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Autore: Kurokage    23/07/2015    1 recensioni
[Storia in fase di revisione | Sarà interrotta per un lungo periodo]
Era una calda giornata di sole e Eris Williams stava salvando la vita ad una persona.
Quello sarebbe stato l'errore più grande della sua vita.
Ma Eris si era dimenticata, o forse scordata, che un'invisibile legge aleggia fra la vita di tutti gli esseri umani, dimenticata ma sempre presente.
Sarà questa invisibile legge a trasformare la vista di Eris, e a farle vedere che dove c'è luce c'è ombra, dove c'è bene c'è male, dove c'è vita c'è morte.
Eris non sarà sola in questo viaggio, un viaggio dove sarà soppesata la sua vita e la sua anima.
...Dicci, Eris, ci sono sconti nel luna park della vita?
...E tu, il tuo, lo otterrai?
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 - Sogno di una notte di ritorno a casa
2. Sogno di una notte di ritorno a casa

Aprii gli occhi lentamente, dopo aver fatto un profondo sonno senza sogni.
«Caro...» sentii sussurrare mia madre
«... si è svegliata»
Focalizzato ciò che avevo davanti, mi trovai i sorrisi gioiosi dei miei genitori.
«Avete una faccia che dice palesemente "non ti uccido di abbracci solo perché sei ricoverata". A cosa devo tutto questo... coso?» dissi con un sorriso, proprio quando il mio sguardo si posò su un panda di peluche gigante con bambù annesso.
«Ah! Tesoro!» disse mia madre tutta emozionata «È stato Mattew a regalartelo! Quando ha saputo del tuo incidente è corso subito qui a chiederci tue notizie ed a portarti questo panda gigante. È un ragazzo adorabile, Eris» finì lei, con occhi sognanti.
...
Facciamo un rewind.
Quando ero alle elementari, Mattew era il mio vicino di casa ed il mio unico amichetto, mentre alle medie (quando mi sono trasferita in una cittadella poco distante) ho incominciato a fare nuove amicizie che hanno stranamente portato Mattew a diventare inspiegabilmente geloso.
Gradualmente, verso il passaggio alle superiori, Mattew era diventato sempre più geloso, fino a quando il tutto non lo aveva portato a confessare i suoi sentimenti per me prontamente rifiutati.
Nonostante gli avessi suggerito di interrompere la relazione di amicizia per evitare ulteriori dolori, Mattew aveva rifiutato dicendomi che avrebbe messo da parte i suoi sentimenti.
A tutt'oggi, vi erano stati cambiamenti notevoli: era diventato ancora più geloso.

