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Autore: Shily    09/07/2015    2 recensioni
Natale 1977.
La guerra fuori infuria, le insicurezze crescono e le paure diventano le vere protagoniste.
Due settimane e uno fascio di lettere che James Potter e Lily Evans si scambiano, tra sorrisi nascosti, muri da distruggere, illusioni da voler vivere a pieno e un sentimento che nasce e cresce, finalmente pronto a essere vissuto.
(Dalla prima lettera)
Se fossi qui, soprattutto, non potrei dirti che probabilmente – molto più forse sì che forse no – se adesso mi chiedessi di uscire ti direi di si.
Ora come ora, James, con la neve fuori che sa di tante cose e di niente – e che sa di te, non vorrei altro che dirti di sì.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Di lettere perdute e parole sbiadite

(21 Dicembre, Anno 1977)
 
Ciao Lily,
 
ho tante cose da dirti e nessuna idea di dove iniziare.
Potrei iniziare questa lettera raccontandoti del mio povero Gufo che, in mezzo alla tormenta di neve, non è stato visto né ha visto la finestra chiusa e ci è andato a sbattere con tutte le sue forze.
Oppure, potrei iniziare spiegandoti perché non risponderò alla tua domanda e non ti rivelerò cosa, quel giorno che caddi giù per le scale, stessi guardando.
Non te la prendere, per favore Lily, ma è giusto così.
Non perché sia poco importante o perché lo sia troppo, semplicemente questa volta va così.
Sento che, su questa pergamena così come se ti avessi di fronte, non riuscirei a trovare le parole per farti capire appieno e rischierei solo di iniziare uno di quei discorsi senza né capo né coda che tanto ti irritano.
Ed è quasi Natale, e non ci si irrita a Natale.
Adesso, però, non stare a pensare troppo a questa faccenda. Te lo racconterò, un giorno, forse prima di quanto ti aspetti. O forse ce ne dimenticheremo entrambi fino a che non arriverà un giorno, tra molti e molti anni, quando avremo i capelli bianchi – tu no, tu li avrai ancora rossi perché non riesco a immaginare una te senza i capelli rossi – e saremo entrambi troppo stanchi per fare alcunché e tu verrai da me e mi chiederai cosa stessi guardando quel giorno.
Mi guarderai con quei tuoi occhi che saranno gli stessi di adesso, perché due occhi così non possono mica cambiare, e io te lo racconterò – mica so resistere a te e ai tuoi occhi che mi fissano dritto dritto.
In questa lettera, ancora, potrei raccontarti del buffo signore che abita qui di fronte e che non fa altro che parlarmi della sua vita passata (così la definisce, lui), dei suoi anni migliori (anche queste sono parole sue) e di Tracy.
Tracy, a sentirlo parlare, è una di quelle persone che incontri una volta nella vita e ti entrano dentro fin da subito, senza che tu possa fare niente per impedirlo. Ma lo sai che ci sono, e sai anche che, con molta probabilità, non se ne andranno più.
Non so questa Tracy dove sia, sai Lily, il signor Tompson (è così che si chiama lui) ne parla sempre al passato, usa l’imperfetto e nei silenzi che si creano, in quegli spazi vuoti, sembra quasi che la faccia rivivere, tra una parola e l’altra.
Io non capisco come si possa parlare al passato di una persona così, che ti entra dentro e non sai più che fartene del resto se non c’è lei.
Non capisco, a dirla tutta, neanche come possa parlare di un amore come quello che lui – il signor Tompson – prova (o provava? Che tempo si usa, Lily, per parlare d’amore?) per Tracy in modo così vivo, così presente e reale ma al passato.
Nelle sue parole, nei suoi gesti, nei suoi occhi il signor Tompson sembra avere davanti a sé tutto ciò di cui parla. Sembra averla davanti.
Ma dov’è finito tutto questo, Lily? Dov’è finita lei – dov’è Tracy?
Una volta ci ho provato a chiedergli dove fosse, mi sono fatto coraggio e gliel’ho chiesto – in realtà, gliel’ho sussurrato, ancora timoroso, ma lui mi ha sentito.
Non ho capito bene, sai, la sua risposta. Ha detto qualcosa a proposito del tempo che passa e delle strade che si dividono. E della vita, che va così e non si può fare niente per impedirlo.
Ma io non gli credo!
E’ come se, da un giorno all’altro, tutto questo sparisse. Tutto ciò in cui credo, tutto ciò in cui vivo, tutto ciò che per me è, e vale la pena di essere, sparisse.
Come se, all’improvviso, Sirius smettesse di irrompere nella mia vita, rumoroso e casinista, con la sua risata e la sua irruenza, o come se Remus smettesse di essere sempre presente, silenzioso ma presente.
O, ancora, come se Peter non fosse lì, timido e impacciato ma pronto a dare conforto.
Insomma, come se niente ci fosse più e tu non fossi più tu, al mio fianco, seduta sul divano della Sala Comune, ad essere semplicemente Lily. Con i tuoi occhi che mi parlano e il tuo sorriso che sembra vivere, e le tue parole non dette ma che, in un modo o nell’altro, riesci sempre a farmi capire.
Io non riesco a immaginarmelo un solo giorno senza tutto questo, Lily. Un giorno senza loro, un giorno senza te che sei sempre così te – e lo sei meravigliosamente.
C’era la neve, Lily, mentre il signor Tompson parlava.
C’era la neve e io ho provato a sentirne l’odore, proprio come tu mi hai raccontato, ma non ci sono riuscito.
Tutto ciò che vedevo era una grande, immensa distesa di bianco che copriva tutto, ingombrante.
Copriva i fiori della mamma, quelli coloratissimi che mi dici sempre di voler vedere, e l’albero un po’ malandato che papà si ostina a voler lasciare.
Copriva tutto, questa neve, quasi a dare l’impressione di una foto sbiadita e lontana. Poetico, vero?
Ti confesserò una cosa, Lily: per me, di poetico non c’è proprio nulla.
E’ bugiarda, la neve: distorce la realtà, la copre, la camuffa a tal punto da permetterti di immaginare le cose come vorresti che fossero – e per un po’, ti convinci che sia tutto vero.
Ma non è così, e piace così tanto questa bugia, questa finta realtà, che per un po’ continui a fingere, vivendo un’illusione.
La neve copre tutto, Lily, e sembra coprire anche questa guerra – e a me piace credere che sia vero. Piace da matti.
Vorrei che potessi vedere questa neve che vedo io e vorrei farti vedere questo mondo senza guerra. Vorrei anche io che tu fossi qui e vivere questa illusione insieme – sarebbe ancora più bella, sai Lily?
E’ tanta questa neve, forse troppa, mostra tanto eppure non mostra niente… ma io l’odore continuo a non sentirlo.
Che ne dici di un patto? Io ti insegno a vedere il mondo come lo vedo io, a vedere il mio mondo, e tu in cambio mi mostri come sentire l’odore della neve.
Magari, con un po’ di fortuna, ci sei tu nella mia neve (in realtà, ne sono sicuro, sai Lily?).
 
