2.
Central
Park – New York
«Coraggio
signori.. Solo dieci dollari per il miglior ritratto che vi sia mai stato
fatto.»
Samuel
Micovich sospirò alzando le braccia al cielo.
Per
un attimo gli venne voglia di lanciare la sua tavolozza a terra e saltarci
sopra fino a frantumarla.
Ma
quei colori erano costati troppo per permettere alla sua rabbia di
distruggerli.
E,
anche se molto meno di quello che lui sperava, erano la fonte del suo guadagno.
Certo,
non gli procuravano la possibilità di mangiare in un ristorante di lusso, ma
perlomeno, poteva permettersi, con qualche sporadica difficoltà, di mantenere
la sua casa.
Beh,
tecnicamente era la sua auto.
Ma
per lui fungeva anche da casa e tutto il resto.
Era
una vecchia Renault Kangoo, grigia.
Di
un grigio triste e deprimente. Non era una tonalità scura, e nemmeno una
tonalità chiara.
Era
un colore indefinito che lo angosciava.
Ma
era l'unica cosa che aveva e che, malgrado tutto, lo teneva al riparo dalla
pioggia evitandogli di dormire sotto un cartone.
La
sua vita non era andata come si aspettava. E non era andata nemmeno come si
aspettavano i suoi genitori.
Suo
padre, di origini russe, aveva sempre lavorato come imbianchino.
Se
ne andava girando col suo accento russo facendo sorridere i bambini e
imbiancando le pareti di ogni palazzo gli venisse affidato.
E
così, nella speranza che lui seguisse le sue orme, gli aveva regalato quel
deprimente furgoncino.
Grande
abbastanza per gli strumenti da lavoro, ma facilmente adattabile. Così da
poterlo usare come una normale auto, per poter portare in giro la tua futura
moglie di origine russa e di nome Svetlana.
Così
gli aveva detto.
Mettendo
in chiaro, sin dalle prime parole, che si aspettava diventasse un imbianchino
come lui, e che sposasse una donna russa di nome Svetlana.
Strano..
Considerando che lui aveva sposato una donna interamente americana.
Sua
madre, Kirsten, era stata in gioventù una bravissima sarta.
Creava
dal nulla, rattoppava e qualche volta si divertiva persino a disegnare, abiti
che sembravano impossibili da creare o rimettere a nuovo.
Aveva
le mani d'oro.
Da
piccolo gli raccontava sempre che, un noto stilista, di cui non aveva mai
voluto fare il nome, le aveva offerto di lavorare per lui.
E
lei, preferendo prendersi cura della sua famiglia aveva rifiutato.
Glielo
raccontava con una tristezza negli occhi che trasmetteva una strana sensazione
di pentimento e rimpianto.
Ma
alla fine, ogni volta che raccontava della sua occasione perduta, si affrettava
a specificare che non era affatto pentita della sua scelta, e che la rifarebbe
migliaia di volte.
A
differenza di suo padre, severo per natura, sua madre era sempre stata
caratterizzata da quella lieve follia che caratterizza gli artisti.
La
sua follia non era proprio lieve se si considera che un giorno, dinnanzi al suo
desiderio di ritrarre una donna senza veli, si era proposta come modella.
Però
lui le somigliava molto, fisicamente e caratterialmente.
Era,
come lei, desideroso di inseguire e realizzare i suoi sogni. Pieno di sprint e
di aspettative.
A
differenza di lei però, aveva scelto di inseguire la possibilità di un successo
e non la sicurezza che la famiglia poteva offrire.
Anche
se alla fine era costretto a dormire su un'auto, e a mangiare economici
sandwich, non era pentito.
No.
Era
stato tenace e determinato, e anche se ora gli sembrava di trovarsi sull'orlo
di un misero fallimento, era speranzoso che le cose sarebbero andate meglio.
Strinse
forte la tavolozza tra le dita e tornò al suo posto, serio e composto.
Nessuno
voleva farsi un ritratto? Avrebbe riprodotto su tela il paesaggio intorno.
Non
era la sua specialità, ma l'avrebbe fatto comunque.
Si
guardò intorno, scrutando l'orizzonte e poi la vide.
Era
seduta su una panchina, con le mani una dentro l'altra e lo sguardo triste e
malinconico.
Fissava
l'asfalto, quasi come se cercasse di guardarci attraverso.
Era..
affascinante e Samuel ebbe la sensazione si riuscire a vedere la sua anima.
Anche
se vedeva solo il suo profilo, era perfetto.
Il
naso grazioso, la bella bocca e armonici lineamenti.
Era
il profilo più bello che avesse mai visto e di colpo, sentì il bisogno di
trasformare l'estasi che provava in colori.
Poggiò
il pennello sulla tela e fu come se un nuovo mondo gli si presentasse davanti.
****
Finì
dopo quarantacinque minuti circa.
La
sua nuova musa ispiratrice non si era mossa di un solo millimetro.
