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Autore: Giallo4ver    10/07/2015    0 recensioni
Una Corvonero con un libro magico apparso dal nulla, creato dalla stessa fondatrice della propria Casa, deve fare i conti con un Serpeverde di nobile ed antica stirpe, al quale è legata da una Maledizione Permanente di famiglia, che suo padre e suo nonno si ostinano a tenerle nascosta, mentre un Grifondoro meno famoso di Harry Potter agisce ''nell'ombra'' per il bene della sua Casa ed una Tassorosso iperprotettiva tenta di tirare tutti fuori dai guai.
Esistono misteri e segreti, tra le antiche mura di Hogwarts, che altro non aspettano se non di essere svelati, ma il cammino è arduo e pericoloso, soprattutto se la scuola rischia di chiudere a causa dell'evasione del pericoloso Sirius Black, che però sa di avere un testimone chiave che può provare a tutti la sua innocenza.
(Seguito di 'The Four Houses and the Chamber of Secrets)
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Sirius Black, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Il mattino seguente fu traumatico.
In Sala Comune, tutti lo guardavano tesi, come se le sorti della partita dipendessero da lui.
Theodore e Blaise, fortunatamente, riuscirono a trascinarlo fuori dal Dormitorio prima che qualcuno gli rivolgesse la parola.
- Allora, come farai a far finta di non parare la palla?- bisbigliò Nott, mentre camminavano spediti verso la Sala Grande per la colazione.
- Non ne ho idea…spero che un battitore mi colpisca dritto in faccia…- mormorò in risposta, nervoso e nauseato.
- Andiamo, devi avere un piano migliore che non comporti l’autolesionismo!- insistette Zabini, scettico.
- Credimi, non ce l’ho…- sospirò Septimus, bloccandosi a lato del grande portone della Sala Grande.
- E se facessi finta di sentirti male a metà partita?- suggerì Theodore.
- Certamente…mi ucciderebbero seduta stante.- borbottò in risposta il portiere.
- Ehi Trickster!- chiamò d’improvviso una voce maschile.
Septimus alzò gli occhi: al lato opposto del corridoio c’era Rogers Davies, col resto della squadra di Quidditch di Corvonero.
- Che vinca il migliore!- continuò il capitano dei Corvi, scatenando le risate di scherno dei compagni.
- Fottiti Davies!- sbottò d’istinto il Serpeverde, di norma non usava mai linguaggio scurrile, ma quella era una situazione che di normale aveva poco e niente.
Roger rise più forte e salutò con la mano, poi si voltò ed andò via, seguito dal resto della sua squadra.
- Giuro che lo ammazzo…- sibilò Septimus.
- Così poi magari tuo nonno ti trova una cella di lusso ad Azkaban.- intervenne una voce femminile e fin troppo conosciuta, che proveniva da dietro le sue spalle.
Septimus gelò sul posto e si voltò lentamente, ritrovandosi davanti Nerina e quelle che dovevano essere tre sue compagne di stanza.
- Ciao Ravy…- biascicò spaesato.-…ha cominciato lui…- indicò con un cenno di mano verso il corridoio ora deserto.
Due delle compagne di Nerina ridacchiarono sommessamente, quella con gli occhiali lo guardò perplessa, mentre la Blackstorm scosse il capo.
- Roger non aveva detto proprio niente, Septimus…ignoralo e basta, se ti infastidisce come persona, no?- fece la Corvonero, con aria annoiata e stanca.
- Fosse facile ignorarlo…- intervenne Nott, serio.
- Ah, loro sono…- cominciò Septimus, ricordandosi di Blaise e Theodore.
- Theodore Nott e Blaise Zabini.- lo precedette Nerina, squadrando i due ragazzi nominati.- Fate lezione di Erbologia con noi, Septimus, ricordi?- gli fece notare.
- Già…- assentì lui, guardò le compagne di Nerina: non ne conosceva nessuna.
Dal suo silenzio, la Corvonero capì che il Serpeverde non aveva idea di chi fossero le ragazze che erano con lei.
