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Autore: Up_me_memories    18/07/2015    0 recensioni
”Buoni 71°Hunger Games e che la fortuna possa essere sempre a vostro favore”
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Appena tornata a casa ho lasciato spente tutte le luci e mi sono rintanata
sotto alle coperte del mio letto per tutto il giorno. Senza fare niente.
Quando il giorno dopo mi sono alzata dal mio posto per andare in bagno per
svuotare la vescica, ho visto il mio volto riflesso sulla superficie rigida
dello specchio.
Il volto pallido, le leggere occhiaie, le labbra screpolate e i capelli in
disordine mi davano un'aria trasandata. Una ragazza di giovane età che ha visto
tanti orrori della vita troppo in fretta.
Ed è stato lì che mi sono accorta cos'era successo davvero la settimana
prima, ho preso coscienza di quello che ho visto e fatto.
Così mi sono rannicchiata nella doccia con i vestiti addosso, ho aperto
l'acqua e mi sono messa a piangere.
Ho versato le lacrime per mio fratello che non rivedrò mai più. Louis non
potrà più realizzare i suoi sogni, come avere una famiglia tutta sua e dei figli dalla donna che avrebbe amato più di tutte. Meritava lui di vivere, non io, l'unica motivazione
per tornare mi è stata appena tolta, e il peggio è che ho fatto tutto con le
mie stesse mani.
Poi, in un secondo, ho rivisto i volti di Lyko e Liam attraversarmi la mente.
La rabbia per il primo non è del tutto sparita, non scorderò mai quello che ha
fatto a mio fratello, ma la soddisfazione che credevo avrei provato vedendolo
morto non c'è, provo solo vergogna e ripudio nei miei stessi confronti.
Poi Liam.
Con lui è stata solo sopravvivenza, ho provato paura io mentre quella
lancia lo trapassava da parte a parte. E i loro occhi. Oh, i loro occhi sono la
cosa che mi perseguita di più, quelli azzurri di Lyko sembravano quasi felici
mentre stava per esalare il suo ultimo sospiro e quel sorriso enigmatico
prima di morire...non saprò mai cosa stava a significare. Le pozze color miele
di Liam invece traevano sollievo ma anche paura, chi sà se io e lui in diverse
condizioni saremmo stati amici, ma ora è tardi, lui se ne è andato via, come
tutti gli altri che sono entrati nell'arena.
Ma mi rendo anche conto che la colpa di tutto questo non ricade solo su di me,
ma anche a quelli che mi hanno spinto a farlo.
Capitol City.
Questo schifo di vita in cui siamo costretti a vivere è solo colpa loro.
Se il Presidente Snow volesse risollevare la vita nei nostri Distretti ed
eliminare gli Hunger Games riuscirebbe a farlo con un solo schiocco delle dita,
anche con questo solo gesto trarrebbe fiducia dal popolo, niente rivolte,
niente di niente, solo meno preoccupazioni per il popolo, ma lui non lo fa.
Arrabbiata com'ero non riuscivo più a stare seduta placida sul mio posto così
mi alzai, ma ero ancora sulla traiettoria dello specchio. E oltre alla mia
vergogna, lo specchio, mi ricordavano anche l'ultimo cambiamento dell'arena,
allora presi la prima cosa che mi trovai a portata di mano -la bottiglietta
dello shampoo- e la scaraventai verso lo specchio, e questo si frantumò in
mille pezzi che sparse per tutto il pavimento.
Stando attenta ai cocci di vetro per terra uscii dalla vasca ed entrai in
camera. Mi tolsi i vestiti bagnati di dosso, presi dei jeans e una maglietta
bianca e li indossai. Scesa in cucina mi sforzai di mangiare qualcosa, ma
qualsiasi cosa masticassi era insapore e difficile da ingerire. Dopo un bel
sospiro, presi la scopa e andai a ripulire il caos che avevo fatto in bagno,
poi tolsi tutti gli specchi che c'erano a casa e li misi nella soffitta.

