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Autore: indiceindaco    20/07/2015    7 recensioni
Quando cala il sipario, ed il pubblico abbandona le poltroncine in velluto rosso, ed il brusio della gente si fa fioco, sempre più fioco, cosa succede dietro le quinte? Ad ormai quattro anni dall'uscita dell'ultimo libro, dall'ultima pagina voltata con emozione, aspettativa, malinconia, da quell'ultima frase che ha commosso tutti, nel bene e nel male. Il sipario è calato, il teatro è già stato ripulito, eppure no, non è finita qui.
Harry, Ron ed Hermione, ancora insieme si trovano ad affrontare la vita, quella vera, quella oltre le quinte di scena. E tanti cambiamenti si prospettano all'orizzonte. Scelte da prendere, scelte da rimandare, scelte in cui perdersi.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Un po' tutti | Coppie: Draco/Harry, Remus/Sirius, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo, Più contesti
Capitoli:
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XXXIII. Tregua.
 
“L’unica ossessione che vogliono tutti: l’ “amore”.
 Cosa crede, la gente, che basti innamorarsi per sentirsi completi?
 La platonica unione delle anime?
Io la penso diversamente.
Io credo che tu sia completo prima di cominciare.

E l’amore ti spezza.
Tu sei intero, e poi ti apri in due.”

 
P. Roth, L’animale morente.
 
 
-Voglio che tu sappia che da questo momento in poi ti renderò le cose più facili, Potter.
La voce di Malfoy risuonava particolarmente grave e solenne alle orecchie di Harry, che adesso si sentiva sperso e confuso tra quelle sillabe. Lo guardò interrogativo, sperando di riuscire a decifrare qualcosa dello sguardo dell’altro, qualsiasi cosa. Gli occhi di Malfoy erano tornati d’improvviso duri e glaciali, come schermati, a proteggere i suoi pensieri, ed Harry sentì una morsa stringergli la bocca dello stomaco, riconoscendo il retrogusto del panico. Cosa stava succedendo, cosa era cambiato in una manciata di secondi? Le mani di Malfoy erano ancora sulle sue, e le dita di Harry sembravano aver acquisito volontà propria, riscoprendosi disperate nell’artigliare il maglione dell’altro. Alle parole dell’altro Harry aveva alzato di scatto il volto, ritrovandosi catturato dalle pupille vigili di Malfoy. Quelle parole erano per un attimo sembrate una benedizione, ma stonavano se affiancate al volto del ragazzo di fronte a lui. Harry non sapeva definirlo, ma era come ritrovarsi su un piano inclinato, una superficie scoscesa e friabile, stava avanzando a tentoni su un terreno accidentato, poteva persino percepire delle macerie, intorno a sé. Deglutì a vuoto, ancora con gli occhi in quelli di Malfoy, incapace di proferire alcun suono. E poi l’altro lo disse, lo mise di fronte al fatto compiuto, facendolo sprofondare, come solo Malfoy era sempre riuscito a fare, quando beffardo gli sputava in faccia la cruda e malevola verità.
-Ci sono due alternative, e non spetta a me decidere.
Prima che potesse continuare, Harry annuì incerto, e finalmente mollò la presa dal maglione. Malfoy lo stava mettendo di fronte ad una scelta, lo sapeva, come sapeva di non sentirsi pronto a compierla. Liberò le proprie mani dalla debole stretta di Malfoy, e fece un passo indietro, senza mai smettere di guardarlo.
-Mi stai chiedendo di scegliere per tutti e due, non è così, Malfoy?
-Sono un codardo, Potter, quando smetterai di sorprendertene? Spetta a te. Posso uscire da quella porta adesso, e ridurre al minimo qualsiasi interazione. Certo, c’è la storia dell’eredità, che converrai debba rimanere a tuo nome, ma non occorre discuterne oltre: ogni mese verseresti ciò che mi spetta, senza dover avere a che fare con me. Mollerei l’addestramento e tutte quelle stronzate, perché sai meglio di me che non mi è mai importato nulla di essere un Auror dalla splendente armatura e dalle nobili intenzioni. Sarebbe come se niente di tutto questo sia mai accaduto. Tornerei il solito detestabile Malfoy che hai conosciuto ai tempi di Hogwarts.
Harry si lasciò sfuggire un suono sbigottito dalle labbra, ritraendosi di nuovo, di un altro passo. Adesso gli sembrava tutto un tremendo errore, un dispetto doloroso. Non si spiegava da dove venissero quelle parole, come Malfoy potesse avanzare anche solo quella possibilità, adesso. Adesso che aveva imparato a conoscerlo, ad apprezzare il fatto di averlo intorno, a smettere di ignorare quella forza inspiegabile che lo spingeva verso di lui, adesso che la nebbia aveva cominciato a diradarsi…perché? Un brivido gli percorse la spina dorsale quando una metallica consapevolezza lo colpì al costato: lo avrebbe perso.