Sospirai, osservando quel povero peluche che non aveva fatto nulla di male.
«Mamma...» chiesi d'un tratto «hai detto che mentre dormivo era venuto l'uomo del furgoncino che mi ha investito... quindi sono stata investita? Cioè, so che è successo qualcosa, ma io ricordo soltanto che ho spinto la vecchiet-la signora Green, sulla strada, per evitare che le succedesse qualcosa»
«Sì, tesoro» rispose subito mio padre «stavi andando a scuola, quando hai spintonato la Signora Green lungo le strisce pedonali per evitare che il camioncino che guidava il Signor Robinson, che aveva perso momentaneamente il controllo, la investisse. Così facendo, però, sei stata investita a tu, cosa che ti ha causato un trauma cranico» disse serio, guardandomi negli occhi.
Fischiettai. «Wow. Faccio le cose in grande, eh?» dissi ammiccando e suscitando un leggero sorriso sulle facce dei miei genitori.
«Tesoro...» disse mio padre «noi abbiamo bisogno di prendere un caffè, un attimo. Se hai bisogno, urla, e qui c'è il pulsante per chiamare il dottore» disse mettendomi in mano un affarino di plastica bianco con un tasto rosso nel centro.
Mamma e papà si alzarono, lasciando la stanza con un sorriso.
Il silenzio che riecheggiava in quelle quattro mura bianche era disturbato solo dal ronzio delle macchine.
«Cucù! Sono tornato!» disse l'ombra, prendendo forma sulla sedia e facendomi venire un colpo.
«Tu... TU!! Mi farai morire prima o poi!» dissi arrabbiata, portandomi una mano sul cuore.
Lui si fece una grossa risata.
«Quindi? Hai ricordato qualcosa, o sei ancora a 5?» disse con la voce di chi sta sorridendo.
«I... I miei genitori mi hanno spiegato cos'è successo.. e... sì, possiamo dire che sto incominciando a ricordare, anche se non ricordo esattamente tutta la scena»
«Beh, è plausibile» disse lui calmo «è successo tutto troppo velocemente per te. Insomma, sei solo un'umana»
Lo guardai molto male.
«E? Scusami tanto signor ombra se sono solo una semplice, comune e mortale umana. Se avessi potuto avrei scelto di essere Batman, ma non mi è stato concesso.»
«Semplice ci può stare, mortale e umana sono azzeccatissimi, ma comune no. No no. Tu puoi essere tutto, ma non comune» disse con tono leggermente più serio.
Che cosa diamine intendeva con ciò?!
«Ad ogni modo» continuò lui «devo tenerti sotto stretta sorveglianza. Non mi fido di voi mortali: non mi sono mai fidato né mi fiderò mai» concluse, sicuro di sé stesso.
«Scettici, eh?» dissi con un leggero tono d'accusa.
«Umf. Ricordati solo che ti terrò d'occhio» disse sparendo.
Un paio di minuti dopo entrarono di nuovo i miei.
«Tesoro, abbiamo una splendida notizia per te!» iniziò mia madre, guardando fiduciosa papà «Se starai bene, fra tre/quattro settimane ti faranno uscire!» finì quest'ultimo, cavandomi anche l'ultimo briciolo di felicità che avevo in corpo.
«Tre... quattro... settimane, eh?» «Sì!» mi risposero subito loro due, gioiosi come la Pasqua.
Sbuffai.
E ora, chi mi salvava più?

                                                                                                   
 

I medici avevano allungato la mia permanenza in ospedale da tre a quattro settimane, rendendo l'eterno inferno di attesa ancora più lungo.
Fortunatamente, il giorno della mia rimpatriata era finalmente arrivato, e tutto quello che desideravo era ritornare nella mia adorata camera da letto.
Durante la mia permanenza in ospedale, mi era venuta a trovare un sacco di gente:  la signora Green, il signor Robinson, dei miei compagni di scuola, Matt, la signora Green, due mie lontane zie venute in vacanza, il signor Robinson, Matt, la signora Green, Matt e di nuovo la signora Green.
E lo chiamavano "ricovero", eh?
Tornata a casa, la prima cosa che feci (che tra l'altro mi costò una sfiorata caduta lungo le scale con doppio salto mortale) fu fiondarmi in camera mia chiudendo a chiave la porta.
Nessuno avrebbe potuto disturbare quel momento.
Nessuno.
«Heilà! Ci siamo rimessi in sesto eh?» disse l'ombra, improvvisamente apparsa sul mio letto, facendomi fare un balzo in dietro talmente grande da sbattere contro la porta.
«Eris, tutto bene?» disse la voce preoccupata di mia madre dal piano di sotto.
«Sìsì, tutto a posto, ho solo preso contro alla porta!» gli urlai di rimando, perché mi sentisse.
«Perciò... questa è la tua stanza...»
«Non mi sembra di avertici mai invitato» gli dissi, guardandolo in cagnesco.
«Non sono mica un vampiro, cara, non devo essere invitato per entrare dove voglio» disse con tono ironico e affilato.
«Fuori. Ora»
«Non puoi cacciarmi, Eris. Sono peggio di un incubo. Ti troverò sempre, che tu lo voglia o no» disse svanendo.
Brividi freddi mi corsero lungo la spina dorsale.
Cos'era questa sensazione di pericolo e paura che sentivo?
Tentando di calmarmi, mi buttai sul letto prendendo in mano il primo libro che trovai.
Aprii al primo capitolo, ma le righe si confondevano l'una con l'altra e la testa girava così tanto che richiusi il libro di scatto e fissai fuori dalla finestra.
Era una bella giornata di sole e un'aria leggera scuoteva le foglie del salice piangente che avevo davanti la finestra.
Voltai lo sguardo e osservai tranquilla i poster appesi alla parete.
Non erano temi tanto... felici e rosei, ecco, ma erano film che avevo sempre amato.
Fra i tanti, disposti con cura e al millimetro, sulle pareti e sulle ante dell'armadio, risaltavano quello di Dracula (del regista Coppola), un'attraente Achille in Troy, un tenebroso Brandon Lee con un corvo vicino e un pragmatico V che nascondeva la sua maschera dietro ad un cappello abbassato.
He... vive la révolution!
Più calma e tranquilla, tornai a prendere in mano il libro che avevo malamente chiuso.
Ritornai ad aprire al primo capitolo noncurante della copertina e lessi le prime righe.

