come poteva pensare di essere marcia? Davvero vedeva tutto tranne che del marcio in lei.
«Perché mi hai mentito?» La vide perdersi nei suoi pensieri e buttare giù un sospiro di frustrazione. Forse era ancora scossa da quello che era successo.
«Perché le credo davvero quelle cose, Zayn. Tu non dovresti stare con me e questo bambino non dovrebbe nascere.» Riaprì gli occhi e lo guardò.
«Non è compito tuo decidere per me e soprattutto per questo bambino. Se è successo c’è un motivo.» La vide fare una smorfia a quelle parole. Sapeva che Keyra era contraria più al fatto che lui era lì che alla nascita del bambino. «Come pensavi di riuscire a nascondermi la verità? O avresti davvero abortito?»
«Non lo so, non ci avevo ancora pensato. Ma sono ancora sicura che questo sia un grande sbaglio. Ti rovinerà del tutto, sai?» Scosse la testa, persa nei suoi pensieri.
«Avresti abortito?»
«Sono un essere tremendo, ma non ho tutta questa forza. In fondo a me stessa sono felice che ci sia questo bambino. Ma purtroppo la belva del passato è molto più forte. Posso essere contenta, ma vedo il male in tutto.» Guardò il soffitto, come per riprendere in mano i suoi pensieri. «Ci ho provato ad andare all’ospedale per abortire. Ma non sono neanche arrivata alla porta. Per quanto sua madre – e tremò a quelle parole – sia un mostro, questo bambino si merita di nascere. Anche avendo una madre schifosa come me.»
Le accarezzò la pancia e lei tornò a guardarlo. In uno slancio di dolcezza, gli sorrise e gli toccò i capelli post-coito con delicatezza.
«Come hai potuto credermi a tutto quello Zayn? Per quanto sia sbagliata, non riesco a credere che tu mi abbia creduto quando ti ho detto che non avrei voluto stare con te.» Si appoggiò alla sua pancia con l’orecchio, come se potesse sentire quel minuscolo essere dall’altra parte della pelle.
«Il mio cervello ha ricevuto troppe informazioni insieme. Non ho finito di pensare che tu eri partita che è arrivata la chiamata. Non ho finito di credere che ero diventato padre che Mary mi ha detto che tu avevi abortito.
Non avevo finito di credere che tu avessi ucciso mio figlio, e tu mi hai detto quelle cose. E poi tu hai quella faccia da poker. Sei riuscita a farmi credere che fosse tutto vero.»
La sentì ridacchiare. «Mi fa piacere. Ma dall’altra mi terrorizza. Perché mi ero basata troppo sul fatto che mi conoscevi, e magari avresti capito che dietro a quelle lacrime sapessi quale fosse la verità.» Certo che era strana forte quella ragazza eh. «Ma più affondavo la lama in te, più tu mi credevi. Alla fine ho capito che non avresti capito la verità. Da una parte ero contenta, dall’altra totalmente disperata. L’idea di averti fatto ancora del male non mi rende felice.»
Rimasero in silenzio per alcuni minuti, poi con un sospiro parlò.
«Aver tenuto questo bambino anche se è chiaro che ti stai cagando sotto, ti fa scusare di tutto ciò che mi hai fatto.»
C’erano ancora tante cose da chiarire. In fondo avrebbero avuto molto tempo per chiarirle, ma sapeva anche che da quel momento tutto sarebbe andato bene. Non gli interessava che avevano delle questioni irrisolte. Non gli interessava pensare che magari quella notizia avrebbe rovinato il gruppo. Non gli interessava neanche pensare che avevano vent’anni e che lui era un cantante famoso. Se per quel bambino avesse dovuto lasciare la band, l’avrebbe fatto.
«Come faremo?»
Tornò a guardarla, appoggiando il mento sulla sua pancia e vide che lei già lo stava fissando. Sorrise e staccandosi dalla sua pancia, si piegò a darle un bacio a fior di labbra.
