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Autore: Fiamma Drakon    21/01/2009    1 recensioni
Quando Alphonse la vide rimase estasiato, mentre un sentimento nuovo che mai aveva provato fino ad allora si faceva lentamente strada dentro di lui...
[dedicata with love alla mia onee-chan]
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Alphonse Elric, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Verdementa 3_Nina French Nina French
Quando Alphonse si risvegliò, il mattino seguente, avvertì il quieto russare regolare di suo fratello Edward, ancora beatamente addormentato nel letto accanto. Era incredibile quanto potesse essere pigro suo fratello, le guerre che doveva fronteggiare tutte le mattine quando doveva svegliarlo. Fortuna che ad aiutarlo aveva Fiamma, altrimenti non aveva idea di come potesse riuscire in quell’impresa titanica che era riuscire a svegliare il famoso Alchimista d’Acciaio.
Cercando di non far rumore, si alzò. Dalla finestra entrava una tenue luce rosata. Era l’alba. Non era mai stato un gran dormiglione, come Edward, perciò non si stupì affatto del fatto di essersi svegliato alle idi del mattino. C’era abituato. Uscì dalla camera e, senza fare rumore, uscì anche dall’albergo. Le strade erano completamente deserte. Probabilmente era l’unico essere vivente al mondo ad avere una sveglia incorporata regolata su “sveglia all’alba”. Oppure era l’unico stupido ad uscire a quell’ora, ma stare da solo di tanto in tanto gli faceva bene. Dopo aver girovagato un po’ per la città, riprese la strada del giorno prima per il fiume: era un posto tranquillo dove probabilmente non si fermava mai nessuno e, se Fiamma e Edward fossero andati a cercarlo, probabilmente avrebbero iniziato dai posti che conoscevano.
In breve, Alphonse arrivò alla strada che fiancheggiava il fiume. Sembrava deserta pure quella. Poi... gli occhi di lui caddero su una figura esile, che fissava il fiume. Era indistinguibile da quella distanza, ma era evidente che fosse una ragazza. I lunghi capelli neri erano una macchia corvina che si mescolava al viola scuro dei suoi vestiti. Quando Alphonse la vide rimase estasiato, mentre un sentimento nuovo che mai aveva provato fino ad allora si faceva lentamente strada dentro di lui...
Era attratto da lei come una scheggia di ferro da un magnete. Fece un passo avanti e lei portò immediatamente la sua attenzione su di lui. Rimase in quella posizione per qualche istante, prima di voltarsi e correre via, sparendo alla vista. Alphonse era ancora immobile, lo sguardo fisso sul punto dove pochi istanti prima era ferma la ragazza. Sembrava in stato catatonico. Era senza parole. Che cosa aveva quella ragazza di così... magnetico? Perché si sentiva vuoto, privato di tutto? Anche se era solo un’anima sigillata ad un’armatura, era pur sempre umano e come tale avrebbe dovuto provare emozioni e pensare. Nell’istante in cui quella ragazza lo aveva guardato, tutto era sparito, lasciandolo completamente vuoto: niente emozioni, niente pensieri.
Fece un passo avanti, incerto. Pian piano, riprese il controllo di sé e scese lungo il pendio erboso che conduceva alla riva del fiume. Si sedette sull’erba e fissò lo sguardo sulla superficie cristallina e perfettamente liscia del corso d'acqua.
La domanda che gli martellava nella mente era solo una, ma lo opprimeva come mai nulla prima di quel momento: - Che cosa di lei lo attraeva a quel modo? -. Difficile dare una risposta, anche perché lui stesso non sapeva precisamente cosa era successo pochi minuti prima. L’unica certezza era che qualcosa era successo. Una ben misera constatazione, ovvia. In quei casi, era Edward quello “bravo ad affermare l’ovvio”. Lui era più profondo e trovava nelle circostanze qualcosa di più. In quel momento, però, non riusciva a trovare niente di coerente e non ovvio riguardo a ciò che era appena accaduto. Circostanza davvero bizzarra, più unica che rara.
- AL! EHI, AL! - gridò una fin troppo familiare voce maschile. Alphonse ritornò bruscamente alla realtà e si voltò verso la strada, dalla quale Edward si stava sporgendo per cercarlo. Quando finalmente il biondo lo vide, scese lungo il pendio e lo raggiunse.
