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Autore: Kurokage    25/07/2015    1 recensioni
[Storia in fase di revisione | Sarà interrotta per un lungo periodo]
Era una calda giornata di sole e Eris Williams stava salvando la vita ad una persona.
Quello sarebbe stato l'errore più grande della sua vita.
Ma Eris si era dimenticata, o forse scordata, che un'invisibile legge aleggia fra la vita di tutti gli esseri umani, dimenticata ma sempre presente.
Sarà questa invisibile legge a trasformare la vista di Eris, e a farle vedere che dove c'è luce c'è ombra, dove c'è bene c'è male, dove c'è vita c'è morte.
Eris non sarà sola in questo viaggio, un viaggio dove sarà soppesata la sua vita e la sua anima.
...Dicci, Eris, ci sono sconti nel luna park della vita?
...E tu, il tuo, lo otterrai?
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 - Smeraldo e Ametista sono pietre preziose
3. Smeraldo e Ametista sono pietre preziose

Diamine se avevo dormito male.
«Eris, tesoro!! È ora di alzarsi o farai tardi!» disse la voce di mia madre buttandomi giù dal letto.
Mi stropicciai la faccia una mano e mi stiracchiai le braccia.
Andai in bagno, bussando per sapere se dentro c'era qualcuno; mi lavai faccia e denti, e mi sistemai i capelli.
«Oh... divinità!» dissi, osservandomi allo specchio.
Avevo una cera schifosa!
Due leggere occhiaie si erano comodamente prese una vacanza sotto gli occhi e non sarebbe stato preoccupante se solo non avessi avuto una pelle chiara.
Sembravo un fantasma che ha preso due pugni negli occhi.
Corsi in camera a vestirmi prendendo la prima roba che avessi sottomano: jeans e una maglia che mi aveva fatto mia madre per il mio compleanno.
Alla velocità della luce tornai in bagno e mi misi un po' di trucco, quel tanto che bastava più che altro, a mascherare un po' quei due cazzotti formato occhiaie.
Volai al piano terra e mi diressi in cucina.
Là, trovai mamma ai fornelli e papà che leggeva beatamente il giornale a tavola.
«A TAVOL-Ah, sei qui cara» mi disse mamma con un sorriso.
Papà mise via il giornale, mentre la mamma metteva al centro della tavola un fumante piatto di pancakes.
«Bisogna incominciare bene la mattina, no?» mi disse lei allargando il sorriso.
«Infondo,» finii mio padre «è il tuo primo giorno di scuola. Ma solo per la seconda volta» disse, scatenando delle grasse risate sia a me che a mamma.
Mangiammo con calma, e le sette e mezzo, arrivarono presto.
«È ora di andare» mi disse papà.
«Sì» gli risposi, prendendo la mia cartella a tracolla e incamminandomi fuori.
«E non farti investire!!!» urlo mia mamma dalla cucina.
«Perché è divertente farsi investire, no?» dissi bofonchiando, mentre mi chiudevo la porta alle spalle e mi incamminavo per scuola.
Da casa mia alla GreeMyth High School  c'erano giusto dieci minuti di camminata.
Sentii che avevo sobbalzato e smisi di respirare quando passai di fianco alle strisce pedonali dove, poco tempo prima, ero stata investita.
"Almeno, non ci sono vecchiette nei dintorni" mi dissi con un mezzo sorriso per calmarmi.
Passai le strisce ed in men che non si dica ero arrivata a scuola.
Un senso di mancanza, arrivata ai cancelli imponenti dell'entrata, si riempì.
«Ecco qua la nostra salvatrice provetta!» sentii dire da una voce famigliare.
«Matt! Ho saputo che sei venuto a farmi visita. Grazie» gli dissi educata, mentre tentavo il più possibile di mantenermi alla larga da due metri e settanta di gelosia.
«No devi ringraziarmi, piccola» disse lui avvicinandosi.
«Non sono piccola. Sono un metro e sessantacinque!» dissi io, scatenando una sua risata.
Nel mentre, una mia vecchia conoscenza si avvicinò.
«EEEEERIIIIIIIIISSSSsss!!!» disse Mary con l'eco, fiondandosi su di me.
«Erismiseimancatatantissimo!!!!» disse lei con voce piagnucolante.
«Mary, se continui così, però, io non capisco un tubo...» dissi sorridendole.
Mary era un'estroversa ragazza di diciotto anni, mia compagna di banco, ed un biondo metro e cinquanta di dolcezza.
