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Autore: weakdevilarashi    18/07/2015    0 recensioni
«Adesso abbiamo una lunga strada da percorrere» gli dissi stringendolo ancora di più a me «e un futuro da scoprire, insieme» aggiunsi continuando a singhiozzare. In teoria dovrebbe essere il ragazzo a dire questo genere di cose ma lo dovetti fare io, nonostante fossimo simili, perché tra i due lui rimaneva sempre il più sensibile. Sciolse per un attimo l'abbraccio e mi guardò negli occhi «Recupereremo tutto il tempo perso, vero?» mi chiese quasi sorridendo e tornò fra le mie braccia, «Certo, recupereremo tutto anche se siamo già maggiorenni» gli sussurrai all'orecchio facendo un mezzo sorriso.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Chapter one.


«Happy Birthday to you! Happy birthday to you! Happy birthday to Erika, happy birthday to you!» spensi le candele tenendo con la mano destra la grande chioma di capelli evitando di farli arrivare sulla torta e farli sporcare. Sorrisi alla vista di tutti i miei familiari e i miei amici applaudire. Il più bel compleanno di sempre, pensai. Era incredibile come avessero organizzato tutto questo, solo per me. Ero davvero felice. In quell'anno molte cose andarono storte quindi ero decisa del fatto di non organizzare il mio compleanno, non mi importava se facevo sedici anni ma non volevo disturbare i miei genitori per le spese. Ma adesso eccomi qui. Non me lo sarei mai aspettata, una festa a sorpresa. Glielo devo, per forza. Avranno speso un casino... la festa si teneva in una casa in affitto con una piscina. 
Per me già era abbastanza che avessero organizzato una festa solo per una nullità come me, ma proprio la casa e la piscina non occorrevano. Sanno che la amo, che amo l'acqua e che amo nuotare ma sanno anche che queste tipo di feste non fanno al caso mio. Di solito non vado mai in discoteca o in questo genere di feste, se ci vado solo per far compagnia a qualche amica o amico però mi sto quasi sempre in disparte. Non mi piace l'ambiente delle feste ma questa non potevo giudicarla. C'era tutto ciò che amavo. E non credevo che avrei perso la metà che amavo nello stesso giorno. 
«Finalmente anche tu sedicenne! Auguri bellezza» mi saltò addosso la mia migliore amica Asya baciandomi le guance «Grazie tesoro» la ringraziai stringendola leggermente. Ci staccammo dopo un po' e tornò a ballare. Mano a mano ricevetti gli auguri di tutti con tanto di baci in entrambe le guance, sembrava un po' formale ma alla fine era davvero una cosa carina. Scartai tutti i regali seguita da degli «Ooooh» oppure da degli «Scarta! Scarta!» e da tante risate e fotografie. Manco fossimo alle elementari, pensai. Ma comunque già si erano fatte le due passate del mattino e quindi alcuni dei conoscenti se ne andarono e rimasero solo la mia famiglia e i miei amici più stretti. Iniziammo a pulire e mi trovavo in cucina quando improvvisamente qualcuno da dietro mi benda gli occhi, e sono sicura che sia Asya al cento per cento perché non sa trattenere la sua risata riconoscibile da mille miglia. Perciò non obiettai e mi feci trasportare fidandomi ciecamente. 
Quando mi tolse la benda ci trovavamo in un terrazzo che era tipo diviso a metà da una corda, dall'altro lato notai delle bombe piazzate e capii immediatamente le loro intenzioni. Sì, loro, perché accanto a me c'erano tutti i miei amici e i miei genitori. «Ta dannn!» urlarono tutti in coro sorridendo. Non potevo assolutamente crederci «Ma voi siete pazzi» dissi scioccata portandomi una mano sulla bocca, non solo avevano fatto tutta quella gran festa ma pure questo.. rimasi scioccata per un po' prima di realizzare bene la cosa e tornare a sorridere insieme a loro. «Dev'esservi costato una fortuna» abbracciai la mia migliore amica e ringraziai i miei genitori, forse era il regalo più bello.. dopo la festa, ovviamente. «Tutto per la nostra Erika» mi abbracciarono i miei e si aggiunse pure Asya. 
Lei e loro sono la mia famiglia.
Ma non tutte le cose belle durano, perché i fuochi d'artificio durarono pochi secondi per poi mandare in frantumi tutto.
Mandare in frantumi una vita, un amore, una felicità e una gioia. L'unica mia felicità.
Il tempo che si accesero i fuochi passò un attimo e mi ritrovai a terra insieme ad Asya con sopra di noi il ragazzo che li aveva azionati. Devo tanto a quel ragazzo perché ci salvò la vita ma lo odio da morire perché la causa di tutto fu lui. «Mamma! Papà!» urlai con le lacrime che rigavano le guance, mi alzai di scatto dopo che tutto finì e andai ad abbracciare i miei genitori che erano sdraiati a terra su una pozza di sangue. Li strinsi forte a me e capii che era l'ultima volta che li avrei visti. «Mamma... papà... perché?» sussurrai «Perché?!» aggiunsi cominciando ad urlare come una pazza. «Te la caverai» sussurrò mia mamma socchiudendo appena gli occhi «sei forte, ce la farai» aggiunse mio papà facendo un mezzo sorriso. Non riuscivo più a guardarli perchè la mia vista era ormai troppo sfocata dalle lacrime che uscivano senza sosta, incontrollabili. Un corno che me la caverò. Sprofonderò. «Non lasciatemi, vi prego» mi accoccolai su di loro «purtroppo il destino ha deciso questo, che possiamo farci? Figlia mia, Erika, abbi cura di te. Sei forte e continua ad esserlo. Non deluderci» disse mio papà guardandomi dritta negli occhi e sentii la sua presa sul mio braccio aumentare «ti vogliamo bene» finii mia mamma chiudendo gli occhi, mio papà la strinse di più ed ebbe il tempo di darle un bacio sulla fronte per poi chiudere gli occhi pure lui. 
La mia vita era finita.
Sprofondai nel buio sentendo le sirene dell'ambulanza in lontananza.


