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Autore: Prue786    14/07/2015    1 recensioni
“Io…” il giovane aumentò la stretta alla testa, respirando un po’ a fatica “Non…” scosse piano il capo, reprimendo un’imprecazione “È assurdo, ma non ricordo.” [...] “...non ricordo il mio nome...”
Genere: Generale, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8. I miei ricordi?

 

“Matthias, dove pensi di andare?”

La donna guardò il giovane prendere le chiavi dello scooter e dirigersi all’ingresso.

“Ti ho fatto una domanda!”

Afferrò il giovane per un braccio e lo fece voltare.

“Cosa vuoi?”

“Dove stai andando? Il fatto che tu sia maggiorenne non ti autorizza a fare quello che vuoi!” La donna corrugò maggiormente le fronte “Sono le 9 di sera, fra poco la cena sarà pronta, tuo padre tornerà a momenti…”

Matthias alzò gli occhi al cielo, con una smorfia e la stretta sul suo braccio aumentò.

“Sarah… lo sai che lei ci…”

“Smettila di tirare in ballo Sarah!” urlò il giovane “È una mocciosa, cosa vuoi che le importi se ceno a casa o no?” Matthias si divincolò “Vai a fare la madre appiccicosa con lei!”

Con passo svelto il ragazzo raggiunse il portone.

“Matty!”

Una bambina sugli 8 anni fece capolino nell’ingresso.

“Dove vai?” chiese piano.

“Che ti avevo detto?” Sibilò Matthias allargando le braccia e fissando la madre. “Pazienza…” Sbuffò scuotendo la tesa “Non aspettatemi alz…”

“Cattivo!”

La voce di Sarah sovrastò quella del fratello; gli occhi lucidi della bambina si fissarono su di lui.

“Cattivo! Avevi detto che stasera mi avresti aiutato con i compiti!”

“Oh, andiamo, avrai finito già tu…”

“Bugiardo!” Sarah pestò un piede a terra e scomparve dalla vista dei due.

“Matt…” La donna sospirò “Per favore, accontentala per una volta, lo sai com’è fatta.”

“Ho da fare!”

Il portone si aprì con uno scatto.

“Matthias!” Urlò questa volta la donna.

“Ci vediamo.”

“Fermati, non ti ho dato il permesso di…”

Il tonfo causato dalla chiusura dell’uscio coprì il resto della frase.

“Matthias!”

Fu solo un suono attutito; ormai era all’esterno.

“Finalmente.” Sbottò a mezza voce.

Il giovane salì sullo scooter parcheggiato nel vialetto e mise in moto, partendo senza voltarsi indietro.

 

La musica rimbombava nella grande sala illuminata da luci psichedeliche.

Matthias lasciò andare un sospiro prima di mandar giù il contenuto del bicchiere che aveva in mano.

“Dammene un altro!” Ordinò all’uomo abbronzato e ben vestito dietro il bancone.

“Certo, se lo paghi!”

Il giovane alzò gli occhi lucidi sull’altro e con una smorfia sbatté una banconota davanti a sé.

“Con chi credi di avere a che fare? Eh?”

Il barista si limitò a fare spallucce e prese i soldi, allungando un bicchiere pieno a Matthias.

“Dove cazzo sono finiti? Mi avevano detto a mezzanotte… è già passata un’ora!”

Il ragazzo passò una mano sugli occhi e bevve un sorso del cocktail appena ordinato; con una smorfia disgustata si alzò dallo sgabello, rimanendo qualche secondo fermo, in equilibrio precario.

“Stronzi…” Biascicò nel frastuono.

Mosse qualche passò e gli si parò davanti un muro umano che ondeggiava e si dimenava a ritmo con la musica.

Cominciò a farsi largo a spintoni. “Ho bisogno d’aria… fa troppo caldo e tutto quest’odore di sudore… dannazione, cos’ha messo in quel cocktail?” Scosse la testa e continuò a procedere lentamente tra i corpi ammassati e ansanti.

C’era rumore, tanto rumore.

La luce stroboscopica dava l’impressione che i suoi movimenti fossero rallentati. Tutto gli vorticava intorno.

Matthias portò una mano al viso, asciugando il sudore freddo; urtò un paio di ragazzi, ma non si voltò a guardarli.

“Dove cazzo è l’uscita…” Il senso di nausea aumentava ad ogni passo “Merda!” Digrignò i denti, sbattendo contro l’ennesimo braccio.

Una risata acuta e alticcia lo fece voltare.

“Questo è messo peggio di me.” Pensò alzando lo sguardo sul volto reso pallido dalla luce bianca, gli occhi nascosti dai capelli.

Il giovane scosse la testa prima di proseguire a spintoni.

