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Autore: Lady_purosangue    12/07/2015    1 recensioni
Questa storia parla di Walter Wright, un giovane soldato americano e Edith Miller, giovane figlia di un Gerarca Nazista.
Siamo alla fine della guerra.
É il 16 marzo 1945 e ormai la corsa verso Berlino é rapida.
La giovane Edith si trova a Koblenz, una città stategiacamente importante per entrambi le parti.
Gli americani stanno arrivando e l'ultima speranza é gettarsi tra le grinfie della morte:
ma se qualcosa andasse storto?
Se il cianuro che avrebbe dovuto ingerire Edith non funzionasse?
Cosa succederà?
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Guerre mondiali
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Libertà




Una nuvola nera e densa si stagliava nell'aria; la coltre di fumo era talmente spessa che il sole di marzo appariva pallido e debole.
I rumori metallici dei cingolati che avanzavano sulle strade deserte della città erano affiancati ai sibilli dei proiettili alleati e non.
Walter Wright era schiacciato contro la parete di un'edificio e attendeva con ansia il via del suo superiore. I lisci capelli corvini erano appiccicati alla fronte e della polvere nera era attaccata sulla pelle abbronzata.
Il suo cuore batteva all'impazzata, non era la sua prima missione, ma nonostante le sue sedici settimane passate in campo nemico non era ancora sicuro di sé. Ogni volta che entrava in battaglia la paura della morte prendeva possesso del suo corpo e comprendeva come era breve la vita.
 
"Via!" Gridò Henry Ettlinger pochi passi davanti a lui. "Muoversi! Muoversi!" Continuò muovendo la mano destra e indicando con due dita alzate la direzione da seguire.
 
Walter si destò dal suo torpore e si mosse velocemente verso la direzione indicata. Il fumo gli penetrava prepotentemente nei polmoni e gli oscurava la vista.
Ma girato l'angolo una grande piazza gli apparve come un oasi in un deserto.
Gli edifici di quattro piani che li  circondavano erano ben tenuti e non avevano niente a cui spartire con le catapecchie infestate dai ratti della periferia. Al centro, sul selciato scuro si stagliava una grande fontana di pietra in cui un tempo scorreva l'acqua limpida e brillante; ma, che a causa della gurra era scomparsa.
Dei nuovi spari rimbombarono nelle teste dei soldati e Walter fece appena in tempo a gettarsi a terra per non essere colpito. Sentì il sibillo di un proiettile vicino all'orecchio e il sangue gli si gelò nelle vene.
Ormai quella piazza era diventata un campo di guerra. Alcuni corpi giacevano senza vita sulla strada e altri soldati feriti tentavano di raggiungere i porticati opposti alla banca in cui erano rifugiati i Nazisti.
A Walter sembrava che fosse passata un ora quando finalmente degli uomini riuscirono a neutralizzare le due mitragliatrici anti carro, che erano posizionate ai lati del tetto.
Nessun proiettile fendeva l'aria e il silenzio era talmente teso che poteva essere tagliato con un coltello.
Passarono alcuni minuti: poi, una figura comparve sulla soglia della banca. Un bambino di circa dieci anni avanzava titubante sotto il mirino americano, in mano sventola un fazzoletto bianco.
 
Alcuni soldati uscirono dai loro ripari per comprendere le parole del piccolo: "Wir ergeben uns! Wir ergeben uns!" [1]
 
"Coprimi" ordinò il capitano Ettlinger a Walter avviandosi verso la banca.
 
"Allora di a quegli stronzi bastardi, di uscire disarmati e con le mani in alto" urlò imperioso in Tedesco il capitano.
 
Il piccolo rivolse al soldato uno sguardo terrorizzato; Walter non vi aveva fatto caso ma il ragazzo stava tremando come una foglia.
Il bambino abbandonò il fazzoletto e rientrò nell'edificio senza mai voltare le spalle ai soldati, non si fidava di loro.
Chissà cosa gli avevano raccontato riguardo agli americani?!
Sicuramente nulla di buono.
A un cenno del Capitano i soldati si disposero a semicerchio circondando l'entrata della banca con un'ammasso di ferraglie mortali. 
Delle piccole ombre cominciarono ad uscire dall'edificio, ma una cosa colpì Walter, quelle figure erano troppo piccole per appartenere a degli adulti. I piccoli soldati si disposero in fila con le mani alzate, gli occhi imploranti e impauriti. Solo alla fine cominciarono ad apparire degli uomini in divisa da SS. Walter li contò undici bambini e tre soldati; possibile che delle creature così piccole e all'apparenza indifese avessero ucciso così tante vite?
Si guardò intorno, corpi di soldati giacevano sul selciato, le membra abbandonate e immerse nel loro stesso sangue. Alcuni erano stati tagliati in due o più parti dai proiettili e di loro ormai non restava altro che qualche pezzo di carne  e il ricordo.
 
"Contro il muro!" Gridò imperioso e autoritario Henry Ettlinger.
 
Le figure esili si appiccicarono al muro martoriato e alcuni soldati si avvicinarono per perquisirli.
 
"Walter prendi il crucco e portalo qui" gli ordinò indicando l'ultimo uomo in uniforme.
 
