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Autore: riccardoIII    14/07/2015    6 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, aveva pensato che avrebbe sempre avuto la sua ancora.

All’inizio non fu facile.

Dopo che il Cappello ebbe proclamato “Grifondoro!”, si alzò dallo sgabello con l’eleganza e la compostezza che doveva sempre mostrare, ma dentro era un tripudio di emozioni. Sorrideva, sornione, come se tutto quello non l’avesse toccato, come se lo sguardo smarrito e furioso di Narcissa non l’avesse trafitto, come se il chiacchiericcio che era esploso nella sala non lo turbasse, come se vedesse solo il festante tavolo rosso-oro che lo attendeva, battendo le mani.
Si accomodò sulla panca, stringendo le mani ai ragazzi che lo salutavano con entusiasmo; dopotutto, avevano strappato un Black alle Serpi, era un motivo d’orgoglio. Qualcuno lo guardava di sottecchi, come se dubitasse di lui, come se fosse una spia. Si sentì ancora di più a disagio.
Aveva l’impressione che qualcuno lo stesse osservando; il pizzicore alla nuca lo fece voltare e trovò un paio d’occhi azzurri e penetranti fissi nei suoi. Evidentemente, anche Albus Silente era sorpreso da quella svolta negli eventi.

Si costrinse a seguire lo smistamento dei suoi compagni, ma non riusciva a smettere di pensare. Cosa sarebbe accaduto adesso? Cosa avrebbero pensato i suoi genitori? E Regulus?
Certo, in casa sua le cose non erano andate sempre bene; aveva discusso con suo padre numerose volte, come quando lui gli aveva detto che non poteva uscire a giocare con i bambini nella piazza perché loro erano feccia, Babbani, e non poteva mischiarsi con loro nemmeno per fare un pupazzo di neve. Non aveva mai capito davvero perché gli altri dovessero essere tanto diversi da lui, perché gli era concesso dividere i suoi giochi e il suo tempo solo con Regulus, le sue cugine ed i figli degli amici dei suoi genitori. Non comprendeva cosa lo rendesse superiore, come diceva suo padre, e non faceva nulla per nascondere l’assenza di sforzi da parte sua nell’ingoiare le idee dei suoi genitori senza avere la possibilità di capire come funzionavano le cose. Tuttavia, per la maggior parte del tempo tendeva a dimenticare le domande che gli sorgevano spontanee, sapendo di non poter ottenere risposte soddisfacenti; immaginava che sarebbe arrivato il momento in cui sarebbe stato abbastanza grande da poter comprendere e che allora tutto sarebbe stato spiegato. Nel frattempo, con qualche riserva, tentava di farsi andar bene ciò che dicevano gli adulti.

Sua madre lo rimproverava di continuo; per aver origliato le conversazioni dei grandi, per aver convinto Regulus a giocare a nascondino in soffitta ed avercelo chiuso dentro, per aver fatto uno scherzo innocente una sera a cena, quando aveva confessato alla nonna di voler sposare la bambina che abitava al numero dieci ed averle quasi causato un bell’infarto e per gli altri mille motivi per cui lei lo chiamava “testa calda”. Ogni volta, per ripicca nei suoi confronti, le diceva che loro non erano meglio degli altri, ma solo per farla arrabbiare. Dopotutto, non ne sapeva abbastanza per decidere chi fosse meglio di chi, ma far arrabbiare la madre era sempre divertente, gli dava una strana soddisfazione. Solo che lei perdeva la pazienza se si insultava il loro Sangue, comparandolo a quello di chiunque altro, e allora lo minacciava con la bacchetta, lo metteva in castigo o gli dava una buona sculacciata. A volte lo aveva colpito anche per malefatte minori, come aver fatto cadere un vaso pregiato che si era rotto toccando terra. In realtà era stato Regulus ad urtarlo per sbaglio, ma Sirius si era preso la colpa per evitare che lui fosse sgridato. Un “Reparo” era bastato a ricomporre i pezzi, ma sua madre aveva detto che un po’ di dolore gli avrebbe fatto capire che bisognava aver cura delle cose preziose. Sirius aveva sempre sospettato che l’insegnamento della disciplina fosse principalmente appannaggio di suo padre in casa loro per evitare che sua madre lo picchiasse troppo spesso, vista la sua predilezione per le punizioni corporali e dolorose.