Puntuale e calcolato come sempre, Malfoy doveva aver letto il panico nei suoi occhi, perché proseguì cautamente, soppesando ogni parola:
-Oppure, potresti concederci una possibilità. E bada, credo la cosa faccia più paura a me che a te. Potresti lasciare che le cose vadano come devono, potresti decidere di avermi come partner all’Accademia. Potresti accettare di volermi dare una mano con il Ministero e quella storia dell’eredità, più che con un semplice versamento mensile, che magari non mi basterebbe neanche per affittare quell’appartamento. Potresti persino decidere di stringere quella mano che nove anni fa hai rifiutato, concedermi la tua amicizia, oppure decidere di andare oltre…- Malfoy fece una pausa, studiando attentamente l’espressione di Harry, che adesso aveva sgranato gli occhi e lo guardava trattenendo il fiato, in bilico tra l’aspettativa e il bisogno di sentire quelle uniche parole in grado di rassicurarlo, ancora una volta. Ad Harry la scelta non era sembrata più nitida e ovvia, eppure aveva ancora il bisogno di sentirsi al sicuro: se Malfoy poneva l’eventualità di sparire dalla sua vita, quanto desiderava in realtà farne parte? In quel momento il tarlo di Harry lo consumava proprio su quell’interrogativo: e se per l’altro fosse del tutto indifferente andare via o restare? Perché dargli quell’ultimatum, perché non lottare? Il panico gli stringeva la gola, e Harry quasi stentò a riconoscersi.
Malfoy fece un passo verso di lui, titubante, e allungò una mano verso il suo viso, come in un moto di tenerezza, come a voler sfiorare la guancia di Harry. Il braccio di Malfoy ricadde lungo il suo fianco quasi immediatamente, come se l’altro si fosse ancora una volta costretto, represso, in quella sua barriera di ghiaccio.
-Non vorrei dovertelo chiedere, ma lo sappiamo entrambi: sono un codardo, ed ho paura.- disse in un sussurro, quasi vergognandosi: -Ho paura tu non abbia la possibilità di scegliere, solo perché sono un egoista ed ho costretto entrambi in questa situazione. Ho paura tu possa rifiutarmi, di nuovo. Ed ho bisogno di sapere…
Malfoy aveva abbassato lo sguardo, il mento sul petto, come a voler nascondere la sua espressione. Aveva incrociato le braccia, come a proteggersi, ed Harry poteva vedere con quanto sforzo si ostinasse a rimanere lì, immobile e lontano da lui, a stringere le labbra le une sulle altre, come ad impedirsi di dire qualcosa che potesse comprometterlo. Non voleva condizionarlo nella sua scelta, ecco cos’era, si rese conto Harry. Era immobile, statico e lontano, perché non voleva influenzarlo. Ed era vera, ogni parola, aveva paura. Non di perderlo, o di imbarcarsi in qualcosa di avventato. Aveva semplicemente paura: qualsiasi scelta Harry avesse compiuto, Malfoy ne sarebbe stato comunque spaventato. Aveva paura di essere rifiutato, di dover rinunciare a quel presente che con fatica cercava di ricostruire, demolendo il passato, perdendo la possibilità di diventare una persona migliore. Aveva paura di ferirsi lasciandosi conoscere, spogliandosi delle sue maschere. In qualunque caso, Malfoy avrebbe rischiato: tornare alla vita di sempre sarebbe stato un fallimento, un riconoscersi colpevole. Voltare definitivamente pagina, di contro, era un rischio ben maggiore. Harry sentì il palmo della mano bruciargli, mentre un istinto sconosciuto gli intimava di raggiungere l’altro, di toccarlo e rassicurarlo.
-Quindi ecco, Potter…la cosa è semplice.- disse con voce sottile, quasi sommessa, e carica di una quantità indefinita di emozioni volutamente represse. E quelle parole furono decisamente troppo. Harry sentì una rabbia cieca montargli alla gola, e desiderò soltanto schiaffeggiare l’altro, per farlo smettere di recitare la parte dell’insensibile, per farlo reagire. Voleva che Malfoy lottasse, che gliene importasse, che smettesse di avere paura.
Così lo raggiunse e gli strinse le mani sulle spalle, costringendolo a guardarlo:
-Stronzate, Malfoy. Questo non è rendermi le cose facili. Io non posso decidere per tutti e due. Non so neanche se…- Harry si bloccò, rendendosi conto del tono accusatorio, e dello sguardo di Malfoy, che aveva assunto un’espressione colpevole. Adesso Malfoy era tornato a sembrare estremamente fragile, e ad Harry si strinse il cuore.
-Io sono… confuso, Malfoy. Non c’è bisogno di ricordartelo ma…neanche un paio di mesi fa stavo con Ginny, e credevo potesse funzionare sul serio con lei. In poco tempo ho capito di non aver mai provato nient’altro che affetto nei suoi confronti…ho realizzato talmente tante cose che…la guerra non mi ha lasciato il tempo di farmi delle domande, Malfoy. E anche dopo…tutti si aspettavano determinate cose da me e io…Non voglio giustificarmi, è colpa mia, sono stato io a lasciare che certe cose andassero in un modo. Ho avuto paura anch’io…e ho ancora paura, qui di fronte a te. Ho a che fare con qualcosa che non conosco, qualcosa che inspiegabilmente mi spinge verso di te, e non riesco ad ignorarlo. Per la miseria, Malfoy, non chiedermi di decidere quando non so neanche se te ne importa sul serio!- Harry tirò il fiato, come rendendosi conto solo all’improvviso dell’impeto delle proprie parole, parole che erano venute chissà da dove, e che adesso stavano sparse fra loro, forse a dividerli per sempre.