James
 
 
 
 
 
 
 
 




 
 
Note a piè di pagina:
ecco qui, la seconda lettera!
Stavolta, ovviamente, di James.
Prima di dire una cosa, alcune precisazione, che non servono a nulla ma che io voglio dire: Gufo non è scritto per sbaglio con la lettera maiuscola, ma è il nome del gufo di James – tipico di James.
All’inizio della lettera ho scritto due volte ‘dritto’, è stato voluto, non è una distrazione.
E, in fine, le ripetizioni – qui, così come nella lettera di Lily – sono volute.
Ora, ci tengo anche a dire che so che non parlano così i ragazzi di diciassette anni, o meglio sì, parlano così, ma non sono così … introspettivi?
Lo so bene, ma ho voluto impostare queste lettere, questa breve raccolta, su questo stile. Per una volta, ho  voluto mostra James e Lily insicuri e nel pieno della guerra, che giocano un po’ a fare i grandi e che un po’ invece lo sono costretti – a esserlo, dico –. Li ho voluti mostrare mentre cercano di vincere le incertezze e si danno forza l’un l’altro. Quindi, non sono pesanti, questi James e Lily, tutt’altro, però stanno cercando di sentire questo Natale che sembra così lontano e cercano di darsi una mano. E parlano, e sono convinta che per iscritto sia più facile e quindi le parole  escono e basta.
O almeno spero di riuscirci, a dare questa impressione.
 
Altra cosa: questa lettera si è letteralmente scritta da sola. Non so la storia del signor Tompson da dov’è uscita fuori, né Tracy da quale cassetto della mia testa sia uscita.
Dovevo accennarli e invece si sono scritti da soli. E un po’ mi piace così.
Mi ha dato modo di scrivere – spero – di un James un po’ più sicuro di Lily.
Spero di essere, infatti, riuscita a far vedere la differenza tra i due: da una parte Lily, piena di se, di ma e di domande, alla ricerca di rassicurazioni su questo sentimento che sta nascendo; dall’altra James che, per quanto insicuro su altre cose e ancora ragazzo, ha avuto modo di maturare questo amore e quindi poterne parlare con maggior sicurezza.
Speriamo!
 
Infine, ma è la cosa più importante: un immenso, totale, grande abbraccio a chi ha recensito e chi ha messo questa storia tra le seguite. Graziegraziegrazie.
 
Shily
   
 
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