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Autore: Lyerenshadow_nekkun    14/07/2015    1 recensioni
Una raccolta di OS delle ship più svariate dedicata a Lyel, sperando che ci perdoni per aver oltraggiato il suo idolo stamattina e, soprattutto, per augurarle un buon compleanno!
1) RenMasa - Takkun
2) Kaiyumi - Starishadow
3) AiSyo - pinky_neko
4) Ai/Sorpresa - Lerenshaw
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Ai Mikaze, Masato Hijirikawa, Ren Jinguuji, Sorpresa, Syo Kurusu
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Un incontro speciale

-Aiai, stai uscendo?-
-Sì, ho un impegno.-
-Eh? Di domenica mattinata? Ti vedi con qualcuno?-
Il ragazzino scosse la testa sospirando. Poiché erano soliti fare riunioni mattutine nell’arco della settimana, avevano recentemente preso l’abitudine, dovuta più che altro all’insolita sensazione che ognuno di loro provava quando non erano insieme, di vedersi per una colazione e passare un po’ di tempo insieme. Reiji aveva proposto l’idea e nessuno aveva potuto tirarsi indietro. In effetti, non averlo intorno era parecchio... Silenzioso, così tanto che pareva triste non essere in sua compagnia. Tuttavia, nonostante lui per primo ne sentisse la mancanza, non riusciva a tollerare quel suo modo di fare. Non gli era permesso fare un passo che il moro gli piombava addosso bombardandolo di domande.
Optò per la soluzione più drastica: non rispondergli. Lo avrebbe lasciato col dubbio, in balia delle sue frivole fantasie. Presa una decisione, si voltò e lasciò la stanza, salutando gli altri due compagni.
-Aiai, aspettaaaaaa! Non ignorarmi! Dimmi almeno se si tratta di un appuntamento!!- gridò il ragazzo, cercando di raggiungerlo prima che la porta li separasse.

Quante scenate, pensò. Perché mai Reiji doveva sempre farne un dramma? Insomma, anche lui usciva per i fatti suoi senza dire una parola riguardo i suoi appuntamenti. Il suo comportamento era imprevedibile e spesso non coincideva coi dati che aveva raccolto, mandando in blocco la sua CPU. Al contrario, Ranmaru e Camus erano molto più tranquilli e per questo apprezzava la loro indifferenza: ognuno era libero di fare ciò che voleva e nessuno avrebbe mai osato domandare il motivo. Ad ogni modo, ormai aveva superato il primo ostacolo, anche se grazie a Reiji aveva appena perso il taxi. Grandioso! Si fermò un attimo a pensare e prese il cellulare. Digitò il numero di una compagnia di taxi e attese l’arrivo della prima vettura. Salì sull’auto e diede indicazioni al conducente riguardo la strada migliore da percorrere per arrivare quanto più velocemente possibile a destinazione, beccandosi un’occhiataccia da parte dell’altro a cui non prestò minimamente attenzione.
Che giornataccia, pensò. Non era il tipo da credere alle superstizioni, alla sfortuna o roba simile, essendo lui un ragazzo di scienza in tutto e per tutto, eppure non aveva il presentimento che le cose sarebbero andate per il meglio. Oh, giusto, più che un presentimento era il calcolo matematico dettatogli dai programmi interni a dirgli che con ogni probabilità sarebbe stata una pessima giornata. Ma non doveva badarci. Piuttosto, era disposto ad affrontare una serie di problemi pur di incontrare quella persona. Già, non sapeva nulla ma le sue parole lo avevano colpito. Si era spacciata per una specie di familiare e, per quanto ne sapeva, Ai non aveva familiari. La curiosità lo aveva spinto ad impelagarsi nel caos della domenica mattina, fra interminabili attese in macchina e occhi indiscreti dei fan che avrebbero potuto riconoscerlo. Ne sarebbe valsa la pena, però. Ne era sicuro.

Spese un’oretta in macchina prima di raggiungere il centro della grande metropoli e di raggiungere così il luogo del loro incontro. Giunto ad una caffetteria, prese posto al tavolo prestabilito -per sicurezza, lo avevano riservato il giorno prima- e attese che la persona si facesse viva. Effettivamente, non aveva idea di chi fosse, poiché l’altro, per preucazione, non aveva voluto comunicargli informazioni personali. Era molto strano e questo lo metteva un po’ in guardia. Di chi mai poteva trattarsi? 
Prese dunque a scrutare le varie persone che passeggiavano di fianco alla caffetteria. I suoi occhi si facevano grandi non appena qualcuno sembrava avvicinarsi al suo tavolino, ma poi ripartivano o salutavano qualcuno e prendevano posto all’interno della caffetteria. Attese ancora altri dieci minuti, posando il suo sguardo sulle lancette dell’orologio da polso, le quali scandivano lentamente il passare del tempo. Era in ritardo! Ah, se avrebbe fatto una scenata al suo arrivo! Non poteva impegnargli l’unico giorno di riposo e poi fare tardi -tra l’altro, senza avvisare!