"UN MARE D'AMORE, LUCY
Quell'incisione era l'unica cosa su cui il dottor Jack Seward riuscisse a concentrarsi mentre si sentiva sopraffare dalle tenebre.
In esse trovava la pace: nessuna luce impietosa a illuminare i brandelli della sua vita.
"

«A-ha!» esclamai di punt'in bianco
«Questa la so!» dissi, incominciando a pensare la risposta che arrivò fulminea «Undead!»
Perdendo il segno, anche se il primo capitolo era abbastanza vicino all'inizio del libro, chiusi il libro e guardai la copertina.
Avevo fatto centro di nuovo.
C'era da dire che, fin da quando ero bambina, ero sempre stata un'avida lettrice che imparava i suoi libri quasi a memoria.
Amavo leggere, e riconoscevo un libro già dalle prime parole.
Posai il libro sul comodino a fianco del letto, e guardai la pila che lo occupava interamente.
Mentre col dito scorrevo sui dorsi per scegliere che libro leggere, una voce dal piano inferiore annunciò che era pronto il pranzo.
Con tutta la calma che potevo usare per la mia testa, mi fiondai nella sala da pranzo, pregustando il sapore delle deliziose lasagne che nonna aveva preparato.
Per il resto non sapevo, ma per quanto riguardava il cibo, avere una nonna italiana era il top.
Succose lasagne appena sfornate.
Mia nonna si voltò a guardarmi con occhi adoranti.
«Sono contenta che tu stia meglio, mia cara. Sono stata molto in pensiero, sai?» mi disse con una voce calma e dolce che lasciava intendere il sollievo di una preoccupazione passata.
«Sto bene, nonna. Grazie per esserti preoccupata» le dissi con un sorriso a trentaquattro denti, facendole curvare le labbra in un dolce sorriso.


Avevo la pancia che mi stava seriamente scoppiando.
Erano delle settimane che andavo a roba sana ed equilibrata ed ora mi ritrovavo con questa bomba atomica in casa.
Diamine, la nonna sapeva farci!
Era pomeriggio inoltrato quando la nonna decise di tornare a casa ed io me ne andai in camera a leggere.
Ritornai a rimirare la pila di libri sul comodino, scegliendo infine di rileggere le ormai consumate pagine di Dracula.
Conoscevo quel romanzo a memoria ed ogni volta che lo leggevo, non potevo far altro che notare il lato solitario di Dracula.
Ero arrivata circa al decimo capitolo, quando mi appisolai, sentendo il peso del libro scivolare dalle mie mani sulla mia pancia.

