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Autore: LadySissi    12/07/2015    3 recensioni
Sette brevi racconti. Sette confessioni di personaggi della saga di Harry Potter.
Fughe nel passato, debolezze, sentimenti ed inaspettati punti di forza.
1. Invidia *** Ninfadora Tonks
2. Accidia *** Horace Lumacorno
3. Gola *** Albus Silente
4. Ira *** Molly Weasley
5. Superbia *** Pansy Parkinson
6. Avarizia *** Ron Weasley
7. Lussuria *** Lucius Malfoy/Hermione Granger
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Horace Lumacorno, Nimphadora Tonks, Pansy Parkinson, Un po' tutti | Coppie: Remus/Ninfadora
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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(Voce narrante: Pansy Parkinson)

 

“Ti ho mandato via

Sento l’odore della città

Non faccio niente, resto chiusa qua

Ecco un altro dei miei limiti

Io non sapevo dirti che

Solo pensarti mi dà i brividi

Anche una stronza come me

Come me”

(Laura Pausini, Spaccacuore)

 

La torre di Astronomia è una delle più alte del castello, ed è molto poco frequentata tranne che nelle ore serali. È un rifugio perfetto per me. Anzi, pensandoci bene, forse è un luogo che rispecchia un po’ il mio animo. Io sono come lei: fredda, solitaria, innalzata al di sopra di tutti.

Sono sempre stata così. La mia educazione è stata molto rigida e basata su un solo, fondamentale principio: quelli come me, i Purosangue, la nobiltà magica, sono superiori a tutti. Noi abbiamo soldi, ricchezza, benessere, ed a noi spetta il primato della magia. Tutto il resto è feccia.

Ma non posso negare che non è solo per questo che sono stata definita superba ed altezzosa: non sono stati solo i miei genitori, io ci ho messo del mio…e molto, anche. Sono sempre stata chiusa, schiva. Una ragazza all’apparenza timida ma che dentro aveva una forza e una determinazione pari alla durezza dell’acciaio.

Ho sempre coltivato pochi rapporti d’amicizia e mi sono premurata che queste persone meritassero la mia fiducia. Se qualcuno non mi voleva o per qualche inspiegabile ragione mi rifiutava, io di certo non andavo ad elemosinare la sua compagnia o la sua comprensione. Se soffrivo, non lo davo a vedere. Ho sempre pensato che, in fondo, chi mi aveva abbandonato non era all’altezza del mio mondo così complesso, della mia sensibilità troppo spiccata. Quante volte li ho additati come “indegni, meschini, ottusi”. Incapaci di guardare al di là del proprio naso. Senza capire che anch’io, in fondo, parlando così mi chiudevo ancora di più. Ma non ho un’altra strada, non ho una soluzione alternativa. Non mi è mai stata insegnata.

E poi, i ragazzi…beh! Per loro sono e resterò sempre un completo mistero, lo so. I casi sono due. Possono infrangere la mia cortina d’acciaio e introdursi con semplicità, diventando i miei migliori amici, quasi dei fratelli, da cui vado quando ho bisogno di far cadere il muro che mi sono costruita ed essere un po’ coccolata. Sono così alcuni dei miei compagni di Casa, che per me ormai sono parte della famiglia. Oppure ci sono quelli che non si accontentano, che pensano (illusi!) che ci possa essere qualcosa di più. Inutile dire che vanno incontro ad una delusione o ad un clamoroso fallimento.

Sapete qual è la verità? I ragazzi si avvicinano a me, dicono di essere attratti, ma poi guardano davvero dentro di me e fuggono terrorizzati.
Non sono alla mia altezza, mi ripeto io.
Non mi lascio andare, non do loro le conferme che cercano…li spavento, dicono loro.
Io vado bene per fare le battutine allusive, per un’uscita occasionale, per fare ingelosire qualcun’altra. E poi basta. Nessuno è mai riuscito a donarmi quel di più di cui prima tanto si vantava. Non che io abbia bisogno di persone così, intendiamoci. Ne faccio volentieri a meno. Mi chiedo solo: è così difficile, per me e per gli altri, avere il coraggio di uscire allo scoperto?