-Se non me ne importasse credi che starei qui?- ribatté Malfoy amaro: -Se non me ne importasse, Potter, ti avrei già scopato e me ne sarei andato, mentre ancora dormivi, e senza una parola.
Harry sussultò a quelle parole, sentendo qualcosa accendersi in fondo al suo stomaco, qualcosa che non era il momento di identificare, ma che era ormai diventata una sensazione familiare, una risposta inconscia alle allusioni velate e non di Malfoy.
-Se non me ne importasse sarei sparito dalla tua vita, non senza averti fatto quanto più male possibile. Se non me ne importasse non ti chiederei di scegliere, te ne rendi conto, Potter? Me ne importa, Potter, e mi odio per questo, credimi. Odio persino doverlo dire, e ammetterlo. Qualunque cosa tu mi abbia fatto, mi tiene ancora qui. Non sono il tipo di persona che segue l’istinto. Ho sempre dato ascolto al mio buon senso, e quello mi suggerisce di tenermi alla larga da te, perché finirò per farmi del male. Ma chissà come, chissà cosa diavolo mi hai fatto, Potter ma…mi trovo sempre qui di fronte a te, alla fine, come fai a non vederlo?
Harry lo guardò sbigottito: non poteva essere vero, ma percepiva una nitida e ineccepibile sincerità nelle parole dell’altro. Quella era una confessione bella e buona, e Malfoy stava ammettendo candidamente la sua colpa. Harry ne fu tremendamente spaventato, eppure una parte di lui, poteva percepirlo chiaramente, stava inspiegabilmente esultando. Si accorse di quanto fosse delicato quel momento, di quanto richiedesse la massima attenzione. Ma quella parte di lui che si sentiva raggiante, quella parte di lui inebriata da una sconosciuta Felix Felicis, quella parte… ebbe il sopravvento.
Si avventò sulle labbra di Malfoy con trasporto, catturando con una mano la nuca dell’altro, per impedirgli di sfuggire, e con l’altra il fianco, inchiodandolo lì dov’era. Ed Harry, incontrate quelle labbra, si sentì finalmente al proprio posto, di nuovo. Mentre invadeva la bocca dell’altro con la lingua, aprì lievemente gli occhi, ancora una volta in un gesto istintivo. Malfoy aveva chiuso gli occhi, e sembrava star ricevendo una benedizione troppo a lungo aspettata. Quando Harry incontrò la lingua dell’altro, e ne risentì il sapore, chiuse di nuovo gli occhi, godendosi quel momento fragile e perfetto. Le mani di Malfoy gli artigliarono i fianchi e se lo tirarono addosso, facendo aderire il loro corpi adesso frementi. Harry pregò che Malfoy non interrompesse quel bacio, questa volta, perché sapeva quanto entrambi avessero bisogno di sentirlo, di sentirsi l’uno contro l’altro. Percepire, in ogni fibra del proprio essere, quel bisogno innato, quel desiderio di scoprirsi completi e spezzati allo stesso tempo. Quella necessità di essere in due, di sentirsi due entità distinte e separate, solo per potersi avvicinare, toccarsi e stabilire quell’equilibrio rovente, che li portava a fondersi insieme, senza una logica, senza più regole né limiti, senza confini.
Poi Malfoy gemette sommessamente, quando Harry gli morse il labbro inferiore, ormai dimentico di qualsiasi razionalità. A quel suono, Harry sembrò riacquistare la lucidità e si scostò lievemente, preoccupato di aver frainteso il gemito, e che in realtà fosse come un lamento. Harry si ritrovò apprensivamente preoccupato di avergli fatto male, di aver ferito, con la sua foga, quel ragazzo fragile tra le sue braccia, e riuscì per la prima volta a distinguere quanto il bisogno di proteggerlo gli bruciasse in petto, quanto quell’istinto fosse parte dello stesso desiderio che gli intimava di possederlo. Per un attimo fu tentato di chiedere se andasse tutto bene, ma poi Malfoy aprì gli occhi con disappunto, assumendo un espressione buffissima che gli fece sfuggire una mezza risata: sembrava un bambino contrariato, aveva persino assunto un piccolo broncio, che subito aveva lasciato il posto alla sua smorfia beffarda, quando Harry aveva preso a ridere.
-Potter, sapevo che fossi svitato…ma non così fuori di…
Harry gli schioccò un altro bacio, interrompendolo, ancora con la risata sulle labbra.
-Lo sai che è maleducato interrompere le persone mentre parlano?- disse Malfoy, divincolandosi per dispetto, mentre Harry lo tratteneva, ancora preda dell’adrenalina che quel bacio aveva innescato.