Sapevo di stare sognando.
Eccome se lo sapevo.
Anche perché era totalmente impossibile che io potessi vedere Dracula ballare con Mina.
Quindi, stavo sognando.
Era una sensazione strana, come se io avessi potuto vedere tutto, ma loro non avrebbero mai visto me.
Sospirai dolcemente, vedendo la momentanea felicità negli occhi di Dracula.
«Che cosa non fare un uomo per amore?» mi chiesi retoricamente.
«Per amore, un uomo, è disposto a dannarsi. A farsi uccidere. A tradire ed essere ucciso» mi disse improvvisamente una voce maschile.
Con un salto all'indietro per lo spavento, mi voltai a guardare il mio interlocutore.
Era vestito con abiti da ballo settecentesco, tutto ricami e seta.
Una maschera gli copriva la parte superiore del volto, e stava osservando anche lui lo scenario.
Quando si voltò a guardarmi rimasi di pietra.
Aveva due occhi viola intenso con una luce che gli brillava dentro, rendendoli quasi... magici.
Tentando di distrarmi da quegli occhi ipnotici osservai i suoi vestiti.
Era un tipico vestito da ballo del 1700 da nobile, grigio perla, con ricami grigi che risaltavano.
Sotto la giacca, dello stesso tessuto e trama dei pantaloni, si poteva intravedere un semplice panciotto color grigio freddo e lo jabot era bianco e in pizzo.
Non indossava il tricorno, il tipico cappello da uomo del '700, e aveva i capelli bianchi cotonati raccolti da un nastro dello stesso colore.
Osservare i suoi capelli, però, mi aveva riportato ai suoi occhi.
Quegli occhi viola erano circondati da una maschera nera che nascondeva solo la parte alta del viso.
Ai lati pi esterni era prolungata da eleganti e soffici piume nere, che non stonavano affatto con la trama in pizzo della mascherina.
Ed accentuavano quegli occhi ipnotici.
Lui mi tese una mano  e mi sorrise, l'esatta copia di un dongiovanni nobile, bello e ricco.
E misterioso.
«Vieni. Devo mostrarti una cosa» mi disse con voce dolce e sensuale.
Solo quando presi la sua mano per alzarmi, mi resi conto di come ero messa.
Anche io, ero vestita come una dama del 1700 che andava ad un ballo.
Il mio vestito era abbastanza semplice, nero, con la parte davanti del corpetto e della gonna di un blu acceso ricamato.
Le maniche mi arrivavano alle mani terminando con del delicato pizzo nero sopra blu.
L'acconciatura... beh, era meglio dire la parrucca, era voluminosa, cotonata e scomoda.
Ma tutto sommato carina, caratterizzata da boccoli e riccioli di ogni sorta che lasciavano ricadere sulla spalla una piccola coda di capelli.
Mi portai una mano agli occhi, dato che sentivo fastidio, e scoprii così anch'io di avere una mascherina.
Da quanto potevo toccare, era in pizzo con una... rosa, forse, ad un lato, da cui spuntava una piuma.
«Vogliamo andare?» mi tornò a chiedere lui.
Esitai un istante.
«... E chi sareste voi, il fantasma del Natale passato?» dissi.
Lui rise e mi fissò più intensamente.
«Voglio mostrarvi una cosa, ma dovete seguirmi»
Dannato istinto curioso.
«... D'accordo» dissi semplicemente.
 Lui sorrise e il mio cuore perse un battito.
"Per la miseria, Eris! Datti del contegno!" canzonai a me stessa.
Mi prese delicatamente la mano sinistra e la posò sulla sua spalla e nel mentre, intrecciò  la sua mano sinistra con la mia libera.
Mi posò la sua mano destra sul fianco e iniziammo a ballare.
«No, cioè... aspetta un attimo...» gli dissi, presa da un momentaneo panico «io.. io non so ballare, figuriamoci se so ballare una roba del genere
«Non è "una roba del genere"» mi disse con tono gentile «è Valzer»
«Uh, wow» dissi di rimando «No, aspetta. Stiamo ballando cosa?!»
Lui sorrise.
«Lasciati andare. Guido io»
Come magia, ci ritrovammo nella scena che avevo immaginato insieme agli altri ballerini.
Ogni mio pensiero svanì e non feci altro che seguire ciò che lui mi aveva detto.
E ballai.
Ballai soltanto.