Mi svegliai di soprassalto e mi passai le mani sulla faccia. Lo stesso incubo, ogni notte, per ben due anni. Mi misi a sedere e restai così per un po', guardai l'orario e ancora erano solo le cinque, tra due ore dovevo alzarmi. 

Era sempre così, non avevo una routine tanto movimentata, andavo a scuola e lavoravo nel tardo pomeriggio part-time per poi tornare a casa e andare a letto verso l'una o anche le due. Ma chi volevo prendere in giro? Ovvio che era movimentata, tutti lo dicevano ma io sottolineavo che è leggermente movimentata. In fondo non ero solo io a fare l'ultimo anno di liceo linguistico e contemporaneamente lavorare in un pub le sere nel distretto metropolitano di WolverHampton, la maggior parte dei miei coetanei lo faceva. D'altronde eravamo nel bel mezzo di aprile ed erano già mesi che lavoravo. Non mi preoccupavo più di tanto dei giudizi altrui, facevo la mia vita e ormai ero ben abituata.. era naturale. 

Mi alzai lentamente per evitare un mal di testa allucinante, come spesso mi capitava, e mi diressi in cucina per prepararmi l'ennesima tazza di tè Yorkshire per calmarmi e rilassarmi. Funzionava sempre, ecco perché era il mio preferito. Ne avevo provati altri nel corso di questi anni ma questo era l'unico che riusciva nel mio intento. Come ogni giorno, come la routine, tornai a dormire più rilassata sognando solo il buio.

La sveglia suonò alle sette precise e aprii gli occhi lentamente, ogni volta dopo aver preso il tè era magnifico svegliarsi rilassata ma un po' stressante per il fatto di andare a scuola mezza rincoglionita. Così spensi la melodia frustrante della sveglia e andai immediatamente in bagno a lavarmi. Non sono una di quelle che si guardano ogni nanosecondo allo specchio e sono tutte fucsia e rosa di qua e di là, ma ovviamente come avrete già intuito sono una di quelle ragazze calme che non vuole essere mai al centro dell'attenzione e che odia queste piccole ochette della sua scuola che ancora devono crescere di cervello nonostante abbiano già diciotto anni. Ma comunque; descrivendomi potrei solo dire che sono bassa per la mia età, con una corporatura media, con pelle non chiarissima ma giusta, labbra abbastanza carnose e rosee, occhi castani e capelli un po' più lunghi dalle spalle castano scuro.

Una doccia veloce, asciugai i capelli e mi feci una coda perché già il caldo si iniziava a sentire. Mi vestii velocemente con vans, jeans e una maglietta maniche corte. Mi truccai con correttore e matita nera, come facevo tutti i giorni, e uscii di casa prendendo cellulare e zaino.
Andai a piedi e durante il tragitto chiamò Asya, come sempre, per raccontarmi le sue solite giornate e lamentarsi del suo ex ragazzo che gli stava ancora dietro e non riusciva proprio a scollarselo di dosso. Era troppo appiccicoso ma anche dolce, però lei si lamentava del fatto che odia quelli appiccicosi e che comunque non lo ama più. «Erika?! Mi stai ascoltando?» mi chiese interrompendo i miei soliti pensieri per i compiti in classe, lei sembrava non farsene un problema, ma in fondo era brava anche se non si metteva sotto con lo studio. Io invece dovevo impegnarmi per arrivare a livelli come i suoi. «Si si, ti ascolto» le dissi alzando gli occhi al cielo, tanto non poteva vedermi «Smettila di alzare gli occhi al cielo e ascoltami» ma alla fine mi conosceva troppo bene, non potrò mai nasconderle nulla.