-Sei un bastardo, prepotente, egoista, manipolatore, arrogante, viziato, codardo Serpeverde! Dovrei schiantarti sul posto ogni volta che ti trovo a portata di bacchetta, Malfoy.- disse Harry, prima di poggiare di nuovo le labbra su quelle dell’altro, e ritraendosi abbastanza in fretta, prima che Malfoy lo inebriasse di nuovo. –E lo so che te la fai sotto dalla paura, adesso che devo scegliere. Ma credo di aver già scelto, prima ancora tu mi presentassi le alternative. Certo, sarebbe facile, fare finta di niente, sarebbe la strada più semplice. Ma sfortunatamente per te, Malfoy, hai a che fare con un Grifondoro.
-E neanche con un Grifondoro qualunque, misero me…- scherzò Malfoy, con voce fintamente tragica, in quel suo tipico modo di smorzare la tensione. Dietro quelle parole, però, Harry percepiva sollievo, e tutto uno spettro d’emozioni che erano specchio delle proprie.
-Puoi dirlo forte. Sarò anche confuso, e svitato come dici tu, ma non ancora fino al punto di lasciarmi sfuggire una cosa del genere…- disse Harry, ancora con tono scherzoso. Poi nella sua mente si delinearono, forse per la prima volta nella propria vita, le parole esatte, ed Harry seppe che erano quelle le parole che stava aspettando, che quella era la voce da dare quei pensieri sconnessi che lo tormentavano in presenza di Malfoy:
-Non ti lascerò andare. Non chiedermi perché, ma sento che c’è qualcosa di buono, e ne abbiamo bisogno entrambi. Non so ancora come affrontarla, o come definirla ma non significa che debba rinunciare a…a noi.
-Attento, Potter. Suona tanto come una dichiarazione…
Harry sorrise sulle labbra dell’altro, mordicchiandogli di nuovo il labbro inferiore, per dispetto, come era sempre stato tra loro.
-Che fine ha fatto il “concederci una possibilità”, mh? Non mi pare fossero parole mie quelle, Malfoy.
-Quanto la fai lunga, Potter…sempre lì a puntualizzare.
Harry rise di nuovo, senza un vero motivo questa volta, e gli diede un debole pugno sulla spalla, beccandosi un’occhiata malevola e guadagnandosi l’ennesimo, finto, tentativo di divincolarsi.
-D’accordo, d’accordo…tregua?- disse, cingendogli la vita con un braccio, per portarlo più vicino. Malfoy non fece neppure resistenza, questa volta, e mormorò ad un soffio dalla bocca di Harry:
-Tregua.
Harry lo strinse a sé, prima di avventarsi di nuovo su quelle labbra, in quel piccolo e incommensurabile traguardo appena raggiunto. Un passo dopo l’altro, in una serie infinita di un cammino iniziato chissà quanto tempo prima, pensò Harry, e forse avevano finito per incontrarsi a metà strada, finalmente.
 
***
 
-Va tutto bene?- chiese Hermione, preoccupata, porgendo una tazza fumante al ragazzo seduto di fronte a lei. Blaise alzò lo sguardo, fissando la tazza con aria sospettosa.
-Caffè… Solo caffè.- disse Hermione abbozzando un sorriso.
-Bisognerebbe correggerlo, in effetti.- rispose l’altro, accettando la tazza.
-Potrei metterci qualcosa per distendere i nervi…
-Mi riferivo all’Incendiario, Hermione.
Hermione si accomodò accanto a lui, in silenzio, stringendo i pugni sulle ginocchia, visibilmente a disagio, mentre Blaise dava una lunga sorsata al caffè bollente.
-È davvero buono, Hermione, grazie.
-È quello dell’infermiera Roger. Il migliore dell’ospedale…ho pensato ne avessi bisogno.
Blaise annuì gravemente, lo sguardo ancora fisso sul pavimento, ad inseguire chissà quali pensieri.
-Chissà perché si consumi così tanto caffè, negli ospedali.- disse Blaise, con un tono come inasprito dal liquido scuro sulla propria lingua.
Hermione rimase in silenzio, respirando profondamente. Sentiva che se, da una parte, fosse rimasta avrebbe invaso lo spazio personale del suo collega, eppure dall’altra non riusciva ad alzarsi e tornare alle sue incombenze. Non conosceva la natura del rapporto tra Blaise e Nott. A dirla tutta, non conosceva affatto Nott. Ma lui e Blaise dovevano essere molto amici, non era raro vederli discutere bonariamente ai tempi di Hogwarts, e per quanto Hermione ricordasse, i due sembravano molto affiatati. Se Malfoy girovagava per il castello in compagnia di Tiger e Goyle, inspiegabilmente sedeva sempre accanto a Nott e Zabini durante i pasti, o in biblioteca. In effetti Zabini e Nott condividevano la maggior parte del tempo insieme, per quanto Hermione ne sapesse. Non s’era mai interrogata sulle dinamiche relazionali dei Serpeverde, ma in quel momento pensò a come si sarebbe sentita se, al posto di Nott, su quel letto ci fosse stato uno qualunque dei suoi amici: Harry, o Neville magari, Luna o Ginny, persino.