- Finalmente ti ho trovato! Fiamma si è presa un infarto quando è venuta a svegliarmi e te non c’eri. Il bello è che ha fatto prendere un colpo pure a me! Mi ha letteralmente trascinato a cercarti... - disse, mostrandogli il polso sinistro, sul quale erano impressi quattro segni da un lato e uno dall’altro. Evidentemente erano i lividi lasciati dalla salda presa della ragazza. Edward si massaggiò il polso.
- Ha una presa che ha dell’incredibile, mi sembrava di avere il polso chiuso in una morsa d’acciaio! Speriamo che guariscano alla svelta... - mormorò. Alphonse chinò la testa.
- Al... c’è qualcosa che non va? Sembri strano... - indagò Edward, sedendosi accanto a lui, guardandolo. Se avesse potuto, Alphonse sarebbe arrossito.
- No... niente. Dai, andiamo da Fiamma... - disse, alzandosi: non voleva che suo fratello sapesse cosa gli era successo.
Edward lo seguì con lo sguardo, incuriosito dal suo bizzarro comportamento. Era davvero strano che Alphonse si comportasse in modo così anomalo. Non fece domande e si limitò a seguirlo sulla strada verso l’albergo.
- AL! Si può sapere dov’eri finito?! - esclamò Fiamma appena vide Alphonse entrare nell’atrio. - Sono uscito presto... non volevo farti preoccupare... - rispose lui, a disagio. Fiamma sospirò, cercando di riprendere un briciolo di contegno.
- Allora... dove si va oggi? Si torna al fiume? - domandò. - NO! Al fiume no! - la interruppe Alphonse, scuotendo energicamente la testa. Gli occhi degli altri due saettarono su di lui in contemporanea.
- Ehm... cioè... perché non andiamo da qualche altra parte? - azzardò lui. Il ricordo della ragazza lo aveva indotto a fermarli prima di rendersene conto. Fiamma continuò a tenere gli occhi fissi su di lui, senza sbattere le palpebre. Era terribile sentirsi quegli occhi fiammeggianti addosso. - Allora? - chiese Alphonse. - Va bene... facciamo un giro... - gli rispose Fiamma con voce inespressiva, precedendo lui e Edward fuori dall’albergo.
Se non altro, fare un giro avrebbe dato l’opportunità ad Alphonse di dimenticarsi dell’incontro di quella mattina, ma non sembrava proprio che quell’incontro sarebbe rimasto un fatto isolato. Tutto in quel posto, chissà come o perché, gli ricordava quella ragazza. Era strano, eppure Alphonse aveva come la sensazione che presto l’avrebbe rivista.
Le ore trascorsero inesorabili, mentre Alphonse veniva consumato dalla certezza che l’avrebbe rivista. Quel pensiero gli provocava una sensazione che non aveva mai provato né sapeva spiegarsi. Gli ricordava la speranza, ma era un sentimento molto più pressante.
A mezzogiorno, Edward e Fiamma pranzarono. Successivamente, il trio ritornò in piazza. Dopo circa mezz’ora, Fiamma si avvicinò ad Alphonse.
- Perché sei così strano oggi? Ti è successo qualcosa? - gli chiese, fissandolo. Edward camminava davanti a loro e, apparentemente, sembrava non accorgersi della discussione.
- No... non mi è successo niente... - mentì lui.
- Al... anche se sei un’anima legata ad un’armatura, sei un libro aperto. È facile capirti, anche per chi, come me, ti conosce da poco... c’è sicuramente qualcosa che non va... - gli disse la ragazza. Alphonse si dibatteva interiormente: glielo doveva dire o doveva continuare a far finta di niente? Soppesò accuratamente i pro e i contro di ciascuna opzione e scelse per la verità: non era mai stato bravo a mentire.
- Be’... ecco, il fatto è che... - s’interruppe quando vide dove si trovavano. Nell’ultimo tratto di strada non aveva fatto caso a dove andava e seguiva suo fratello che, per qualche strana e perversa ragione, lo aveva riportato sulla strada che costeggiava il fiume.
Quando si fermò, si voltò verso di lui. Ma Alphonse non lo guardava minimamente: la sua attenzione era concentrata tutta sull’esile figura che era ricomparsa nello stesso punto di quella mattina. Fiamma seguì lo sguardo dell’armatura e s’irrigidì quando puntò gli occhi sulla ragazza.
- Non è possibile... è davvero...? - mormorò Fiamma. La ragazza fece un passo avanti e la figura femminile dai capelli neri si voltò verso di loro. Rimase a fissarli per qualche istante poi, molto lentamente, iniziò ad avvicinarsi.
