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Autore: Berta__D    15/07/2015    3 recensioni
Il quinto anno di Ginny Weasley è alle porte e lei è seduta al tavolo a fare colazione in una calda giornata d'estate..
"D'improvviso la signora Weasley la guardò e disse con aria frettolosa, mentre ricuciva la tasca di un pantalone “Ah Ginny cara, è arrivato Harry. E' di sopra nella stanza di Fred e George.. penso siano andato a svegliarlo Ron ed Hermione!”
La rossa per poco non rischiò di strozzarsi con il latte, ma per non far accorgere la madre di ciò continuò a bere dalla tazza e annuì restando in silenzio.
Harry era lì, dopo sarebbe salita e l'avrebbe salutato. Gli faceva piacere vederlo, su questo non c'era ombra di dubbio, eppure il fatto che lui piombava improvvisamente in quella casa, da sei anni ormai, la scombussolava sempre. Prima la sua cotta le impediva perfino di aprire bocca in sua presenza, ma dall'anno scorso Ginny Weasley era cambiata: aveva accantonato la sua cotta per Harry Potter."
Questa è la mia prima FanFiction su Harry e Ginny, nata per dar voce a tutti quei momenti che avrei voluto leggere attraverso la saga (non voglio contestare JK eh! Ma sono una sognatrice!).. spero vi piaccia! Buona lettura :)
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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! Nota dell'autrice. Eccomi qui cari lettori con un nuovo capitolo!! Come state? Spero bene :) Sono mancata molto, lo so e mi scuso anticipatamente per tutto. Ho avuto problemi personali più o meno seri e mi rincresce soltanto non aver mai fatto un capitolo nel quale vi avvertivo.. perché ero sempre convinta di poter riprendere.. ed invece rimandavo. E' stato terribile non riuscire a concludere questo capitolo, che penso sia molto importante per la storia. Infatti in questo capitolo Harry&Ginny daranno davvero voce ai loro sentimenti ... dei sentimenti che si evolvono sempre più e sarà il momento di prendere una grande decisione, che porterà anche a delle piccole incomprensioni. Spero davvero che vi piacerà! Non è stato facile scrivere questo capitolo onestamente, ma mi sono impegnata molto e mi è piaciuto tanto tuffarmi in questa impresa più ardua del solito.
Mi scuso ancora con tutti e spero che ognuno di voi continui a leggere questa FanFiction con la stessa passione di sempre.
Grazie per chi mi ha chiesto come stavo, davvero, grazie per chi ogni tanto ha controllato se avessi pubblicato un nuovo capitolo e per chi ha da poco o appena scoperto la mia storia.
Detto questo, vi auguro come di consueto una buona lettura! Un bacio grande! :)

 

 


 

 

# La decisione...

03/09/2000

 

 

Pop.
 

Il sole splendeva sulle pianure verdi del Galles, facendo brillare meravigliosamente l'erba recentemente tosata.
Ginny, che si era appena smaterializzata, guardò in alto verso il sole e sorrise: si sentiva raggiante!

Quel giorno avrebbe sostenuto l'ultimo degli innumerevoli colloqui per entrare a far parte di una squadra di Quidditch, che fino a quel momento avevano dato un responso positivo. Ora era la volta delle Holyhead Harpies e percepiva dentro sé che sarebbe stata la sua scelta definitiva; in fin dei conti quella squadra era la sua preferita e l'aveva accompagnata dall'adolescenza fino all'età adulta. Quel provino doveva per forza andar bene!
Sempre se le altre giocatrici l'avessero accettata. Deglutì terrorizzata.
Poi, involontariamente, Harry ed i suoi bellissimi occhi di quel verde rassicurante le invasero la mente, facendola tornare velocemente di buon umore; si avviò sorridente verso lo stadio in lontananza, che si ergeva in una piccola vallata.
Il suo fidanzato, prima che partisse, l'aveva tranquillizzata a sufficienza.
Non che Ginny ne avesse bisogno, in quanto non era una persona ansiosa, ma nel momento in cui comprendeva che ciò che stava per fare sarebbe stato determinante per la sua vita, iniziava ad agitarsi. E, in effetti, questo colloquio si trattava di uno dei momenti più significativi della sua esistenza, perché avrebbe segnato il suo futuro.
Anche quello di Harry, in realtà..” si disse, mentre accelerava il passo.
Ripensò a quel pomeriggio d'estate in cui lei ed il suo compagno avevano appena finito di fare l'amore. Una sottile pioggia estiva rinfrescava l'aria e loro avevano goduto finalmente di quella rarissima assenza d'afa. Lui stava seduto sul letto con la schiena contro la spalliera e le gambe rilassate sul materasso; lei era stesa a pancia insù accoccolata fra le sue gambe e, con il capo poggiato sul suo ventre, fissava intensamente gli occhi verde smeraldo. Harry le accarezzava i capelli delicatamente, scrutava le sue labbra con espressione imperscrutabile e sembrava in procinto di immagazzinare ciò che la rossa gli aveva appena detto...
“Quindi vuoi partire.” aveva detto alcuni minuti dopo in un soffio.
“Si.” aveva subito risposto lei.
“E' quello che desideri fare? Vuoi davvero entrare in una squadra di Quidditch?” le aveva domandato.
“Io.. credo di si. Mi è sempre piaciuto giocare a Quidditch durante la scuola e mi era parso di essere abbastanza capace-”
“Più che abbastanza!” aveva ammesso lui in un sorriso
Ginny aveva sorriso di rimando e poi proseguito, tornando seria “Credo sia ciò di cui ho bisogno, anche perché non saprei cosa fare altrimenti e restare ferma a casa mi sta facendo impazzire.” aveva confessato infine con una punta di nervosismo.

Capisco.” aveva detto pensieroso il moro e poi aveva guardato fuori dalla finestra della loro stanza. Ginny adorava fissare i muscoli del suo collo contratti quando voltava il capo per osservare altrove e, come sempre, era rimasta rapita da quel gesto. Dopo poco Harry si era immerso nuovamente nei suoi occhi nocciola e aveva detto “Fa ciò che credi meglio per te e sopratutto ciò che ti rende felice.” ...
Mentre si avvicinava, dal nulla sbucò Angelina con un sonoro pop: sventolava un braccio e le sorrideva raggiante.
Quando le fu abbastanza vicina disse “Hey, Angie!”
La ragazza dalla pelle scura accelerò il passo, smuovendo la chioma enorme di fili color cioccolato fondente. Da un annetto e mezzo, ormai, la fidanzata di suo fratello giocava presso quella squadra femminile*; era stata lei infatti a convincere la rossa.
“Ginny, che bello vederti, ti stiamo aspettando. Andiamo!” esclamò sua cognata, anche se sembrava strano definirla tale.

“Si.” fece lei, seguendola a passo svelto e determinato, con lo sguardo puntato sullo stadio.