****

Dopo qualche settimana sono andata in un piccolo parco, dietro a delle
fabbriche che producono i pannelli solari, e mi sedetti su una vecchia
panchina.
Non è un caso che io mi fossi seduta li, si potrebbe dire che la storia di
tutta la mia famiglia è stata costruita su quella panchina. Mamma e papà si
sono incontrati li per la prima volta, lo disse a me e Louis la prima volta che
entrammo in quel parco, anni addietro.

"<< Bimbi, sapete, è qui che incontrai vostra madre. All'epoca dovevamo avere
sedici, forse diciassette anni. Ero uscito da casa quel pomeriggio per prendere
un pò d'aria, e un bel pò di gente con i loro figli aveva avuto la mia stessa
idea e l'unica panchina ancora libera era quella dove sedeva Peazley - ci
guardò dritto negli occhi, quella era la prima volta che sentivo il suo nome - vostra
madre, leggeva un libro di scuola- rise - come al suo solito >>"

Mi ricordo ogni singola parola di quel discorso, come ogni cosa collegata a
mia madre d'altronde. Anche se in realtà non so quasi nulla su di lei, a papà non piaceva parlarne, gli vengono sempre gli occhi lucidi al ricordo, come quella volta,
anche nella mia ingenuità di bambina me ne ero accorta. Mi sentii in colpa.
Ho sempre pensato che lei fosse morta per colpa mia, per questo non mi piace
festeggiare il mio compleanno, ma lo faccio lo stesso perché non voglio che
nessuno sappia la verità. Sarei stata un pò troppo sotto ai riflettori e si
sarebbero comportati in modo diverso con me.
Alle volte, quando avevo sette anni ed ero a scuola durante l'intervallo, ero
solita a chiudere gli occhi ed iniziare ad immaginare la mia vita se la mamma
fosse stata ancora con me, prendendo piccoli frammenti dei momenti delle mie
compagne passate con le loro madri che vedevo adattandole alla mia vita.
Da quel giorno ogni volta che venivamo in questo parco, io e Louis, ci
sedevamo sempre qui, come se questa panchina ci appartenesse di diritto. Una
cosa in particolare faceva prima di sedersi, prima di tutto si metteva in piedi
sulla piattaforma con le mani sui fianchi e guardava prima a sinistra e poi a
destra e alla fine si sedeva sullo schienale. Non ho mai capito perché facesse
così, e quando glielo chiedevo scrollava le spalle e distoglieva lo sguardo.
Per quanto riguarda me, mi sedevo semplicemente al suo fianco, quello alla sua
sinistra, e guardavo i bizzarri atteggiamenti di mio fratello. Prima pensavo
fosse una cosa strana, adesso darei qualsiasi cosa pur di vederlo qui a fare lo
strambo.
Il giorno della panchina successe anche un'altra cosa.

"Louis prese la mano di papà e la mia e ci disse: << Allora da questo giorno
fino a alla fine, questa panchina si chiamerà Tomlinson - rise di gusto - la
panchina di famiglia! >>"

Ero rimasta seduta li, sulla nostra panchina, nella mia solita postazione. Da
quei vecchi tempi non era cambiato nulla, entravamo cresciuti e ne sono
successe di cose, è vero, ma dentro eravamo sempre gli stessi, Elly e Louis.
Ero ancora seduta sulla nostra panchina, tu sei sempre tu e io sono sempre
io, non manca nulla, o meglio si, mi manchi tu.
Le lacrime minacciavano di cadere a fiotti e non volevo scoppiare a piangere
li, quindi mi alzai e a grandi mi diressi fuori dal parchetto. Non
sapevo dove andare, cioè si, lo sapevo, dovevo andare da mio padre, dovevo
dirgli del matrimonio, dopo tutto quel tempo non avevo avuto ancora il
coraggio di dirglielo, ma dovevo farlo.
Un quarto d'ora dopo -il tempo per arrivare dal giardino a casa- ero seduta
rigida sulla sedia del soggiorno della mia vecchia casa, papà stava preparando
qualcosa da mettere sotto ai denti. Ma tanto ho la bocca troppo asciutta per
mangiare, così bevvi un sorso d'acqua. Il vetro tintinnava contro i denti.