-I medimaghi…?- chiese titubante.
-Lo stanno visitando adesso. Non ha ancora ripreso conoscenza. Gli Auror hanno già il secondino che era di guardia…- rispose lapidario l’altro.
Hermione si trattenne dal chiedere cosa fosse successo esattamente, ma la sua mente insistentemente continuava a girare a vuoto, su interrogativi che si sovrapponevano e si incatenavano. Fu Blaise, spontaneamente, come avesse percepito la lotta interiore della ragazza a parlare:
-Il secondino dice di non aver notato nulla di strano. Theodore aveva chiesto una coperta, due o tre giorni fa. Sebbene il Ministero lo tenga nascosto, ci sono ancora dei Dissennatori laggiù. Il secondino avrà pensato semplicemente avesse più freddo del solito, dice che capita spesso ai prigionieri.- Blaise fece una pausa, passandosi una mano sul viso, stancamente: - Non poteva immaginare. La maggior parte di loro, dei prigionieri intendo, ha perso la lucidità. Quel genere di lucidità che ti porta a pianificare qualcosa del genere. Deve aver sfilacciato la coperta, ed intrecciandola ha creato un cappio, legandolo ad uno dei portanti delle catene. Aveva tutta l’intenzione di…quello che non capisco è perché. Il Theodore che conoscevo non lo avrebbe mai fatto…
Hermione, d’istinto, gli poggiò una mano sul braccio, rimanendo il silenzio.
-Blaise, stare a contatto con i Dissennatori…
-No, Hermione. Non Theodore. Ci deve essere un’altra spiegazione. – la interruppe l’altro. Poi sospirò, alla ricerca di quella spiegazione che sembrava stesse cercando disperatamente. Hermione riusciva a capirlo, non doveva essere facile poter pensare ad un proprio amico, ed alla volontà di porre fine alla propria vita.
-Un paio di settimane fa, un mese forse, sono stato ad Azkaban.- disse infine Blaise, portando finalmente lo sguardo su di lei. – Per caso mi sono ritrovato di fronte alla sua cella, Hermione, e ti posso assicurare che era più che lucido. Mi aveva persino spaventato. Non perché non lo riconoscessi, al contrario. Era Theodore, più che mai: freddo, distaccato. Era lo stesso Theodore di quando eravamo dei ragazzini, lo stesso capace di scavarti dentro con lo sguardo, e trafiggerti con una manciata di frasi. Come se stare rinchiuso lì non lo avesse intaccato minimamente, ed avesse invece accentuato la sua personalità. Non so spiegarmelo, e so che sembra impossibile ma…Io so che non ha cercato di togliersi la vita.
Hermione si allarmò, intuendo suo malgrado quello che l’altro stava cercando di dire. Si sentì di nuovo un’intrusa, e stringendo la presa sul braccio dell’altro disse:
-Vuoi che chiami qualcuno? Non so…Pansy o Malfoy?
Blaise si divincolò, innalzando delle difese invisibili, e fissando Hermione dritto negli occhi:
-Draco non deve saperlo. Non deve assolutamente saperlo.
Hermione lo guardò interrogativa, non capedo il perché di quella determinazione in quell’affermazione così assoluta e inconfutabile.
-Io…è anche loro amico, Blaise, dovrebbero saperlo…- disse titubante la ragazza, - Se Harry o Ron fossero al suo posto, non importa cosa possa essere successo tra di noi, io lo vorrei sapere.
Blaise la guardò, con quella dolcezza indolente che caratterizzava il suo sguardo, dando ad Hermione l’impressione ci fosse qualcos’altro sotto.
-Credimi, Hermione, è diverso. Questa è l’ultima cosa di cui Draco ha bisogno adesso. Adesso, deve essere esattamente dov’è. Sapere di Theodore, o persino rivederlo, non gli arrecherebbe nessun bene.
-Blaise, cos’è che non mi dici?- disse Hermione, trasportata dalla sua impulsività, incapace di tener a freno quella curiosità benevola che mirava solo ad aiutare il suo collega.
Blaise trasse un profondo respiro, poi le fece cenno di seguirla, per spostarsi dalle poltrone poste dagli Auror di fronte alla stanza dove Theodore veniva visitato. Quando furono distanti di un paio di metri, Blaise bevve un altro sorso di caffè, ormai tiepido, prima di iniziare a parlare.
-Niente di quello che sto per dirti è facile, Hermione. Ma so che vuoi aiutarmi e che lo terrai per te, per cui non vedo perché non mettertene a parte. In fondo, si tratta anche di Potter, ad un certo punto, ed è giusto che tu sappia.
A quelle parole Hermione, sgranò gli occhi, ed in silenzio prese a seguire Blaise lungo il corridoio del settimo piano con la propria tipica, alacre e meticolosa attenzione.