*

Ginny si asciugò la fronte ansimando.
E' vero che sono stanca a causa di tutte le selezioni alle quali ho preso parte, ma per essere una squadra femminile ci vanno giù pesante.”si disse, mentre riprendeva fiato e si guardava attorno alla ricerca del boccino. “O forse Harry era semplicemente troppo dolce con noi..” dedusse infine, ricordando gli allenamenti di Hogwarts. Il moro era tranquillo e davvero troppo comprensivo: se non fosse stato per lei, che si spazientiva facilmente e urlava contro gli altri componenti della quadra, qualcuno gli avrebbe facilmente disobbedito.
Aveva deciso, come in tutte le altre squadre, di fare l'audizione sia per il ruolo di cacciatrice, che per quello di cercatrice; anche se restava sempre convinta di essere più capace nel primo. In effetti aveva visto il viso di Gwenog Jones, il capitano dagli sparati capelli scuri, molto compiaciuto quando era riuscita a lanciare la pluffa oltre gli anelli per ben cinque volte. Ginny sapeva quanto difficile fosse convincere la ex studentessa di Hogwarts definita dalla Gazzetta del Profeta “brillante, ma pericolosa” ed in passato da Hermione “piena di sé”; eppure dei sottili sorrisi avevano increspato ad ogni punto le labbra carnose della ragazza, impreziosite da un lucidalabbra color pesca.
Quando d'improvviso il boccino luccicò sferzando l'aria, la rossa riemerse dai suoi pensieri e si lanciò all'inseguimento della piccola sfera dorata; mentre la velocità aumentava ed i capelli, scompigliati dal vento, le frustavano le spalle pensò alla risposta di Harry quando gli aveva domandato cosa trovasse di speciale nel ruolo di cercatore...

Non saprei...” aveva detto lui osservando nuovamente la strada oltre i vetri bagnati della loro camera da letto. “C'è qualcosa in quel boccino che mi lascia senza fiato, qualcosa che mi fa innervosire per il fatto che mi sfugge e che allo stesso tempo mi attira indicibilmente ad inseguirlo.” Le sue sopracciglia si erano increspate, come se si stesse concentrando e cercando lì, fra le nubi grige che ricoprivano il cielo londinese, quella piccola sfera dorata. “La prima volta che ho provato tutto questo è successo quando ho recuperato la ricordella di Neville: si trattava di un'emozione soddisfacente che non avevo mai provato in precedenza e che si è ripetuta tutte le volte in cui sono riuscito ad afferrarlo durante le partite.” Dopo aver concluso il suo discorso, si era dedicato nuovamente al viso lentigginoso della propria fidanzata ed aveva aggiunto con un sorriso “Non so se sono stato chiaro, ma credo che sia questo che mi piaccia. Ecco, credo che tu debba sentirti felice per esserne sicuro.” ..
No, non era stato per niente chiaro, ma Ginny non glielo disse. Capì che era una sensazione talmente intima che Harry aveva difficoltà ad esplicarla.
Quando finalmente fu a due passi dal boccino ed allungando il braccio riuscì ad afferrarlo, tirò un respiro di sollievo ed arrestò la corsa della sua scopa.
Ansimante, aprì il pungo nel quale risiedeva la piccola pallina dorata e la osservo mentre schiudeva piano le ali, probabilmente percependo di nuovo l'aria che le accarezzava il guscio d'oro.
Un fischio le ricollegò i neuroni facendole comprendere di dover tornare giù e che l'ennesima selezione era terminata. Fece un cenno con il braccio per avvisare il capitano e lentamente indirizzò la scopa verso il suolo.
Cosa aveva provato mentre afferrava il boccino?
Semplice rilassamento e gratitudine: seguire incessantemente quell'oggetto l'aveva sfiancata, come ogni volta in cui aveva dovuto sostituire Harry a Hogwarts.
Cosa aveva provato mentre aveva segnato quei cinque punti con la pluffa?
Un'incredibile senso di rabbia nel momento in cui l'aveva lanciate e poi soddisfazione nel vederla oltrepassare l'anello.
Sorrise felice, quando ormai era approdata sul prato verde del campo.
Il capitano le venne incontro, brandendo la sua fedele mazza di battitore e seguita da Angelina, quasi al settimo cielo dalla felicità.
“Bene Weasley, sei stata molto capace e posso darti subito il mio responso: sei dei nostri. Dato che ti sei dimostrata adeguata in entrambi i ruoli, ti chiedo di dirmi subito quale preferisci, dato che siamo alla ricerca anche di una nuova cercatrice.” sentenziò Gwenog con aria dura ed altezzosa.
Ginny fissò entrambe, poi il boccino d'oro che aveva ancora nel palmo della mano ed infine i lunghi pali che quasi toccavano il cielo con i loro grandi anelli.
.. Credo che tu debba sentirti felice per esserne sicuro ..
Sorrise.
“Mi piacerebbe molto diventare la vostra Cacciatrice.” dichiarò con decisione.

 

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La scrivania era completamente sommersa da scartoffie, che dovevano essere riordinate e catalogate secondo un ordine cronologico. Con gli occhi fissi su quei documenti e la penna d'oca stretta fra le dita sottili della mano destra, Harry si reggeva la fronte con il palmo dell'altra mano da più di un'ora, dove spiccava ancora in modo evidente la cicatrice ormai indolore. Per un attimo sperò che qualcosa riuscisse a penetrare, grazie a chissà quale forza della natura, nella sua materia grigia, ma non accadde nulla.
Se solo si potesse utilizzare l'incantesimo Adesione Permanente anche per ciò che si legge..” pensò, mentre le sue labbra si arricciavano in un flebile sorriso al ricordo di Sirius che gli narrava come aveva incollato lo stemma dei Malandrini, dei Grifondoro e i poster di babbane in costume sulle pareti dei dormitori.

La quantità di eventi accaduti, da quando Voldemort aveva preso potere al Ministero della Magia fino alla sua caduta, era talmente tanta che il moro non riusciva a fare chiarezza nella sua mente. Questo implicava anche l'impossibilità di rendere ordinati quegli innumerevoli fascicoli.
Era sconvolgente scoprire ogni giorno, nonostante fossero passati già ben due anni, quante tragedie causate da quel colpo di stato erano state messe a tacere dai Mangiamorte stessi, affinché tutto sembrasse svolgersi regolarmente. Molte erano vicende grottesche, come ad esempio assassini, razzismo, torture; altri semplici sfratti, furti o violenze verbali.
Sta di fatto che Harry stava per impazzire.
E Ron non sembrava altrettanto entusiasta.
Gli occhi verde smeraldo si posarono sul volto del rosso, contratto in un'espressione di noia mista ad ansia e panico. Reggeva con entrambe le mani due differenti fogli: li osservava tenendoli distanti dai propri occhi celesti, probabilmente anche lui nel tentativo di capirci qualcosa in più.
Quando si accorse che il suo migliore amico lo stava fissando, sospirò a malincuore e borbottò “Miseriacca Harry, quanta roba è successa nel 1998? Non è umano, davvero. E se ci stessero prendendo in giro? Magari per farci uno scherzo perché siamo arrivati da poco...”