Alzò gli occhi al soffitto, quasi esasperata.- Loro sono le mie compagne di stanza: Elizabeth- ed indicò la ragazza alla sua destra, che aveva lunghi ed ondulati capelli color delle castagne ed occhi verde bosco.- Virgo- e puntò l’indice contro la ragazza alla sua sinistra, dai capelli neri e ricci, che le ricadevano vaporosi sulle spalle, e gli occhi azzurri e taglienti.- e Marguerite.- terminò, spostando la mano indicatrice verso la ragazzina occhialuta, dai capelli biondo cenere e raccolti in una treccia laterale, e gli occhi grigi, che era di fianco ad Elizabeth. 
- Piacere…- ribatté Septimus, impacciato.
- Sembra che tu stia per svenire.- ribatté schietta Virgo, squadrandolo con occhio critico.
- Sta male.- intervenne prontamente Blaise, guadagnandosi un’occhiata confusa di Nott.- Sì, sta male, stamattina gli gira la testa…- proseguì il moro, ignorando le occhiate insistenti di Theodore.
- Non è vero…- protestò fievolmente Septimus.
- Ah, certo, sì che è vero!- si riscosse Nott, intuendo il piano di Blaise.- Ora dice di no perché non vuole che ti preoccupi.- spiegò, rivolgendosi a Nerina.
- Ma che cosa…- quasi strepitò il portiere, guardando in tralice Theodore.- Non è affatto vero!- negò, facendo un passo verso Nerina.
- Forse è meglio se vai un po’ in Infermeria, prima della partita, e ti dai una calmata…- propose la Corvonero, dopo averlo squadrato criticamente, poi augurò loro buona fortuna ed andò a fare colazione, seguita da Virgo, Marguerite ed Elizabeth, la quale non mancò di gettare un’occhiata di sfida a Blaise.
 
Non appena le quattro ragazze furono entrate in Sala Grande, Zabini da destra e Theodore da sinistra, afferrarono Septimus e cominciarono a trascinarlo davvero verso l’infermeria.
- Che diavolo fate?!- sbottò, cercando di divincolarsi.- Io sto benissimo!-
- Non hai capito, scemo, che è tutta una finta?- esplicitò Zabini.
- Sì, mettiamo in giro la voce che stai male e che sei stato in infermeria, ma che giochi lo stesso per spirito di partecipazione, così, se sbagli e non pari, sarai giustificato dal mal di testa.- completò la spiegazione Nott.
Septimus parve rifletterci.- Ma la pozione non mi farà male, se non ho davvero mal di testa?- obiettò.
- No, perché non la berrai davvero.- rispose prontamente Blaise.- Ho già pensato a tutto: diciamo a Madame Pomfrey che hai mal di testa, lei ti da la pozione, noi la distraiamo, tu butti via la medicina ed abbiamo risolto, lei penserà che l’avrai bevuta.-
- È un buon piano.- intervenne Nott.- Come la distraiamo?-
- Le chiediamo spiegazione a proposito di qualche pozione che lei lascia in giro, oppure facciamo cadere qualche fialetta dalle mensole.- la buttò lì l’ideatore del piano.
- Perfetto.- concluse Septimus.- D’accordo, facciamolo.-
    Il piano di Blaise aveva funzionato: non appena era tornato in sala grande, dopo aver fatto finta di bere la pozione di Madame Pomfrey, i suoi compagni di squadra gli erano andati incontro ed avevano iniziato a sommergerlo di domande e raccomandazioni, lui aveva recitato la sua parte, zittendoli in nome del presunto mal di testa.
Ed ora eccolo lì, in sella alla sua scopa, mancava di parare un tiro ogni due o tre assalti dei cacciatori avversari.
Pareva stesse andando tutto bene, i Grifondoro avevano perfino trenta o quaranta punti di vantaggio, quando d’improvviso, sia dal pubblico che dai suoi compagni di squadra, si levò un grido allarmato.
- GIRATI! SPOSTATI!- gli urlò Flint, a qualche metro di distanza da lui, disperato.
D’istinto, il portiere si voltò, giusto in tempo per beccarsi un bolide dritto in testa.