Fiamma fece qualche passo avanti, fino a fermarsi accanto a Edward. L’altra ragazza si avvicinò ancora, scrutando Fiamma. Più si avvicinava, più Alphonse iniziava a scorgere nuovi particolari: il suo sguardo, i vestiti, i capelli... era una ragazzina come tante altre.
Quando fu proprio di fronte a Fiamma, la mora rimase immobile a fissarla, mentre Alphonse la osservava. Era alta all’incirca quanto Fiamma. Aveva lunghi capelli lisci neri che le arrivavano fino ai gomiti e, in fondo, erano tinti d’un verde delicato e tenue, che ricordava molto la menta. In breve, un verde menta delicato. Le ciocche le ricadevano come fili di seta nera attorno al viso pallido. Sulla fronte le ricadevano alcuni capelli più corti, che però lasciavano scoperte le sottili sopracciglia nere. Gli occhi erano grandi e le iridi azzurre somigliavano al colore del cielo terso del mattino. Indossava una maglietta scollata viola che le lasciava scoperto l’ombelico, una gonna viola che le arrivava fino alle ginocchia e un paio di stivali neri con il tacco basso. La gonna era sostenuta in vita da una sottile cintura nera. La corporatura snella la faceva sembrare più aggraziata.
No. Non era come le altre: tutto di lei sembrava enfatizzare quell’osservazione. Al primo impatto ad Alphonse era parsa una ragazzina comune, ma dopo averla squadrata con molta più attenzione, era arrivato alla conclusione che quella ragazza non era... normale. Era qualcosa di più. Di nuovo, Alphonse avvertì la stranissima sensazione che aveva provato quella mattina. Era un’emozione forte, che non era ancora riuscito a definire con certezza. Sapeva solo che era un’emozione che, in misura molto minore, aveva già provato. L’esatta definizione gli sfuggiva di pochissimo.
- Nina...? - mormorò Fiamma, sorpresa.
- Fiamma...? Fiamma Drakon? - le rispose la ragazza in un sussurro. Si strinsero in un abbraccio che lasciò Edward e Alphonse allibiti.
- Voi due vi conoscete? - chiese Edward. Alphonse era senza parole.
- Certo! Prima che mi trasferissi a Jujika, dove mi avete incontrata, lei era la mia migliore amica... - spiegò Fiamma.
Quando l’altra si staccò dall’amica, i suoi occhi saettarono verso Alphonse, che s’irrigidì, imbarazzato.
- Fiamma... chi è lui? - domandò Nina, accennando lievemente ad Al con il capo. La voce della ragazza somigliava al lieve tintinnare del cristallo. Era una voce chiara, flebile, ma perfettamente udibile. Fiamma scoccò un’occhiata sorpresa ad Alphonse, che non accennò parole né movimenti, poi si rivolse di nuovo all’amica: - Lo conosci? - chiese, incuriosita.
- Non proprio... ci siamo incontrati di sfuggita questa mattina... - spiegò Nina. Gli occhi di Fiamma ritornarono su Alphonse. La ragazza inarcò un sopracciglio in modo assai eloquente. Alphonse distolse lo sguardo, imbarazzato. Edward gli diede una lieve gomitata al fianco.
- Meno male che non era successo niente... - mormorò maliziosamente.
- Bene! - esordì Fiamma. Prese per mano Nina e la portò di fronte ad Alphonse, spostando Edward.
- Alphonse... questa è Nina French... Nina... questo è Alphonse Elric... - li presentò la rossa. Nina si strinse nelle spalle, a disagio. Alphonse abbassò lo sguardo, imbarazzato. Era la prima volta che si trovava in una situazione del genere. Il “sentimento ignoto” era ancora più forte ora che Nina era vicina a lui.
Mentre Alphonse rialzava lo sguardo, la sua attenzione cadde sulla catenella argentata che portava fissata alla cintura.
- Sei un’Alchimista di Stato? - chiese, curioso. Nina abbassò lo sguardo sulla catenella ed estrasse da una tasca della gonna un orologio d’argento a carica manuale finemente cesellato, con su impresso l’araldo dell’esercito.
- Sì... ho sostenuto l’esame l’anno scorso... Alchimista Verdementa - rispose lei, lievemente rossa in viso.