Tu sei arrivato da poco, non io.” lo corresse stancamente il moro, mentre tratteneva a fatica uno sbadiglio “Poi, dai, non penso siano così sadici! Per quanto riguarda gli avvenimenti, mi spiace dirlo, ma non può esserci alcun tranello. Pensaci: in un colpo di potere come quello effettuato da Voldemort è ovvio che tante cose siano state taciute. Ci tocca lavorare.” concluse a malincuore, osservando l'amico che adesso tramutava la sua espressione in pura disperazione e tornava a fissare i fogli. Poi li posò ed iniziò a stendere una lista dell'ordine secondo cui andavano catalogati.
Ron era fatto così, aveva sempre bisogno di qualcuno che lo tranquillizzasse e gli dicesse come affrontare la situazione, non perché non ne fosse capace, ma semplicemente perché a volte non aveva voglia di farlo in prima persona.
Harry non scollò lo sguardo da lui immediatamente, restando immerso nei suoi pensieri: il fatto che fosse lì, con lui, presso il Quartier Generale degli Auror sembrava ancora il frutto di un sogno. Era produttivo e piacevolmente familiare lavorare con lui; avevano parlato spesso durante i loro anni scolastici a Hogwarts riguardo cosa avrebbero voluto fare da adulti e talvolta avevano fantasticato sull'idea di finire insieme da qualche parte, a fare chissà quale strambo mestiere.
Invece ora si trovavano proprio lì, al Ministero della Magia, come sempre insieme.
Sorrise involontariamente, ricordandosi di come era riuscito a trascinare Ron in quel posto; ormai per il rosso lavorare con suo fratello era diventato poco stimolante, forse addirittura frustrante, dato che George gli affidava sempre incarichi secondari: nessuno poteva prendere il posto di Fred, probabilmente. Così, dopo parecchio tempo e vari tentativi da parte del moro di portarlo con sé, Ronald Weasley si era convinto ed aveva fatto domanda di ammissione al dipartimento degli Auror.
Ovviamente era stato accettato, non solo perché era uno degli eroi della seconda guerra magica, ma anche e soprattutto perché era un abilissimo e coraggiosissimo mago e, a quanto pareva, a pensarlo non erano solo i suoi più cari amici e la famiglia.
La comunità magica lo stimava e Harry ne era orgoglioso quanto lui.
Ron era davvero eccezionale, un compagno di avventure fantastico.
Ma poco portato per le faccende burocratiche.
Come anche Harry, d'altro canto.

“E' meglio che ti dia una mossa, altrimenti non usciremo vivi di qui.” farfugliò l'amico, senza alzare gli occhi: il fatto che non udisse alcun fruscio di fogli o strisciare della piuma d'oca contro la pergamena doveva avergli fatto capire che il moro si era imbambolato.
Quanto lo conosceva bene?
Quello si riprese e mormorò un semplice “Già.” in risposta, arricciando le labbra in un sorriso.
Decise di non condividere quei suoi pensieri con il migliore amico, nonostante fosse il compagno di una vita.

*

“Spero che ci diano qualcosa da fare entro la fine dell'era magica, altrimenti giuro che impazzirò là dentro.” dichiarò Ron, mentre marciava al fianco di Harry attraverso il grande salone del Ministero.
Quello sospirò ed ammise in risposta “Anche io non ne posso più. Insomma, non c'è nessun altro che se ne può occupare? Non capisco perché dobbiamo fare tutto noi.”
“Infatti!” esclamò il rosso, allargando le braccia; poi aggiunse in un sussurro quasi nostalgico “Mi sembra di essere tornato ai tempi delle punizioni con Piton.”
Harry sorrise e i suoi pensieri volarono in direzione dell'ex-insegnante di Pozioni e Difesa Contro le Arti Oscure.
La notte della battaglia, quando aveva scoperto l'innocenza di Severus Piton, il tempo per riflettere a sufficienza sulla sua vita e su ciò che aveva dovuto passare non c'era stato: Harry aveva dovuto affrontare Voldemort e, nei giorni seguenti, la morte di tante persone a lui care.
Ricordò le parole che aveva rivolto al suo nemico...
«Severus Piton non era tuo.
Piton era di Silente, dal momento in cui hai cominciato a dare la caccia a mia madre.
E non te ne sei mai accorto.
Non hai mai visto Piton evocare un Patronus, vero, Riddle?
Il Patronus di Piton era una cerva come quello di mia madre, perché lui l'ha amata per tutta la vita, da quando erano bambini.
Avresti dovuto capirlo.
Ti aveva chiesto di risparmiarla, no?»

Deglutì piano, mentre i ricordi scivolavano pungenti nella sua mente. Era vero, aveva avuto poco tempo per capirlo, eppure c'era riuscito. E adesso dopo due anni dalla scoperta di quella verità, durante i quali si era interrogato affondo, provava ancora a scavare nella difficile esistenza di quell'uomo dai capelli unti.
Ma alla fine c'era poco su cui riflettere: aveva fatto tutto ciò per amore. Un sentimento così semplice eppure così potente.
Severus Piton si era rivelato una persona buona, come alla fine di ogni anno scolastico nel quale il moro l'aveva accusato ingiustamente. Purtroppo parte della comunità magica la pensava in modo diverso; il funerale dell'insegnante, infatti, non fu celebrato nello stesso giorno di quello dei caduti di guerra. Molti consideravano il comportamento dell'uomo ancora ambiguo e grottesco: uno dei tanti motivi era il fatto che avesse approvato le punizioni inferte agli studenti da parte dei fratelli Carrow, nonostante fosse dalla parte di Silente.
Per questo motivo, in accordo con la McGrannit, Harry aveva deciso di celebrare il funerale nel suo luogo d'origine, ovvero a Cokeworth ed in pochi si erano recati.
Era strano il fatto che Piton fosse rimasto solo fino alla fine, anche dopo la morte e nonostante la scoperta di tutto ciò che aveva fatto per il mondo magico: talvolta maghi e streghe sapevano essere davvero ottusi, disgustosi ed egoisti.
Per andar contro a quel tipo di gente Harry, Ginny, Ron, Hermione, Luna, Neville, Hannah, Dean, Seamus (sotto protesta di sua madre), Padma, Calì, Michael, Terry, il resto della famiglia Weasley, Fleur, Kingsley, Aberforth, la nonna di Neville, i docenti di Hogwarts, Oliver Baston, Lee Jordan, Katie Bell, Angelina Johnson, Alicia Spinnet e qualche altro studente e mago assennato si erano recati durante la celebrazione del rito, nella speranza di far percepire la propria presenza.
Non era più tornato sulla tomba del suo ex professore, come d'altro canto sulla tomba di nessun altro, neppure quella dei propri genitori; ma si era ripromesso di farlo, prima o poi.
Aveva anche un altro piccolo desiderio nella sua mente, che riguardava il nome del proprio docente...