Poggiai il bicchiere con le mani che tremavano. Guardai in basso e strinsi i
pugni sul tavolo conficcando le unghie nel palmo della mano. Papà si girò e mi
guardò stranito con quella tristezza velata negli occhi da quando sono tornata
a casa. Piansi ancora una volta, le lacrime che avevo trattenuto poco prima.
Non mi piace piangere davanti agli altri, chiunque sia. Preferisco farlo per
conto mio, ma il dolore all'occhio -questa settimana non avevo preso le
medicine-, la perdita di Harry e Louis sono un unione letale. Così gli
raccontai tutto e lui cercò di farmi tornare in me, ma la situazione era
difficile da gestire quindi accettai di rimanere con lui per qualche giorno.

****

Sono passati sei mesi e le cose non sono migliorate di molto, sono
semplicemente tornata a casa, gli incubi mi perseguitano ogni giorno e cerco di
andare avanti con la mia vita come meglio riesco.
Mi ritrovo in un treno simile a quello che avevo usato per tornare a casa
l'ultima volta, solo che questo ha come meta il Distretto 12.
Appena tocco terra noto come il Distretto sia ancora più inquinato del mio.
Aaron e Katrinka mi affiancano -sia stilista che staff sono rimasti sul treno-
e tutt'attorno i Pacificatori e i giornalisti.
Così, a piedi, facciamo tutta la strada a piedi dove trovo il sindaco già
pronto sul palco con gli altri vincitori di vecchie edizioni originari di qui,
anche se qui c'è un solo vincitore, Haymitch Abernaty.
Anche sul palco vengo seguita dal mio mentore e l'accompagnatrice che si siedono su due
sedie libere, io invece ho l'ordine di rimanere in piedi accanto al sindaco che
sta facendo il suo discorso.
Parla degli Hunger Games, lo stesso sproloquio che fanno anche a noi nel 5
quando vengono fatte le Mietiture. Ormai l'ho sentito così tante volte che
potrei ripeterlo a memoria, così ne approfitto per far scorrere lo sguardo sui
cittadini. I primi che mi saltano all'occhio sono quelli direttamente sotto al
palco, ovvero le famiglie dei caduti. La ragazza non l'ho notata molto, ma
negli spazi riservati alla sua famiglia c'è solo un anziano signore con la
schiena incurvata e gli occhi tristi che guardano dritti davanti a se,
ipnotizzato e vuoto dentro.
Del ragazzo non potrei mai dimenticarmi. Luke aveva solo tredici anni e tutta
la vita davanti, adesso invece è sotto terra mentre i suoi due fratellini lo
piangono uno abbracciato all'altro. La madre non c'è, mi ricordo che ha detto
che era molto malata, mi accorgo amaramente che forse la donna ha raggiunto suo
figlio. Questi pensieri sono immediatamente sostituti dalle immagini della sua
morte. Il suo corpo esamine squarciato a metà e le viscere in bella vista
mentre Titus, accanto a lui, che mangia i suoi resti. Sbianco sul colpo e la
bile mi sale alla gola così cerco di mandarla giù.
Proprio in quel momento il sindaco finisce il discorso e alcune bambine mi
consegnano delle targhe, dei premi e dei fiori. Quasi mi sento in imbarazzo per
tutte le cose che mi danno, per aver ammazzato delle persone io non merito
premi, perché invece non li danno alle persone qui? La maggior parte ha i
volti scarni e i vestiti logori.
Mentre scendo noto una ragazzina, più o meno tredici anni, che tiene per le
spalle una deliziosa bambina bionda, forse la sorellina, dietro di loro una
donna di bell'aspetto con uno sguardo vacuo e perso. La più piccola si tiene
stretta alla maggiore impaurita, mentre quella più grande aveva un aria decisa
e protettiva. Quanto darei io per avere quel fuoco negli occhi.
