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Autore: milla4    16/07/2015    1 recensioni
L'onore è ciò che fa di un essere umano un vero uomo e se viene perduto, si cercherà di riprenderselo. Anche a costo della vita.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Non può venire con noi, il suo sangue è sporco- eravamo nascosti nel retrobottega della locanda, dove pochi attimi prima avevo trascinato il Generale. Stringevo quell’omuncolo per le spalle mentre quello blaterava interminabili scuse – Signore, è una missione davvero pericolosa, nessuno ha voluto prestare un proprio servo… lei era appena arrivata in città , non aveva ancora un padrone… non ho potuto fare di meglio…- subito lo lasciai, mi ero ripromesso di non abbattermi ed era proprio quello che stavo facendo – Bene, Mylos, sarà un viaggio lungo e difficoltoso, spero che la tua scelta risulti buona- così mi allontanai, dirigendomi in tutta fretta all’esterno dove mi aspettava la scorta.
Erano tre uomini sulla trentina, dal loro fisico corpulento mi resi conto che quel Mylos era stato un pessimo generale; non erano stati allenati, i loro occhi spenti adornati da enormi borse mi fecero subito capire che si erano divertiti per tutta la notte.
 Il più alto fra loro, un uomo muscoloso dai biondi capelli corti, stava trasportando una grande cassa per poi caricarla sul carro con le sue grosse braccia pelose: forse era l’unico soldato del gruppo veramente utile.
Gli altri erano una copia più giovane del loro capo: piccoli uomini dai capelli spruzzati di verde, uno di loro portava una lunga barba.
 Sorrisi, era l’ennesima violazione del regolamento militare.
In poco tempo tutto fu pronto per la partenza, salii davanti insieme a Maela mentre le guardie e la serva si sistemarono dietro  .
La seconda tappa del viaggio cominciò.
 
Silenzio, nessun rumore veniva emesso dalla nostra strana comitiva, la paura impediva di parlare. Più ci avvicinavamo dalla nostra seconda meta, più si sentiva il pericolo a cui stavamo andando incontro.
Fortunatamente eravamo riusciti a partire di prima mattina: il sole era ancora alto quindi riuscimmo a percorrere un lungo tragitto.
Tora era carico, si vedeva dal passo svelto con cui trascinava il suo carico. Era vecchio ormai, molto probabilmente quello sarebbe stato il suo ultimo viaggio, ma era un fedele alleato da anni e separarsene voleva dire perdere un pezzo della mia vita passata .  Non riuscii a godermi a pieno l’ambiente attorno a noi, che procedendo mutava in continuazione, non nei miei doveri ammirare il panorama.
-Ohooooa-  feci il suono della ferma, era notte quando ci fermammo e dovevamo riposare; mentre i soldati scaricavano le provviste e tutto ciò che era necessario per passare la notte, io diedi da mangiare al mio fido amico. l’Impura aveva fatto scendere la sua padrona e con molta delicatezza, la fece stendere su una coperta.
Mi rammaricai, era un viaggio stancante per una persona mai uscita dalla sua casa ed anche se avevamo percorso solo pochi chilometri, evidentemente per lei erano troppi.
 
Rosso… un rosso pieno di mistero mi destò dalle mie preoccupazioni.
Neeka era il suo nome, così mi aveva detto Mylos prima della partenza.
 Di lei non si conosceva nulla, nemmeno il suo viso coperto dal manto rosso, ma il suo passato era raccontato dall’oggetto che  portava come un fardello da tutta una vita: era un ‘Impura, figlia di una meretrice o molto probabilmente una bastarda, era stata costretta a scegliere tra seguire il destino della madre o servire una famiglia come serva. Evidentemente aveva scelto la seconda opzione.
-Signore, il campo è pronto per la notte- mi informò il colosso biondo -Bene, tu e tuoi compagni stabilite i vostri turni di guardia, io devo rimanere accanto alla veggente- Si battè un pugno sul petto e si ritirò.
 
 -Come sta ?- mi ero avvicinato per vedere come stesse la mia protetta –Bene, Signore… è solo stanca- una voce forte e decisa uscì fuori dal groviglio di stoffa per rispondere alla mia domanda, era una delle condizioni  più importanti di essere un’Impura, mai essere viste in volto.
Mi chinai, Maela era seduta con la schiena appoggiata a un enorme masso, il suo piccolo viso esprimeva tutta la meraviglia per quelle situazioni a lei sconosciute. Cercai di rincuorarla –Tra poco mangerai e ti sentirai subito meglio-  lei annuì.
 
Fu una serata tranquilla, il soldato barbato, che scoprii essere un cuoco da campo, ci preparò un’ottima zuppa di ceci accompagnato da un piccolo roditore arrosto. Divorammo tutto con voracità, era il primo pasto della giornata.
 
-Signore, abbiamo stabilito i turni di guardia, comincia Spar- ll gigante biondo indicò il barbuto. –Perfetto, che gli altri riposino, senza bere altro che acqua- ammonii. Egli, con un sorriso di complicità, annuì per poi rifare il segno di saluto e andarsene.
 
Preparai la mia coperta non lontano da quella delle due donne, non volevo perderla di vista un solo istante, ma la stanchezza accumulata in quei giorni sommata alla tensione mi fecero cadere in un sonno senza sogni.
 