 

 

Matthias inspirò bruscamente e ritornò nella stanza sconosciuta; si rese conto di aver trattenuto il fiato, mentre le immagini scorrevano veloci nella sua testa.

Di fronte a sé vide l’espressione interrogativa di Andrew, ma un attimo dopo i ricordi ritornarono ad affollarsi nella mente.

 

 

L’aria fredda gli colpì il viso con violenza.

“Cavoli…” sospirò Matthias inspirando a pieni polmoni e chiudendo gli occhi.

Si appoggiò al muro e rimase a godere del fresco che stava allontanando la nebbia che gli intorpidiva la mente.

“Buonasera Matty-Matty!”

Uno strattone e finì a terra.

“Che diavolo…?” Matthias aprì gli occhi, frastornato.

Venne afferrato per un braccio e il frastuono tornò a rimbombargli nelle orecchie.

Con uno strattone si allontanò dalla presa e socchiuse gli occhi; tre giovani stavano gesticolavano animatamente.

“Cosa vogliono?”

Matthias scosse la testa “Cazzo, ho bevuto troppo!” pensò prima che un pugno gli colpisse uno zigomo, costringendolo ad arretrare.

“Allora? I tuoi amici hanno avuto paura, eh?”

La voce era quasi un sussurro nel caos del locale.

Uno spintone lo portò con le spalle al muro.

“Allora?” Uno dei tre gli strinse la felpa, fissandolo negli occhi “Dove sono?”

Matthias socchiuse le labbra impastate. “Che cazzo vuole questo?”

Cercò di spostarsi, ma l’altro lo tenne fermo contro la parete.

Il giovane spostò lo sguardo nella sala, dove tutti continuavano ad agitarsi al ritmo martellante.

“Ti ho fatto una domanda!”

Il più basso dei ragazzi gli arrivava alla spalla ma gli si parò davanti, alzandosi sulle punte.

Matthias storse il naso “Hai bisogno di una doccia.” Disse non riuscendo a trattenere un sorriso e subito dopo avvertì il sapore metallico del suo sangue.

I colpi cominciarono a cadergli addosso, ma si sentiva troppo frastornato per reagire.

Alzò un braccio per proteggere il viso “Cazzo che male…” pensò scivolando a terra. “Smettetela!”

Gli strilli acuti che seguirono gli fecero socchiudere gli occhi.

Le luci a intermittenza coloravano il pavimento e poco più in alto la lama di un coltello si muoveva a mezz’aria.

“No!” si sentì urlare.

“Sono stato io?” Si chiese Matthias facendo leva con l’altro braccio per tentare di alzarsi.

Altre urla, la musica sempre più forte e la calca che si faceva più opprimente.

“Che cazzo sta succedendo…”

Ombre nere gli oscurarono la visuale, allontanandosi dopo poco e trascinando con loro i tre sconosciuti.

“Stai bene?” Si sentì chiedere da qualcuno ma Matthias non rispose, limitandosi a muovere la testa in modo scoordinato; milioni di stelle gli scoppiarono nella testa a quel movimento.

“Merda!” Digrignò fra i denti e, alzandosi, barcollò di nuovo verso l’uscita.

 

Matthias raggiunse lo scooter, la testa ancora confusa e il corpo indolenzito.

Il buio tutt’intorno era rassicurante, i rumori attenuati.

“Ora vado a prendere quei bastardi… ancora non sono arrivati!” Borbottò prendendo le chiavi nei jeans.

“Merda!” La mano gli tremava e qualcuno aveva cominciato ad urlare anche lì fuori.

“Entra, stronza!” Imprecò non riuscendo ad infilare la chiave.

“Quando li prendo sono cazzi loro…”

Con un grugnito mise in moto il mezzo; sospirò, passando una mano sul viso.

Il veicolo cominciò a muoversi, procedendo lentamente sull’acciottolato, e la testa cominciò a pulsargli.

Strinse gli occhi e aumentò la velocità; quando ritornò a guardare davanti a sé le luci posteriori di un’auto gli si pararono davanti.

“Cazzo!” Esclamò spalancando gli occhi.

Cercò di frenare ma la targa del mezzo si avvicinava sempre più velocemente.

Un rumore assordante e Matthias si sentì sbalzare dallo scooter.

Avvertì l’impatto contro il terreno; un attimo di dolore poi il buio.

 

“Ehi!”

Socchiuse appena gli occhi; c’era nebbia intorno.

“Ehi, amico, sei ancora vivo?”

“Freddo.” Pensò Matthias “Alcool… puzzi di…”

Un’ombra entrò nel suo campo visivo, per un attimo, prima che le palpebre si abbassassero.

Il giovane sospirò piano, lasciandosi avvolgere dal torpore e dal silenzio…

 

   
 
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