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Autore: Kokky    25/01/2009    5 recensioni
Un mondo parallelo e antico, popolato da vampiri che si muovono nell'ombra e umani troppo ciechi sui nemici succhiasangue. L'esercito, i positivi e gli alchimisti sono gli unici che possono proteggere l'umanità da ciò che stanno bramando i vampiri...
Un'umana insicura. Due piccoli gemelli. Un vampiro infiltrato. Una squadra di soldati. Una signora gentile e un professore lunatico. Una bella vampira e il capo. Due Dannati. L'Imperatore e i suoi figli. Una dura vampira. E chi più ne ha più ne metta!
Di carne sul fuoco ce n'è abbastanza :)
Provare per credere!
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Positive Blood' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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74 – Il cambiar è cosa assai ardua

 

Ryan stette lì a terra per ore, che parvero giorni e mesi.

Con gli occhi socchiusi vedeva il cielo azzurro con qualche nuvola cremosa e sfumata, mentre riusciva a percepire il ronzio ripetitivo delle mosche e la canzone lontana delle onde sui piccoli scogli.

La costa era così pendente che Ryan, per qualche istante, pensò con stanchezza che forse buttandosi sarebbe morto e non avrebbe mai dato fastidio a nessuno, non diventando un vampiro.

Ma era troppo, troppo sfiancato. Quasi morto.

Non riusciva a ragionare bene, e così si concentrava sul cielo e su quei rumori ripetuti che lo cullavano dolcemente nella semi-coscienza.

Solo quando il sole era già all’orizzonte, tingendo l’oceano di rosso fuoco, Ryan percepì una nuova forza fluirgli nelle vene, costringendolo a muovere le dita ormai intorpidite.

Scosse le gambe addormentate, si sedette con fatica sul terreno e poi si alzò, sentendo un formicolio fastidioso dal piede alla coscia. Sbuffò piano, mentre metteva a fuoco ciò che lo circondava.

C’era il bosco da un lato, il mare dall’altro. E basta.

Riusciva a vedere abbastanza bene, pur essendo ormai buio, e riconobbe in questo un primo sintomo di trasformazione.

Strinse i denti per non gridare.

Non sapeva che fare... ma si toccò per prima cosa la pelle, che era calda al tatto, e poi si strinse il polso sotto l’indice e il medio, percependo fortunatamente il battito veloce del cuore. Era in sovraccarico, stressato dal veleno, ma era vivo.

Ryan accucciò la testa fra le mani, stringendosi le ciocche bionde fra le dita e pensando... mentre quella forza continuava ad aumentare e a diminuire nel suo corpo in metamorfosi, rapida.

Rimase concentrato sui suoi pensieri, cercando di trovare una soluzione a quell’energia pulsante, per almeno una decina di minuti. Era tutto troppo confuso, nella sua mente.

Ora sentiva il petto dolergli, scosso da spasmi e percorso da fitte lancinanti, che gli lasciavano addosso l’unica sensazione di non riuscire a respirare, di affogare in quel dolore a sprazzi. In più, il calore della sua pelle era aumentato, quasi come se il corpo rispondesse in ritardo all’agente estraneo, il veleno, ormai in circolo.

Traballò fino all’albero più vicino e vi appoggiò la schiena, reggendosi, e una nuova ondata di dolore gli percorse il corpo.

Desiderava sedersi a terra e morire lì, fra l’erba e i fiori: Ryan sapeva di non voler vivere in quel modo, come una feccia succhiasangue che doveva sfruttare e uccidere qualcun altro per la sua sopravvivenza. Ma non era così facile, crepare in quelle spoglie fredde, inutili ed eterne.

Sospirò e, con le orecchie che pulsavano ma sentivano molto meglio di prima, percepì un movimento lì vicino, fra l’erba secca del bosco.

Un frusciare quasi silenzioso, eppure percettibile.

E a Ryan non era sfuggito quell’aroma che il rumore si era portato dietro, con un’ondata nella sua direzione grazie a un leggero venticello. Il profumo gli riempiva il naso, assillandolo nel suo languore caldo, e gli inebriava tutti i sensi come una scossa elettrica. Non riusciva a resistere, incantato dall’odore così... così buono.

Animalesco, proprio come l’istinto che gli sorse dal ventre fino alla gola. Riuscì solo a pensare, nell’ultimo istante di lucidità, che la gola ardeva più di prima e che si era lanciato con velocità contro qualcosa di simile... a un animaletto notturno.