I suoi grandi occhioni blu mi scrutarono attentamente.
«Mi sei mancata»
«Anche tu»
«Io ti sono venuta a trovare, tu no»
«Ero ricoverata, Mary!»
«Lo so» disse lei con un sorriso, trascinandomi via da Matt.
«Devo raccontarti un saaaaaaacco di cose! Ma prima!!!» disse guardandomi con occhi scaltri «Devo farti conoscere il nostro nuovo acquisto...»
«Nuovo... acquisto?» balbettai pensierosa.
Mi prese una mano e mi trascinò in un luogo recondito e sperduto della scuola: in mensa.

All'entrata, tutti gli occhi si puntarono sulla sottoscritta ed un silenzio tombale invase la sala.
"Ed ella esplorò mari e confini, cieli e spazi ma non trovò silenzio alcuno.
Solo l'impresa di colei che era la prescelta riuscì a tacere il confuso brusio di coloro che non credettero..." pensai.
A volte ero proprio brava a farmi i miei filmini mentali.
Mary mi trascinò ad un tavolo dove alcuni ragazzi e, strano a dirsi, un mucchio di ragazze avevano ripreso a parlare animatamente.
Ben presto, quando "il nuovo acquisto" si voltò a fissarmi, capii il perché di tutte quelle ragazze.
Due occhi verdi mi stavano fissando curiosi di sapere chi ero.
No, non erano semplicemente verdi. Erano smeraldo.
Mi tornarono in mente gli occhi del ragazzo mascherato, quello del sogno... avevano la stessa luce ed intensità.
«Eris, lui è...» incominciò Mary, ma non l'ascoltai nemmeno un secondo.
Quegli occhi continuavano a fissarmi, a incatenarmi a loro, e non riuscivo a distogliere lo sguardo.
Erano profondi, chiari, misteriosi... e riuscivano a guardarti dentro.
«...classe» concluse Mary, senza notare che non l'avevo nemmeno seguita per uno straccio di secondo.
Lui mi tese una mano.
«Nonostante Mary abbia già fatto la mia presentazione, mi sento in dovere di ribadirla» disse con un sorriso.
Sapeva.
Sapeva, aveva visto che non avevo degnato Mary di un ascolto.
«Mi chiamo Thy. Soahc Thy. Con l'h»
Dovevo appuntarmi il suo nome da qualche parte.
Allungai la mano verso la sua e la strinsi.
«Eris. Eris Williams. È un piacere fare la tua conoscenza»
Per un solo secondo, una luce di sorpresa gli illuminò gli occhi al suono del mio nome.
«Il piacere è tutto mio... Eris» disse, facendomi sciogliere come gelato.
Per gli dei romani, greci, normanni, gallici e tutti gli altri!
Aveva la voce più calda e sensuale che avessi potuto udire in diciotto anni della mia vita!
Mi misi a sedere e cominciai a chiacchierare con i miei compagni di classe: scoprii così che Thy era arrivato da poco, e che si era sempre trasferito di città in città sin da quando era piccolo.
Il più delle volte, rimanevo in silenzio a meno che non fossi interpellata.
Non ero mai stata così silenziosa.
Generalmente avevo sempre qualche mia opinione da esprimere o qualcosa da controbattere, ma questa volta... questa volta no.
Questa volta, la voce di Thy era tutto quello che mi importava.
Se avessi dovuto paragonare le sue caratteristiche a delle cose, avrei sicuramente detto che era affascinante come un Adone (anche se  poi non lo avevo mai visto), la sua voce era ammaliante come quella di una sirena (anche se, in realtà, non le avevo mai sentite) e i suoi occhi erano... erano... spettacolari.
Insomma, un gran pezzo di ragazzo su cui era legale sbavare.
«Hei, ma... perché siamo in mensa?» sbottai, realizzando che era quasi un'ora che eravamo lì dentro e che le lezioni dovevano essere già iniziate da un po'.
«Diamine, me ne sono dimenticata!» sbottò Mary «Oggi si parte tardi» disse, con un sorriso a trentaquattro denti stampato in faccia.
«Ooooh» risposi io di rimando come un bimba estasiata.
Thy rise.
...Potevo sentirlo chiaramente.
Qualcosa, dentro di me, stava urlando uno spaventato "AI RIPARI!!! LA STIAMO PERDENDOOOO!!!".
Che poi, avevo solo perso qualche battito nel sentire la sua melodiosa risata.
Che vuoi che sia?