“Ma quella non è Andromeda con Teddy?” domandò Ron, una volta smaterializzati sulla strada della caotica City.
Harry, che aveva appena ricollegato i propri neuroni, si accorse della donna dai capelli castani sciolti in morbidi ricci in attesa all'altro lato della strada. I due attraversarono e le andarono in contro.
“Cosa ci fai qui?” chiese Harry con un sorriso, prendendo Teddy in braccio e facendolo accomodare sulle sue spalle: quello si aggrappò alla sua testa ridendo felice.
La signora Tonks rispose con voce serena “Teddy non fa che chiedere di te, così gli ho promesso che saremmo venuti a prenderti. Ginny mi ha detto che finisci di lavorare a quest'ora e che in genere ti smaterializzi in questo punto perché è dove parcheggi la moto. Quindi eccoci!”
“Ottima idea.” fece Harry per poi rivolgersi al bambino, che era intento ad ispezionargli i capelli “Ciao!”
“Ciao Harry! Ciao Ron!” bofonchiò lui al settimo cielo. Il rosso gli scompigliò i capelli verdi, facendolo ridere ancora di più.
“Ok, ascolta Ron ecco le chiavi della moto, va a prendere Hermione: stasera ceniamo tutti a casa nostra!” disse il moro, intento a reggere il piccolo che si muoveva fin troppo.
L'amico annuì entusiasta e si incamminò verso la motocicletta: adorava guidarla.
“Oh, Harry, sei sicuro? Non volevamo auto invitarci a cena; volevamo solo passare a salutarti. E poi mi spiace farti camminare a piedi, ma io non me la sento di smaterializzarmi con lui così piccolo.”
“Infatti vi ho invitato io ed una camminata non può farmi altro che bene. Sono sempre seduto in studio..!” concluse sinceramente il ragazzo, avviandosi verso casa in compagnia di Andromeda ed il piccolo Teddy.
Per quanto il moro morisse dalla voglia di godersi finalmente un po' di intimità con la sua fidanzata, non riuscì a non invitare la donna ed il bambino.
Ginny era tornata proprio quel giorno dall'ultimo colloquio per entrare a far parte di una squadra di Quidditch. Harry sapeva che si trattava del suo sogno nel cassetto, così aveva rispettato la sua scelta di andare in girò per il Regno Unito a fare provini. Adesso, oltre a voler sapere come fosse andata, avrebbe desiderato, prenderla in braccio, portarla di sopra, stendersi sul letto con lei, toglierle i vestiti, accarezzarla, odorare la sua pelle chiara e profumata, baciarla... e fare tutto ciò che lei gli avrebbe domandato. Non vederla per tre settimane era stata dura e sembrava assurdo dirlo, dato che durante la ricerca degli Horcrux non si erano visti per un anno intero; ma, forse, il fatto di vedere quotidianamente gironzolare per casa quella chioma ramata, aveva diminuito la sua capacità di astinenza da Ginny Weasley.
Come avrebbe fatto, quindi, a resistere in presenza di Andromeda, Teddy, Ron e Hermione?

Si figurò una scena in cui Ginny apriva la porta e gli sorrideva: i capelli profumati, mossi leggermente dalla brezza serale, la fragranza delicata che gli invadeva i polmoni, i suoi occhi color nocciola che si allacciavano ai suoi magneticamente...

Respirò a fondo e pensò “Devo darci un taglio altrimenti davvero impazzisco.
Ma lui non poteva farci nulla, l'amava.
Non sapeva quantificare quel sentimento, eppure lo trovava talmente profondo e sincero che ancora adesso, dopo un anno di convivenza, andava su di giri quando la guardava dormire, fare colazione, sorridere... e tante altre cose banali che ai suoi occhi apparivano speciali.
Inoltre, da qualche tempo, si domandava se fosse il caso di fare il grande passo. Non ne era ancora certo e voleva parlarne con qualcuno, ma non sapeva con chi di preciso. Non che avesse bisogno di conferme: lei era l'unica donna della sua vita e lo stesso doveva valere per Ginny, quindi il matrimonio sarebbe stato voluto da entrambi. Nonostante ciò si chiedeva se non fosse troppo presto; in fin dei conti la rossa sarebbe partita molto probabilmente in tour con una squadra di Quidditch e lui invece sarebbe rimasto bloccato a Londra.
Eppure quando pensava a lei in abito da sposa, attorniata da bellissimi fiori colorati, con quel suo meraviglioso sorriso, felice... il cuore gli balzava in gola, proprio come stava accadendo in quel preciso istante...

“Ahia!” sbottò, quando Teddy gli tirò i capelli facendolo tornare alla realtà.
Durante tutto il tragitto verso casa il bambino utilizzò il suo capo come tavolo da gioco, facendogli galoppare sulla chioma corvina il pupazzetto dell'ippogrifo che gli aveva regalato un anno prima.
Andromeda si scusò e gli domandò se avesse preferito far camminare Teddy, ma Harry le disse di no con un sorriso, cercando di scacciare le immagini della sua fidanzata che rimbalzavano davanti agli occhi.

Mentre camminavano, fortunatamente, la signora Tonks gli raccontò un avvenimento particolarmente delicato ed il moro riuscì ad accantonare per un attimo le sue domande esistenziali sul matrimonio e perfino a non badare al caos che stava avvenendo sulla sua chioma corvina.
“Quindi.. cosa hai intenzione di fare?” domandò, sperando di non sembrare indelicato.
“Non lo so.” rispose lei, sospirando a malincuore. Harry comprese che quella faccenda la faceva soffrire indicibilmente. “Narcissa è pur sempre mia sorella. Anche se io da un bel po' ho dimenticato di averne una.”
Il moro deglutì: come si poteva cancellare una sorella dalla propria vita? Per un attimo i suoi pensieri si rivolsero alla famiglia Weasley ed in particolare a Percy. Per quanto si fosse comportato male, in famiglia nessuno l'aveva dimenticato. Non ne avevano parlato a lungo, questo era vero; lo stesso Ron aveva evitato l'argomento imbarazzato quando era saltato fuori il suo nome e la signora Weasley era scoppiata più volte in lacrime, ma non era stato cancellato dalle loro menti, anzi: quando si erano riconciliati, tutto era tornato alla normalità.
Poi però pensò a Sirius e a come era stato diseredato da sua madre; di conseguenza non si meravigliò più delle parole di Andromeda. Lei era una donna forte, una Black, che non riusciva a perdonare nessuno, proprio come Sirius ed in fin dei conti entrambi avevano ragione.
Narcissa Black, come Peter per il suo padrino, era stata una persona meschina.
Eppure Harry trovava qualcosa in lei, qualcosa di diverso rispetto a Minus o ad una criminale come Bellatrix: Narcissa sapeva riconoscere cosa era giusto e cosa sbagliato, anche se per puro egoismo.
D'improvviso gli tornò in mente la notte nella Foresta Proibita e la sua voce fredda, distaccata, che faceva però trapelare la paura di aver perso Draco per sempre, domandargli in un soffio dove fosse suo figlio.
Narcissa amava la sua famiglia e, anche per questo motivo, aveva fatto delle scelte di vita sbagliate, innamorandosi di un uomo senza valori. Harry, però, non riusciva a comprendere cosa trovasse quella donna in Lucius: lei sembrava intelligente e persino equilibrata; lui invece era sprezzante ed egoista. Fortunatamente Draco, sembrava aver preso più dalla madre, nonostante avesse avuto un bisogno sconsiderato di sentirsi accettato dal padre che l'aveva condotto sulla strada sbagliata.

Infine Harry non poteva non pensare che Narcissa fosse una donna positiva ed una mamma amorevole.