Un topo.

Ma non ci fece caso, né provò ribrezzo per la piccola bestia indifesa, perché i suoi denti erano già affondati nella morbida carne prima di poter semplicemente ragionare.

Così, d’istinto, iniziò a bere.

E poi fuggì via nella notte, correndo fra gli alberi nodosi e i piccoli fuscelli, lasciandosi dietro la piccola preda esangue e un orsetto di pezza, abbandonato sulle rocce sia dalla sua proprietaria che dal bambino che lo aveva ricevuto in dono, come una beffa.

Gli occhi neri e infiniti pieni di nulla, a guardare tutta la scena dal suo angolino.

 

 

Violet aveva vagato per tutto il giorno, senza alcuna voglia di ritornare alla cava, anche se doveva: per ora, lei – come ogni altro vampiro né troppo vecchio né troppo giovane – doveva dare una mano alle sentinelle. Istruire per bene, controllare tutto, dare consigli. Dopo qualche settimana se ne sarebbe potuta andare, come aveva accordato con Gabriel.

Adesso, con il vestito d’organza bianca fastidiosamente macchiato da goccioline secche di sangue, era su una sporgenza rocciosa. Sotto di lei, la cava e il suo buio perenne.

Diede una spinta leggera con i piedi e balzò qualche metro più sotto, sulla strada che scendeva nella cavità, poi si mosse velocemente fino ad arrivare davanti agli edifici chiari. C’erano le sentinelle a controllare l’oscurità tranquilla, fatta di un’immobile coltre di silenzio.

Violet fece un cenno ai vampiri ed entrò, imboccando un corridoio a destra che portava alla ‘sua’ stanza. Le era stata data una camera, così come agli altri ospiti più illustri, dove alloggiare per quel periodo.

Svoltò a sinistra, percorrendo a grandi passi il nuovo corridoio, quando una voce la chiamò. All’incrocio con un passaggio verso l’altro edificio c’era Maximilian che, dopo aver fatto da sentinella, era intento a raggiungere la sua camera, divisa con altri tre vampiri.

Infatti, i vari cambi tra guardie avvenivano a mezzogiorno e a mezzanotte, e tutti prima o poi finivano per controllare i positivi. Solo chi era in alto nell’oligarchia dei vampiri, come Violet, poteva essere esentato da questo lavoro ‘sporco’.

Comunque, le guardie erano abbastanza da poter fare dei turni più duraturi: ogni cinque anni il gruppo stanziato nella cava sarebbe stato cambiato con un altro, e così via.

Maximilian, non avendo un posto dove andare, era rimasto lì con Hassan, e ora stava proprio tornando nella stanza dove l’amico sicuramente lo stava aspettando.

Dovevano andare a caccia.

«Sei tornata... ti cercava il capitano, l’ho visto parlare con Potter, stamattina.» disse Max, osservandola con un leggero sorriso stanco.

«Ah, bene. Vorrà dire che passerò da lui prima di andare a riposarmi.» rispose Violet, pronta ad oltrepassarlo, ma fu bloccata dal suo braccio che le cingeva le spalle. «Lasciami, se non vuoi essere ridotto in poltiglia. Devi portare rispetto, insomma!» sbottò allora, ringhiandogli addosso.

Maximilian in risposta si chinò su di lei, annusando l’aria con eccitazione. «Hai del sangue... sul vestito, che buon odore...» sussurrò, concentrato su quel profumo. «Hai mangiato, ecco perché eri fuori...»

Violet fece una smorfia di sdegno, spingendo via con le mani il suo braccio. «Ti ho detto lasciami, quale concetto di queste poche parole per te è troppo difficile da comprendere?» soffiò, sollevando gli occhi d’ametista verso di lui con un moto d’ira.

«Sei lunatica. Prima fredda, poi improvvisamente piena d’interesse, adesso acida.» ribatté lui, spostando il braccio.

«Non è giornata, Maximilian, e pur essendo il primo Dannato che incontro, non rispondo di me stessa se continui a infastidirmi. Sono un tuo superiore, perciò non rivolgerti in modo colloquiale con me.» disse allora Violet.

Ma... ma se era stata lei a proporgli di volare, qualche giorno prima!

