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Autore: xxAlessia    31/07/2015    3 recensioni
Dal capitolo 3:
"Chi sei? -chiese Lia sul chi va là, fulminando con lo sguardo facendo quasi invidia a due saette- perché una settimana fa mi volevi uccidere e stasera mi hai aiutato ad allontanare quell'invertebrato?" Continuò la ragazza mettendosi le braccia incrociate sotto il petto. Il sorriso che gli comparve sul viso non aveva nulla di buono, era malsano e sinistro. Si avvicinò all'orecchio della ragazza sussurrandole: "Perché l'unico che può ucciderti e averti sono io".
Genere: Dark, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Non-con, Tematiche delicate
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Capitolo 2




Da quella serata era passata una settimana, Lia non si mostrava minimamente turbata dall'accaduto per non far preoccupare i suoi genitori e i suoi amici. Suo padre e sua madre si erano sempre preoccupati per lei, ma grazie a Dio non erano ossessivi e iper protettivi come molti, si fidavano della figlia. Però a differenza dell'atteggiamento che dimostrava, dentro di lei si stava scatenando una tempesta di emozioni contrastanti. Si sentiva vuota, come se qualcosa le mancasse e le fosse stato portato via.

"Sicuramente questa è la cosa peggiore dell'imprinting avuto con uno sconosciuto dotato di furie assassine" pensò la ragazza mentre, come da routine, si lavava svogliatamente i denti.
Erano le 7 e mezza, quella mattina aveva impiegato più tempo a svegliarsi rispetto al solito. Gli incubi le disturbavano continuamente il sonno. E ovviamente i protagonisti erano quei due occhi che la tormentavano. "Sapevo che ero strana, ma innamorarsi di due occhi è il colmo" pensò nuovamente Lia, iniziando a spazzolare i denti con più foga del normale. Era arrabbiata nera, si era sempre immaginata il suo imprinting come una storia delle fiabe, magari anche con Lucas, ma non così, con uno che non conosceva nemmeno.
Ricordava il profumo di muschio e mughetto dello sconosciuto , estasi per il suo fiuto. Ma questo non giustificava che poteva essere una cattiva persona. Chiuse l'acqua del rubinetto, dopo averne bevuto un sorso, si sciacquò la bocca levando il dentifricio rimasto. Si diede un'ultima spazzolata ai capelli, cercando di farli apparire più 'normali' ma riuscì solo a farli gonfiare di più, sembrando una leonessa dalla criniera all'ultima moda. Sconsolata, si avviò verso la sua camera raccattando la giacca di jeans, che indossò prontamente e si mi sistemò lo zaino color malva sulle spalle.
Indossava la divisa dell'Accademia: era composta da una gonna e una camicetta, i colori dipendevano dal periodo scolastico in cui si era: il verde per i 'Junior' che partiva dai 12 ai 15 anni, il blu per i 'Teen' che andava dai 16 ai 19 e per ultimo, il viola, che era per i 'Senior, i ragazzi che avevano dai 20 ai 22 anni di età. Per Lia, quello era il primo anno da Senior, si sentiva grande e rideva ripensando ai suoi anni da Teen in cui si sentiva in soggezione vedendo passeggiare nei corridoi i Senior che scherzavano senza un minimo di pudore. Lei non sentiva assolutamente la differenza tra il suo periodo di quando era una Teen e come viveva adesso. Sì, si sentiva più matura e responsabile, se fosse stato possibile esserne di più di come lo era prima, ma lei non era cambiata: la solita ragazza che non voleva apparire e non voleva che si parlasse di lei.
Le lezioni si svolgevano in un'ala dell'Accademia apposita, ovvero la più grande. Ogni studente aveva il suo orario personalizzato e a seconda delle ore che si aveva si cambiava aula. Lia si diresse verso il solito bar 'Coffee and co' dove, come da routine si incontrava con i suoi amici più stretti. I colori predominanti del locale erano il marrone ed il beige, la stanza era piuttosto ampia e il bancone del bar era al lato opposto della porta trasparente, costruita proprio per far vedere l'interno del locale, accompagnata da larghe finestre che ricoprivano quasi tutto il muro, anch'esse aventi la stessa funzione della porta d'entrata. I tavoli ricoprivano la maggior parte della stanza, erano rotondi e di ferro, non troppo piccoli, circondati da sedie, anch'esse di ferro semplici ed efficienti.
Lia entrò nel bar, con un'andatura che poteva far invidia a uno zombie, come di abitudine si diresse verso l'ultimo tavolo del lato destro, dove Rebecca e Brad discutevano animatamente su argomenti infantili. Rebecca era sua amica da quando avevano dodici anni, si erano conosciute in Accademia. Era un'umana, apparteneva a una delle tante famiglie che aveva chiesto aiuto al campo e che esso accoglieva senza problemi. Rebecca e sua madre erano state costrette a trasferirsi: suo padre era un alcolizzato e aveva il vizio del gioco d'azzardo causando, appunto, debiti destabilizzanti, impossibili da pagare. I suoi debitori appartenevano alla mafia, e volevano a tutti i costi farsi ripagare, anche se il prezzo erano delle vite. Così la madre di Rebecca, prese la figlia che allora aveva 3 anni e scappò, lasciando il marito alcolizzato nei propri guai. Rebecca non si ricordava niente del padre e preferiva così.
Brad, invece, era un licantropo proveniente da una famiglia nobile, ma lui, a differenza dei suoi fratelli, era l'umiltà in persona. Era sempre stato innamorato di Lia, ma lei non ha mai ricambiato il sentimento, poiché fino alla settimana scorsa era innamorata del suo Luke. Ma il destino volle di farla incontrare con quei occhi indaco e i suoi sentimenti verso il suo Alpha erano andati a puttane.
"Un gatto non può assolutamente camminare su due zampe mentre miagola a ritmo la canzone di P!nk 'U+Ur hand' indossando una minigonna rossa!" Urlò Rebecca battendo i pugni sul tavolo infastidita dal comportamento dell'amico credulone. Il peggior difetto di Brad era credere a ogni cosa che gli si dicesse. Brad spalancò gli occhi, facendo la faccia da offeso, facendo ricadere i capelli rosso fuoco sul viso. Si poteva dire che fosse un credulone, ma che non fosse bello era impossibile.
Come ogni licantropo era dotato di un fisico da far paura, dei capelli assolutamente adorabili di color rosso fuoco e due smeraldi come occhi. Rebecca anche lei, nonostante fosse solo un'umana, era di una bellezza sbalordiva: i capelli erano biondo miele, gli occhi sembravano la copia esatta del cielo e il suo fisico era da invidia. Alta quasi un metro e ottanta, due gambe chilometriche e un sedere da mozzafiato. Lia invece era l'eccezione tra i licantropi: normale, goffa e un po' in carne.