Prese il giovane e immobilizzandogli le braccia dietro la schiena lo fece avanzare fino a raggiungere il suo superiore. Doveva avere su per giù la sua stessa età e vedendolo fin da lontano si potevano comprendere le sue origini tedesche. I capelli biondo platino erano nascosti sotto un capello grigio e due occhi verde smeraldo guardavano con odio. 
 
"Fai sgomberare quell' edificio ci servirà un posto dove poterlo interrogare." Disse Henry indicando un palazzo accanto al municipio.
 
 
Edith correva velocemente verso l'ultimo piano del municipio, le mente ancora scossa dai corpi privi di vita della sua famiglia. Degli spari provenivano dalla piazza e le orecchie quasi fischiavano dal dolore. Queste cose le fecero tornare in mente suo fratello Adam, morto troppo presto, in una guerra che non voleva e per difendere ideali non suoi. Vedeva il suo corpo martoriato tra la neve della siberia, magro e smunto, con gli occhi fuori dalle orbite e le budella congelate. Non avevano mai potuto vedere il suo corpo l'unica cosa che restava di lui era la sua collana che ora Edith sentiva premere contro il petto, era grazie ad essa se avevano capito che era ormai morto.
La giovane la strinse nella mano destra e trattenendo le lacrime varcò una porta e spostò un pannello per chiuderlo alle sue spalle e comparire nelle stanze della servitù.
Quando spiò dalla finestra si ritrovò davanti un paesaggio di morte: corpi crivellati erano stesi a terra, e il loro sangue era schizzato ovunque. Sel selciato, nelle pareti, era come se tutto fosse diventato rosso.
Si allontanò velocemente e sentì un conato di vomito bruciargli la gola.
Chiuse gli occhi e incominciò a respirare più lentamente, ma invece di rassicurarsi si agitava sempre di più; nuove immagini di corpi dilaniati gli infestavano la mente. 
Quando li riaprì guardò con diffidenza verso il vetro, ma invece di avvicinarsi si allontanò e incominciò a scendere le scale fino ad arrivare in camera sua.
Non incontrò nessun servo, probabilmente erano tutti rintanati nella umida cantina dove suo padre invecchiava i suoi adorati vini.
Quando Edith entrò nella stanza, il calore emanato dal caminetto acceso la colpì in pieno. Si chiuse la porta alle spalle e si buttò a peso morto sul letto, premendo il cuscino sulle orecchie per attutire il rumore degli spari.
Rimase sdraiata immobile per quella che le parve un’eternità, poi conclusi gli spari si alzò di scatto.
Prese il cappotto beje della sua divisa e coprì la svastica sul braccio destro con la fascia da crocerossina. Se i soldati non l'avessero perquisita non si sarebbero mai accorti della pistola posizionata sulla sua cintura.
Diede uno sguardo fuori dalla finestra e vide dei bambini con il volto rivolto verso il muro, poi riconobbe Hans; le braccia dietro la schiena e lo sguardo fiero.
Scese velocemente al piano terra e si accorse che dalle sue spalle stavano arrivando dei rumori, si nascose dietro una colonna e pochi minuti dopo la servitù aveva affollato il piccolo atrio, per poi riversarsi in piazza ed essere allontanati dei soldati.
Edith aprofittò della confusione e sgattaiolò sotto i portici fino al livello in cui si trovava Hans, ma era ancora troppo lontana per avere una mira sicura.
Poi si ricordò della croce rossa che aveva sul braccio e si avicinò titubante a un soldato ferito.
La gamba era stata completamente amputata e giaceva qualche metro distante dal corpo. Gli occhi neri del soldato alla vista della ragazza si illuminarono e tendendo le braccia verso di lei gli parlava in una lingua a lei sconosciuta. Quell'uomo le faceva pena, si accovacciò al suo fianco, il sangue gli usciva violentemente dalla gamba e il viso stava diventando sempre più chiaro. Doveva fermare l'emorragia o sarebbe morto dissanguato. Si tolse le scarpe da marcia e sfilò la calza in lana, il freddo pungente aggredì la sua giovane pelle, ma non vi fece caso. Annodò la calza il più stretto possibile nella coscia del soldato e  il sangue diminuì il suo flusso.
Quando Edith si alzò si accorse di essersi macchiata mani e gambe con il sangue del soldato; poi diede uno sguardo di sottecchi ad Hans: era abbastanza vicina.
Avvicinò lentamente la mano alla cintura e poi estrasse la pistola. Puntò, premette sul grilletto e un proiettile uscì dalla canna colpendo il tedesco in testa. Il suo giovane corpo si acasciò a terra con un grande tonfo.
Gli occhi di tutti i soldati si posarono su Edith.
La ragazza infilò la mano in tasca e estrasse la boccetta di cianuro, l ' avvicinò alle labbra, ma un soldato l'afferrò da dietro e il liquido si rovesciò a terra.
 
"ruhiges Mädchen" [2] disse Harry Ettlinger avvicinandosi alla giovane che si dimenava.
 
"Wie heißt du?" [3] Chiese ancora.
 
La ragazza alzò gli occhi e vide l'uomo che parlava, doveva avere circa quarant'anni e alcuni capelli grigi facevano capolino dal ciuffo castano.
 
"Edith. Edith Miller." Rispose la giovane puntando i suoi occhi di ghiaccio in quelli cioccolato dell'americano.
 
 
[1] Ci arrendiamo! Ci arrendiamo!
[2] tranquilla ragazza
[3] come ti chiami?
~
   
 
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