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Autore: kitsune999    25/01/2009    5 recensioni
-Ridimensionati.-
Fu tutto ció che disse Kojirō sibilando sprezzante, mentre oltrepassava il portiere urtandogli volontariamente e non troppo delicatamente una spalla.
Genzō non proferí parola, ne aveva giá dette fin troppe, e si limitó a rimanere immobile, impassibile, con lo sguardo adombrato dalla visiera del suo sempiterno cappello.
[...]
Nel caso in cui qualcuno se lo fosse mai chiesto, ecco cosa successe dopo l'amichevole Amburgo-Giappone, in cui i nostri subirono una bruciante sconfitta.
Fanfic senza impegno e ad alto tasso di scemenza scritta da una new-entry di EFP.
Poiché sono una pippa quando si tratta di scegliere i titoli adatti, questo é solo provvisorio. Probabilmente lo cambieró strada facendo, o magari no, chi vivrá vedrá. Trallallerotrallallá.
Genere: Commedia, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hermann Kaltz, Karl Heinz Schneider
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Ridimensionati

Salve a tutti,

 

questo é il mio esordio qui su EFP, wow che emozione^^;

 

Per quanto concerne la stesura di questa fanfic mediocre e senza pretese mi sono ispirata ad un episodio di CT (il ventunesimo della serie “Road to 2002” e la sua controparte cartacea, i volumetti 26-27 dell’edizione italiana) e ci ho ricamato un po’ sopra; non é niente di che, sono io la prima a riconoscerlo, per cui non massacratemi con le critiche e siate clementi xD

Perdonate il gergo un po’ scurrile di certi dialoghi, ma non mi andava di girare troppo intorno alle parole e sinceramente lo ritengo adatto al contesto e ai personaggi, in quanto é bene non dimenticarsi che si tratta pur sempre di ragazzi adolescenti che non si esprimono certo come il Manzoni. Spero che possa essere un minimo di vostro gradimento anche cosí.

Ah, altra cosa. Io tendo ad abusare degli avverbi. In questa fic ho cercato di limitarmi, spero non ce ne siano ancora troppi. Non posso farci niente, è piú forte di me, per cui è inutile farmelo notare nel caso ce ne fossero, sto cercando di smettere xD

 

*Piccolo appunto sugli accenti*


Lo so che gli accenti sono tutti al contrario, ma ho la tastiera spagnola impostata e ormai mi sono disabituata ad usare quella italiana, e ritenendo la cosa un dettaglio piuttosto insignificante ai fini della narrazione non li ho corretti.

 

*Piccolo appunto sul titolo*


Dal momento che quando scrivo raramente penso ad una trama ben precisa e tutto si snoda nella mia testa strada facendo, non escludo che il titolo di questa fic possa cambiare nel corso dei capitoli (che comunque non credo saranno piú di tre o quattro).

 

 

 


• CAPITOLO 1 – Paturnie e cameratismo.

 

 

 

-Ridimensionati.-

 

Fu tutto ció che disse Kojirō sibilando sprezzante, mentre oltrepassava il portiere urtandogli volontariamente e non troppo delicatamente una spalla.

Genzō non proferí parola, ne aveva giá dette fin troppe, e si limitó a rimanere immobile, impassibile, con lo sguardo adombrato dalla visiera del suo sempiterno cappello.

Se non fossero intervenuti Jitō e Takasugi probabilmente il loro diverbio sarebbe sfociato in una sonora scazzottata, con l'ovvia conclusione che si sarebbero fatti subito riconoscere anche all'estero. D'altra parte, non sarebbe stata la prima volta che arrivavano alle mani, il loro rapporto era sempre stato piuttosto sul filo del rasoio; con Kojirō i casi erano due, o si imparava ad ignorarlo oppure sul serio ogni pretesto era buono per suonarsele di santa ragione. In tutta la sua vita, mai aveva incontrato una persona che lo irritasse di piú: la semplice sua presenza gli faceva prudere le mani, non poteva farci niente. Tuttavia, Genzō doveva riconoscere che stavolta se l'era proprio cercata.

 

Non che la cosa lo infastidisse, al contrario, provava sempre un sottile piacere nello stuzzicare l'eterno rivale; si sentiva solo un tantino colpevole nei confronti del resto della squadra,  in effetti ci aveva davvero calcato un po' troppo la mano. Aveva preso alla lettera la richiesta di Mikami, e non aveva fatto nessuna fatica a calarsi nei panni dell'arcigno rompipalle per spronare la squadra, anzi, quel ruolo gli calzava a pennello, dopotutto era un lato del suo carattere spigoloso che, per quanto si fosse molto smussato nel corso degli anni, non sarebbe mai scomparso del tutto. Era stato semplicemente, puramente odioso con i ragazzi, né piú né meno.