Il resto della giornata lo passo dentro la casa del sindaco -scopro che si
chiama Undersee- nella festa allestita per me. C'è anche un sacco di gente
venuta apposta da Capitol City. Avrei voluto sfruttare questo momento per
conoscere meglio il vincitore, ma le telecamere non mentivano, Haymitch è
davvero ubriaco dalla mattina alla sera, quando ti avvicini a lui vieni subito
colpito dal dolore pungente dell'alcool e lui quasi non si regge in piedi, così
sto tutto il tempo con i miei “fan” della capitale.
Scoccate le 11:30 torniamo tutti sul treno pronti ad andare al Distretto 11 ed
incominciare tutto da capo. Ma almeno questa volta c'è Seeder, una donna
davvero molto dolce e gentile, ma anche altri.
I famigliari di Zalia e Zayn non lo erano affatto, sono passati sei mesi dalla
71°edizione, ma il dolore delle perdite è ancora presente nelle loro vite.
Devo anche fare un discorso questa volta, è questa l'usanza quando hai avuto
degli alleati.
<< Salve Distretto 11, oggi sono qui per onorare la memoria dei vostri defunti
-brutto inizio, troppo formale-. Zalia e Zayn gli ho conosciuti per poco tempo,
è vero, ma mi hanno dato l'impressione di essere delle persone molto decise.
Zalia aveva le idee ben chiare, se fosse rimasta qui, sono sicura che avrebbe
fatto molta strada, era tenace, qualsiasi cosa avrebbe voluto sono sicura che
sarebbe riuscita ad ottenerla. Lo stesso vale per Zayn, con lui potrei dire di
aver avuto un rapporto più profondo, eravamo diventati perfino amici, e alla
fine, in un certo punto di vista, mi ha salvato. Se solo fosse qui gli direi:
Grazie >> chiudo gli occhi, sospiro e faccio dei passi indietro, mentre mi
vengono consegnati i premi.
Un discorso pessimo e ripetitivo, ma io non ci so proprio fare con le parole.
Le stesse scene si ripetono al 10, al 9 e...all'8.
Quando salgo sul palco non ho la minima intenzione di guardare sotto di me, i
volti di quelle persone mi distruggerebbero, o meglio l'odio negli occhi di
quelle persone mi ucciderebbe. Ma la curiosità, come sempre, ha prevalso quindi
abbasso gli occhi e guardo dentro ad uno dei miei peggiori incubi.
Ci sono due ragazze e una bambina. Una delle ragazze è la copia al femminile
di Lyko, la bambina che avrà avuto più o meno sette anni ha il capo poggiato su
grembo della ragazza e gli occhi molto arrossati, sicuramente le due sono le
sue sorelle, la somiglianza è incredibile. Con grande sollievo noto che la
maggiore non sembra che mi odi, nel sul sguardo c'è solo tristezza e
rassegnazione, e per la maggior parte del tempo ha il volto chino. La terza,
invece, ha i capelli sottilissimi e molto neri gli occhi di un azzurro che
sembra irreale, troppo luminoso, ma nei suoi occhi percepisco solo odio, ma c'è
qualcosa che mi fa capire che anche se non avessi fatto quel che ho fatto lei
mi riserverebbe lo stesso sguardo velenoso, non sembra affatto una persona
amichevole. Con quest'aspetto, soprattutto gli occhi, sono sicura che nessuno
guarda un pò più di sotto, ma se lo fai, con grande stupore, ti accorgi che ha
una pancia enorme, sembra che il bambino possa nascere in qualsiasi momento.
Molto probabilmente era la sua ragazza, non posso credere che Lyko abbia
davvero messo incinta quella ragazza e abbia baciato me in diretta nazionale!
La ragazza si deve essere davvero sentita uno schifo, chi non lo sarebbe? Sono
molto delusa, più di quanto lo ero già prima.
I giorni dopo sono stati più o meno uguali, ho tenuto un discorso anche nel 3.
Sono stata esonerata dal farlo nel Distretto 8 per ovvi motivi e il 5 è stato
saltato.
