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Autore: Rosye    12/07/2015    2 recensioni
In quel momento, nel sentire le sue parole, avrei solo voluto stringerla forte tra le mie braccia e rassicurarla, dirle di non preoccuparsi, di non piangere, perché stavo bene ed ero qui accanto a lei e avrei fatto di tutto per mantenere la mia promessa... ma anche questo mi era impossibile.
- Tratto dal Prologo.
Genere: Guerra, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fugaku Uchiha, Jiraya, Mikoto Uchiha, Sakumo Hatake, Tsunade | Coppie: Minato/Kushina
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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Questa storia non è stata scritta a scopi di lucro, ma per puro divertimento. I fatti, i personaggi e i luoghi presenti in essa non sono una mia invenzione ma appartengono a Masashi Kishimoto che ne detiene tutti i diritti.
Per quanto riguarda tutto ciò che non segue la trama ufficiale di "Naruto" e gli elementi di mia invenzione ( ad esempio: fatti, personaggi, luoghi, ecc. ) essi appartengono soltanto a me.



 
Lotteremo Contro il Nostro Destino!
Prologo




 












«Minato?»
Quella voce melodiosa mi stava di nuovo chiamando. E anche se non ricordavo a chi potesse appartenere quel tono così cristallino, in qualche modo sapevo che quella giovane donna era una persona molto speciale per me.
Sentii una piccola e fredda mano posarsi sul mio petto e all'istante, avvertii la mia pelle accaldata fremere al contatto con quel tocco delicato e il mio cuore perdere alcuni battiti prima d'iniziare una folle corsa all'interno della gabbia toracica: era come se tutte le mie membra reagissero al canto della loro sirena.
Sorrisi, beandomi di quel semplice contatto, pensando che non esistesse al mondo sensazione migliore di questa.
«Minato?» mi richiamò con dolcezza, ma nel suo tono potevo percepire chiaramente un'angoscia tale da stringermi il petto in una morsa.
Inconsciamente, inarcai un sopracciglio e mi domandai che cosa la potesse spaventare fino a quel punto: in fondo, attorno a noi, la calma e il silenzio regnavano sovrani. E i miei sensi, anche se intorpiditi, non riuscivano a percepire nessun pericolo.
Mi concentrai meglio sullo spazio attorno a noi per vedere se mi era sfuggito qualche dettaglio, ma il risultato era lo stesso: un silenzio assoluto, rotto soltanto dai nostri respiri.
No, proprio non riuscivo a capire il motivo della sua paura, né tanto meno sapevo da quanto tempo stessi dormendo o dove diavolo mi trovassi; in realtà, non ricordavo neppure cosa accidenti mi era successo nelle ultime ore, o forse erano già passati dei giorni?
L'ultimo mio ricordo risaliva a... no, non ricordavo neanche quello.
Leggermente preoccupato a mia volta da questo pensiero, cercai d'aprire gli occhi per guardarmi attorno e capire finalmente dove mi trovassi, ma le palpebre erano pesanti come macigni e nonostante tutti i miei sforzi, rimasero serrate. Provai allora a muovere una mano, però non ci riuscii: la sentivo completamente inerte al mio fianco.
Che cosa mi stava succedendo? Era come se tutto il mio corpo non volesse più rispondere ai miei comandi.
«Minato, svegliati, ti prego!» sussurrò lei, implorante.
E il mio cuore perse un battito nell'udire la sua voce incrinata dal pianto.
Perché se ero certo di una cosa in questo mondo pieno d'incertezze, quella era che lei non doveva piangere per nessun motivo.
Quando presi coscienza di questa certezza nella mia mente balenò l'immagine di due bellissimi e profondi occhi blu cobalto, talmente scuri da sembrare quasi neri.
Tutto questo era come un déjà vù.
Sì, perché già una volta i suoi occhi si erano riempiti di lacrime e quel giorno avevo giurato a me stesso che ciò non sarebbe più accaduto perché io l'avrei protetta da qualsiasi cosa, anche da se stessa.
Un piccolo singhiozzo, quasi impercettibile, spezzò l'aria tra noi e per me fu come ricevere una pugnalata in pieno petto.
«L'avevi promesso, ricordi?» singhiozzò piano, afferrandomi una mano e intrecciando le nostre dita. «...Avevi giurato di rimanere sempre al mio fianco. Quindi ora, lotta e mantieni la tua promessa!»
In quel momento, nel sentire le sue parole, avrei solo voluto stringerla forte tra le mie braccia e rassicurarla, dirle di non preoccuparsi, di non piangere, perché stavo bene ed ero qui accanto a lei e avrei fatto di tutto per mantenere la mia promessa... ma anche questo mi era impossibile.
Frustrato, strinsi la sua mano o almeno ci provai e lei, come se mi avesse letto nella mente, fece lo stesso, portando le nostre mani intrecciate alle sue labbra umide e tremanti per posarvi sopra un leggero bacio.
E se avessi potuto, avrei pianto come un bambino di fronte alla tenerezza del suo gesto e soprattutto, avrei dato qualsiasi cosa per ricordare il suo volto e tutti i momenti passati insieme perché ne ero certo, lei era una parte estremamente importante della mia vita.
Poi, successe tutto in un istante.
Una delle sue piccole lacrime scivolò sulle nostre mani intrecciate e, come quando una goccia di rugiada cade in uno specchio d'acqua statico e riesce a rompere la quiete creando dei cerchi concentrici sulla superficie, allo stesso modo, i ricordi riaffiorarono tutti insieme con una forza inaudita, trascinandomi in un profondo baratro tra sogno e realtà.





















Note: 
È un prologo molto piccolo, lo so.
E sono anche consapevole di essere caduta in un cliclé visto e rivisto, e che voi vi aspettavate molto di più dopo la lunga attesa, ma a me è piaciuto molto scriverlo e lui è voluto uscire così... quindi, spero che vi possa piacere anche a voi che avete letto il mio precedente lavoro o che state leggendo questo per la prima volta.
Per chi mi seguiva, ricordava o preferiva il precedente 'Contro il Nostro Destino' vi ringrazio di cuore e spero possiate iniziare ad amare anche questa Fic che non è altro che una versione riveduta e modificata di quella storia.
Bene detto questo... vi aspetto al prossimo capitolo! (Che verrà pubblicato non prima della fine d'Agosto.)
Con affetto, Rosye.
   
 
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