Dopo ancora un po’ di attesa, qualcuno con la testa china prese posto al suo tavolo e abbassò gli occhiali da sole per incrociare gli occhi con quelli del giovane idol.
-Ciao!- esordì con una dolce ed energica voce. -Scusami per il ritardo, ma oggi il traffico è più lento del solito.-
Ai fissò l’interlocutore in cagneso, le palpebre leggermente abbassate rendendo i due occhi simili a fessure.
-Già, suppongo. E’ per questo che ci si organizza con largo anticipo, no?-
Il suo commento sembrò come una stilettata nel petto dell’altro.
-Mi dispiace davvero tanto, Ai. Nonostante l’organizzazione... Beh, sai com’è: gli imprevisti succedono sempre!-
-Suppongo di sì.- constatò l’altro, addolcendo appena i modi e l’espressione del viso.
In realtà, non aveva ancora abbassato la guardia. La persona di fronte a sé, di cui non riusciva a capirne il sesso, portava ancora gli occhiali da sole, impedendogli di poterlo identificare attraverso uno scambio di dati col proprio database. Sarebbe stato scortese chiederglielo, e sapeva che prima o poi sarebbe riuscito ad ottenere l’informazione che desiderava, ma aveva semplicemente bisogno di capire come giocare la sua “partita”: continuare con la difensiva o addolcirsi ancora un po’?
Intanto l’altro riportò gli occhiali nella posizione originaria e si apprestò a dare un sorriso raggiante al giovane. Irritante!
-Ad ogni modo, scusami per la maleducazione. Io sono Aoi Shouta, piacere di conoscerti.- fece, allungando la mano verso Ai in segno di stretta.
Ma quello non si scompose. Anzi, alzò appena il volto guardando la mano di Aoi con la coda degli occhi.
-Piacere mio. Ai Mikaze. Credo lo sapessi già, però.-
Nonostante la risposta tanto fredda del ragazzino, il più grande non si scompose e rise della sua affermazione. In effetti, l’aveva appena chiamato per nome: era palese che lo conoscesse.
-Bene, Ai, ti andrebbe di ordinare qualcosa? Avrei una certa fame.-
-Allora, cosa vuoi da me?- chiese il piccolo, andando dritto al sodo.
-Ehi, rilassati! Non ho fatto due ore in macchina per una chiacchierata di cinque minuti!- rispose l’altro, portando le mani in corrispondenza del petto per segnalare di calmarsi.
-Io SONO calmo.- fu la risposta “monotona” di Ai.
Il povero Aoi scosse la testa e sospirò, prima di ricomporsi e chiamare una cameriera. La ragazza accorse velocemente al loro tavolino per delle ordinazioni e quando vide l’idol il suo volto sembrò illuminarsi.
-Ah, signor Mikaze, che onore averla qui! Cosa posso portarle?-
-Del Butterbur Sprout, per favore.-
-Frappuccino.- aggiunse Aoi.
Non lo degnò minimante di uno sguardo, essendo la bella donzella assorta dal fascino della piccola star. Ci vollero qualcosa come un paio di minuti per farla riprendere e farla tornare a lavoro. Sparita la minaccia-attira-fan, Ai tornò alla carica.
-Shouta Aoi, vorrei sapere l’oggetto di questa discussione.-
L’altro sospirò ancora.
-Sai, Ai, si tratta di un discorso molto complicato da fare. So che sarà difficile credermi, ma vorrei che mi ascoltassi fino in fondo. Puoi farlo?-
Nessun cambio nella sua espressione.
-Lo prenderò come un sì. Anzitutto, sono certo che tu sappia qual è la tua vera natura.-
Stavolta Ai annuì.
-Devi sapere che quando Aine entrò in coma, vostro zio lavorò a lungo su un progetto che secondo lui avrebbe riportato il suo Aine indietro. Era molto convinto e lo è tutt’ora. Ha lavorato per molto tempo e senza sosta alla creazione di un essere artificiale che fosse in sintonia con l’esistenza del suo amato nipote. Sto parlando di te, Ai. Ma tu, questo, lo sapevi già.-
Nel momento in cui il ragazzo fece una pausa, la cameriera tornò al loro tavolo più radiosa che mai. Gli occhi di Aoi seguiono il suo frappuccino che gli fu quasi versato addosso dalla ragazza, che era tutta occhi per il ragazzino. Al contrario, la gelatina di Ai atterrò al sicuro e senza danni, semplicemente scrutata da occhi azzurri inquisitori. L’idol le sorrise e la ragazza per poco non si sciolse davanti a lui, indietreggiando poco per volta prima di tornare a lavoro.
Aoi sorseggiò un po’ del suo frappuccino e continuò il discorso.
-Ora, ti chiederai cosa io c’entri con tutto questo; dopotutto, sono un semplice cantante e doppiatore. Ebbene, il dottore chiese il mio aiuto affinché io ti donassi la mia voce. La registrò per mezzo di apparecchiature elettroniche e da lì sintetizzò quella che adesso è anche la tua voce.-
-Capisco...- rispose il giovane, iniziando a mostrare un po’ di interesse. -In effetti, le nostri voci sono molto simili. Questo spiega il perché.-
Aoi annuì, sorseggiando ancora un po’ del suo frappuccino.
-Ma non capisco... Perché non mi è mai stato detto nulla? Inoltre, perché quando mi hai detto il tuo nome non ho riscontrato dati all’interno del mio database?-
-Hmmm, espressi il desiderio di non darti dati su di me. Mi sentivo un po’ in imbarazzo e non volevo alcun riconoscimento od altro per questo progetto. E poi, non credo fosse rilevante sapere chi fossi.-
-Ma allora perché volevi incontrarmi? Perché volevi mettermi al corrente di tutto ciò?-
Il doppiatore fece un risolino.
-Ecco, sono passati diversi anni dalla fine del progetto, vero. Ho recentemente iniziato ad interessarmi a te. Ero curioso di sapere come fossi diventato, cosa facevi, volevo provare ad avvicinarmi a te, essere tuo amico... Potrei considerarti addirittura un fratello minore, considerando che abbiamo qualcosa che ci accomuna.-
Ai non riusciva a seguire il suo discorso.
-Non abbiamo legami di sangue. Come potrei essere tuo fratello?-
-Non servono legami di sangue per essere una famiglia.- rispose audacemente il più grande, dando un gentile sorriso al più piccolo.
-E’ un modo nuovo di vedere le cose per me. Potrebbe funzionare.- rispose, ponderando l’idea con un sorrisetto.
-Bene, allora credo che...-