Quando sono stata nei tre Distretti Favoriti diciamo che ho avuto una strana
accoglienza. Nel 4 e nell'1 sembravano felici di avere la vincitrice nel loro
Distretto -escluse le famiglie dei tributi morti- mentre nel 2 anche loro
gridavano e guaivano però in altro modo, sembravano tutti pronti a salire sul
palco e farmi fuori. Facile capire il motivo, di fama in questi Distretti
adorano gli Hunger Games e sembrano apprezzare i vincitori, di qualsiasi
Distretto siano, basta che il vincitore in questione non abbia ucciso uno dei
loro tributi, e visto che io ho la colpa per Liam, è evidente perché tutti non
apprezzino la mia presenza.
E adesso, dopo aver dormito poche ore dal ritorno dal Distretto 1, lo staff
sta facendo il possibile per farmi apparire al meglio, perché oggi è l'ultimo
giorno del Tour della Vittoria e come tappa c'è Capitol City.
Sinceramente, non vedo l'ora di tornarmene a casa. Non che io abbia qualcosa
da fare, ma semplicemente voglio tornare alla mia monotonia. Anche se così
almeno non ho il tempo di pensare ad Harry e si, oltre a papà, Aaron e alcune
mie amiche nessuno sa ancora che il matrimonio è stato annullato. Per quanto mi
riguarda nessuno mi ha parlato del discorso e di conseguenza tutti ne sono
all'oscuro. In realtà non avrebbero saputo nulla perché non ho più dato
interviste...
Finalmente verso il tardo pomeriggio sono pronta, come al solito Dandy ha
continuato con lo stile semplice per fortuna. È un abito di seta con un mix tra
beige e marrone scuro, lo stesso colore dei trampoli che mi hanno dato come
scarpe e i capelli tenuti come se fossero sciolti e stessero venendo
scompigliati dal vento uniformemente. La faccia è completamente ricoperta dal
trucco, talmente tanto che penso che mi si siano aggiunti dei chili, sempre
colpa dell'occhio. Anche se sono passati un bel pò di mesi le cicatrici non se
ne sono andate, e non lo faranno mai, devo nasconderle agli altri, è per
questo che Dandy mi manda i trucchi appositi da Capitol a casa mia.
L'euforia di quando mi sono accorta che vedevo ancora da entrambi gli occhi è
svanita, pensavo che dopo tutto non era tanto male ma mi rendo conto di com'è
diventato il mio viso dall'operazione. Le cicatrici sono poche ma hanno una
brutta forma e il colore non è omogeneo con il incarnato, è molto più scuro,
circondano tutto l'occhio soprattutto vicino al naso e la parte superiore.
Adesso penso che avrei preferito perdere l'occhio e metterci la benda, e poi
sarebbe la giusta punizione per quello che ho fatto.
La festa è come quella che è stata fatta poco dopo avermi incoronata
vincitrice, solo che non devo essere intervistata e le cose sono fatte molto
più in grande.
Ci sono persino alcuni altri vincitori, ad esempio Finnick Odair, il sex-
simbol del Distretto 4, sembra che quel ragazzo passi molto tempo qui, c'è
qualcosa che non mi convince in lui, in quei occhi che ricordano il mare -l'ho
visto quando ero nel suo Distretto-, sono sicura che ha molti segreti quel
tipo.
Poco lontano da lui Johanna Mason, vincitrice del Distretto 7, mi sorride in
modo inquietante, una palpebra è più in giù dell'altra e copre buona parte
dell'occhio nocciola e alza il suo bicchiere di champagne in segno di saluto.
In risposta le faccio un cenno col capo. Quella ragazza avrà si e no un anno in
più di me, ma devo dire che mi mette in soggezione, forse per tutti i
sotterfugi che ha creato nella sua edizione.
Per il resto non vengo disturbata molto dai capitolini, passo quasi tutto il
tempo con Dandy e lo staff. E quando perdo le speranze, finalmente scocca la
mezzanotte e posso tornarmene sul treno. Saluto coloro con qui ho passsato
tutta la serata, i politici più in vista e tutte e persone tra me e la via
d'uscita.