 
***
 
Harry, prima ancora che se ne rendesse conto, si trovò addossato allo stipite della porta della cucina, mentre Malfoy gli baciava e mordeva avidamente il collo. La razionalità aveva levato l’ancora esattamente quando Malfoy aveva ricominciato a baciarlo, eliminando qualsiasi traccia di delicatezza e di titubanza, questa volta. Semplicemente s’era impossessato delle sue labbra, come gli appartenessero da sempre, e gli si era spinto addosso, come abbandonandosi, finalmente, a quello che entrambi avevano spasmodicamente cercato per tutti quei giorni, settimane, mesi…anni perfino.
Era stata una lotta, all’inizio. L’uno che cercava di sopraffare l’altro, di guadagnarsi la vittoria, ma ben presto Harry aveva finito per arrendersi, comprendendo quanto fossero entrambi vinti e vincitori in quell’ennesima gara fra loro. No, era più di quello, Harry lo sentiva in ogni proprio gemito, nelle mani di Malfoy che adesso gli sfioravano docilmente l’addome, nelle labbra che marchiavano la giugulare e inseguivano i sussulti del suo pomo d’Adamo. Ed Harry non sapeva dire se fosse stato Malfoy a spingerlo contro il muro o se invece fosse stato lui a tirarselo dietro. Sentiva una gamba di Malfoy tra le proprie, farsi strada premendo sulla propria erezione. Harry si sentiva come incapace di muovere un muscolo, e desiderava solo lasciarsi trascinare da quelle emozioni, così vivide e pulsanti. Aveva gettato la testa all’indietro, lasciando la propria gola preda di quelle labbra fameliche, di quel respiro bollente, che lo plasmava come fosse creta. Le sue mani, senza che se ne accorgesse, avevano finito per artigliarsi alle natiche di Malfoy, per spingere l’altro ancora più contro di sé, e facendogli guadagnare un gemito soddisfatto.  
Cercò le labbra di Malfoy come cercasse ossigeno per respirare, e l’altro senza farsi pregare prese a baciarlo di nuovo, con foga, mentre le sue mani raggiungevano la cintura dei pantaloni di Harry. Tutto si fece assurdamente frenetico, mentre la lingua di Malfoy si avviluppava alla propria, Harry percepì la mano dell’altro sulla propria biancheria e seppe che sarebbe bastata solo una frazione di secondo per poter finalmente placare quel desiderio pulsante, per sentirsi finalmente pieno ed appagato. Rabbrividì al tocco della punta delle dita di Malfoy che lo accarezzavano attraverso la stoffa, mentre si lasciava trasportare da quel bacio travolgente, da quelle labbra di fuoco che si imprimevano sulle proprie. Malfoy si scostò dalle sue labbra, e lo guardò negli occhi, con uno sguardo che non gli aveva mai visto: era appannato, liquido. Il palmo della mano di Malfoy aderì perfettamente alla sua erezione, ed Harry sentì il corpo dell’altro che aderiva al proprio, perfettamente, eccetto che per quello scarto di pochi centimetri al quale erano obbligati, dalla posizione della mano di Malfoy. Harry sentì tutto il suo sangue defluire verso il centro di quella mano, mentre anche l’erezione di Malfoy aderiva al proprio inguine, così vicina e pulsante alla propria. Il respiro di Malfoy, che aveva adesso poggiato la guancia su quella di Harry, tentava di regolarizzarsi accarezzando il lobo del suo orecchio. Malfoy contrasse leggermente le dita, come involontariamente, strappando ad Harry una nuova emozione, frustrazione mista ad un’eccitazione ancora più veemente.
-Dobbiamo fermarci…- sussurrò Malfoy, con voce roca, quasi irriconoscibile.
Ad Harry sfuggì un gemito, incapace perfino di protestare con convinzione, spinse il bacino contro quella mano, come in una muta esortazione.
-Potter…
Poi Malfoy ritrasse la mano, mentre Harry mugugnava di disappunto, e affondò il viso nell’incavo tra la spalla e il collo poco prima martoriato. Malfoy lo colse di sorpresa, quando poi, abbracciandolo, finì per far scontrare le loro erezioni, ed entrambi non poterono far a meno di gemere, quasi all’unisono, per il fastidio di tutti quegli strati di stoffa a dividerli.
-Perché…- disse Harry, a fatica, quasi sul viso dell’altro.
-Non così…non adesso.- mormorò Malfoy contro la sua pelle. Harry lo strinse con forza a sé, serrandogli le braccia intorno al corpo, poi gli baciò dolcemente l’orecchio, prima di sussurrare:
-Smettila di proteggerti.
Malfoy alzò lievemente il capo, per guardarlo negli occhi e arrossendo vistosamente, come mai Harry avrebbe potuto immaginarlo, disse:
-Non mi sto proteggendo. Non voglio rovinare…questo.
Harry lo baciò con impeto, in un moto d’affetto istintivo, separandosi da lui subito dopo.
-Ho capito ma…come pensi di…beh, abbiamo entrambi un problema…laggiù.
A Malfoy sorse un ghignetto soddisfatto sulle labbra, uno di quelli con il suo personalissimo marchio di fabbrica.