Tirò un sospiro e poi disse “Io penso che voi due siate legate per l'eternità essendo sorelle, a prescindere dalle vicende familiari.” Andromeda incollò gli occhi su di lui quasi in attesa che proseguisse, così lui continuò “Può sembrare difficile perdonare. Prendi me ed i miei zii: hanno fatto di tutto pur di rendermi infelice,” e percepì una sorta di morsa allo stomaco nel ricordare la sua vita a casa dei Dursley “dicendomi che mi odiavano e che ero il più grande dei loro problemi.” mentre riprendeva fiato capì che davvero, per la loro tranquilla vita babbana, doveva essere stato un duro colpo. “Eppure saranno miei parenti per sempre e quando ci siamo dovuti salutare ai miei diciassette anni, c'è stato un momento in cui avremmo voluto dirci molte cose e chissà se un giorno lo faremo.” poi scacciò via la sua vita e si concentrò nuovamente su ciò che gli aveva confessato Andromeda “Se si trattasse di un mio fratello o sorella, per quando avesse fatto delle cose orribili, sarei sempre pronto a perdonarlo.”
La signora Tonks deglutì e non aggiunse nient'altro.

Quando finalmente giunsero a Grimmauld Place, Harry notò la sua moto parcheggiata di fronte al portone e dedusse quindi che Ron e Hermione fossero già arrivati e stessero aiutando Ginny a preparare la cena. Percepì il cuore rimbalzare veloce nel suo petto, mentre cercava di mantenere il controllo. Nel momento in cui la piccola porta scura apparve dal nulla, stagliandosi nettamente contro il cupo muro di pietra, Harry l'aprì e ne varcò la soglia; dopo alcuni secondi una figura snella dai bellissimi capelli ramati avanzava verso lui e la sua ospite, trascinando un profumo fresco e dolce simile al gelsomino. Quando si accorse che Ginny stava sorridendo radiosa, non poté fare a meno di sorridere anche lui. Le andò incontro e poggiò le mani sulle sue gote candide: riuscì ad osservare i bellissimi e tondeggianti denti bianchi che luccicavano alla luce intensa del lampadario.
Avrebbe voluto darle un lungo bacio appassionato e poi fuggire di sopra per continuare ad assaggiare tutto il corpo sinuoso, ma sapeva di non poterlo fare; fortunatamente a riportarlo con i piedi per terra fu proprio il piccolo Teddy che improvvisamente gli tirò i capelli. Harry si era quasi dimenticato della sua presenza.
Il lamento del moro fu subito soffocato dalla voce mielosa di Ginny e Hermione, appena accorsa, le quali dedicarono immediatamente tutte le proprie attenzioni al bambino. Harry riuscì a scorgere Ron appoggiato contro la cornice della porta, intento ad osservarli con un mezzo sorriso divertito.

Ben presto tutti si accomodarono a tavola compreso Teddy, felicemente seduto nel suo seggiolone. Da un anno a questa parte, non appena Harry e Ginny ebbero finito di ristrutturare la casa, Ron, Hermione, la signora Tonks ed il suo nipotino si recavano lì per pranzare o cenare tutti insieme. Si trattava di una specie di tacita tradizione, che Harry sperava durasse per sempre: ogni volta che si trovava seduto ad ascoltare le risate degli invitati e della sua bellissima fidanzata, ogni volta che osservava i loro volti felici, il suo cuore si scaldava nel profondo e si sentiva a tratti commosso. Se qualche anno prima avesse dovuto domandare a se stesso come sarebbero state le sue serate, si sarebbe sicuramente immaginato solo, probabilmente malandato ed infelice in quella stessa casa, ma ancora non ristrutturata, dunque umida e cupa, impegnato alla ricerca di Voldemort.
Ron e Hermione prima o poi l'avrebbero lasciato per convivere e lui sarebbe comunque rimasto lontano da Ginny e dall'intera famiglia Weasley, per non metterli in pericolo.
Invece non era andata così e a volte si chiedeva quale merito avesse per essere degno di tutto quello che ora i suoi occhi potevano osservare.
Quando aveva espresso questo suo dubbio alla rossa, lei si era al contempo accigliata ed intristita e l'aveva ammonito dicendo “Chi più di te merita la felicità Harry?”.
Eppure lui non riusciva a convincersi di tutto ciò ed ogni volta ringraziava silenziosamente chiunque avesse contribuito alla realizzazione di quel presente meraviglioso.


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“Comunque sono nelle Holyhead!” dichiarò Ginny con un sorriso, mentre Harry afferrava gli occhiali, si aggiustava i capelli e cercava la sua biancheria intima ai piedi del letto.
“Cosa?!” sbottò lui incredulo, voltandosi di scatto: era in piedi e completamente nudo. Aveva un fisico bellissimo secondo Ginny, poiché non era né troppo muscoloso ne troppo magro, aveva la sua giusta altezza e delle spalle particolarmente ampie. Eppure, per quanto la rossa restasse puntualmente incantata a fissarlo, in quel momento lo trovò talmente buffo, che non riuscì proprio a non ridere.
Il moro arrossì ed incrociò le braccia, mentre un sorriso si schiudeva sulle sue labbra “Hey, non puoi prendermi in giro, stiamo parlando di cose serie.” fece con aria falsamente offesa.
“Hai ragione, scusa.” rispose lei con la voce soffocata.

Quando gli ospiti avevano lasciato Grimmauld Place Harry, senza attendere neanche un secondo, aveva baciato con una tale intensità Ginny che in lei si era generato un vero e proprio focolare di passione. Non potendo resistere, i due piccioncini erano fuggiti al piano di sopra e dopo ben tre settimane di lontananza si erano finalmente uniti.
“Veramente sei nelle Holyhead?” domandò lui con aria curiosa.
“Si!” squittì lei, non riuscendo a smettere di sorridere.
Harry si aprì in un sorriso ampio e sincero, dopodiché si tuffò di nuovo sul letto e la sovrastò con delicatezza, stringendo il piccolo corpo della sua fidanzata con le sue braccia grandi. “Sei eccezionale, non avevo dubbi sul fatto che ti avrebbero presa.” disse con gli occhi colmi di orgoglio.
“Davvero?” fece Ginny in un soffio, mentre gli occhi le si inumidivano leggermente.
“Davvero..” sussurrò, baciandole le labbra delicatamente. La rossa accolse quel contatto con piacere, sentendo di nuovo quel focolare, leggermente assopito, bruciare in lei. Quando si scostò il moro aggiunse “E scommetto che sei una cacciatrice!”
“Anche questo è giusto!” rise lei divertita.
“Anche su questo non avevo dubbi.” fece lui, accarezzandole con dedizione i capelli ramati.
“Perché? Non sono in grado di essere una cercatrice secondo te?” domandò lei dubbiosa.
“Assolutamente no, tu sei perfettamente capace. Ricordati però che sono stato anche il tuo allenatore e ti ho sempre osservata durante gli allenamenti e le partite: quando segnavi un punto, oltrepassando i grandi anelli con la pluffa, la tua espressione parlava da sé; eri raggiante, ti brillavano gli occhi, sapevi di aver fatto ciò che dovevi fare nel miglior modo possibile ed eri orgogliosa di te stessa perché avevi lottato. Quando si trattava di afferrare il boccino, tu davi il 100% di te stessa come in ogni cosa che fai, ma non ci mettevi la stessa passione. Non è una cosa negativa, ma vuol dire che non è ciò che ami e forse perché non ti piace inseguire qualcosa di irraggiungibile, tu la vuoi conquistare direttamente e la pluffa può darti questo risultato: la reggi con le tue stesse mani ed hai il suo perfetto controllo; il boccino invece non puoi manvrarlo, è qualcosa di incontrollabile che non ha il minimo interesse nei tuoi confronti e che ti sfugge di continuo.” concluse con aria seria mentre continuava ad accarezzarle i fili vermigli.
Ginny non disse nulla, immerse gli occhi color nocciola in quelli verde smeraldo di Harry e lo baciò con passione fervente, unendosi nuovamente a lui.