Ad un tratto si udì la suoneria di un cellulare. Era quello di Ai.Controllò il numero sullo schermo: era Reiji. Cosa mai poteva volere, sapendo che era impegnato?
-Scusami, temo sia urgente.-
-Nessun problema. Rispondi pure.-
-Pronto, Reiji? Dimmi pure. E’ successo qualcosa? Cosa? Ranmaru e Camus stanno litigando? Beh, lasciali fare. Sono grandi abbastanza per risolvere la cosa da soli. Eh, come dici? Stanno distruggendo il Master Course?-
Ai sospirò.
-Ho capito. Se non c’è verso di fermarli, verrò io. Prenderò il primo taxi e verrò a salvare l’istituto, prima che qualcosa di grave accada. A dopo.-
Riattaccò. Continuò a fissare lo schermo del telefono anche dopo la fine della chiamata. Ma come potevano aver iniziato a litigare quei due? E per cosa poi? Aveva la sensazione che dietro ci fosse lo zampino di Reiji, ma non ne era sicuro. Probabilmente, era una specie di “vendetta” architettata dal più grande al fine di farlo rientrare nel dormitorio e tempestarlo di domande. Ad ogni modo, tornò a guardare Aoi. Ora che aveva compreso l’animo gentile che lo caratterizzava, sentiva un po’ di dispiacere ad andarsene così all’improvviso.
-Hai sentito la chiamata.-
-Già, guai seri immagino.-
-Molto seri. Quei due sarebbero capaci di distruggere la Saotome se non li fermo.-
Aoi ridacchiò.
-Immagino.-
-Purtroppo, ho bisogno di andare.-
Il più grande si intristì.
-Capisco. Non ci sono problemi. “Il dovere chiama”, giusto? Possiamo vederci ancora, se ti va.-
-Naturalmente.- rispose Ai, finalmente sorridendo. -Ma devi lasciarmi il tuo numero, altrimenti non potrò contattarti.-
L’altro ridacchiò nuovamente.
-Mi sembra ovvio.- rispose, prendendo dalla tasca un bigliettino e porgendolo al piccolo. -Quando sei libero, chiamami pure. Mi farebbe davvero piacere venirti a trovare.-
Con un sorriso, Ai annuì.
-Ne sarei contento.-
Detto ciò, il ragazzino si alzò e lasciò sul tavolino la sua parte del conto, nonostante Aoi insistesse per offrire lui.
-Ci vediamo!- lo salutò.
-Alla prossima, allora.-
E con quel saluto i due si congedarono dal primo dei loro successivi incontri.


Ciaooooo Lyel! Scusami per quest’obbrobrio di fanfic, ma era da tempo che meditavo di far incontrare Ai e Aoi Shouta e ho approfittato dell’occasione per farlo! *ride* Spero non mi ucciderai, haha. E spero vivamente che nonostante tutto la storia sia stata di tuo gradimento e che ti abbia fatta ridere -amo il genere comico! Ancora auguri di buon compleanno, figliola!
   
 
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