Dopo un tempo che mi parve interminabile, ripresi coscienza di me stessa.
Stavo ancora ballando con lui, un valzer lento, dai movimenti delicati e aggraziati.
Ma "lui" era una persona a me ignota.
«Posso... posso farvi una domanda?» chiesi, prendendolo alla sprovvista.
«Certo» mi sussurrò lui all'orecchio, con un sorriso.
Ballammo ancora un paio di giravolte, continuandolo a fissare negli occhi.
«Voi...» esitai un attimo «Voi chi siete?»
Lui sorrise dolce, come se in molti gli avessero fatto questa domanda, ma io glielo chiedessi davvero.
«Io sono...»
Mi svegliai di soprassalto con la gola secca.
In un attimo di disorientamento notai che era buio pesto fuori e l'ora sulla sveglia confermò il fatto che fosse notte fonda.
«Le tre di mattina, eh?» gracchiai togliendomi dalla pancia Dracula e scendendo dal letto.
Andando al piano inferiore per arrivare in cucina a prendere da bere, tentai di capire perché avessi sognato una roba del genere.
Insomma, non ero per nulla il tipo che voleva vivere nel settecento tutto balli, fronzoli e intrighi.
Però... però dovevo ammettere che mi era piaciuto ballare con qualcuno.
"Oh, andiamo, Eris! È stato solo un sogno! Solo. Un Sogno."
Presi una bottiglia d'acqua dal frigo e ne versai un po' in un bicchiere.
"Però... è stato bello ballare con qualcuno. E aveva degli occhi veramente magnifici..." pensai fra me e me.
Mentre bevevo tranquillamente, sentii una presenza alle mie spalle.
Mi voltai e per poco non feci cadere a terra il bicchiere.
«Mi sembrava di averti detto che non volevo vederti più»
«Hai detto di uscire dalla tua stanza, non di scomparire per sempre» disse l'ombra, elegantemente appoggiata sul ripiano della cucina.
«Sparisci»
«Non sono ai tuoi ordini»
In realtà, nemmeno lo ascoltai.
Mi diressi dritta dritta in camera e chiusi la porta al
le mie spalle.
L'indomani... beh, fra più o meno quattro ore in realtà, sarei dovuta tornare al mio solito tram tram scolastico.
Non avevo tempo da perdere con simili schizofrenie inventate.
Mi misi il mio adorato pigiama e mi cacciai sotto le coperte, ignorando qualunque cosa mi sembrasse irreale.
Poco prima di cadere nel mondo dei sogni, però, sentii qualcuno sussurrare qualcosa, ma non ci diedi molto peso e continuai a dormire beata.
"Anche a me... piace ballare il Valzer" aveva detto.


/*Citazioni e Riferimenti*/
È stato citato il primo paragrafo del libro Undied - Gli immortali di  Dacre Stoker e Ian Holt


/*Angolo Autore*/
Ed eccoci anche col secondo capitolo! Perdonate gli errori di battitura, ma non riesco a riconnette il cervello, ormai xD
Credo... che questo capitolo sia un po' confusionario e complicato, ma nemmeno io non ho capito molto.
Oh.
Forse non dovevo dirlo.
No, dai, scherzo! È solo che questo capitolo è stato molto... difficile da scrivere perché, PC a parte, avevo una tabula rasa che comprendeva anche il contare i numeri O.o
Spero che, comunque, piaccia :D
Al prossimo capitolo!
                                                                        - Kurokage
   
 
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