"Ragazzi, ma di che diavolo state parlando alle otto di mattina?" Sbottò Lia sbadigliando sonoramente e sedendosi nell'unica sedia vuota tra Rebecca e Brad. "Ieri sono andato a casa di Tommy e mi stava dicendo che quando era piccolo aveva un gatto, che se la televisione era su MTV e stava passando la canzone di P!nk, quella fighissima che ascoltavamo sempre, si metteva a due zampe, indossando una mini-gonna rossa si metteva a cantare, o meglio miagolare a ritmo quella canzone" disse il ragazzo con un'espressione che faceva invidia a un bambino di tre anni a cui gli hanno regalato il gioco che più desiderava. Lia lo guardò per qualche secondo, senza parlare. Brad si fece improvvisamente più rosso dei suoi capelli e le ragazze scoppiarono a ridere di cuore. "L'ho fatto di nuovo, vero? Merda, quando mai imparerò a non credere a qualsiasi cosa mi si dica..." Affermò Brad scuotendo la testa sconsolato. Una volta calmatesi le ragazze dall'attacco di risate avuto, ordinarono il solito. "Ragazzi, siete pronti ad affrontare il test oggi?" Chiese Rebecca rivolta ai suoi due amici. Lia si fece completamente bianca in faccia, si era dimenticata del test che serviva a identificare le sue qualità magiche.
A volte potevano semplicemente essere potenzialità del tipo riuscire ad apprendere più velocemente, in altri casi invece puoi controllare la natura a proprio piacere, sempre nei suoi limiti.
Disperata, Lia si accasciò sul tavolo, posando i gomiti su di esso è appoggiando la testa sui palmi delle mani. Molte volte era andata impreparata ai test, ma questo non era come tutti gli altri, era IL test. "Merda, sono proprio un'idiota" imprecò furiosa con se stessa la ragazza, cercando di concepire la notizia. I ragazzi la guardavano stupiti: non era da lei dimenticarsi di cose tanto importanti. "Lia non mi dire che ti sei dimenticata dell'esame" sperò Brad, continuando a guardare la ragazza con due occhi spalancati. "Ragazzi, con questo possiamo dire che sono ufficialmente idiota -disse Lia guardando disperata gli amici- ma dopotutto non c'è bisogno di studiare per certe cose, se ce le hai, ce le hai" continuò la ragazza cercando di essere positiva come suo solito. I ragazzi cambiarono discorso, persi tra le chiacchiere quasi si dimenticarono che l'ora di entrare nell'Istituto era giunto.
Uscirono dal bar e si avviarono verso la scuola quasi correndo. L'esame doveva essere svolto durante la seconda ora e durante la prima Lia potè ripassare gli argomenti che le sfuggivano. La seconda campanella era suonata, come d'orario, e tutti si alzarono dai propri posti creando una fila, gestita dal professore di storia, per dirigersi verso l'aula in cui il test, scritto, doveva essere svolto.
Lia era emozionata da matti, il cuore le batteva nella cassa toracica come una furia. Involontariamente, iniziò a giocare con le dita delle mani, come solito fare quando era ansiosa. Dopo un lasso di tempo che le pareva un'eternità, arrivarono nell'aula informatica e ognuno prese posto davanti a un computer.
La schermata presentava un programma aperto, con uno sfondo bianco e scritto sopra: "Test identificativo di magia 2015/2016". Lia deglutì a vuoto e si sentì, se possibile, ancora più nervosa. "Ragazzi, tra cinque minuti partirà il timer, siete pregati di fare silenzio e di non barare" disse il professore puntando gli occhi su ognuno dei propri studenti. "Minchia, qua sono nella merda" pensò poco elegantemente la ragazza, come faceva sempre quando si trova in difficoltà. I cinque minuti, purtroppo per lei, passarono subito.
Appena il timer partì, sulla pagina del computer si aprì una nuova pagina con scritta sopra la prima domanda. Lia si concentrò e rispose alle prime venti domande come se nulla fosse, dopotutto aveva la memoria fotografica dalla sua parte. Le ultime dieci rimaste erano molto ambigue, per esempio "Come ti sembra il futuro, così vicino tanto da vederlo o illeggibile e sfuggente?". La domanda che la turbò di più tra tutte fu l'ultima: "Chi sei realmente?". Lia ci pensò tanto sopra, si accorse a malapena che il tempo stava scadendo. Digitò con fretta sulla tastiera: "Una maschera tra mille" e inviò il modulo. Sulla pagina apparse una schermata totalmente bianca, a parte che al centro c'erano dei pallini blu che ruotavano a cerchio significando che stavano controllando le risposte. Dopo qualche minuto, la pagina caricò un'altra schermata: "La Sua eccellenza magica è il potere psichico".
Lia tirò un sospiro di sollievo, credeva che poteva uscire un risultato nullo o, peggio ancora, qualcosa di pericoloso, quasi incontrollabile. Il potere psichico era comune tra i licantropi e spesso chi aveva questo potere apparteneva all'esercito. Si alzò dalla sedia e si avviò verso l'uscita. Era rimasta una delle ultime nell'aula. Dopo il test gli studenti erano esonerati dalle altre lezioni e così Lia si incamminò nella stanza di Brad, dove si erano dati appuntamento lei e il ragazzo. Rebecca non aveva sostenuto l'esame, poiché era un'umana e non aveva poteri magici.
Dopo essere entrata nell'ala maschile ritrovò facilmente la stanza dell'amico, visto che era una delle prime a destra. La porta era aperta e Lia entrò. Le camere maschili erano arredate tutte nello stesso modo, come quelle delle ragazze, ma di colori decisamente diversi: verde e arancione. Il letto era opposto alla porta e sopra c'era Brad steso supino. Sembrava proprio l'immagine di un uomo distrutto: i capelli erano scompigliati ai limiti dell'impossibile e il braccio gli copriva gli occhi.
"Ma ciao Giacomino Leopardino" salutò la ragazza dopo aver bussato e reprimendo una risata. Il ragazzo si sedé di scatto e guardò Lia con due occhi rossi, sicuramente aveva pianto. "Nullo" disse Brad con una voce roca, che poteva essere molto sexy se non si trovavano in una situazione del genere. "Stasera si va in discoteca" rispose semplicemente Lia, conoscendo come le sue tasche il ragazzo. Lui adorava ballare, lei odiava le discoteche ma poteva anche sopportarla una serata se questa riusciva a tirare su il morale all'amico.
"Assolutamente" rispose il ragazzo sorridendo come un bambino La discoteca che frequentavano di solito si trovava fuori dal campo, era abbastanza conveniente ma, a detta di Brad, era da 'sballo'.