«C’è una soluzione a tutto. Non mi interessa nient’altro che stare con te. Il resto non ha importanza. Può cadermi addosso il mondo e non mi preoccuperei; sei qui ed è questo l’importante!» La vide sorridere a labbra strette a quelle parole. In fondo sapeva che Keyra era felice che lui fosse così morboso verso di lei.
«Dammi un po’ di insulina, Malik. M’è venuto il diabete!»
E prima che potesse risponderle per le rime ridendo Keyra gli saltò addosso dandogli un bacio e bloccandolo nel cominciare quella discussione. Le passò le braccia sulla vita e si lasciò ricadere tra le lenzuola con lei. Cosa c’era di più importante al mondo di dover far capire a quella ragazza che, per quanto era marcia, era perfetta per lui?
Tutto il resto non contava.
 
 
Si svegliò con il rumore dell’acqua che proveniva dal bagno. Si stiracchiò languidamente nel lettone king e si girò a guardare la finestra semi oscurata dalle tende. Era giorno, ed erano due giorni che se ne stavano rinchiusi in camera.
Un altro giorno era arrivato e, come mai nella sua vita, non sapeva cosa aspettarsi da quella giornata. Erano mesi che si svegliava con quel pensiero; da quando Zayn era entrato nella sua vita, gliel’aveva completamente stravolta. E con essa, anche le sue giornate.
Se una mattina si svegliava pensando: “oggi non succederà niente di particolare” arrivava a fine serata esausta e piena di pensieri in testa. Non era di certo una catastrofe, ma per lei era molto simile una catastrofe da una giornata al fianco di Zayn Malik.
Si mise a sedere in mezzo al letto, con i capelli che erano un casino e gli occhi gonfi dal jetlag. Una voce maschile arrivò dal bagno, intonando una canzone di un cantante che lei neanche conosceva.
Ascoltò la voce melodica di Zayn arrivare da sotto la doccia; non era molto casuale sentire Zayn Malik cantare dentro la doccia. Una volta gli aveva chiesto perché era così raro sentirlo cantare fuori dai concerti e lui le aveva detto che lo faceva come lavoro, che gli piaceva, ma che le sue corde vocali ne risentivano. E che, se lo faceva, era al culmine della felicità.
Non si stupì particolarmente di capire che Zayn era felice, in quel momento. A differenza sua, non sembrava preoccupato dal futuro che li attendeva; a differenza sua che solo l’idea di essere rimasta incinta a vent’anni, la terrorizzava.
«Ah, ti sei svegliata.» Spostò lo sguardo dalla finestra alla figura divina di Zayn fasciato solo da un asciugamano e lo guardò ancora mezza assonnata.
«Con te che starnazzi, certo che mi sveglio.»
Si piegò a darle un bacio a fior di labbra e, con un sorriso del tutto nuovo sul suo viso lo guardò andarsi a vestire. Seduta perfettamente al centro del letto, con le coperte a coprirle solo le gambe e le braccia lasciate sul copriletto, fissava la schiena muscolosa del suo ragazzo.
«Pensi che riusciremo ad uscire da questa stanza almeno oggi?» Gli domandò con un filo di voce, fissandolo. Zayn si girò a guardarla serio in viso.
«Facciamo domani, fa un po’ troppo freschetto oggi.» Sbatté disorientata le ciglia, fissando fuori dalla finestra e non notando neanche una tenda muoversi. Freschetto? Ma si era fottuto il cervello, quell’essere?
Quando però capì di cosa si preoccupasse il suo adorato ragazzo, la sua faccia tramutò e tornò a guardarlo. Zayn sicuramente capì che era infastidita, perché abbassò la testa.
«Se io rimango altri due minuti in questa stanza, giuro che ti ammazzo.»
Come poteva pensare di far rimanere rinchiusa Keyra in una stanza per nove mesi? Perché lei lo sapeva che, quel decerebrato mentale aveva paura che le potesse succedere qualcosa. A lei e al bambino.