 

Tu però ci stavi riuscendo. Tu stavi portando fuori il meglio di me. E quando la mia migliore amica Daphne è venuta in camera mia ad avvisarmi del fatto che eri giù nella nostra Sala Comune, ho fatto tanto d’occhi. Certo, ti avevo notato, ti trovavo carino, ma…che significava quell’improvvisata?
E ti ho trovato lì, con quei capelli rossi, quell’assurdo maglione sformato e quel sorriso smagliante che ti poneva così in contrasto con i miei amici della Casa di Serpeverde. Quel tuo inspiegabile atto di coraggio testimoniava la tua natura Grifondoro, casomai ce ne fosse stato bisogno.
“Che diavolo vuoi?”
“Invitarti al ballo di Halloween.”

Ho accettato senza troppi problemi: ero già uscita con persone della tua Casa ed ero sicura che tu saresti stato una loro banale ripetizione: troppo concentrato su te stesso ed i tuoi eroismi per badare ad una piccola e insignificante fanciulla verde argento come me.

E invece non è stato così. Ed a quella sera ne è seguita un’altra, ed un’altra ancora. Ma io ero sempre più arrabbiata con me stessa.

Oh, come poteva una come me, una principessina ricca, abituata ai lussi ed alle serate chic, studentessa impeccabile, fredda come un ghiacciolo in pubblico, innamorarsi di uno come te, traditore della causa della nobiltà magica, senza un soldo in tasca, sempre in punizione e la cui occupazione principale era mettersi in ridicolo ogni giorno con stupidi scherzi?!?

Ed ho cominciato a pretendere che ci vedessimo di nascosto. A trattarti male, ad allontanarti. Non ne avevi colpa, ti giuro.

Io con te ho conosciuto la dolcezza, la sincerità, la bellezza di un vero sentimento. E anche se ieri sera ti ho insultato nel mezzo della Sala Grande, chiamandoti pezzente e inutile perdente, e ti ho gridato “è finita”, solo Dio sa quanto avrei voluto dirti che ti desideravo accanto per sempre. Che niente è comparabile al calore del tuo abbraccio.

Ma non avrò mai il coraggio di farlo.

 

“Sei qui!”. Mi volto. Non ci credo. Tu.

“George?!?” Sei venuto da me. Ancora una volta, hai fatto un passo per me.

“Sì…” Provo ancora a difendermi. Ho uno strano bisogno di allontanarti, di scappare.

“Ma che diav…”
“No, zitta, per favore. Non lascerò che mi insulti ancora. Non lascerò che tu dica ancora qualcosa che non pensi.”

“E allora cosa sei venuto a fare?”

“Sono venuto a riprenderti.”
Un sorriso.

Mi basta. E corro fra le sue braccia, sentendo la mia superbia che cade giù dalle mie spalle come un vecchio mantello che non voglio più.

NOTA AUTORE: ed ecco a voi la superbia, quinto capitolo della storia!
Solo una breve spiegazione per chi di voi non ha letto altre mie storie. Pansy e George provengono da una mia long-fiction ormai terminata, "Il cielo ha una porta sola". Mi sono innamorata di questa coppia così stramba ed inusuale ed ho deciso di fare un'altra breve one-shot dedicata a loro. Non sono mai riuscita a vedere Pansy come la semplice servetta di Draco: visto che quest'ultimo ha poi deciso, secondo la Rowling, di sposare un'altra persona, sono dell'idea che Pansy, crescendo, sia riuscita a maturare ed a prendere un'altra strada. E chi meglio di un gemello Weasley potrebbe tenerle testa senza avere paura della sua indole Serpeverde?
Ovviamente questo capitolo è dedicato con grande affetto a quanti hanno letto e recensito "Il cielo ha una porta sola".
Un enorme grazie anche a tutti voi lettori di questa raccolta!!
A presto :-) :-)
  
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