Quando il moro sprofondò in un sonno profondo, lei ragionò ancora su quel discorso.
Un esempio calzante, parallelo a quello sportivo e che potesse riassumere il fatto che lei preferisse essere una cacciatrice piuttosto che una cercatrice, forse era proprio Harry: si era innamorata di lui dal primo giorno in cui l'aveva visto in stazione e non gli aveva mai detto nulla espressamente per conquistarlo, perché era troppo timida all'epoca. L'aveva inseguito per un po' e quando aveva realizzato che il moro non era minimamente interessato a lei aveva provato a dimenticarlo, mettendolo da parte e frequentando altri ragazzi. Ginny non era una di quelle ragazze ossessive, che si struggevano d'amore perché non erano ricambiate dal ragazzo che desideravano; così aveva costruito attorno a questo rifiuto una nuova vita e si era fortificata, facendo emergere la vera sé. Aveva avuto il controllo assoluto su tutte le sue relazioni, perfino su Harry che era diventato un amico e che finalmente riusciva a gestire come tale. Poi improvvisamente, durante i suoi sedici anni, proprio il moro aveva mostrato un curioso interesse nei suoi confronti: Ginny era diventata il suo boccino ed Harry da bravo cercatore aveva iniziato a seguirla. Ma lei, al contrario, non voleva inseguirlo come si fa con quella pallina dorata, perché non aveva intenzione soffrire nuovamente e per questo aveva continuato ad ignorarlo, sfuggendogli ripetutamente, nonostante provasse ancora dei sentimenti vivi per lui.
Quando poi quel giorno nella Sala Comune di Grifondoro Ginny aveva corso verso di lui perché forse dentro sé sapeva che in quel momento poteva vincere, come una cacciatrice che riesce a segnare il punto decisivo per la propria squadra, anche Harry l'aveva raggiunta e finalmente afferrata, come fa un cercatore con il boccino, ed ottenuto quindi ciò che aveva inseguito per un anno.
Il nostro amore sembra una partita di Quidditch..” pensò ridacchiando silenziosamente per non svegliare il moro.
Loro erano, nella vita e nello sport, semplicemente ciò che provavano e questa cosa appariva incredibilmente bella.

Pian piano sentì le palpebre farsi pesanti, così decise di accoccolarsi sulla spalla del suo compagno e si addormentò candidamente, sprofondando in un sogno fantastico dove pluffe e boccini volavano in un cielo stellato.

*

23/12/2000


Ginny e Hermione camminavano serene in una Diangon Alley innevata; finalmente dopo parecchio tempo erano riuscite ad uscire da sole per fare un po' di compere in vista del Natale e raccontarsi le novità più importanti senza i loro fidanzati fra i piedi. Hermione aveva espresso il desiderio di voler stare un po' in sua compagnia e la rossa aveva acconsentito, anche perché voleva sapere cosa avesse la riccia di così importante da raccontarle.
Fino ad allora non avevano avuto il tempo di aggiornarsi: Ginny alla fine di Settembre era dovuta partire per incominciare il campionato e Hermione era stata impegnata al lavoro; da quando aveva ultimato la scuola insieme a Ginny, la riccia era subito entrata a far parte del Dipartimento per la Regolazione ed il Controllo delle Creature Magiche, all'interno del Ministero della Magia, dove finalmente aveva potuto dar un giusto rilievo al suo progetto C.R.E.P.A per la salvaguardia dei diritti degli elfi e di altre creature magiche sfruttate. Era felice ed orgogliosa del proprio incarico, eppure sembrava desiderasse battersi anche per qualcos'altro; così un giorno Ginny le aveva chiesto espressamente cosa la turbasse e lei aveva confessato che il suo desiderio più grande era quello di entrare a far parte del Dipartimento per l'Applicazione della Legge Magica ed annullare definitivamente i vecchi ordinamenti che favorivano i Purosangue nel Mondo Magico. Questa ammissione doveva essere stata per lei molto difficile da dichiarare, perché la rossa sapeva quanto l'amica avesse sofferto da quando si era iscritta a Hogwarts e soprattutto durante il dominio di Voldemort. Ma allo stesso tempo era felice che ne avesse parlato proprio con lei e perciò decise di incoraggiarla a proseguire questo cammino: era giunto il tempo di cancellare qualsiasi differenza fra maghi e streghe purosangue e non.

Dopo aver visitato un paio di negozietti ed essere uscite particolarmente deluse, decisero di comprare soltanto un sacchetto di biscotti allo zenzero. Passata un'altra mezz'ora decisero di andare al Paiolo Magico, per scambiare quattro chiacchiere in tranquillità, lontane dalla massa di gente alla folle ricerca di un regalo, dinnanzi ad una bella cioccolata calda.
Una volta entrate nel locale Ginny si tolse il pesante cappotto color cammello ed anche il cappello ed i guanti marroni, per accomodarsi ad un tavolino color noce con due sedie un po' sgangherate, ma dall'aria molto intima; anche Hermione si svestì e si sedette di fronte all'amica.
Dopo aver ordinato, Ginny appoggiò il sacchetto di biscotti sulla superficie legnosa, ne afferrò uno e domandò curiosa “Allora? Che cos'è che devi dirmi?”
Era l'ennesima volta in quella giornata che la rossa le poneva quest'interrogativo, ma l'altra aveva scosso il capo e aveva rimandato la risposta ad un luogo più tranquillo; Hermione, però, non sembrò più resistere a quel punto: un enorme sorriso illuminò il suo volto e con grazia appoggiò la mano sinistra accanto al sacchetto di carta che conteneva i biscotti allo zenzero. Sul sottile anulare della riccia splendeva un anello con un piccolo, sobrio ed elegante brillante.
Ginny per poco non si strozzò con l'impasto del biscotto e quando fu arrivata la cioccolata calda ne bevve un gran sorso nonostante fosse bollente.
“Ron?!” esclamò, ancora con la voce rotta.
L'altra annuì con gli occhi che scintillavano. Era davvero ricolma di gioia.
“Non ci credo.. così ha imparato anche a comprare un anello, non l'avrei mai detto.” scherzò, osservandolo con attenzione.
Hermione scoppiò a ridere e dopo alcuni secondi aggiunse “Già.. ed è bellissimo, non è vero?”
“Si, lo è! Per questo non riesco a credere che ci sia andato da solo; tra l'altro ti assicuro che non gli ho neanche dato un consiglio dato che ero in giro per il campionato. E' stato davvero bravo!” concluse con un po' di orgoglio per l'ottima scelta del fratello; ma dopo poco si convinse che aveva fatto affidamento su sua madre o peggio su Fleur. “Ma dimmi come ti ha dato questo anello!” domandò dopo poco curiosa e divertita.
“Oohh.. non credo che voglia che te lo dica, ma è stato talmente romantico! Prima mi ha regalato un mazzo di rose bianche con una al centro rossa e proprio su quella spiccava l'anello che aveva messo lì con un incantesimo.. sono rimasta senza fiato!” fece la riccia che continuava ad annuire in estasi e fissava l'anello.
“Accidenti, ma che cosa bella e romantica!” esclamò lei colpita nuovamente e si disse ancora che doveva averlo aiutato qualcuno. A quel punto, dato che non sapeva cos'altro dire, provò a domandare scherzosamente “Quindi con questo voleva confermare il vostro fidanzamento? Anche se non credo ce ne fosse bisogno, dato che voi due particamente siete fidanzati dal primo anno di Hogwarts!”
Hermione rise ancora e scosse il capo dicendo “Ma no! Vuole sposarmi Ginny!”
La rossa sbarrò gli occhi sconvolta “Spo-sposarti? Già? Ma perché?”
“Perché ci amiamo.” rispose lei leggermente rossa in volto. “Tu e Harry non ne avete mai parlato?”
L'altra trattenne il fiato e non disse nulla per alcuni minuti, mentre una serie di immagini ruotavano nella sua mente: immagini di Harry. Un Harry felice che le parlava del loro futuro, un futuro insieme. Che avesse intenzione anche lui di chiederglielo? “No, non ancora.” tagliò corto con aria scherzosa, per non dar voce a tutti i dubbi che stavano nascendo in lei.
“Oh, capisco.. beh, in ogni caso volevo chiederti: vuoi essere la mia damigella?” domandò con un sorriso sereno la sua migliore amica.