Non riesco nemmeno ad arrivare alla mia camera, perché il “soggiorno” del
treno è la prima camera che c'è quando si sale sul treno, così mi accomodo sul
divano con i capelli acconciati, le scarpe e tutto il resto, appena poggio la
testa su uno dei cuscinetti rossi mi addormento.
Nemmeno questa volta vengo risparmiata dagli incubi. Questa volta è il Bagno
di Sangue, solo che tutto attorno è completamento bianco, le uniche cose
rimaste uguali sono le piattaforme su cui siamo in piedi e la Cornucopia
d'orata al centro di tutto. Una voce metallica e maschile fa il conto alla
rovescia e tutti partecipano alla mischia.
Questa volta non rimango lì impalata al mio posto, i miei piedi sembrano avere
vita propria così corro fino a raggiungere il punto dietro la Cornucopia. Solo
che ho una spiacevole sorpresa. Tutti i concorrenti al di sotto dei quattordici
anni -ovvero: le ragazze del 7, dell'8, del 10, quella che mi aveva colpito per
la spiensieratezza, e del 12, il ragazzo del 9 e Luke- della 71° edizione mi
hanno accerchiata e tutti stringono in mano una lancia puntata su di me.
I volti completamente ricoperti di sangue, come i vestiti e i capelli. Gli
occhi di tutti sono diventati completamente neri, oscurando anche la retina. Da
li mi accorgo che la Cornucopia è sparita e riesco a vedere al di là. Lo
spettacolo è orribile, tutti gli altri tributi sono morti nei modi più brutali
possibili e so che i ragazzi mi riserveranno la stessa fine.
Il ragazzo del 9 e la ragazza del 7 lanciano le loro lance colpendomi ad
entrambe le gambe, la ragazzina del 12 e del dell'8 mi prendono dai capelli e
mi trascinano per un bel pezzo di strada, da quello che adesso mi sembra un
puntino nero, per tutto il tempo continuo a dimenarmi mentre lascio due scie di
sangue, ormai quando arriviamo alla destinazione -una giungla- penso che morirò
dissanguata prima di qualsiasi cosa vogliano farmi.
Ma la buona sorte non è dalla mia parte, mi fanno entrare dentro ad un albero
caduto e cavo facendomi incastrare le mani dietro senza possibilità di uscita.
I volti della ragazza del 10 e di Luke compaiono dal buco davanti a me, gli
occhi neri liquidi e ghigni malvagi sul volto non mi rassicurano affatto. Poi
rivolgono l'attenzione a qualcosa sotto di loro.
Topi.
Ne mettono sette e poi richiudono il buco lasciandomi sola con loro. So cosa
vogliano che facciano e sono a dir poco terrorizzata così urlo con tutto il
fiato che ho in corpo, ma questo non ferma i topi. Prendono in assalto il mio
viso, iniziano con l'occhio malato e poi quello sano, continuano a fare graffi
su tutta la faccia -sono quasi convinta che tra poco bucheranno la guancia- mi
obbligo a chiudere la bocca per non farli entrare.
Poi l'agonia finisce quando nel sogno sono definitivamente morta. Mi sveglio
lentamente ancora sdraiata sul divano, il cuscino è tutto impiastricciato di
trucco, lo butto per terra e arranco per arrivare nella mia stanza.
Vado a lavarmi la faccia e sciogliermi i capelli, uscendo dal bagno mi tolgo
le scarpe, sono troppo stanca per fare qualsiasi cosa perciò lascio il vestito,
tanto è talmente sottile che nemmeno me lo sento addosso. La freschezza che
prova il mio corpo tra il lenzuolo e il letto è estremamente piacevole.
Ma il sonno non arriva, meglio così non avrò incubi. Scaccio un pulsante
vicino al letto e poco dopo un senza-voce arriva con in mano un flaconcino
arancione pieno di pastiglie e un bicchiere pieno d'acqua.