Septimus riaprì a fatica gli occhi, la prima cosa che sentì fu un dolore atroce alla testa, più precisamente, alla tempia destra.
Gli occhi gli lacrimarono di riflesso e stentò a mettere a fuoco quello che vedeva, poi riconobbe l’ambiente: era in Infermeria.
Un gruppetto indistinto di individui confabulava a qualche metro dal suo letto.
Uno di loro si voltò ed il Serpeverde capì che si trattava di Theodore Nott, il quale, con una gomitata, richiamò l’attenzione di Blaise Zabini, una zazzera rosso fuoco fece capolino da dietro i due Serpeverde poco dopo.
In un attimo, il giovane Trickster fu circondato dai tre amici, che lo guardavano preoccupati.
- Come ti senti?- domandò Nott.
- Te la sei proprio tirata, la botta in testa…- commentò Blaise, riferendosi al desiderio espresso dal portiere prima della partita.
- Perché cavolo non ti sei spostato?!- lo interrogò esasperato Roderich.
Septimus strizzò gli occhi, gli sembrava che la testa gli stesse esplodendo.- Uno per volta e senza urlare…- li pregò infatti, riaprendo piano le palpebre e respirando a fondo e lentamente.- Dov’è Nerina?- chiese automaticamente.
Avvertì Nott ridacchiare e Blaise sospirare.
- Che causa persa in partenza, che sei…- commentò infatti Zabini, scuotendo il capo.
- Ah, Tara è andata a chiamarla quando abbiamo capito che ti eri svegliato…sai, è stata lei ad evitare che ti spappolassi a terra, ha lanciato un incantesimo assurdo, non so di che tipo sia, ma ha rallentato la caduta, soltanto che si è stancata tantissimo e le tremano ancora le gambe.- raccontò Roderich, in realtà sapeva benissimo cosa aveva fatto Nerina, loro due si stavano esercitando proprio sugli incantesimi rallentanti in quel momento, con Lupin e Vitious, ma non poteva dirlo a Septimus.
- E poi il professor Piton ha trasfigurato l’erba del campo in cuscini e ci sei atterrato sopra.- concluse il racconto Zabini.  
- E la partita?- volle sapere Septimus.
- Be’…la partita…- cominciò titubante Roderich.
- Persa.- tagliò corto Nott.
- Bene, allora è andata…- sospirò soddisfatto il biondo.
- Aspetta, cosa? Credevo te la saresti presa.- chiese spiegazioni il Grifondoro.
- Che vuoi che si arrabbi a fare? Ormai è andata, sarà per l’anno prossimo.- lo giustificò prontamente Zabini.
- Già, inutile farsi troppi problemi, ora che è finito il campionato.- lo assecondò Theodore.
- A proposito…quanto ho dormito?- domandò Septimus, per cambiare argomento e sviare l’attenzione dell’amico Grifondoro su altri problemi.
- Da ieri.- lo informò Roderich.
Alle sue parole, Septimus notò gli sguardi divertiti che i tre ragazzi si scambiarono.
- Cosa sono quelle facce?- domandò infatti, con sospetto.
- Niente…- ridacchiò Theodore.
- Sputate il rospo…- imperò severamente il ferito.
- Ieri sera, verso le nove e mezza, hai cominciato a parlare nel sonno, la Greengrass era tutta ‘Oh, poverino! Ha bisogno che qualcuno gli stia vicino!’ e civetterie varie…- cominciò a narrare Blaise, mal celando un ghigno divertito.
- …così, tutta convinta, ti si è avvicinata e ti ha preso per mano…- continuò Theodore, gettando occhiate divertite a Roderich e Zabini.
- E quindi?- insisté Septimus, impaziente ed irritato dal loro comportamento.
- E quindi tu le hai stretto la mano, solo che invece di mormorare ‘Daphne’ hai biascicato ‘Nerina’.- svelò il Grifondoro, cominciando a ridacchiare a singhiozzi, nel tentativo di non scoppiare fragorosamente a ridere.
Septimus rimase pietrificato.- Chi c’era oltre a Daphne?- chiese spaventato.