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“Come hai fatto? Cioè con che parole?” domandò con forte curiosità Harry, grattandosi la testa.
“Non lo so, non è che me le ero preparate.. diciamo che sono venute da sole quando le ho dato l'anello, ma mi ha aiutato mia madre, sai...” rispose il rosso, anche lui un po' imbarazzato “Perché me lo chiedi?”
“Così.” concluse, mentre fissava il cielo terso di quella giornata invernale londinese.
Entrambi erano seduti in un piccolo parco dinnanzi al Ministero della Magia, mentre consumavano il loro pranzo; avrebbero lavorato anche la mattina della Vigilia di Natale ma almeno erano riusciti ad avere la serata libera.
Mentre mangiavano alcuni babbani di tanto in tanto si voltavano per osservare il curioso mantello lungo fino ai piedi che indossava Ron. Harry preferiva indossare un cappotto più corto, così non dava troppo nell'occhio.
“Lei è felice?” domandò dopo poco al rosso.
“Oh si, era felicissima.. sai non l'ho mai vista talmente felice credo. Forse solo quando apriva la pagella di Hogwarts e scopriva di aver presto tutte E.” ammise, mentre masticava.
Entrambi dopo alcuni secondi scoppiarono a ridere, probabilmente ricordando l'espressione tesa di Hermione quando stava per aprire la busta che arrivava ogni anno.
Quando si calmarono, Harry chiese ancora “Quando hai capito che era il momento giusto per chiederglielo?”
“Non credo ci sia un momento giusto. Avrei potuto chiederglielo anche il primo giorno in cui la vidi a Hogwarts mentre si vantava di tutto quello che sapeva riguardo il soffitto incantato della Sala Grande. Io gliel'ho chiesto perché sono innamorato di lei e perché non voglio più aspettare, credo.” confessò imbarazzato Ron, mentre ripuliva la vaschetta in cui aveva messo il pranzo con un incantesimo.
Harry rimase alcuni secondi a fissarlo, poi osservò il cielo terso e pensò.
Ron aveva chiesto a sua madre.
Lui a chi avrebbe chiesto?
Si interrogò su cosa fare.
Dopo un po' si alzò e si incamminò con il suo migliore amico verso il Ministero, senza aver preso una decisione.

 

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07/01/2001

«Vieni a Hyde Park alle 19.00.
Ti aspetto sotto il grande salice piangente lungo la riva del Serpentine.
Harry.»

Ginny osservò con espressione imperscrutabile la grafia sottile del suo fidanzato brillare sopra la pergamena chiara e, dopo aver guardato velocemente il grande orologio che segnava le 18.45, afferrò nuovamente il cappotto ed uscì di casa.

Era stata fino a qualche minuto prima a casa dei suoi genitori: aveva chiacchierato con sua madre e suo padre, poi aveva osservato Molly mentre faceva le faccende di casa, ricordandosi di tutte le volte in cui in passato l'aveva aiutata.
Era rimasta seduta per un po' al grande tavolo di legno, sempre troppo piccolo per ospitare tutti i loro cari durante il Natale ma allo stesso tempo sempre sorprendentemente capace di farlo e poi si era alzata, dividendo le maglie pulite che sua madre aveva estratto dalla lavatrice ed asciugato con un semplice incantesimo; si accorse che erano divenute molto meno ora che tutti loro abitavano lontano e questa cosa le fece salir fino agli occhi delle piccole lacrime di malinconia.
Quando le sue iridi nocciola, proprio uguali a quelli di sua madre, si posarono su di lei scoprì come fosse invecchiata negli ultimi anni. Si disse che probabilmente il dispiacere di perdere Fred aveva contribuito a quel tracollo, oppure semplicemente gli anni passavano anche per lei.
“Non esiste l'eterna giovinezza.” pensò con un mezzo sorriso sul volto.
Quando ebbero finito tutte le faccende si sedettero di nuovo al tavolo e parlarono a lungo: del campionato delle Holyhead, di Ron e Hermione, di George e Angelina, Bill e Fleur, della piccola Victoire, di Percy e di Charlie.
“Come va con Harry, tesoro?” domandò sua madre ad un certo punto con un dolce sorriso.
Ginny si irrigidì e sentì mancare improvvisamente le parole; perché riusciva sempre ad interrogarla su cose di cui non voleva parlare? Ovviamente Molly sembrò capirlo.
“C'è qualcosa che non va?” chiese con una punta di curiosità.
“Certo che no!” sbottò lei schietta, sentendo che la voce si incrinava leggermente.
“Ginevra-”
“Mamma!” fece lei, sta volta guardandola con occhi preoccupati. Era proprio così che si sentiva: preoccupata. E così, non potendo più contenersi, cominciò a raccontare alla madre i timori che aveva.
Da un mese Harry era strano: silenzioso, serio, quasi corrucciato e lei non riusciva ad abbattere quel sottile muro che si era creato fra loro; sembrava sempre intento a rimuginare su qualcosa, qualcosa di complesso che lei non riusciva ad afferrare. Pareva preoccupato e di conseguenza lo diveniva anche lei. Il loro rapporto non era peggiorato, era sempre tutto molto tranquillo e i due compagni stavano insieme ogni qual volta potevano; eppure Harry aveva come un velo dinnanzi a quei bellissimi occhi verdi, un velo che Ginny non riusciva a sollevare.
Molly rimase a lungo in silenzio a pensare; sua figlia poté osservare alcune nuove rughe segnarle la fronte per lo sforzo dovuto alla concentrazione. Dopo un po' domandò “Può centrare con la proposta che ha fatto Ron a Hermione?”
“Cosa?!” fece Ginny con gli occhi spalancati “Perché mai dovrebbe?”
“Magari ci sta pensando anche lui..” provò Molly con cautela.
“Beh, se così fosse, non capisco perché non ne abbia parlato con me.” continuò lei dura.
“Forse perché non saprebbe come reagiresti e probabilmente sarebbe proprio così.” concluse semplicemente sua madre.
“Così come?”
“Con questo tuo modo di fare. Probabilmente ha paura della tua reazione.”

