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Autore: Lucy Farinelli    19/01/2009    1 recensioni
Dopo "Tutto in una notte", ecco la long-fic che vi avevo preannunciato. Harry, Ron e Hermione hanno lottato contro Lord Voldemort e lo hanno sconfitto. Tuttavia, le sfide non sono finite: un matrimonio si profila infatti all'orizzonte. Tra ritorni dal passato e vecchie abitudini dure a morire, fic in rosa che non tiene conto degli avvenimenti del 7° libro.
Genere: Generale, Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Chapter 8
Il cassetto delle calze


Due settimane dopo...

Hermione si Materializzò alla Tana un giorno prima del previsto.
Sarebbe dovuta rimanere in Grecia quindici giorni, ma c’era stato un disguido con il volo ed era stata costretta ad imbarcarsi su un aereo precedente a quello prenotato.
Era un caldo pomeriggio del 25 giugno; l’orologio al polso della ragazza segnava le 15.30.
Stranamente, la casa era silenziosa.
A soli cinque giorni dal matrimonio, si sarebbe aspettata gente che correva di qua e di là; anche se Ginny e Harry avevano affermato di non voler una cosa molto complicata, c’erano pur sempre tante cose da fare, soprattutto data la popolarità dei due sposi. E diciotto giorni erano veramente pochi.
All’improvviso, Hermione si domandò come sarebbe stato il suo matrimonio.
Probabilmente, le solite cose: abito bianco, un lungo corridoio di panche adornate con fiori e nastri, Ron che l’aspettava all’altare.
Accidenti, già dava per scontato che sarebbe stato Ron a diventare suo marito.
D’altronde, perchè no?, domandò una vocina dentro di lei.
E’ con lui che voglio passare il resto della mia vita.
E’ lui che amo.
E’ lui che voglio come padre dei miei figli. Tante piccole testoline rosse dormiglione e mangione che scorrazzano allegramente per la casa.
Ok, adesso basta.
Ci erano voluti sette anni solo perchè Ron si chiarisse le idee su quello che provava per lei.
Figuriamoci quanto tempo sarebbe passato prima che si fosse deciso a farle la proposta.
E poi, lei aveva solo 18 anni!
D’accordo, a settembre sarebbero stati 19, ma rimanevano comunque pochini per tutte le cose sulle quali stava riflettendo.
Si riscosse dai suoi pensieri e andò a bussare alla porta d’ingresso.
Nessuna risposta.
Provò a quella sul retro.
Stesso risultato.
Possibile?
La Tana, la casa più affollata del mondo magico, e nessuno le apriva.
Decise di entrare senza invito; non sarebbe successo niente di male per una volta.
La porta però era aperta, segno che qualcuno c’era.
Entrò nella piccola cucina di casa Weasley, facendo atterrare i propri bagagli con un colpo di bacchetta in fondo alle scale.
In quel momento, una grossa palla di pelo rossiccia le saltò in braccio.
‘Grattastinchi!’, esclamò ridendo.
Prima di partire per la guerra, l’aveva lasciato lì; sarebbe stato molto più sospetto se fosse rimasto nella casa babbana di Londra, dopo aver raccontato ai suoi che a settembre sarebbe tornata a scuola.
Rimase a coccolarlo per un po’; qualcuno sarebbe di sicuro sceso a controllare udendo il rumore.
Ma nessuno si presentò.
Dopo un po’, Grattastinchi scese dalle braccia della padrona e trotterellò allegramente in giardino, probabilmente a dare la caccia a qualche sventurato gnomo.
Hermione, allora, salì le scale, decisa a mettere a posto almeno le valige.
Ma quando entrò in camera di Ginny vide che i due letti a una piazza adoperati dalle ragazze nel corso degli anni erano stati magicamente uniti in un letto matrimoniale.
E dai vestiti maschili abbandonati lì su una sedia, dedusse che la signora Weasley fosse stata costretta ad allargare di parecchio le proprie vedute.
Quindi, se Ginny e Harry dormivano insieme, allora anche lei e Ron...
Hermione corse entusiasta su per un’altra rampa di scale nella stanza del suo ragazzo, la piccola fornace arancione situata nel sottotetto.
Sì, decisamente non si era sbagliata: un bel letto a una piazza e mezzo era già stato preparato da mamma Weasley.
C’era anche un po’ di spazio vuoto per le sue cose.
Andò a prendere i bagagli e li fece ricadere con un tonfo in un angolo, poi iniziò a curiosare un po’ in giro.
All’improvviso, si accorse che effettivamente c’era qualcuno in casa, e dai rumori provenienti dal bagno, molto probabilmente quel qualcuno era sotto la doccia.
Prima non se ne era accorta, ma da lì, l’acustica era perfetta.
L’acqua della doccia si chiuse.
Hermione decise di andare a controllare dopo aver sbirciato nel cassetto delle calze per vedere se era rimasto un po’ di spazio per lei.
Non fece in tempo ad aprirlo che la porta si spalancò e Ron entrò in tutta la sua gloria con solo un asciugamano beige annodato attorno ai fianchi.
Siccome era comparso a testa bassa asciugandosi i capelli, il ragazzo si accorse di Hermione all’ultimo momento e lanciò un grido di spavento, saltando all’indietro e appoggiandosi allo stipite con una mano sul cuore e gli occhi chiusi.
‘Miseriaccia, Mione. Ho perso dieci anni di vita! Sei impazzita a spaventarmi così?’
Ma Mione era troppo presa dalla visione celestiale che le stava davanti per poter formulare un qualsiasi pensiero logico.