- Noi tre e nessun altro…Tara stava aiutando Madame Pomfrey a rimettere in sesto Nerina, quindi loro non ti hanno sentito, per fortuna.- lo rassicurò Blaise.
- Ammetti che ti piace e basta, Septimus.- lo esortò Roderich.
Il Serpeverde fu salvato dall’oneroso compito di dare una risposta dall’entrata in scena di Tara e Nerina.
La Corvonero indossava una pesante e lunga giacca blu di lana, camminava strascicando  i piedi e, constatò Septimus, era di un pallore che aveva qualcosa di mortifero, inoltre era impossibile non notare le occhiaie profonde che le incorniciavano gli occhi opachi per la stanchezza.
La ragazza gli si avvicinò quanto più velocemente le riuscì e lo fissò in silenzio.
Il Serpeverde la guardò di rimando, preoccupato.- Come stai?- le chiese.
- Meglio di te.- rimbrottò seria la ragazza.- Ti fa male?- volle sapere, sfiorandogli la benda bianca che gli cingeva la testa.
- No, per niente.- fece lui in automatico, non era vero, né mentire gli sembrava utile, ma aveva parlato senza riflettere, come un riflesso condizionato.
- Pessimo bugiardo.- scosse il capo lei, si volse verso Roderich.- Gli fa male?- tornò a chiedere.
- Sì, e molto, direi.- assentì il rosso, serenamente, poi intercettò l’occhiata eloquente di Tara e gli sguardi cospiratori di Blaise e Theodore.- Noi andiamo, o Poppy ci caccia perché siamo in troppi…ci vediamo dopo.- aggiunse il Grifondoro.
- D’accordo…- acconsentì Nerina, stancamente, rispondendo con cenni del capo ai saluti degli altri ragazzi e di Tara.
Calò il silenzio.
Septimus si schiarì la voce per dissimulare l’imbarazzo.- Comunque mi rimetterò presto.- minimizzò.
- Santa Diana, Septimus!- sbottò lei, esasperata.- Mi hai fatto perdere cent’anni di vita, anzi, ci hai fatto perdere cent’anni di vita, e le uniche cose che riesci a dire sono cavolate che non stanno né in cielo né in terra?! E' stato spaventoso, d’accordo? Ti aveva preso in pieno, ti abbiamo visto cadere da più di trenta metri d’altezza…mi vengono i brividi a pensare a cosa sarebbe potuto succederti se il professor Piton non avesse trasfigurato l’erba del campo! E c’era sangue ovunque e l’infermiera ha detto che era un miracolo che tu avessi ancora la parte superiore della testa!- sciorinò d’un fiato.- Eccoti il casco! Se casco ancora lo si può chiamare!- quasi strepitò, poggiandogli davanti un casco praticamente a metà: la parte destra era come esplosa e la sinistra era integra a stento, era sporco di sangue, quasi vi fosse stato inzuppato.- Perfino i Grifondoro, pur avendo vinto, si sono trattenuti dal fare baldoria in campo e sono passati in infermeria, prima di ritirarsi a festeggiare!- lo informò.
Il ragazzo deglutì a vuoto: se perfino i Grifoni, nemici storici dei Serpeverde, si erano trattenuti dal festeggiare in grande stile la vittoria su di loro, allora l’incidente doveva essere stato veramente grave.
- E la tua scopa…- continuò Nerina, dopo un breve momento di silenzio.-…è andata a schiantarsi contro il muro della torre di Astronomia…mi spiace, incidente frontale, è andata in mille schegge…- mormorò, senza guardarlo.
- Oh, non importa della scopa.- si riscosse il Serpeverde.- Tu piuttosto, sembri un fantasma…Roderich mi ha detto dell’incantesimo che hai fatto per rallentare la caduta, ti senti ancora debole?-
- No, è che stanotte ho dormito male.- rivelò stancamente la ragazza.- Tu non ti svegliavi, io mi sono ripresa verso le dieci e mezza di ieri sera, ma tu eri ancora lì, cioè qui…- inspirò ed espirò profondamente.-…sei scampato all’ombra di Lord Voldemort e al suo Basilisco, sarebbe stato il colmo se ci avessi rimesso le penne a Quidditch.- tentò di sdrammatizzare Nerina.