Max non si diede per vinto: «Inutile fingere, noi siamo uguali. Ogni vampiro porta una maschera, e la tua è un rigido ghigno superiore. Come se bastasse con me; l’hai detto anche tu, sono un Dannato.»

Violet sbatté il piede irritata, incrociando le braccia. Era piena di rabbia repressa, che non aveva smaltito con il vagare per il bosco.

Allora scoppiò: «È che... oh, insomma, tutto questo periodo prima di qualcos’altro è snervante, aspetto la risposta degli umani da così tanti anni che ora sembra semplicemente un’illusione. Non vedo l’ora, eppure è strano. Pensare all’odore della battaglia e del sangue... che darà alla testa a tutti i vampiri. E da oggi non ho più il mio portafortuna, ecco, e questo è terribilmente stupido.»

Fece un ghigno nervoso e si affrettò ad allontanarsi, piena di sdegno ma svuotata dall’ira di prima.

Maximilian la rincorse con una risata, che diede i nervi a Violet, perché già si sentiva stupida di suo e quell’ilarità la irritava solamente.

«Ridi di me?» chiese.

«Sì. Perché... beh, sei così infantile, sai? Ance se hai la tua età da vampira, sei proprio come una bambina umana, capricciosa e lunatica.» disse Max.

«Così sia.» ribatté lei, lasciando correre per non rispondere di nuovo male. Aveva già detto troppe cose su di sé a uno sconosciuto.

«Se non hai più il tuo portafortuna, c’è un motivo. Il resto si vedrà.» concluse lui.

Violet, inspiegabilmente, annuì. Chissà come, si era ritrovata a provare per qualche istante pietà, dopo aver mostrato la bruttezza del mondo a Ryan, e si era ricordata di lei da bimba e del suo incontro con i vampiri. Così gli aveva lanciato l’orsacchiotto, perché era un conforto, rigirarlo fra le mani.

Poi però era tornata se stessa ed era corsa via.

Ghignò con ironia. «Hai proprio ragione.» annuì. Alla fine era vero, quel Dannato le stava simpatico, e al capitano avrebbe parlato dopo. «Hai da fare?»

Maximilian disse di no, ignorando il pensiero di tornare in camera da Hassan e di andare a cacciare insieme.

«Ti va... ti va di volare un’altra volta? Di aspettare l’alba?» borbottò Violet, sfidandolo con lo sguardo.

E questa volta Maximilian disse di sì.

 

*

 




















Il titolo è riferito anche a Violet, eh XD CHe cosa strana, comprenderla! Ma mi risulta sempre molto lunatica, più che altro con i suoi sbalzi di umore, fra l'ironia allegra e la violenta ira. Perciò, così sia, come dice lei stessa xD

Grazie per le recensioni, luce dei miei occhi piccoli e castani *__*

darkrainbow-> Grazie mille Veronica! Sono felice che ti piace la mia storia, vedrai che tutto quanto si evolverà xD Continua a leggere e vedrai +_+!

artemis5-> Ehh, per Adam e Sofi ci vuole un po' di tempo. Ho una scaletta in mente e per ora tutto è incentrato su Ryan xD Ma vedrai che arriveranno anche loro *_* Grazie

lisettaH-> Nee-san, XD Ma lo sai che sono sadica, sei la mia shore!, e anche mucho angst. Rupert... oh Rupert sarà analizzato pure lui, ghgh. Per Adam e Sofi, pazientate, pazientate. Graziee!

Nausica212-> Tu sei una donna miticaH! Il discorso di Viò sul diario *saltella* Ohh, che felicità. Sì è veleno, e sì lo spin-off leggerai la prossima volta, non importa ^^ Grazie >w<

mikiybiky-> Ryan è Ryan ed è un bambino cocciuto e stupido *_* Ahh Rupert non si trasforma, no no XD Vedi, ora ho postato prima del 30! Thank you.

smallpunkrock-> Gentilissima! Ehh Ryan... perché sono come la Row, uccido i miei preferiti, però con un "senso" xD E' un monito alla stupidità umana, sì. Per il metodo di uccisione dei vampiri, vedrai fra un po' ^_^ Grazie *__*

 

Ringrazio inoltre i 41preferiti:

 

A prestooo!, Kò.

Tornerò entro... il 15, sì. Se mi do una scadenza ci arrivo, se non lo faccio invece non scrivo mai xD

   
 
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