«Ma Keyra…»
«Zayn. La lezione di oggi è: mai mettersi contro i miei ormoni. Sbrigati a vestirti che tra dieci minuti si esce.» E detto questo si tolse le coperte per poi dirigersi al bagno. Sicuramente il moro stava cercando un modo per farle cambiare idea, e ne fu certa anche quando bussò al bagno ed entrò.
«C’è il bowling qui dentro… Che ne dici?» Si guardarono tramite lo specchio, e vi lesse la preoccupazione reale di Zayn. No, quello era pazzo e Keyra stava seriamente per decidere di ammazzarlo.
«Che ne dici di andartene a fare in culo?»
«Mi preoccupo solamente…» Ammise, in uno slancio di verità.
«Lo capisco, davvero. Ma non puoi tenermi rinchiusa sotto una campana di vetro perché hai paura che mi succeda qualcosa. Potrebbe succedere anche qui, in questa stanza.»
«Ma evitiamo di andare contro il destino, no?»
«Va bene.» Lo vide sbarrare gli occhi, incredulo di aver vinto. Ma ovviamente, povero ragazzo ingenuo non poteva immaginare che Keyra era tutto tranne che abbattuta. «Allora significa che non faremo più sesso!»
«Cosa?» Quasi lo urlò per l’incredulità. «No.»
La mora sorrise bastarda, alzando le mani. «Non sia mai che lo ammazziamo mentre stiamo facendo sesso.»
Prese a lavarsi i denti sotto lo sguardo incredulo del suo ragazzo. Era abbattuto, lo capiva; togliergli il sesso era ciò che lo dispiacesse di più ma era anche vero che fosse preoccupato per il bambino.
«Ma tu mi stai evitando di fare sesso con te per nove mesi?»
«Diciamo undici… Calcolando i dolori del parto e il ciclo post-parto.»
«Stai scherzando, spero.» Lo vide mordersi il labbro. «Io non ci arrivo sano di mente fra undici mesi. Non con te vestita così.»
Lui non era arrivato sano neanche a due settimane, pensò Keyra.
«’zzi tuoi.» Disse interferita dallo spazzolino, guardandolo tramite il riflesso dello specchio.
Fermo sulla porta, Zayn Malik si divideva tra la notizia appena ricevuta e la voglia di chiudere Keyra in una torre fatta di cristallo per proteggere le due cose a lui più care. Si vestì con tutta calma con spettatore colui che si gustava la scena, e quando fece il gesto di mettersi le scarpe, Zayn parlò:
«Muoviti a vestirti che ho fame.» Lo disse con tono sommesso, staccandosi dallo stipite della porta e facendola sorridere debolmente. Sapevano entrambi che due erano le possibilità:
La prima era che Zayn accettasse di non fare sesso per undici mesi, pur di proteggerla… E la seconda era che Zayn abbassasse l’ascia di guerra e le saltasse addosso entro poche ore. Se lo conosceva, la seconda era la più plausibile.
Ma gli ci volevano un paio di ore per arrivare a quella decisione.
Quando uscì dal bagno della stanza, lo trovò seduto sul letto, pensieroso. «Puoi fare un test di gravidanza?»
«E di grazia, perché dovrei?»
«Beh, abbiamo fatto sesso. E se…»
Ora. Lo. Ammazzava. «Zayn, ti prego buttati dalla finestra e sbatti quella testaccia dura che ti ritrovi. ‘sto troglodita per nove mesi non lo voglio.»
Si era fottuto il cervello quel decerebrato mentale. Lo sentì ridere sommessamente quando aprì la porta. Sperava seriamente che quel ragazzo non si fosse fottuto il cervello con quella notizia. Perché se anche fosse stato così, lo ammazzava entro pochi giorni.
 
«No. Oddio. Che schifo. Bleah.»
Quelle erano le parole che, ogni dieci secondi sentiva uscire dalle labbra del suo ragazzo. Se ne stavano seduti sul divanetto di un bar della 1st avenue dove era riuscita a far fermare Zayn per mangiare qualcosa per colazione. Anche perché se fosse stato per lui, si sarebbero rinchiusi dentro il ristorante dell’albergo. Ma a lei serviva aria fresca, sennò diventava matta.