La campanella segnò l'inizio della seconda ora e ci avviammo tutti nelle rispettive classi.
Come sempre, io mi sedetti al mio posto (che, a dirla tutta, non mi era poi così mancato): prima fila, terzetto dei banchi centrale, posto centrale, Mary a destra.
Anche quella mattina, mi aspettai che Matt tentasse invano di comprarmi per sedersi di fianco a me, dato che il banco alla mia destra era sempre stato libero, ma quella mattina non accadde.
Anzi, mi passò di fianco, mi guardò con uno sguardo a metà fra il triste, il collerico e il geloso, e continuò verso la fila di banchi dietro la mia.
Wow.
Mi chinai per prendere dalla cartella astuccio, libri e quaderno, quando sentii la sedia di fianco alla mia sfregare leggermente il pavimento.
Allora, mi chinai fino a vedere le scarpe e constatai che, stranamente, qualcuno si era seduto accanto a me fregando il posto a Matt.
Mi tirai su, senza voltarmi.
«Spero non ti dia fastidio che mi sia seduto qui. Quando sono arrivato il professore aveva detto che questo era un posto libero»
"Che il cielo possa crollarmi addosso se solo io creda che tu mi dai fastidio! Sei il mio salvatore! L'unico e solo!! Oltre che essere un gran gnocco..."
«Oh, Thy! Non ti avevo visto! Ma certo che non mi dai fastidio» gli risposi con un sorriso.
Non potevo essere più contenta di così!
Thy aveva delimitato finalmente il muro che mi separava da Matt, e Matt... beh, questa volta doveva arrendersi.
Lui non immaginava quanto gli volessi bene, ma era un amico, un amico punto e basta.
Da tempo, era lui quello che si arrovellava su storie fantasticamente impossibili fra noi due.
Gli volevo bene. Punto.
E più di una volta lo avevo messo in chiaro.
Ma lui continuava a fare il mulo testardo e a voler sbattere contro il muro.
Io mi ero stancata di passargli le bende, ma lui se le andava a prendere da solo!
Tornai a concentrarmi sulla lezione, pregando che nient'altro mi distraesse.
«... e morì nel 1967, prima del suo ottantunesimo compleanno. Tutto chiaro fin qui, ragazzi?» disse il professore.
Oddei, chi era?
Allungai gli occhi sul quaderno di Mary e cercai un titolo fra tutti quei cuoricini e stelline che lo invadevano.
Si... Sig... Ah, ma certo! Siegfried Sassoon!
Sfogliai velocemente le pagine del libro fino a che non lo trovai, e continuai a seguire la lezione.
All'incirca un tempo interminabile più tardi suonò la campanella del pranzo.
Dopo ore infernali fra Italiano, Matematica e Biologia, non capivo più un tubo.
Passai dalla caffetteria a prendere un panino e salutai la signora Collins alla cassa.
«Cosa ci offre di buono la cucina, oggi, signora Collins?» chiesi gentile.
«Gli hanno già fatto questa domanda in almeno venticinque, quindi, se la signora Collins me lo permette, lascia che ti risponda io» disse una voce proveniente da dietro.
La signora Collins sorrise
«Ma certo»
Io mi voltai e trovai Thy in fila esattamente dietro di me.
«Tramezzini con pollo, con funghi, con burro di arachidi, pizza e yogurt. Ma ricordati di prendere qualcosa da bere, altrimenti ti tocca rifare la fila come me» disse, facendomi l'occhiolino.
Avanzai, ordinando un semplice tramezzino coi funghi ed un tè alla pesca fresco.
«Posso sedermi di fianco a te? O forse non ti vado a genio?» mi disse, rincorrendomi a passo svelto.
«No.. no... certo che mi vai a genio. Credo. E.. sì, certo, puoi sederti di fianco a me» gli risposi frastornata.
«Scusami»  mi rispose lui «Ma è che ormai sono così abituato a cambiare scuola che sono anche abituato a ricevere un sacco di domande. Tu... Beh, tu non me ne hai fatta nemmeno una, quindi credevo di starti antipatico...» disse con tono di scuse.
«"Non fare di tutta l'erba un fascio", no? Non mi è mai interessato sapere vita, morte e miracoli delle persone» gli dissi con un sorriso.
«Ah! Eccoli là» aggiunsi subito dopo «Vieni, andiamo a sederci»
Raggiungemmo il tavolo con tutti i miei amici e non ebbi nemmeno bisogno di presentare Thy, dato che già lo conoscevano tutti.