Luce, una strana luce biancastra mi attraversò le palpebre facendomi svegliare all’istante: era l’alba ed io avevo dormito tutto il tempo.
 Non ero rimasto a vegliare colei che dovevo proteggere a costo della vita e… Un urlo, graffiante, femminile proveniva da dietro alcuni alberi. Mi precipitai verso il luogo del suono: Maela era lì, i suoi splendidi occhi aperti all’estremo, la sua bocca spalancata produceva un grido  di paura mentre delle solide mani la tenevano a stento, non riusciva a tenersi in piedi. Seguì la direzione del suo sguardo e subito vomitai: sangue e carne sparsi ovunque, pezzi di corpo su alberi, terra rocce…  riconobbi un qualcosa di biondo, era il gigante della scorta.
Un albero mi sostenne: cos’era successo? Cos’era stato?
Non riuscivo a smettere di guardare quei corpi smembrati davanti a me, non erano miei amici certo, ma con loro avevo condiviso attimi di vita, i loro ultimi.
Mi sentii osservato, mossi impercettibilmente la testa e li vidi, occhi color miele mi stavano scrutando aspettando forse una mia indicazione.
 
Era piccolo quel viso per contenere occhi così magnetici, la pelle  dava l’idea poi di un delicato fiore pronto a sbocciare in qualsiasi momento , ma non era così.
 Anche se appesantita da quel corpo che cercava di sostenere e anche se l’odore di sangue ci stava circondando, lei rimase lì ferma ad aspettare, perché sapeva che se fosse crollata anche lei, tutto sarebbe finito.
E così capii che  quell’Impura sarebbe stato l’unico aiuto per portare a termine quell’odiata missione, ora che la mia misera scorta era stata ridotta letteralmente a brandelli.
- Neeka porta la veggente sul carro, partiamo tra massimo dieci minuti. Tu rimani con lei mentre io recupererò qualche cosa dal campo-  . Vicino a quello che credevo fosse una gamba, trovai una lunga spada. Sospirai- La sai usare?- annuì – Bene, non ci metterò molto-.
        
 
 
Come promesso ritornai dopo poco tempo, avevo preso solo le coperte e alcune delle provviste non usate la sera precedente, non mi ero avvicinato più al luogo del massacro, rivedere un tale scempio era troppo, per me.
Caricai in fretta le ultime cose e salito sul carro partimmo con tutta fretta.
Quell’essere poteva essere ancora lì in giro e poi, anche se spaventati, non potevamo certo rinunciare al nostro compito.
Maela era ancora sconvolta, era rannicchiata accanto alla sua accompagnatrice, con la testa teneramente poggiata sulla spalla di Neeka mentre quella cercava di rassicurarla in ogni modo.
Strinsi un pugno: non era giusto che la sua prima esperienza all’infuori della sua dimora fosse cosi traumatica –Signore- una mano si posò sul mio braccio: Neeka.  –Dimmi- le risposi senza staccare gli occhi dalla strada –Il luogo dove siamo diretti … Sarà pericoloso?- Non parlai, ma lei capì lo stesso - Bene, conti su di me per la protezione della veggente. Io ci sono-  rimasi sorpreso da tanta determinazione, ma non volli darlo a vedere- Perfetto, ma spero non ce ne sia bisogno- la mano sulla mia manica si irrigidì, poi la pressione si allentò finché non sparì del tutto.
 
Alberi, alberi gialli, verdi, blu, sfilarono accanto a noi come a darci il benvenuto: Bevia.
 
Fermai Tora – Te la senti?- Maela non aveva parlato per tutto il tragitto, sembrava che la grande energia iniziale fosse svanita all’improvviso – Si, lo devo fare- fece un leggero sorriso poi, aiutata dalla serva, scese dal carro allontanandosi per la strada maestra. Le raggiunsi con tutta fretta, non volevo lasciarle un minuto da sole.
Silenzio, solo silenzio.  La tragedia era nell’aria, i negozi, le case, tutto era stato abbandonato in tutta fretta, perché non c’è cosa più importante che salvarsi la vita. Quel villaggio era stato il primo obiettivo della bestia e lì aveva sfogato tutta la sua rabbia.
Passammo accanto al mercato con le sue  mille bancarelle ormai piene di alimenti marciti dal tempo, un banco di stoffe colorate attirò la mia attenzione: il proprietario, prima di fuggire, aveva cercato di portare con sé la sua merce più costosa, o almeno così sembrava dalla scia colorata che avanzava per tutta la strada . Uno di questi oggetti mi colpì: era un piccolo pezzo rettangolare, troppo poco per essere uno scialle, troppo grande per farne un fazzoletto eppure ciò che mi colpì era il colore straordinariamente blu. Non cupo, ma intenso, che con la luce del sole prendeva ogni volta dei riflessi diversi. Lo raccolsi senza un vero motivo, mi sembrava una cosa giusta da fare
-È qui.- Maela si posizionò al centro d  una piccola piazzetta seminascosta da un’ ampia terrazza.
L’Impura la guardava con occhi sgranati mentre Maela prendeva possesso delle suo vero io.

 
 
   
 
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