- Già…- sorrise divertito lui.-…un controsenso bello e buono.-
- Decisamente.- ridacchiò la bruna.- Fammi spaventare di nuovo in questo modo e ti ammazzo con le mie stesse mani.- lo minacciò con un finto sorriso compassionevole dipinto sul volto.- Mi sono sentita così male che stamattina, dopo aver fatto colazione, ho rovesciato il tè ed i biscotti per il nervosismo.- rivelò, tornando seria.- Tra l’altro, mi sono ritrovata un dannato boa bianco in bagno, mentre rovesciavo.- continuò, in tono sempre più cupo.- Era gigantesco. Ho urlato come una pazza per mezz’ora prima che Piton arrivasse trafelato e mi spiegasse che quello era il tuo famoso animale da compagnia e che nessun altro doveva sapere che cosa avevo visto.- lo fissò in tralice.- E così, fai comunella con gli insegnanti per mantenere il segreto, vero? Dopo aver visto quel coso ho deciso che avrei fatto meglio a tornarmene in dormitorio, e sai chi altro ho incontrato?- domandò quasi sarcasticamente, Septimus fece segno di ‘no’ con la testa, spaventato dalla risposta.- Bene, ho incontrato il cagnone nero di Hogsmeade davanti alla porta incantata, chissà com’era entrato l’animale, questi portinai distratti che non chiudono bene i cancelli…- sibilò, facendo intendere che Sirius si era intrufolato a scuola per l’ennesima volta e che aveva utilizzato i passaggi segreti.- Dopodiché, il tuo boa, o pitone, o bestia rara che sia, non contento di avermi fatto rischiare una volta un attacco di cuore, si è ripresentato in biblioteca ed ha tentato di stringermi in un tenerissimo abbraccio a sorpresa, potrai immaginare come le mie grida abbiano infranto il limite di frastuono consentito in biblioteca, che per fortuna era deserta…- Septimus fece per chiederle come si fosse liberata dalla stretta di Rug, ma lei lo precedette.-…oh, non preoccuparti, il coso, lì, non voleva uccidermi, no…non appena ho iniziato ad urlare si è infilato…- e con uno sforzo sovrumano poggiò la propria borsa, innaturalmente deformata, sul suo letto.-…qui.- ringhiò irritata.    
Il Serpeverde fissò prima Nerina.- Un secondo solo.- si scusò, rivolgendosi poi verso la cartella della ragazza.- Rug, vieni fuori immediatamente!- imperò, ed immediatamente la testa bianca del boa sgusciò fuori dalla borsa nera dei Nerina.
- Padrone! Sssssssei sssssveglio!- esultò il rettile, sgusciandoli incontro.
- Che ti è saltato in mente di darle fastidio e di infilarti addirittura nella sua cartella?! Ti sei fatto scarrozzare in giro da lei per tutto il giorno? Sei pesante, Rug! Lei è una ragazza, non ha la mia stessa forza!- lo rimproverò Septimus, carezzandogli però la testa.
- Ero sssssssolo curiossssssso di conosssssscere, dopo tanto tempo, la ragazza che dava tanti problemi al padrone…- sibilò il serpente.-…è molto carina, padrone, anche sssssse la prima volta che l’ho visssssta ssssssembrava sssssstesssssse rovessssssciando anche l’anima…cosssssì, poiché credevo che ssssstesssse male anche lei, ho pensssssato di abbracciarla come faccio con te, padrone. Ma lei ha urlato tantisssssssimo e cossssssì mi sssssssono nassssssscosto nella sssssua borssssssa per non farmi vedere.- si giustificò Rug.
- Rug, di norma i boa uccidono gente ed animali stritolandoli, tu lo sai meglio di me, dato che sei un boa constrictor, secondo te, una ragazza che si vede avvolta tra le tue spire può mai non urlare terrorizzata?- tentò di farlo ragionare.
- Ma io le dicevo di sssssssstare calma…- protestò il rettile.