Chiacchierammo del più e del meno, molti mi fecero domande sull'incidente, mentre molte fecero domande a Thy riguardo beh, la sua vita, morte e miracoli.
Mentre parlava, ne approfittai per guardarlo.
Non era il tipico ragazzo biondo-occhi-azzurri-giocatore-di-rugby che si trovava in tutte le scuole, quello muscoloso ma povero di comprendonio, no, quello semmai era Matt.
Thy era... il giusto.
Fisico magro, capelli corti mori, viso a cuore e due dannatissimi occhi verde smeraldo.
Che mi stavano fissando.
«Ho... qualcosa in faccia?» mi chiese curioso.
«Ah? No, no, scusa. Ero solo... sovrappensiero»
"Vai Eris!! Sei in tutti noi!!! Figura di merda scampata!!!"
«Oh. Ma certo...» rispose lui.
Avevo... Avevo sentito male?
Sì. Sì, dovevo per forza aver sentito male.
Non poteva esserci una nota di delusione nella sua voce.
Tutti quei giorni all'ospedale mi avevano sicuramente fatto diventare schizofrenica.
Il che, mi riportò ai ricordi dell'ospedale.
... Era un po' di tempo che non vedevo l'ombra.
Ero stata un po' cattiva ad averla cacciata via, ma mica potevo far entrare in camera mia tutti quelli che passavo!
Aveva detto che mi avrebbe tenuta d'occhio, ma non l'avevo ancora visto.
Bah, probabilmente mi stava aspettando a casa.
«... realtà sì» disse Thy, facendomi ritornare alla realtà.
«Ho un fratello gemello, ma non ci assomigliamo per niente» aggiunse con una risatina.
Un coro di "allora ce lo devi presentare!!" arrivò dall'inizio della stanza fino al tavolo e mi assillò il cervello.
Oh. No.
Cheerleader.
Una sottospecie di mandria di buoi formato donne umane, si avventò sul nostro tavolo e Sherley Cooper si distese a mo' di diva del cinema Hollywood.
«Quindi... tu... sei il nuovo arrivato...» disse con la voce ammaliante di un'oca che starnazza.
No, ok, non era vero.
Sherley aveva una bella voce, ed anche un bel corpo, ma proprio non la sopportavo.
Si vantava di avere tutto e tutti (e che per Zeus, qualcuno mi dica che vanto si ha nell'essersi fatti tutti i ragazzi nella scuola), ed ora stava tentando di avere il nuovo arrivato.
Un classico.
Monta la testa al novellino, che tanto poi qualcuno gli dirà "ah, beh, ce la siamo fatta tutti".
Ogni volta che guardavo Sherley, sentivo le donne che avevano lottato per l'emancipazione femminile tornare in vita e buttarsi giù da un ponte.
Fosse almeno simpatica.
Alta, bionda e occhi blu, stava tentando di prendere tutte le attenzioni di Thy, ma Thy stava elegantemente resistendo.
Povero ragazzo. Se non fosse stato un colpo basso al suo orgoglio, gli avrei detto io stessa di "andare a chiacchierare" con Sherley.
Quest'ultima, nel mentre, lo stava affogando di domande sul chi-come-perché del senso dell'esistenza umana, e quando capii che Thy mi stava lanciando occhiate d'aiuto (evidentemente aveva capito che ero l'unica a non essere "spaventata" dal potere di Sherley), esordii con un
«Quindi, cos'hai dopo, Thy?»
«Epica» disse lui immediatamente.
«Ottimo. Allora sarà meglio sbrigarci» gli dissi prendendolo per un braccio «il signor Bradly odia i ritardatari. Sopratutto se sono novellini» aggiunsi, trascinandolo verso l'aula di Epica.
Sherley rimase interdetta e mi fulminò come solo una vipera sa fare.
Matt mi scuoiò col pensiero, ma ci diedi poca importanza.
«Grazie» mi disse Thy con la voce di uno che è appena stato slavato da morte certa.
«Sei un novellino. È compito dei più grandi, proteggerti» dissi scherzosa.
«Guarda che abbiamo la stessa età, sai?» disse, guardandomi scherzosamente di traverso.
«Beh, sei comunque un novellino» gli risposi, dandogli una gomitata amichevole.
La campanella suonò e le lezioni incominciarono.

Con mia grande sorpresa, scoprii che io e Thy avevamo un sacco di lezioni in comune e grazie a ciò, facemmo conoscenza molto velocemente.