-Non so come facessi con la Weasley ed i suoi fantomatici mal di testa ma…
-Mal di testa? Di che stai parlando? E poi, potresti non farmi pensare a Ginny in un momento del genere?
-Touché. Beh, non sta a me spiegartelo ma…non risolvevi in solitaria quando a lei non andava?
Harry strabuzzò gli occhi, quasi lievemente divertito dalle parole di Malfoy.
-Io ho sempre risolto in solitaria, Malfoy.
E fu allora che Draco si ritrasse, come fosse di nuovo preso dal panico, questa volta però le braccia di Harry non lo lasciarono andare.
-Mi stai dicendo che…
Harry annuì, arrossendo un poco, mentre sentiva ancora la propria erezione quasi vibrare accanto a quella dell’altro.
-Oh Salazar, questa è davvero buona…Harry Sfigato Potter è…vergine?!
-Oh sta zitto, idiota!
Prima che Harry distogliesse lo sguardo, visibilmente imbarazzato e leggermente infastidito, Malfoy gli catturò di nuovo le labbra, in un bacio docile e intimo.
-Dovevi dirmelo…
-Te lo sto dicendo adesso.- ribatté Harry contrariato.
-Non che questo cambi qualcosa…Significa solo che dovremo fare le cose per bene.
La voce di Malfoy era tornata suadente, accondiscendente, priva di quella sfumatura di scherno acquistata poco prima, quasi protettiva. Lo baciò di nuovo, con reverenza, e poi senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi, riportò la mano all’altezza del bacino di Harry, e riabbottonò i suoi pantaloni, guadagnandosi uno sguardo deluso.
-Fidati di me, Potter.
Lo baciò di nuovo, etereo e quasi impercettibile, strofinando le labbra su quelle di Harry, prima di scostarsi cautamente.
-Malfoy, non giocare con me…- disse Harry cercando di trattenerlo, artigliandogli il maglione.
-Non sto giocando. Niente giochi, niente trucchi. Basta cazzate, credevo fosse chiaro. Adesso fila in bagno e fatti una doccia fredda. Sono quasi le sette.
Harry lo lasciò andare, malvolentieri, e Malfoy fece un solo passo indietro, sorridendogli apertamente.
-E allora?- chiese Harry, imbronciandosi suo malgrado
-E allora è quasi ora di cena. Ti porto fuori.
-Non dirmi che intendi questo con “fare le cose per bene”.
Malfoy gli concesse un altro ghigno, prima di inarcare un sopracciglio e dire con fare allusivo:
-Se ti rassicura pensarla così…
 
***
 
-Non ne sono sicuro, ma credo sia iniziato tutto al quinto anno. Draco aveva sviluppato una sorta di ossessione per Theodore. E, col senno di poi, posso sicuramente dire sia stata colpa mia. Io l’ho spinto verso Theodore, ma non potevo immaginare….Insomma, non che io sappia esattamente come sia andata, ma sono finiti con lo stare insieme. Pensavo fosse la persona giusta per lui, conoscevo entrambi. Draco non aveva mai avuto uno spiccato interesse per le ragazze, non che ci fosse stato bisogno di dirmelo esplicitamente. Theodore non aveva mai espresso interesse per nulla. Era un ragazzo schivo, riservato, non passava mai le giornate con noi, anche in sala comune. Preferiva starsene da solo, e avvicinarlo non era facile. Ma chissà per quale motivo, tollerava senza particolari proteste la mia compagnia. Ho imparato a conoscerlo, senza che lui mi abbia mai lasciato nulla di sé, mi sono aperto con lui, sperando potesse fare altrettanto. In tutti questi anni, pian piano, ho imparato alla fine ad interpretare quello che non diceva in quello che diceva e viceversa. Te la farò breve…Theodore vide qualcosa in Draco, qualcosa che considerava prezioso, la possibilità di salvarsi, forse. Non conosco quella parte della storia, purtroppo. So solo quello che vidi, quello che finì per diventare uno dei miei rimpianti. Draco cominciò a cambiare sotto ai miei occhi, divenne anche lui più schivo, smise di comunicare apertamente con me. L’influenza di Theodore lo stava consumando. E poi venne la guerra, e fummo tutti costretti a prendere delle decisioni che mai nessuno dovrebbe essere costretto a prendere. Pansy non faceva altro che piangere, Draco finì per chiudersi in se stesso, mettendo tutte le energie che gli rimanevano nel nutrire quel rapporto malsano, e Theodore…mi sono chiesto molte volte se io l’abbia mai conosciuto sul serio…
Blaise fece una pausa, più per dare il tempo ad Hermione di assimilare tutte quelle informazioni, che per riflettere, sapeva bene di non avere alcuna possibilità di trovare una risposta a uno tra i grandi interrogativi che da anni lo attanagliavano.