In realtà il pulsante serve solo a chiamare il senza-voce a te assegnato per
il viaggio -il mio è un ragazzo di circa ventiquattro anni con capelli neri e
occhi marroni incredibilmente alto- per dirgli ciò che ti serve. Ma ormai, lo
disturbo sempre alle ore più incredibili della notte chiedendoli le pillole per
il sonno, così da un pò di giorni arriva sempre pronto.
Lo ringrazio e prendo una delle pillole che ingerisco con un sorso d'acqua.
Poco dopo sprofondo in un sonno senza sogni.
La pillola deve avermi messo K.O. per molto tempo, visto che su nel cielo
splende già il sole. Esco dal letto e prendo le prime cose che mi capitano a
tiro dall'armadio -maglia blu scuro con la scollatura, pantaloni neri aderenti
e ballerine-, mi faccio la coda, copro le cicatrici ed esco dalla camera
dirigendomi verso la sala principale.
Lì trovo già Aaron che viene servito di molti cibi deliziosi come: il pollo,
le patate al forno, il pesce ecc... Se sette mesi fa mi avessero messo tutto
questo ben di Dio mi sarei spazzolata tutto, ma adesso ormai ci ho fatto
l'abitudine.
<< Oh, guarda sei arrivata in tempo per il pranzo! Eri finita in coma? >> Dice
Aaron con la bocca piena.
Pranzo?
In effetti avrei dovuto capirlo dal cibo pesante sulla tavola, ma non pensavo
che fosse davvero così tardi.
<< Beh, una specie >> gli rispondo.
Lui strabuzza gli occhi, chiedendosi di cosa stia parlando mentre io addento
la coscia del pollo. Appena finisco di mangiare e mi pulisco la bocca con un
fazzoletto il treno si ferma e possiamo scendere e riprendere le nostre vite.
Come mi aspettavo papà è lì fuori che mi aspetta e questa volta, per la prima
volta, la stazione è vuota dai giornalisti al mio rientro. Mio padre si stringe
nel cappotto che gli avevo regalato poco prima di partire, si avvicina a me
stringendomi in un grande abbraccio.
<< Mi sei mancata >> sussurra vicino all'orecchio.
<< Anche tu >> ribadisco io con la testa appoggiata alla sua spalla.
E a braccetto torniamo insieme a casa mia. Più volte gli ho ripetuto che
poteva venire a vivere con me nella mia villa lussuosa ma lui dice di preferire
la vecchia casa, “mi riporta in mente i vecchi ricordi” risponde sempre quando
glielo chiedo e ormai mi sono rassegnata.
Ma in fondo é come se vivessimo ancora insieme, perché o io sono da lui o lui
è da me e non siamo nella stessa casa solo di notte mentre dormiamo.
Dagli Hunger Games il rapporto con mio padre è migliorato, è ho sviluppato un
strano attaccamento a lui dagli ultimi avvenimenti accaduti. Il tempo che passo
con le mie amiche è poco, e a pensarci bene io sono sempre stata una ragazza
casa-bosco-scuola quindi la cosa non lo notata molto ma le mie migliori amiche
mi vengono sempre a trovare.
Mentre chiacchieravamo su uno degli strani aneddoti del macellaio, vecchio
amico di papà, il telefono inizia a squillare. Strano.
Non ricevo quasi mai telefonate, solo Dandy qualche volta, e nei momenti di
noia di Katrinka e dello staff, e che devo dire sono davvero pochissimi.
<< Pronto? >>
<< Uhm, Elly? Sono Gemma >> Primo: come fa ad avere il mio numero. Secondo:
dove lo ha preso il mio numero?
<< Hey! Ma come hai fatto a telefonarmi? >> le chiedo stranita.
<< Oh è che sono appena passata a salutare Harry nel laboratorio Horne Science
Laboratory dove fa da assistente a Mrs. Horne e qui ci sono i telefoni. E mi
hai dato il tuo numero appena ti sei trasferita nel caso avessi bisogno >>
<< Oh giusto, che sbadata! C'è qualcosa che non va? >> è da molto che non la
sento e il suo tono di voce è leggermente incrinato.