E dopo tanti litigi, l’aveva trascinato – nel vero senso della parola – ad un bar sulla 1st avenue dove aveva trovato questo ristorante tipicamente americano, con il bancone e le sedie alte, imbottite, di fronte ad esso. Il pavimento fatto a rombi bianco e rosso e questi tavoli di metallo con i divanetti da una parte all’altra. Le bandiere americane bloccate sul soffitto. Ed era perfetto. Aveva sempre sognato di metterci piede in un ristorante del genere.
Alzò gli occhi dai suoi pancake e fissò il bancone di fronte a loro. Se ne stava seduta al fianco di Zayn, con il ragazzo che fissava il cellulare e teneva protettivamente un braccio sullo schienale del divanetto.
«Oh dio» Annunciò leggendo quel libro che due giorni prima si era scaricato sul suo iphone, che parlava del parto e di ciò che succedeva in quei nove mesi. Ma a quanto pare quel libro era più un disastro che un aiuto. Ogni tanto lo vedeva sbiancare e ogni tanto sapeva che gli stesse salendo il vomito. Povero cucciolo.
«Oh dio che schifo!» Mandò giù un altro pezzo di pancake, pensando che di lì a poco – se non l’avrebbe finita di fare certi commenti – gli vomitava tutto addosso. «Sai che ti.. che ti…» mise il blocco al cellulare, schifato. Rimase inerme per due minuti, con una faccia d’allocco che poche volte aveva visto addosso a qualcuno, poi riprese il cellulare e cliccò sul tasto centrale per guardare lo schermo; indeciso se continuare a leggere o no. Fortunatamente decise che si, per oggi bastava così.
«Che…?»
«Ti potrebbero tagliare…?»
«Tesoro…» Preannunciava la morte quel “tesoro”. «Se entro due minuti tu non la finisci di raccontarmi cose che già so e che sinceramente non avrei voluto provare per altri dieci anni, io ti faccio ammazzare. Pago un cecchino: cento dollari e il lavoro è fatto.»
«Ma fa schifo… Ora capisco perché non volevi rimanere incinta.»
«Si, grazie di ricordarmi della sventura dove tu mi hai messo.» Biascicò spingendo via il piatto e appoggiando la schiena allo schienale. Zayn subito prese a giocare con la sua coda.
Rimase in silenzio per due o tre minuti, poi sospirò. «Sarà l’unico figlio.»
«Certo, ti sto per credere. Tu, con un figlio unico… Ma chi vuoi prendere in giro?»
«Beh…» Lo fissò dal basso, del tutto tranquilla. «Credo che mi basterebbe una sola volta in sala parto per non volere altri figli.»
«Tu non entrerai.» Tranquillità. Era questo il tono che aveva usato per dirglielo. Non avrebbe fatto assistere Zayn al parto neanche sotto tortura.
«Come no? Certo che si!»
«Non sopporti neanche la visione del sangue e tu, mio caro cuore impavido, vorresti entrare in una sala parto?» Lo sguardo che gli lanciò bastò a farlo destare un pochino. In fondo si sapeva che Zayn era tutto, tranne che una persona coraggiosa. Come minimo gli sveniva in sala parto e quella figura di merda non la voleva fare.
«Ma mi farebbe piacere.»
«A me non farebbe piacere se mentre sto partorendo tu svenissi e i medici invece di occuparsi di me, pensassero a te.»
«Si grazie amore, ti amo anche io!» Gli sorrise a labbra strette, divertita. Sapeva che prima o poi, Zayn Malik – il suo Zayn – sarebbe tornato. Doveva solo sopportare quei cambi repentini di carattere che di solito avevano le donne, non i maschi. Ma poteva capire la novità. In fondo l’aveva appena messo in una situazione del tutto nuova per lui e a cui non sapeva come comportarsi.