-Theodore spinse Draco verso l’oscurità, risucchiando qualsiasi sentimento da lui, lo portò a diventare ciò che da sempre Draco aveva disprezzato. Fino a quella notte. Eravamo solo dei ragazzi, non eravamo e non saremo mai degli assassini. Draco non era un assassino, e ha finito per accorgersene quando forse era troppo tardi. Theodore no. Theodore era diverso. Lui aveva un solo obiettivo. Viveva per la vendetta, e l’ha raggiunta, condannandosi per sempre. Mentre io ho cercato di mettere insieme i pezzi, di rimarginare le ferite di Draco. E credimi, Hermione, come mago non mi sono mai sentito più inutile. Non ti insegnano incantesimi in grado di curare quel genere di dolore. Quel che è stato peggio era sentirsi inutile anche come amico. Poi la guerra è finita, e qualcosa dentro di me continuava a dirmi che sarebbe andata meglio. Draco ha affrontato il processo, Potter ha testimoniato in suo favore, e lì ancora una volta ho visto una possibilità, ho visto un modo per rimediare a tutti i miei errori. Ma questa volta, invece di agire, di spingere Draco verso qualcun altro, ho lasciato che le cose facessero il loro corso, imparando dai miei errori. Non spettava a me decidere cosa era meglio per lui, per quanto bene io possa volergli. Theodore è stato dichiarato colpevole, e questo ha fatto soffrire tutti noi, ma sarei un’ipocrita se ti dicessi che non mi sono sentito sollevato. Pansy è tornata a fare il giullare e a farci scappare qualche risata, di tanto in tanto. Abbiamo affrontato il settimo anno, tenendoci in disparte, ma non c’era momento in cui non speravo, spesso inconsciamente, che Draco potesse tornare a punzecchiare Potter, che potesse tornare quello di una volta, e che così potesse avvicinarsi al tuo amico, Hermione. Non nego che, quando Potter bighellonava in giro con la piccola Weasley, io non abbia accarezzato l’idea di parlargli chiaramente. Ma ancora una volta, imparando dai miei errori, mi sono tenuto in disparte. Fino al diploma, e all’ingresso in questa nuova vita da adulti. Draco, sebbene dichiarato innocente durante il processo, s’è trovato a pagare per le colpe di suo padre. Narcissa è sfiorita, per il dispiacere, abbandonandolo a se stesso. Eravamo sull’orlo dello stesso baratro, ed ho creduto di perderlo, che scivolasse via, di nuovo. Ma poi, inaspettato, il destino ha ascoltato le mie mute preghiere. Draco s’è trovato invischiato in un patto col Ministro, ed ha accettato di diventare un Auror. Lì, questo già lo sai, è stato messo in coppia con Potter, e senza ch’io abbia dovuto muovere un solo muscolo, sono finiti esattamente dove dovevano essere, esattamente quando dovevano esserci.
Hermione lo guardò a bocca aperta, incapace di dire una sola parola, persa nei meandri di quel racconto, incredula e scettica.
-So cosa stai pensando. Potter e Malfoy, eh? Io mi sono limitato ad osservare, e ti invito a fare lo stesso. Non dire nulla, neppure a Weasley. Avrai osservato Potter, in questi mesi, no? Continua a farlo, e vedrai ciò che ho visto io in Draco….
Hermione annuì, finalmente illuminandosi:
-Ecco cos’era…Harry è…diverso.
Blaise sorrise di rimando, prima di poggiare una mano sulla spalla della ragazza:
-Hanno la possibilità di essere felici, e la stanno costruendo tutta da soli. Probabilmente si feriranno, cadranno, e finiranno quasi per uccidersi. Ma so anche che si cureranno a vicenda, che si tenderanno sempre la mano, e che si proteggeranno. Quello che vedo, quando li guardo interagire, è ancora acerbo e fragile, ma col tempo…Per questo, quello che sto per chiederti è fondamentale…Non dovrai dire una parola di tutto questo ad Harry, Hermione. Ascolta il mio consiglio, io mi sono intromesso una volta, e non ha portato a niente di buono.
Hermione annuì, gli occhi ormai inspiegabilmente lucidi, di nuovo sprovvista di parole, mise la mano su quella di Blaise e la strinse, in un silenzioso gesto d’intesa.
-Grazie, Hermione.
 

 
 
 
Note:
 
E quando ormai non ci speravate più…eccomi tornato! Qualcosa mi dice che questo capitolo –forse- non vi deluderà. Adesso però viene il bello: alzare il rating oppure no? Non saprei, vi dirò…questo capitolo si è praticamente scritto da solo, e dopo mille peripezie forse sarebbe proprio il caso di concedere a quei due una meritata ricompensa…Mah, ci penserò. Intanto, per i fan del mio caro Blaise, ecco qui, tutte le carte sono in tavola, adesso.
E Theo…? Lui, a dispetto di tutto, è uno dei personaggi dei quali amo più scrivere –Non s’è notato, no…-. E odiato o meno, mi spiace dirvelo, ma non finisce qua.
Siamo già ai ringraziamenti? Eh sì.
Ringrazio le 40 persone che hanno messo questa storia tra le preferite, le 8 persone che l’hanno piazzata tra le ricordate e le 91 persone che invece la seguono!
Attendo, come sempre, i vostri pareri!
Alla prossima,
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