Era un ragazzo simpatico, dal carattere equilibrato fra l'introverso e l'estroverso, sempre con la battuta pronta ma mai sulle discussioni importanti.
Con lui ci si divertiva un sacco.
Quando, dopo Trigonometria, ci separammo, lui andò verso l'aula, mentre io, che mi stavo tranquillamente dirigendo verso l'aula di Scienze, venni "placcata" da Matt.
«Quindi?» mi chiese lui con tono irritato.
«Quindi?» gli risposi.
«Cosa vogliamo fare col novellino, eh?»
«Nulla, Matt. È un ragazzo simpatico, è nuovo e abbiamo un sacco di lezioni in comune. Tutto qui» gli dissi, tentando di scansarlo per arrivare all'aula.
«Tutto qui, eh?» disse lui, arrogante e irritato, mentre mi bloccava il passaggio.
«Matt, posso andare a lezione?!» dissi esasperata.
«Solo se prima mi dici come stanno realmente i fatti»
Sospirai «Te li ho già detti i fatti. Cosa vuoi che ti dica, che è carino? Sì, lo trovo un ragazzo molto carino. Vuoi che ti dica che ha dei begli occhi? Sì, ha degli occhi veramente belli. Vuoi che ti dica ch-» mi interruppe facendomi sbattere con l'armadietto  «NON dirlo mai più. Sono stato chiaro, Eris?»
«Tu non sei né mio padre né mio fratello né sei il mio ragazzo, Matt. Datti del contegno e smettila di fare la persona ferita e orgogliosa. Te l'ho già detto milioni di volte: fra me e te non c'è nulla. Quindi, ora, cavati dalle scatole»
Lo scansai e andai a Scienze.



A parte quello spiacevole episodio di gelosia, la giornata continuò piuttosto tranquilla.
L'ora dopo,  ritrovai Thy che mi teneva il banco libero di fianco al suo, e un sorriso mi comparve sulle labbra.
«Non dovresti essere così indifeso con persone che non conosci. Potrei essere una cattiva persona» gli dissi sorridendo, mentre mi sedevo di fianco a lui.
«Mi prenderò il rischio...» mi rispose, sorridendo e facendomi sorridere ancora di più.
Dopo due interminabili ore, la campanella suonò e ci liberò dal male supremo per almeno quel giorno.
Stavo per uscire dalla porta d'entrata, quando mi sentii tirare leggermente un braccio.
«Thy! Mi hai fatto prende un colpo!» gli dissi sorridendo.
«Scusa. Io.. ecco.. volevo solo...» incominciò lui imbarazzato.
Lo guardai curiosa.
«Ci... Ci vediamo domani, d'accordo?» mi chiese fissandomi con quegli occhi di smeraldo.
«Sì, puoi contarci» gli risposi, e i suoi occhi verdi brillarono come se gli avessi promesso eterno amore.
Risi, e i suoi occhi si  accesero di curiosità.
«Cosa?»
«Nulla, non preoccuparti. Avevo solo fatto una faccia buffa»
«Ah...»
«A domani, Thy»
«A domani... Eris» mi disse guardandomi, fino a che non mi voltai e andai a casa.
Sentivo ancora i suoi occhi su di me, mentre camminavo sul marciapiede e ripensavo a quello di cui mi aveva parlato Thy.
Aveva un fratello gemello di nome Phy e sua madre si chiamava Aemera.
Quando gli avevo fatto notare la stranezza dei nomi, aveva riso, dicendo che era una lunga e vecchia tradizione di famiglia.
Allora avevo riso anch'io e accantonato la discussione, dato che mi aveva detto di non avere padre.
In un battito di ciglia, mi ritrovai a casa.
Aprii la porta e come sempre non trovai nessuno.
A quell'ora, i miei genitori stavano ancora lavorando, e io ero figlia unica.
Andai in cucina a prepararmi un panino.
«Allora, com'è andato il ritorno a scuola? Emozionante? Come tipico della vostra indole umana immagino ti abbiano fatto domande» mi chiese una voce, facendomi quasi cadere il panino per terra.
«Ma dico, ma non puoi mandarmi un messaggio, fare del rumore, qualcosa?!» strillai contro l'ombra.
«Non c'è bisogno di agitarsi tanto» mi rispose lui, calmo.
«Mi hai fatto prendere un colpo!»
«Come sempre»
«Umf» sbuffai.
«Quindi? Quando ti deciderai a dirmi chi sei, o almeno a farmi sentire la tua voce?» gli chiesi, addentando il panino con prosciutto.