E ora, ora che non solo non era diventato un Serpeverde, cosa che chiunque in casa sua aveva dato per scontato nello stesso momento in cui era nato, ma era addirittura nella casa dei Traditori del Sangue, cosa avrebbe detto suo padre? Cosa avrebbe fatto sua madre?

Eppure, lui aveva detto di voler essere “solo Sirius”, ed era la verità. Se il Cappello aveva letto nella sua mente che Sirius sarebbe stato un buon Grifondoro, allora non poteva essere sbagliato. Allora era destinato a quella Casa più che a qualunque altra, anche se il suo cognome avrebbe assicurato il contrario.
Era così sbagliato voler essere semplicemente se stessi?

Nel frattempo, lo Smistamento proseguiva. Qualcun altro l’aveva raggiunto al tavolo dei Coraggiosi e una ragazzina dai capelli rossi si avvicinava proprio in quel momento. Riconoscendo in lei la sua compagna di inizio viaggio, si scostò per farle posto, ma quella si allontanò da lui. Forse era ancora arrabbiata.
Si ritrovò a sperare che James lo raggiungesse. E se anche per lui il Cappello avesse avuto progetti strambi? Si sarebbe ritrovato in una Casa sconosciuta, senza nessuno su cui contare. Senza amici e senza famiglia. Non poteva pensarci.
Altri ragazzi giunsero, ma lui non ci badava; continuava a fissare alternativamente la professoressa McGrannit e il Cappello Parlante, aspettando che venisse chiamato James in preda all’ansia.
E finalmente il suo nome fu pronunciato, lui si diresse baldanzoso verso lo sgabello e si sedette. Il Cappello non era nemmeno del tutto calato sulla sua testa e già “Grifondoro!” era risuonato nella Sala. Sirius si ritrovò a battere le mani con entusiasmo, un sorriso sincero e largo sul viso e i dubbi che scomparivano mentre Potter camminava veloce verso di lui, con un ghigno che gli arrivava fin dentro gli occhi. Gli batté una pacca sulla spalla e si accomodò al suo fianco.
-Lo sapevo che eri un tipo apposto, io!-
Disse solo questo, semplicemente; niente “noi saremo grandi amici”, “io e te faremo grandi cose”, “sono felice che tu sia qui”. Nessuna dichiarazione di amicizia eterna. Era scontato per James che loro non si sarebbero più separati, lui aveva deciso sul treno come sarebbero andate le cose e tanto bastava.
Cominciò a tendere la mano a chiunque fosse lì intorno e ad ogni persona che conosceva presentava Sirius, come se fossero indissolubili, come se non potesse nemmeno pensare di parlare di se stesso senza includerlo nel pacchetto.
Il calore che invase Sirius quella sera lo scaldò per tutta la sua vita, in ogni momento, anche il più buio. Loro si appartenevano e questo non sarebbe mai cambiato. Mangiarono, risero e chiacchierarono con i loro nuovi compagni e lui non poté che sentirsi felice. Quando, dopo una cena più che abbondante e numerose scale, si ritrovarono nella loro Sala Comune, Sirius si lasciò travolgere dal rosso e dall’oro, lasciò che quei colori traspirassero dentro di lui e gli avvolgessero le viscere, scacciando il verde e l’argento avevano tentato di possederlo fino a quel momento e facendo la tana nel suo cuore insieme alla risata tonante di James.