<< No niente, é che Harry essendo uno dei lavoratori non può usare il telefono
per cause personali, ma hanno accettato che io potessi fare una telefonata >>
Bugia.
Conosco Mrs. Horne, é una genetista molto conosciuta dalle mie parti, una delle
donne più influenti del Distretto, non che vecchia amica dei defunti coniugi
Styles. Adora Gemma e Harry, soprattutto perché lei non ha figli, è stata lei a
darlgli lavoro e a far si che potesse tenere la sorellina con se. Se solo avesse
voluto Harry avrebbe potuto alzare quella cornetta e chiamarmi quando avesse voluto in
questi sei mesi senza che nessuno potesse dirgli niente, ma non lo ha fatto e
ha obbligato la sorella a farlo per lui. Irritante e immaturo.
<< Cosa c'entra Harry? Cosa vuole? >> il mio tono si è fatto leggermente più
duro.
<< Cosa? Ehm, ecco lui ha lasciato delle cose li da te e si chiede se domani,
dopo il lavoro, può venire da te a riprendersele >> Gemma è turbata e molto
agitata, quindi cerco di calmarmi un pò, in fondo lei non ha nessuna colpa.
<< Certo Gemma, per me va bene >>
<< Oh, fantastico. Ciao! >> e mette giù la cornetta.
Io torno nel soggiorno dove avevo lasciato mio padre che mi guarda
incuriosito.
<< Era Gemma? Cosa voleva da te? >>
<< Lei nulla, ma Harry viene domani per prendere la roba che ha lasciato qui>>
Rispondo.
Sospira e si gira verso di me << Buona fortuna >>
<< Grazie, mi servirà >> e sprofondo nel divano color petrolio.
<< Adesso ti lascio, oggi in fabbrica ho il turno di notte, vado a dormire >>
si china e mi bacia la fronte, poi si dirige verso la porta.
<< Papà! Perché vai ancora a lavoro con tutti quei turni massacranti? Ho fin
troppi soldi, sai che posso provvedere a tutto io >> mi lamento seguendolo.
<< Betty -è l'unico che mi chiama così- ne abbiamo già parlato >> Detto questo
esce definitivamente.
Io inizio a fare le pulizie, ormai è diventato una specie di Hobby per me in
questi tempi. Non che io sia una maniaca dell'igiene ma quando non ho nulla da
fare pulisco e se mi specchio sul pavimento riesco persino a vedere il mio
riflesso, beh quasi. Adesso capisco perché Aaron dice sempre che devo trovarmi
un passa tempo “normale”, inizialmente avevo pensato al giardinaggio -cosa che
faccio- ma non occupa il tempo che vorrei quindi penso che mi farò dare lezioni
di pianoforte dal mio mentore.
Il resto della giornata lo passo tra i fiori in giardino e passare del tempo
con Dandy al telefono cercando di chiederle di comprare un pianoforte da
mandarmi, ma è un pò difficile visto che continua a ringraziarmi ogni tre
secondi, perché avendo vinto la gente ormai indossa solo abiti creati da lei.
La cosa mi fa sorridere, mi fa piacere averla aiutata e in più adesso è molto
più felice.
La sera mi metto sotto le coperte bianche a righe celesti. Rimango ad osservare il soffitto per un
eternità senza prendere sonno con la colonna sonora del battito del mio cuore.
Rivedo nella mia mente i momenti passati insieme e non posso credere che, dopo
mesi e mesi, domani lo rivedrò.


NOTE:
Con ogni probabilità siete arrabbiate, mi dispiace, so che non mi faccio sentire da due mesi ma ci sono stati degli inconvegnienti in queste vacanze ed è per questo che non ci sono mai, questo capitolo l'ho scritto di getto e non l'ho ricntrollato perché è davvero da tanto che vi faccio aspettare e non mi andava di indulgiare oltre.
PS: ho scritto anche una flash-fiction e mi farebbe molto piacere se qualcuno di voi le desse un'occhiata e mi dicesse cosa ne pensa.
Detto ciò, spero che il capitolo vi piaccia, mi raccomando commentate, votate e soprattutt leggete!

  
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