Pop.
Quando si smaterializzò nel parco, i suoi occhi adocchiarono immediatamente in grande lago e si avvicinò con passo svelto; toccò i propri lobi per verificare se gli orecchini a forma di girasole fossero ancora al loro posto: non era la prima volta che perdeva qualcosa durante la smaterializzazione.
Ancora pensava all'ultima frase che sua madre le aveva detto, prima che lei avesse tagliato corto con quella conversazione e fosse tornata a casa.
Non poteva essere.
Harry aveva paura di lei e delle sue reazioni?
Non voleva crederci.
Non appena giunse nei pressi del salice piangente vide Harry, vestito in modo particolarmente elegante, appoggiato contro la corteccia dell'albero: era pensieroso ed era bellissimo.
Ginny deglutì dall'emozione e dalla preoccupazione, dopodiché si avvicinò ancora di più al suo fidanzato, che finalmente si accorse di lei. Scostò la propria schiena dal tronco ed immerse i suoi occhi verde smeraldo in quelli castani della rossa “Ciao.” disse soltanto.
“Ciao, perché quel messaggio?” domandò senza riuscire a trattenersi.
“Vieni, siediti.” fece lui con un piccolo sorriso.
Ginny guardò per terra e si accorse che c'era una coperta da pic-nic ed un cestino. Si sedette silenziosamente accanto al suo fidanzato e non smise di fissarlo: si sentiva tesa, preoccupata, non riusciva davvero a rilassarsi finché Harry non le avesse detto il motivo di quell'incontro.
“Mi dispiace per questi giorni, Ginny.” sussurrò passandosi una mano nei capelli “Sono stato una frana, lo so. Un vero e proprio disastro come fidanzato, come persona, come tutto. Dovevo pensare.” deglutì un attimo e poi riprese “Dovevo pensare a noi due.”
Ginny batté le palpebre più volte un po' spaventata, ma rimase in silenzio ed attese, sperando che fosse qualcosa di bello.
“Io.. ah..” il moro rigettò la testa indietro appoggiandola contro la corteccia del salice “..io non sapevo se era troppo presto, troppo tardi, non sapevo a chi chiedere consiglio. Non che ce ne fosse bisogno, ma Ron ha chiesto a tua madre e così...”
La rossa trattenne il fiato: quindi aveva ragione? Voleva proprio chiederglielo? Perché aveva fatto tutto ciò? Perché non aveva nessuno con cui parlarne? Nonostante avesse mille domande in mente, attese ancora in silenzio che lui finisse di parlare.
“Aprilo.” disse indicando il cestino legato con un bellissimo fiocco rosso. La ragazza lo fece senza esitare e quando lo aprì e vide qualcosa di rosa e morbido, inserì la mano per tastare e si accorse che quell'oggetto era ricoperto da una peluria morbida e soffice simile a..
“Arnold!” sbottò divertita, mentre la piccola Puffola Pigmea risaliva lungo il suo braccio saltellando e si fermava all'altezza del gomito “Che carina, ma che ci fai qui? E che cos'hai sulla schiena..?” domandò affondando la mano nel pelo rosa della creatura: un piccolo anello, formato da due fili d'oro bianco intrecciati alla fine, dove si congiungevano sorreggendo un bellissimo diamante, scintillò dinnanzi ai suoi occhi.
La rossa alzò le iridi nocciola sul suo fidanzato, che teso attendeva una sua reazione, ma lei non riuscì a proferire parola dall'emozione.
“Ginny, mi vuoi sposare?” domandò con voce sicura, ma allo stesso tempo rotta dall'emozione.
“Harry..” sussurrò lei con gli occhi che si riempivano inspiegabilmente di lacrime “Si, che lo voglio!”
Si tuffò su di lui facendolo cadere sulla coperta, mentre nelle mani stringeva il bellissimo anello.
Il moro sorrise entusiasta e la baciò a lungo, mentre Arnold faceva le fusa sull'altro angolo del plaid.
Dopo alcuni minuti Ginny si rialzò e chiese un po' accigliata, mentre si asciugavano le lacrime “Perché diavolo non me l'hai detto prima?! Lo sai quanto mi hai fatto preoccupare?!”
“Scusa..” mormorò lui, stringendole la mano nella quale giaceva l'anello “Non volevo. Io avevo preso questa decisione, ma ero spaventato perché non sapevo come proportelo. Non volevo chiedere a tua madre, mi vergognavo troppo.. Hermione era sempre impegnata.. Ron non si sa spiegare.. e alla fine non ho chiesto a nessuno. Io avrei tanto voluto.. tanto voluto chiedere consiglio a mia madre.” ammise con un piccolo sorriso e Ginny si sentì un attimo morire dentro. Come aveva osato essere così egoista da sgridarlo in questo modo? “Ma poi ho pensato e ripensato e alla fine ecco qua..” il moro indicò con fare impacciato tutto quello che era appoggiato sull'erba. “Ho scelto questo posto perché mi ricorda il lago nero a Hogwarts.. spero lo ricordi anche a te.” continuò guardandosi attorno.
Ed era così.
Era tutto perfetto.
E anche lui lo era.
“E' fantastico Harry.. e l'idea di far venire anche Arnold lo è ancora di più.” sussurrò dolcemente Ginny, schiudendo la mando ed osservando il brillante.
Il moro sorrideva radioso e domandò dopo poco “Posso?”
Lei annuì serena.
Il suo fidanzato prese il sottile anulare e vi infilò il bellissimo anello intrecciato. “Ti sta d'incanto.” decretò osservando l'oggetto.
“Tu hai scelto il migliore.” fece lei convinta, dandogli un altro bacio.
Dopo alcuni minuti, Harry riscaldò l'area intorno a loro con alcuni incantesimi, affinché entrambi potessero togliersi il cappotto; estrasse delle gustosissime pietanze dal cestino e finalmente i due fidanzati poterono godersi una bellissima cena in riva al lago osservando la volta celeste.

“Harry mi prometti due cose?” chiese Ginny.
“Due? Dimmi.” rispose lui osservandola.
“Non nascondermi più nulla.” affermò seria.
“D'accordo.” disse il moro, annuendo. “La seconda?” domanò poco dopo.
Ginny attese alcuni istanti e poi sussurrò “Mi prometti che non cambierà nulla fra noi con questa decisione?”
“Te lo prometto, Ginny.” ammise dolcemente Harry, baciandola sotto il cielo stellato.

 

* Non sono date certe, non so neanche quando sia entrata effettivamente a far parte della squadra, ma l'idea che lei avesse inserito Ginny nelle

  
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