Non ricordava che Ron fosse così bello.
Da ragazzo alto e dinoccolato pelle e ossa qual era, aveva fatto una trasformazione radicale: quello che le stava dinanzi era un uomo di un metro e novanta circa, piuttosto muscoloso e dal torace ben ampio e modellato.
Hermione aveva notato più di una ragazza per strada voltarsi a guardarlo, e a ragione.
In quel momento, aveva il petto coperto di goccioline d’acqua e i capelli rossi piuttosto lunghi gli sfioravano la base del collo. A completare il tutto, due sfavillanti occhi blu che non erano affatto cambiati nel corso degli anni; erano sempre gli stessi occhi limpidi e sinceri che a Hermione ricordavano il bambino di undici anni con il naso sporco sul treno per Hogwarts.
Ma come diavolo faceva a farle ancora quest’effetto?
‘Ciao,’ disse Ron quando si riprese, avvicinandosi e cercandola con lo sguardo.
Hermione si riscosse.
‘Sei arrivata prima.’
Sorrise sornione.
‘Disguido con i voli.’
‘Eh?’
‘Niente, lascia stare.’
‘Ne sono felice, ad ogni modo,’ disse Ron un attimo prima di posare le sue labbra di velluto su quelle morbide di Hermione.
Lei ricambiò con trasporto, passandogli le mani sui pettorali e facendole scorrere poi sulle spalle, bagnandosi tutta.
‘Vedo che tua mamma è diventata molto più elastica,’ gli sussurrò all’orecchio qualche istante dopo.
‘Ha dovuto accettare il fatto che i suoi figli non sono più tanto casti e puri come si costringeva ad immaginare. A parte il fatto che per figli intende anche te e Harry, visto che ha concesso una “camera della perdizione” a Ginny, è stata costretta a darne una anche a me,’ rispose.
‘Parlando di Harry e Ginny, dove sono finiti tutti?’
Hermione riportò il viso davanti a quello di lui.
‘Dunque, vediamo...Papà, Bill, Fleur, Charlie e i gemelli sono al lavoro; mamma, Ginny e Harry a Diagon Alley per scegliere un salone da affittare per il matrimonio. Sono appena usciti e resteranno fuori almeno fino alle cinque, mamma deve comprare anche qualcosa per cena, visto che ci saranno anche Charlie, Bill e Fleur,’ aggiunse con uno strano scintillio negli occhi.
‘Sei bellissima, lo sai? I capelli così ti stanno benissimo.’
Hermione aveva accorciato i capelli prima di partire, sfilandoli in modo che ora le cadessero ricci sulle spalle e non più crespi. In quel momento, inoltre, indossava un paio di pantaloni verde militare a tinta unita e una canottiera nera a collo alto con una croce in stile gotico sul davanti e delle minuscole catenelle di metallo che le penzolavano sul seno. Lo strano pallore che le colorava il viso all’ospedale era quasi sparito grazie al sole della Grecia.
Hermione ricambiò l’occhiata e decise di assecondarla; era arrivato il momento di scontare le sue due settimane di assenza.
Iniziò a baciarlo sotto il collo, salendo poi pian piano verso l’alto sentendo un accenno di barba sulle guance di Ron; le sue mani, intanto, vagavano sulla schiena del ragazzo, facendolo rabbrividire di piacere.
A quel punto, Ron perse completamente il controllo e, sollevata Hermione tra le braccia, la depose sul letto senza mai rompere il contatto, cominciando a spogliarla con dolcezza.
L’asciugamano era già caduto sul pavimento e, ben presto, anche gli abiti di Hermione fecero la stessa fine.
Ron si stese sopra di lei sorreggendosi con le braccia per non pesarle addosso e le passò la lingua tra i seni giù fino all’ombelico; da lì, le strofinò la guancia ruvida sul ventre, facendola quasi gridare di piacere.
Hermione lo afferrò per le spalle, quando Ron riportò il viso su quello di lei e prese a sfiorargli il morbido incavo della spina dorsale con le mani, percependo Ron arcuarsi al tocco delicato delle sue dita.
Quella piacevole tortura sembrò durare ore; poi Ron la baciò con foga soffocando un gemito di Hermione proprio mentre un’ondata di piacere li coglieva inaspettati.
Rimasero abbracciati a lungo, mentre Ron la cullava tra le braccia in un gesto protettivo baciandole di tanto in tanto i capelli e Hermione gli scostava la frangia dalla fronte, ascoltando il battito attutito del suo cuore con la testa poggiata sul suo petto.
Il ragazzo continuò a coccolarsela fin quando non sentì il suo respiro regolarizzarsi; allora abbassò lo sguardo e vide che Hermione si era assopita.
Sorrise tra sè e sè, soddisfatto di essere riuscito a distrarla così astutamente dal cassetto delle calze dove stava per mettere le mani, quando era entrato in camera.
Niente da fare, Ron non sarebbe mai cambiato.


    

Per titty79: Grazie! ^_^ Sono contenta che la storia ti piaccia!
Per TINAX86: *Si guarda intorno con cautela perchè la sottoscritta è la prima a leggere poche fanfic e a recensirne ancora meno*
Ehm, dunque, sì...Ron? Senza ripercussioni? Mmh. Uhm, beh, sì, la vacanza l'ho messa perchè non potevo far partire Hermione direttamente per la Tana, dopo mesi e mesi che non vedeva i suoi genitori. Mi sembrava poco credibile. Anche se due settimane erano poche, erano un tempo più o meno accettabile e che mi facesse rientrare nei tempi. ^_^
Grazie per i tuoi commenti sempre puntuali! Alla prossima! 
  
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