- Anche noi siamo...! - esordì Edward, tanto per farsi considerare un po’, ma Fiamma lo afferrò per la treccia e lo trascinò indietro.
- Taci, Ed...! - mormorò a denti stretti. - Ahi, ahi! Mi fai male! - esclamò lui.
Alphonse e Nina si fissarono: le iridi azzurre di lei erano come calamite per lui, mentre i secondi passavano inesorabilmente scandendo quei meravigliosi istanti. Nina si avvicinò a lui, le guance tinte lievemente di rosso. Alphonse si mosse automaticamente verso di lei e in pochi, brevissimi movimenti furono l’uno dinanzi all’altra.
- Guarda Ed... non trovi che siano... carini? - mormorò Fiamma. - Sì, tutto quello che vuoi... mi lasci andare? Sto buono... dai! Lasciami! - esclamò lui, dimenandosi nel tentativo di sottrarsi alla micidiale morsa della ragazza, che teneva saldamente la treccia di capelli biondi come se fosse un guinzaglio.
Nina e Alphonse si scontrarono dolcemente l’un con l’altra. La differenza era smisurata: lui un’enorme armatura di quasi due metri, lei una fragile bambolina di porcellana al confronto. Una leggera brezza soffiò sulla strada, agitando un poco i capelli corvini di Nina. La fine dei ciuffi di capelli color verde menta delicato si muovevano lievemente. Così, a parere di Alphonse, era ancora più bella.
Rimasero in silenzio, così da non rischiare che discorsi detti a sproposito rovinassero quel momento.
- Ehm... Alphonse... - disse Nina timidamente, guardandolo più intensamente di prima.
- Sì...? - domandò lui esitante.
- Ti... ti andrebbe di uscire domani sera? - chiese lei. Per qualche istante, Alphonse rimase in silenzio: la domanda stava arrivando alla sua mente. Quando fu recepita, elaborata e fu inviata la risposta, lui parve riprendersi.
- Sì. Perfetto! - rispose. Lei si aprì in un raggiante sorriso e, alzandosi sulla punta dei piedi, diede un bacio ad Alphonse.
- Ti aspetto domani in piazza alle sette... - disse, prima di fare un passo indietro e allontanarsi.
Lui rimase lì, immobile, come inebetito. - Sei libero di andare... - disse Fiamma, mollando la presa sulla treccia di Edward. Quest’ultimo si avvicinò ad Alphonse.
- Ti piace, eh? Lo ammetto... non è male... - disse il biondo, in tono di chi la sapeva lunga.
- Prego?! - ringhiò Fiamma alle sue spalle. Lui si voltò. - Eh... no, cioè... non intendevo dire che è più bella di te... esprimevo un giudizio! - si giustificò lui, cercando di calmarla.
- Uhm... lo spero per te... - mormorò Fiamma a denti stretti. - Alphonse dove intendi andare domani con lei? - chiese poi la ragazza, voltandosi verso l’armatura immobile al suo fianco.
- Ehm... Al?! - chiese Fiamma, agitandogli una mano davanti al viso. Niente.
- Che cosa credi che gli sia successo? - mormorò lei, preoccupata, rivolta a Edward.
- È andato in stato catatonico, però... ho la soluzione! - disse il biondo, alzando un dito, come se avesse avuto una immediata illuminazione.
- Ed, quando fai così mi metti paura... - commentò Fiamma. Edward la ignorò e si voltò verso Alphonse.
- Guarda Al! C’è Nina! - esclamò.
- Dove?! - domandò l’armatura, guardandosi intorno.
- Visto? Te l’avevo detto che avevo la soluzione! - disse Edward orgoglioso.
- Ma se non sai neanche che cosa vuol dire “catatonico”! - ribatté Fiamma.
Alphonse sospirò, afflitto.
- Che cos’hai? Sei triste? - chiese la ragazza, lasciando perdere Edward. L’armatura non rispose immediatamente.
- No... è solo che... non so come comportarmi con lei... è... difficile... non sono mai uscito con nessuna... - mormorò Alphonse. Edward scoppiò a ridere.
- Tsk! E io che pensavo fossi angosciato per chissà che! Guarda che anch’io non sono mai uscito con Fiamma! - esclamò.
- Ma la sua è una situazione diversa... non uscirei con te per niente al mondo, anche se stiamo insieme... tanto dovrei farti da babysitter e preferisco evitare l’esperienza... - disse la ragazza.
- Non è giusto! Sei cattiva! - ribatté il biondo.