Era diviso dall’essere quella persona sicura che conosceva, all’essere che aveva conosciuto in quei due giorni che si preoccupava di lei più di qualsiasi uomo.
Ma sapeva anche che sarebbe tornato ad essere il suo Zayn quando avrebbe capito che, in fondo la gravidanza non era nient’altro che normalità nel ciclo della vita. Non sarebbe stata la prima e ne l’ultima a partorire. E che se tante altre donne erano rimaste vive da quell’esperienza, ci sarebbe riuscita anche lei.
«Se è maschio chiamiamolo Alfonso.»
«Ma certo amore.» Alzò gli occhi al cielo e pregò dio di ammazzarlo con un fulmine. «Alfonso alfonso quanto sei stronzo.» Si girò a guardarlo, trovandolo a trattenere una risata. «E se è una lei? Orana? Orana orana quanto sei strana
Zayn scoppiò a ridere fragorosamente poggiandosi sulla sua spalla mentre lei imprecava a denti stretti. In un gesto di dolcezza, se la strinse addosso e Keyra si adagiò nel posticino che preferiva più nel mondo: sul suo petto.
Ne respirò il profumo pungente e i muscoli si sciolsero. Non poteva pensare seriamente che due giorni prima, si stava piangendo l’anima per averlo perso del tutto e ora, si ritrovava nelle sue braccia. Se solo due giorni prima le avessero detto che tutto sarebbe tornato come prima, avrebbe riso. Ma di brutto, perché non lo credeva possibile.
E se due giorni prima le avrebbero detto che Zayn avrebbe accettato suo figlio con tutto quell’entusiasmo, avrebbe pianto.
Perché in fondo, almeno uno dei due genitori sarebbe stato un bravo genitore. Lei era sicura che non lo sarebbe stata, visto che non sapeva come comportarsi verso quella cosa. Le venivano gli attacchi di panico se solo pensava che di li a nove mesi si sarebbe ritrovata in braccio un neonato.
Non un neonato qualsiasi, ma frutto del suo sangue e di quello di Zayn. Quello la terrorizzava, ma non lo dava a vedere mai, ovviamente. Il moro invece sembrava stesse andando a fare una scampagnata in montagna. Keyra invece lo vedeva più come andare a scalare il monte everest.  


Note dell'autrice: 
Don't panic pure voi eh. Si, è ciò che pensate. La quarta storia della serie su Zayn e Keyra. Alla fine, dopo un anno a pensarci su se metterla o non, ho deciso di metterla. Mi mancavano, tutto qui. Voi potreste pensare "Oddio, che palle, ancora?" ma io vi dico: "mica do fastidio a qualcuno no? In fondo questo è un mio spazio dove posso mettere ciò che voglio, scrivere ciò che voglio e liberare la testa." Sta storia è già praticamente scritta. (No, non è vero) ma nel mio cervello so come farla.
Non sarà una storia, sarà più una raccolta di one shot su gli anni avvenire di questa coppia. Da un mese dopo al penultimo capitolo della terza, ad anni dopo quel penultimo capitolo. Sarà una successione di eventi, importanti e non del futuro della coppia. Si, parlerà principalmente del bambino ma... Non credo di rompere a nessuno. In caso fosse così, non siete obbligati a leggere. Io però sono qui a postare la storia scritta e decisa tempo fa, per quelle persone che continuano a leggere le mie tre storie più importanti per me. E' diciamo un regalo verso quelle persone che ancora credono in questa coppia.
So che ho tante altre storie incomplete in questo momento ma... Sinceramente parlando, non ho voglia di scriverle in questo periodo della mia vita. Stanno lì, quando voglio, le aggiorno. E sarà così anche per questa. Potreste aspettare un giorno come un mese. Ma infondo siete abituate con le tre storie.
Ok, sto dando i numeri con questo caldo. 
Spero di non avermi ammazzato e spero che non mi ammazzerete. In caso, enjoy. Un bacio ai pupi. 
   
 
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