Quella notte, mentre stava sdraiato nel suo baldacchino senza riuscire a dormire, ripensava alla lettera che aveva scritto ed inviato ai suoi genitori per spiegargli cosa era accaduto; fu così che tornarono i dubbi e i timori sulla reazione che avrebbe suscitato il suo Smistamento tra i suoi parenti. Ben presto la paura ricominciò a prendere possesso delle sue vene, facendolo sospirare piano. Dal letto accanto al suo sbucò la testa arruffata di James, senza gli occhiali. Si guardarono un momento, poi Sirius parlò senza nemmeno bisogno che l’altro ponesse domande.
-I miei non saranno troppo contenti-
Sospirò anche lui, uscendo dal suo letto e sedendosi al suo fianco.
-Si, l’avevo immaginato dopo quello che ho visto stamattina. Hai paura di quello che ti diranno?-
-Ho paura di quello che mi faranno-
James parve un po’ scosso da quella precisazione; evidentemente non aveva minimamente pensato che avrebbero potuto fargli seriamente del male.
-Ma non hai fatto niente di sbagliato! Non è mica colpa tua!-
Sirius sorrise, mesto.
-Si, invece; ho scelto io. Il Cappello mi ha chiesto di scegliere, io ho scelto Sirius. Ho messo da parte la mia famiglia. Ora loro metteranno da parte me. Come ho potuto essere così stupido?-

Il pugno che arrivò dritto sulla mascella fece male, quella notte.

 -Tu non sei stupido. Se i tuoi genitori ti puniranno e ti picchieranno perché tu sei te stesso, non sei tu ad avere qualcosa che non va: sono loro. Sei stato molto coraggioso, e non potevo aspettarmi niente di meno da un Grifondoro come te. Questa è la tua Casa, lo è sempre stata e lo sarà sempre. Il sangue vale molto meno del cuore, Sirius. Non disprezzare te stesso per cercare di essere chi non potresti mai diventare-

Il dolore del pugno svanì presto, ma le parole si cementarono nella mente. In futuro, spesso si chiese come James potesse essere così maturo a undici anni, quando continuò a fare sciocchezze per tutta la vita. Non trovò mai una risposta più soddisfacente del fatto che lui fosse James, così alla fine si accontentò di quella.

Quando il giorno dopo arrivò il gufo di famiglia con una lettera di insulti e minacce da parte di sua madre e un breve messaggio pieno di glaciale delusione dal padre, James li lesse con lui e li bruciò al suo posto nel camino della loro Sala Comune. Poi gli strinse la spalla e gli propose di andare ad esplorare il terzo piano, che a suo dire doveva proprio essere il più interessante. Sirius si ritrovò a sorridere debolmente mentre uscivano insieme dal buco del ritratto, scontrandosi con quel Lupin che condivideva il loro dormitorio. I libri che il ragazzino malaticcio stringeva caddero a terra e lui e James lo aiutarono a raccoglierli, scusandosi. Lui sorrise loro e James lo convinse a seguirli nella loro ispezione.
Incrociarono Minus in giro per il castello, mentre cercava la strada per ritornare alla Torre. La sera prima non aveva detto molto altro oltre al suo nome prima di addormentarsi, e quella mattina lui dormiva ancora quando erano usciti dalla stanza. Sirius non seppe mai bene come, doveva essere stato Lupin, in qualche modo, ma anche Minus si unì alla loro piccola indagine e presto i quattro si ritrovarono a ridere insieme dei buffi quadri e delle scale ballerine.

Così, senza che nessuno di loro se ne rendesse nemmeno conto, cominciò tutto quanto. Non fu tutto semplice o immediato, ma pian piano le cose si definirono, i legami si crearono e la trama si delineò davanti a loro.
In tutto ciò, James era già diventato il nuovo punto fermo della sua vita.
 
Note:
Salve! Avendo il capitolo già pronto, pubblico presto. Ringrazio coloro che hanno letto, recensito e che seguono la storia; non sapete quanto sia importante vedere che piace!
In questi primi due capitoli vediamo il primo ed il secondo giorno ad Hogwarts, ma voglio specificare che non sarà sempre così; comprendendo tutti e sette gli anni di scuola ed anche il periodo della Guerra vera e propria, ci saranno salti temporali anche di mesi tra i vari capitoli, così come in alcuni casi eventi che si svolgono in una stessa giornata potranno protrarsi per più capitoli.
Ecco, ho finito!
Grazie ancora a tutti voi!

 
   
 
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