Erano le undici meno un quarto e poco di lì nella fila d'entrata sarebbe stato il loro turno. Lia indossava un vestito nero lungo fino alle ginocchia, con una scollatura a cuore che metteva in risalto il suo seno. La vita era coperta da una fascia che le stringeva la vita rendendola più stretta e sottile, regalandole un'aria più aggraziata. Il vestito poi ricadeva un po' pomposo, poiché era fatto di tulle, ma non troppo da farla sembrare una bomboniera. Il collo era decorato da una collana abbastanza semplice, non troppo lunga e con un pendente a forma di cuore color argento. Calzava un paio di tacchi neri che la rendevano decisamente più alta e snella. Gli occhi erano truccati con una linea di eye-liner e del mascara, accentuandole ancora di più gli occhi da cerbiatto naturali. Le labbra erano ricoperte da un rossetto color rosso fuoco, che le metteva in mostra le labbra carnose a forma di cuore.
Brad invece indossava una canotta nera con sopra una maglia a mezze maniche e a bottoni bianca che gli metteva a risalto i muscoli delle braccia. Sotto invece portava dei jeans scuri che fasciavano perfettamente le gambe toniche dai continui allenamenti e ai piedi calzava delle Converse nere semplici.
Finalmente era arrivato il loro turno e il buttafuori li lasciò passare senza richiedere ne carta d'identità o qualsiasi altro documenti, dopotutto erano clienti abituali.
Il locale era illuminato solo da luci multi color, al centro c'era una folla di gente che ballava senza sosta al ritmo del dj, piazzato su un piedistallo attaccato sul muro opposto all'entrata, dove lo ci si raggiungeva attraverso le scale che ricoprivano la stanza e su cui molte coppie erano appartate. A destra c'era il bar, su cui, dopo pochi attimi che erano entrati, Lia si buttò sopra di esso quasi fosse il paradiso celeste. Non poteva reggere quella serata senza un minimo di alcool nelle vene.
Brad le sussurrò alle orecchio l'ora in cui si dovevano incontrare all'ingresso per ritornare al campo. La ragazza annuì e l'amico sparì (nda: ho fatto la rima lol) come da manuale.
Lia ordinò al barista una tequila, la sua preferita. Sorseggiava tranquillamente il drink senza fretta, sapeva che sarebbero state due ore lunghe e sperava che contro ogni logica passassero in fretta. Anche perché la fatica della giornata cominciava a farsi sentire. Il drink iniziò a fare effetto e si sentì subito un po' brilla e leggera.
Mentre osservava, appoggiata al bancone del tavolo, i ragazzi che si scatenavano in pista le si piazzò davanti un'alta figura. Un ragazzo dai capelli biondi le stava venendo vicino e Lia sperò che non avesse intenzione di attaccare bottone. Dopotutto non era andata là per avere un po' di compagnia maschile ma per aiutare Brad a superare quel momento di 'depressione'. "Ciao bambolina" salutò il ragazzo languido guardando la ragazza con malizia. Lia guardò schifata il ragazzo, odiava quelli che la chiamavano 'piccola' o, infatti, 'bambolina' e 'baby'. "Scusami, non vorrei essere scortese, ma oggi non sono dell'aria giusta" disse guardando il ragazzo e subito dopo la folla di gente. "Dai piccola, balla con me, non c'è niente di male in questo" disse il ragazzo cercando di convincerla e prendendole un polso. "Lasciami o giuro che grido" lo minacciò Lia a denti stretti guardandolo in cagnesco, solo come i licantropi sanno fare. Il ragazzo non demorse e continuò a cercare di trascinarla verso la pista.