«La stai già ascoltando la mia voce»
«Non prendermi in giro. So riconoscere un sintetizzatore vocale da chilometri di distanza e la tua voce ha quell'esatto suono»
La mia affermazione l'ammutolì.
A quanto pareva, non gli piaceva che le persone indovinassero i suoi trucchetti.
«Panino?» gli chiesi.
«No. Non mangio»
«Oh»
«Non... Non hai risposto alla mia domanda. Com'è andato il primo giorno di scuola?»
«Perché ti interessa tanto?»
Colpito e affondato.
«Una... persona di mia conoscenza mi ha insegnato la curiosità»
«Aaah» dissi scettica «E?»
«'E' niente. Curiosità. Devo insegnarti cos'è?»
Sbuffai
«Nulla di nuovo. Il solito tram tram scolastico. Solo uno nuovo che è arrivato mentre io ero in ospedale»
«Umh...» fece l'ombra «E com'è? Simpatico?»
Lo guardai male.
«Ma sei scemo?» dissi, alzandomi da tavola.
Misi il piatto che avevo utilizzato nel lavello e m'incamminai lungo le scale.
L'ombra mi seguiva.
«Posso entrare, questa volta?» mi chiese cortese.
Ci pensai un paio di secondi.
«No» e chiusi la porta dietro di me.
Sentii un "Fantastico..." da dietro la porta e poi la presenza se ne andò.
Controllai il diario dallo zaino che avevo portato in camera: per quel giorno non c'erano molti compiti.
Era stata una mattinata stancante, quindi mi buttai sul letto e chiusi gli occhi.


L'aria mi accarezzava dolcemente il viso ed aprii gli occhi.
Ero seduta su una collinetta verde, in mezzo agli alberi, ombreggiata da un ombrellino piantato nel terreno.
Sentivo gli uccellini cantare con suoni melodiosi, e mi guardai intorno.
La gonna ampia si stendeva sotto il mio corpetto, un vestito semplice ma elegante, adatto ad una giornata estiva come quella.
Era di un delicato color panna, con ricami in tinta che risaltavano.
Lo scollo a barca era decotato con due bordi di stoffa, sempre in tinta, uno più grande e uno più piccolo sopra, plissettati accuratamente e decorati con del nastro oro, così come la linea dei fianchi che separava il busto dalla gonna.
Ora che lo notai, del pizzo nero traforato era stato applicato appena un paio di centimetri prima del'orlo della stoffa, delimitandone il bordo.
"Per nulla male... anzi, mi piace proprio..."
Il vestito era senza maniche, cosa che lasciava le braccia molto più confortevoli e libere di muoversi.
I miei capelli mori erano stati intrecciati e poi raccolti in un morbido chignon basso.
Feci per alzarmi e sgranchirmi le gambe, ma una voce mi fermò.
«Vi prego, non alzatevi. Resistete ancora un poco»
Mi voltai per vedere il mio interlocutore, ma vidi solo un rudimentale cavalletto su cui era poggiata una tela.
Vidi una mano
con in mano un pennello, alzarsi e riabbassarsi sulla tela.
«Ancora un attimo, ve ne prego» disse distratta la voce, completamente concentrata sulla tela.
«C-Certo»  risposi.
Tornai a guardare calma il paesaggio che si estendeva davanti i miei occhi, quando un'ombra catturò la mia attenzione e mi ritrovai una mano tesa, nell'atto di aiutarmi ad alzarmi.
L'accettai volentieri, e mi ripulii il vestito.
«Grazie mille» dissi
«Il piacere è tutto mio» rispose lui, inchinandosi, con una voce che avevo già sentito.
Quando si alzò e osservai il suo volto, non potei che lasciarmi andare.
E sprofondare in quegli occhi viola, brillanti e intensi come l'ametista.





/*Angolo Autore*/
E anche il terzo, immenso, capitolo è arrivato.
Questa storia la potete trovare anche su Wattpad al seguente indirizzo: La Discordia della Morte
Beh, che dire? Abbiamo tanta gente all'orizzonte!
Il nuovo compagno, Thy, sembra trovare Eris "di suo gusto", ma Matt non demorde e la vuole solo per se.
E poi... mister occhi viola è tornato! Ma perchè Eris lo vede solo nei suoi sogni?
Sarà una persona che deve cercare, un qualcuno che le vuole dire qualcosa?
Tante, troppe domande... anche nei prossimi capitoli!
Stai tuned!
                                                                        - Kurokage
   
 
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