- Dai, Al... vedrai che andrà tutto bene... - lo consolò lei. Il pomeriggio trascorse lentamente, mentre Alphonse si consumava rimuginando sulla sera successiva. Aveva quattordici anni, non era ancora in grado di sostenere tutto quello stress! Fortunatamente il “Fiamma Pronto Intervento” era a due passi. Se non ci fosse stata lei, avrebbe dovuto fare uno sforzo e chiedere comprensione a Edward e, probabilmente, non ne avrebbe avuta. Ma perché le questioni di cuore erano tanto spinose? Forse era nel DNA Elric l’assoluta negazione per tutto ciò che riguarda le faccende di cuore...
No. Doveva rimanere calmo, doveva ritornare Alphonse Elric.
Il pomeriggio era finalmente trascorso. Alphonse era seduto sul suo letto, gli occhi fissi sul cielo stellato fuori della finestra dell’albergo, mentre Edward parlava al vento, convinto che suo fratello lo stesse ascoltando.
Niente. Era ancora lo stesso Alphonse di sempre, eppure si sentiva in qualche modo diverso. Non si sarebbe mai aspettato una situazione del genere, almeno, non in un posto come quello. Ma Nina era... Nina. Semplicemente se stessa. Odiava essere tanto ovvio, ma non trovava niente per esprimere cosa suscitava in lui quella ragazza. Erano sentimenti confusi, difficilmente riconoscibili, anche se il “sentimento ignoto” era sempre lì in agguato, pronto a ritornare all’attacco.
- Al?! Ehi, Al! Mi senti? AL! -
Alphonse alzò lo sguardo e si ritrovò suo fratello Edward davanti, a meno di mezzo millimetro di distanza dalla faccia.
- Sì...? - mormorò l’armatura.
- Posso... parlarti? - chiese Edward. Aveva un tono di voce diverso, più... maturo? Il biondo si sedette accanto al fratellino. Dallo sguardo di lui Alphonse capì che stava per arrivare uno dei rarissimi momenti nei quali Edward faceva la parte del fratello maggiore. Faceva impressione pensare una cosa del genere, eppure era così.
- Senti, Al... riguardo a questa storia di Nina... non credo che dovresti preoccuparti così tanto... sembra più una croce che un amore... senti... - Edward s’interruppe e sospirò, a disagio - ah... uffa! Non so cosa dirti! Non sono bravo in questo genere di situazioni! Ascolta... quando... cioè prima... insomma! Prima che mi fidanzassi con Fiamma... incredibile, non avrei mai creduto che sarei riuscito a dire una cosa del genere, comunque... anch’io avevo qualche crisi, ma non ero così... esplicito... insomma... voglio dire... io almeno mi sfogavo nel sonno, anche se non era precisamente piacevole, ma almeno era un modo, anche se involontario di tenermi la storia di Fiamma per me... ora, questo fatto di Nina, penso che ti stia prendendo un po’ troppo... non voglio dire che tu debba lasciar perdere, accidenti, solo che mi sembra strano vederti così... turbato... insomma... non è una cosa che capita tutti i giorni... quello turbato di solito sono io! - concluse il biondo. Alphonse rimase in silenzio ancora per qualche istante.
- So che non avrai capito nulla di quello che ti ho detto, ma non sono bravo in questi frangenti... - aggiunse poi Edward, imbarazzato. Si alzò e si diresse verso il proprio letto.
- Aspetta... fratellone... - mormorò Alphonse. Edward si voltò, sorpreso.
- Sì...? - chiese.
- Ehm... sono contento che tu abbia provato a... consolarmi. Apprezzo il gesto e, in un certo senso, ho capito cosa volevi dirmi: niente preoccupazioni. Ho capito - disse Alphonse.
- Davvero? Meno male... credevo di essere proprio negato nelle questioni da “fratello maggiore”... - esclamò Edward.
Il biondo sbadigliò vistosamente.
- ‘notte Al... - mormorò, infilandosi sotto le coperte. Alphonse, rincuorato dal tentativo di suo fratello di tirarlo su di morale, gli rispose: - Buonanotte fratellone... -.
Il leggero russare di Edward giunse ben presto ad accompagnare il quieto dormiveglia di Alphonse, che attendeva con trepidazione il giorno seguente, quando avrebbe potuto rivedere Nina.
Dopo quasi un’ora, anche Alphonse prese finalmente sonno. 
   
 
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