Improvvisamente sentì una spinta da dietro che l'attirava verso di lei e una mano che le circondava appena sopra il fianco. Il profumo familiare di muschio e mughetto la invase, ma sperò di sbagliarsi."Non hai sentito la ragazza? Non vuole venire e ora sparisci" ordinò una voce suadente che proveniva dietro e sopra la sua testa. "Chi sei tu per darmi ordini?" Chiese arrogantemente il ragazzo del bar a denti stretti. "Il suo ragazzo" rispose secca la voce sopra la ragazza. Gli occhi del ragazzo biondo colmarono di paura, quasi avesse visto il diavolo in persona e se la svignò velocemente verso l'uscita. Lia sciogliendo quella specie di abbraccio che quell'uomo misterioso aveva fatto per aiutarla disse: "Grazie per l'aiut...". Fermò la frase a metà, sconvolta da quello che aveva visto. Davanti a lei si parava un uomo dai capelli neri e un corpo troppo perfetto per i suoi gusti, dotato di due fottuti occhi color indaco.

"Merda".

 
Angolo autrice

Ciao :3
lo scorso capitolo non mi sono presentata,
questa è la mia prima storia e spero che vi piaccia.
Il terzo capitolo lo pubblicherò dopo aver finito di scrivere il quarto e
aver raggiunto due recensioni.
Grazie mille a 
 CloveRavenclaw39 per aver recensito la mia storia

Al prossimo xoxo.

 
   
 
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