Chiusa nelle stesse emozioni che le coloravano il viso, era stata la modella
perfetta, senza che lui nemmeno le chiedesse di esserlo.
Prese
il ritratto, ancora bagnato in alcuni punti e si avvicinò a lei.
Con
cautela, quasi in punta di piedi, la raggiunse e si mise a sedere al suo
fianco, rimanendo il silenzio.
Per
non disturbare il momento che quella affascinante creatura stava vivendo, e
anche perchè non sapeva cosa dire.
Di
solito doveva pregare i passanti di mettersi in posa e poi doveva pregarli di
acquistare il ritratto.
Con
lei tutto era stato quieto e tranquillo. Era stato come se entrambi fossero
legati da un sottile filo di magia.
Silenziosa,
splendida, artistica magia.
E
ora il silenzio sembrava quasi obbligatorio.
Rimase
zitto e fermo per parecchi minuti e quando finalmente la sua vicina di panchina
alzò gli occhi fissando il laghetto lì di fronte, decise di interrompere la
quiete e parlare.
«Dieci
dollari.» le disse.
Si
pentì subito di averlo detto.
Con
quell'anima tanto triste e tanto bella, avrebbe voluto essere più delicato.
Escogitare una breve presentazione oratoria per invogliarla ad acquistare quel
ritratto che aveva fatto per lei.
E
invece, colpa della deformazione professionale, aveva subito buttato le mani
avanti sul prezzo, trattandola come tutte le altre persone, e non come la
magica musa che l'aveva ispirato.
La
ragazza si voltò verso di lui, trasformando la vista del suo profilo in un bel
faccia a faccia.
Ma
quell'artistico idillio che aveva portato alla realizzazione di quel quadro,
non si ruppe.
Anzi,
Samuel ebbe voglia di alzarsi e dipingere ancora, stavolta il viso nella sua
totalità, nella sua delicatezza e bellezza.
«Dieci
dollari per cosa?» chiese la ragazza «Cosa sei, una prostituta?»
Samuel
si indignò profondamente.
Benchè nei giorni di
solitudine, e nei freddi inverni di New York, avesse imparato a considerare la
prostituzione quasi.. un'arte, la sua di arte non poteva essere paragonata a
quella.
«Una
prostituta ti avrebbe chiesto molto di più di dieci dollari.» precisò «Io sono
un tipo che ama l'ottimo rapporto qualità – prezzo.»
La
ragazza, o bell'anima, come lui nella sua mente aveva deciso di chiamarla, alzò
un sopracciglio perplessa e poi batté le palpebre confusa.
«Cosa?
Ma tu chi diavolo sei? E perchè dovrei darti dieci
dollari?» chiese.
«Sono
Samuel Micovich, pregiato e sottovalutato artista di
strada.» si presentò alzandosi e facendo un piccolo inchino «Ho fatto per te
questo splendido ritratto.»
«Un
ritratto?»
«Esattamente.»
«E
chi ti ha chiesto un ritratto?»
Samuel
aprì la bocca per ribattere, ma l'ovvietà della domanda lo fece titubare un
attimo.
Bell'anima
aveva ragione. Lei non gli aveva chiesto nulla.
Per
un attimo pensò di regalarglielo, ma quel pensiero durò un attimo, il tempo
necessario a trovare una giusta risposta.
«Nessuno.»
disse «Ma non ti piacerebbe avere un bellissimo ritratto per rendere immortale
il tuo essere?»
Si
aspettava di vederla alzarsi e allontanarsi dicendogli parole irripetibili.
Invece
negli occhi di bell'anima qualcosa cambiò.
L'espressione
perplessa lasciò il posto alla tristezza che aveva dato vita al dipinto, e la
sua bella bocca, si vestì di improvviso di falsa malizia e genialità.
Samuel
provò timore ed euforia allo stesso tempo e troppo incuriosito per
allontanarsi, rimase immobile in attesa di.. qualcosa.
La
ragazza si mise in piedi con grazia e delicatezza. Aprì la sua borsetta e tirò
fuori un centone.
«Facciamo
cento invece di dieci.» gli propose porgendoli.
Contrariamente
a quello che molti pensavano, l'ambizione e la smania di guadagno degli artisti
di strada, non sfiorava nemmeno lontanamente la disonestà.
Perlomeno non nel caso di Samuel.
E
benchè ritenesse quello uno dei suoi migliori
ritratti, sapeva perfettamente che non valeva cento dollari.
Scosse
il capo e le porse il foglio.
«Sono
un artista, non un disonesto.» le disse «È un bel ritratto, ma non vale tanto.
Prendilo, te lo regalo.»
Bell'anima
sorrise appena, osservando il disegno, poi lo prese e guardò Samuel negli
occhi.
«È
vero. È un bel ritratto. Ma il centone non era per questo.» disse.
«E
per cos'era allora?»
«Qualcosa
che dubito non ti piacerà.»