«Si, ti ascolto. Dimmi» sbuffai attraversando la strada e aspettando una sua risposta «Sembra che oggi ci siano due nuovi studenti del quinto anno, dicono che sono strafighi» mi disse tutta ad un fiato super eccitata, non potei trattenermi dall'alzare nuovamente gli occhi al cielo «E' possibile che tu sia la ragazza più brillante della scuola e pensi solo a ste cose?» le dissi la solita frase che mi usciva ormai spontanea da tutte le volte che la pronunciavo, perché era così, Asya la prima studentessa del liceo linguistico pensava soltanto ai bei ragazzi ed era sempre super informata sul gossip della scuola. Io invece ero considerata solo "la migliore amica" dagli altri e mi stava benissimo così. Non capivo mai come facesse a stare tranquilla continuando ad essere al centro dell'attenzione, io non ce l'avrei mai fatta.

«Tesoro, mi conosci. Quindi non farmi sempre le stesse domande e ti chiedo solo una volta, solo una, ascoltami e non ti stancare mai» disse con un filo di dolcezza e mi commossi per quel piccolo filo «Aw, sai che non mi stancherò mai, scema» le dissi finalmente arrivando all'ingresso, entrai e la cercai in mezzo alla folla. Odiavo tutte queste sdolcinatezze ma comunque ogni tanto ci vuole. «Lo so, lo so. Ma tornando al discorso di prima, la cosa si fa seria perché si dice che uno di loro abbia vent'anni» disse in un soffio quasi sussurrando, non capisco dove stava il problema «E quindi? Non sei una ragazzina del primo anno e non è il primo ventenne che entra in questa scuola perciò non c'è motivo che tu faccia così» dissi semplicemente e finalmente trovandola. «Lo so Erika lo so, ma si dice pure che sia uno di quelli proprio stronzi al massimo» sussurrò ridacchiando, e ovviamente si sapeva, a lei piacevano sempre quelli così.. per questo non aveva ancora trovato una relazione stabile. «Va bene, va bene. Comunque sto staccando, sono dietro di te» staccai la chiamata e andammo nelle nostre rispettive classi cambiando argomento.

Ci separammo ed entrai nella mia. Mi sedetti al mio banco e cominciò la lezione di francese che durò solamente un'ora. In seconda e terza ora avremo avuto inglese e passeranno liscia come questa, in fondo me la cavavo con le lingue e le amavo, casualmente ero al liceo linguistico.

In mezzo alle due ore di inglese fece ingresso un ragazzo non molto alto che distrasse mezza classe, soprattutto ragazze. Ovviamente.
Non bussò nemmeno ed entrò come se non fosse nulla, da questo capii che sicuramente era il ragazzo che mi aveva descritto la mia migliore amica e siccome la fortuna è sempre a mio favore, capitò giusto giusto nella mia classe con dieci sezioni che abbiamo.. proprio fortunata, eh? 
La mia classe è la 5°G, la quart'ultima classe e non capisco perché non lo misero nell'ultima dato che i nuovi arrivati a metà anno li mettono sempre lì, come ho detto: la mia fortuna. Me lo sarei dovuta sopportare in classe per due mesi e anche agli esami di maturità. Le cose belle, proprio. Ovviamente decisi che non gli avrei mai rivolto la parola perché già dal modo di entrare si capiva il tipo che era e siccome io non frequento queste persone non vedo perché dovrei farlo proprio ora.

«Ragazzo, ti sembra questo l'orario di entrare nella tua nuova classe?» chiese la professoressa furiosa, ed aveva perfettamente ragione perché stava per suonare la terza ora e lui sarebbe dovuto venire all'orario normale dell'apertura dei cancelli, come ogni studente o studentessa. Il ragazzo alzò un sopracciglio e la guardò come se fosse un essere inferiore «Si» disse semplicemente mostrando indifferenza. Il nuovo mi irritava già da un bel po' di minuti.
La professoressa rimase stupita dal comportamento del ragazzo e stette in silenzio per un po' di secondi, come se le avessero cucito le labbra. Lui si sedette sul primo posto libero che notò, giustamente quello avanti a me. Lei si sbloccò dopo un po' di minuti e «Va bene. Ma almeno presentati alla classe» disse alzando gli occhiali che stavano per caderle. Il ragazzo si girò verso la classe, verso di me, e in quel momento notai i suoi occhi color azzurro e blu marino e rimasi a fissarli fin quando non aprì bocca «Louis Tomlinson, Doncaster, ho vent'anni» sbottò e fece un sorriso da strafottente. Deglutii e mi ripresi immediatamente. Ma chi si credeva di essere quello lì? Mah, tanto non gli avrei mai parlato. Notò il mio nervosismo ma mostrò indifferenza e si girò. Continuammo la lezione.

Avrei dovuto sopportarlo per due mesi. Sono pochi, ma non credo che passeranno velocemente con un elemento del genere.





Spazio Autrice
Ringrazio le visite che ho ricevuto per adesso e.. che dire? Spero vi piaccia, è la mia prima storia dopo anni che sto su efp. L'avevo già cominciata anni fa però l'ho subito cancellata perché non ero molto sicura. Adesso sono qui con la stessa storia e spero di continuarla, se la mia testa e il tempo me lo permette. 
-Erika xx
PS: Sì, al personaggio ho messo il mio nome perché mi rispecchia in tutto. Al prossimo capitolo! :)
  
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