- Lei non parla serpentese, Rug.- gli fece notare il ragazzo ed in quel momento si ricordò che Nerina era proprio lì, di fianco a loro.
Voltò lo sguardo verso di lei e vide che li osservava in silenzio, in disparte.
Septimus accarezzò distrattamente Rug, che aveva accucciato la testa sul petto del padrone, come se fosse stato un cagnolino in carenza di affetto ed attenzioni.
- Gli stessi occhi.- fece Nerina, d’un tratto.
- Cosa?- chiese Septimus, si era distratto, tra l’accarezzare Rug ed il contemplare il volto devastato dallo stress della ragazza.
- Avete gli stessi occhi.- ripeté lei.- Se non fosse per la pupilla verticale del serpente, sarebbero davvero identici.-
- Oh…- biascicò il Serpeverde, guardando il colore degli occhi del rettile e rendendosi conto, per la prima volta, che erano di un colore davvero molto simile a quello dei propri.-…sì, è vero.-
- Hai intenzione di portartelo?- domandò Nerina.
- Portarmelo dove?- pretese chiarimenti lui.
- Be’, papà non te l’ha detto? Per lettera, qualche settimana fa, ha espresso la volontà d’invitarti a casa nostra per le vacanze estive, perché tuo nonno gli ha detto che avrà un’estate pesante, anche nel remoto caso che riescano a prendere Sirius Black.- lo illuminò la Blackstorm.
- Sì.- riuscì solo a proferire lui.
- D’accordo, allora dirò a papà che avremo anche un coso in casa.- scrollò le spalle lei.
- No, intendo, ci verrei a casa tua, se mi invitasse tuo padre…- spiegò, poi notò lo sguardo perplesso dell’altra.-…intendo, lui è il mio padrino e conosceva mio padre abbastanza bene, mi piacerebbe passare del tempo con la persona che mio padre ha scelto come suo sostituto.- avrebbe voluto aggiungere ‘E soprattutto  perché sarebbe meraviglioso passare anche l’estate con te.’ Ma si trattenne, tossicchiando imbarazzato.
- Be’, temo che dovrai portarlo comunque…se tuo nonno è indaffarato, non puoi mollargli quel pericolo pubblico.- gli fece notare la ragazza.
- Già, hai ragione…- annuì lui.-…come sempre.- mormorò stancamente, sbadigliando.
- Sei stanco?- domandò preoccupata.- Coraggio animale, tornatene nella borsa e lascialo riposare…- imperò al boa, indicando la propria borsa con poca convinzione.
- Non preoccuparti.- la rasserenò lui, afferrandole la mano con la quale faceva segno verso la cartella.- Tornerà nella sua teca, oppure resterà qui, nascosto da qualche parte.- 
- D’accordo…- acconsentì subito lei, tirando via la propria borsa e mettendosela in spalla.-…io vado, torno al dormitorio, sono già le sei e mezzo e devo finire un tema di pozioni.- gettando un’occhiata indagatrice verso il rettile, si chinò lentamente e gli baciò la fronte.- Rimettiti presto, verremo a portati i compiti, domani, e non appena sarai  uscito di qui ci toccherà occuparci del cane e di…sai, i corridoi della scuola.- lo guardò eloquentemente.
- Ehm…sì…- biascicò lui, che in realtà, dopo il bacio sulla fronte, anzi, sulle bende, non aveva capito più una parola.
- Allora buon riposo.- augurò Nerina, voltandosi ed uscendo a passo più sicuro.
- Ciao…- le mugolò dietro lui.
- Il padrone è felice ora?- domandò, dopo un po’ di silenzio, Rug.
- Come se Merlino gli avesse stretto la mano.- confermò Septimus, adagiandosi meglio sotto le coperte e chiudendo gli occhi. 

Angolo giallo:
Ehi, salve, sono tornata! No, non ero deceduta, fortunatamente, solo che l'esame di stato mi aveva sommersa.
Mi dispiace per avervi fatto attendere mesi D: spero di poter aggiornare regolarmente e che questo capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima, Giallo4ver.
  
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