 

E poi Tsubasa era ancora semi-infortunato ed era stato tutto il tempo in panchina a fremere dalla voglia di entrare in campo; senza di lui non avevano nessuna speranza di vincere, non soltanto contro di loro, ma contro i campioni europei in generale. In fondo gli aveva detto semplicemente la veritá, era quello che pensava anche lui, non soltanto il suo coach. E si sa che la veritá poteva fare molto male.

 

Ovvio poi che l'idrofobico Kojirō sempre pronto alla rissa non avesse preso di buon grado il fatto che Genzō si fosse praticamente rifiutato di parare il suo tiro. Un affronto simile, e per giunta proprio da lui, il suo piú acerrimo nemico! Era una vita che provava a segnargli da fuori area, e stavolta ne avrebbe avuto forse una buona occasione, tanto il Giappone era sotto di 5 goal e ormai non avevano piú nulla da perdere. Peró lui aveva cercato di non farsi sconfiggere con disonore, segnando almeno una rete, e preso da questo obiettivo in quel momento aveva preferito non rischiare, accantonando la loro sfida sempre aperta.

 

Ed era stato questo che aveva infastidito l'SGGK piú di ogni altra cosa. Le parole che aveva detto a Kojirō erano 100% farina del suo sacco, non gli erano certo state imboccate da Mikami, viste le circostanze le avrebbe dette in ogni caso. In quel momento gli era sembrato semplicemente troppo un codardo e un vigliacco, era rimasto profondamente deluso da lui e si stava chiedendo se valesse davvero la pena considerarlo un avversario degno di questo nome.

 

Non lo sopportava, punto e basta. Tempo sprecato quello passato a crederlo il suo rivale di sempre.

 

Forte di questa rinnovata certezza, a fine partita si avvió verso gli spogliatoi seguito a ruota da un Kaltz la cui curiositá stava toccando quasi i massimi storici.

-Bé, si puó sapere che é successo? Ancora un po’ e vi scannavate...dai, racconta tutto allo zio Hermann!- Esordí ormai del tutto incapace di trattenersi oltre, mentre faceva roteare lo stecchino con la lingua fremendo di impazienza. Genzō non aveva per niente voglia di parlarne, e togliendosi la maglietta rispose fra i denti con un evasivo -Mah, storia vecchia.- Sperava che l'amico afferrasse l'antifona e si facesse i fatti propri, almeno per quella volta. Speranza vana, avrebbe dovuto immaginarlo.

-Eh no, non ti sognare di potermi liquidare cosí! Non tenermi sulle spine, lo sai che sto morendo dalla curiositá...non ci ho capito una cippa di quello che vi siete detti!-

Ovvio, pensó il portiere, avevano parlato in giapponese -Ci manca solo che adesso debba farti anche da interprete, scimmiaccia!- Scherzó, gettandogli in faccia il calzino sudato che si era appena sfilato e scappando lesto sotto la doccia. Kaltz, schifato, gli urló dietro senza smettere di sputacchiare e passarsi le mani sul viso colpito dall'immondo oggetto -Ohi sfinge! Non c'é bisogno che condividi con noi poveri mortali i tuoi soavi olezzi post-partita, ho rischiato l'asfissia, io...e voialtri che avete da ridere? Ne volete un po’ anche voi?- E cosí dicendo si tolse rapidamente calze, scarpe e pantaloncini lanciando il tutto addosso ai suoi compagni di squadra che si stavano ribaltando alla vista della scenetta di poco prima, ma che non esitarono un istante a riprendersi schizzando rapidamente in tutte le direzioni per evitare le armi batteriologiche dirette a tutta velocitá verso di loro.

 

Genzō sogghignó leggermente tra sé e sé, mentre lasciava che l'acqua calda della doccia gli scorresse sulla schiena allentandogli a poco a poco la tensione muscolare. Com'é che l'aveva chiamato il buffone? Sfinge?

Era da parecchio che non se lo sentiva dire, l'ultima volta doveva risalire a qualche anno prima. L'aveva coniato Kaltz (e chi sennó?) in “onore” alla sua riservatezza e imperturbabilità  e non l’avrebbe mai ammesso con lui, ma trovava che quel nomignolo gli calzasse a pennello. Sapeva di essere piuttosto criptico e sapeva anche che nascondere le proprie emozioni era un'ottima strategia di difesa; si era abituato a rinchiudere l'emotivitá in un angolino del suo cuore da cosí tanto tempo ormai che non si ricordava neanche piú quando avesse iniziato a farlo.

 

Tre anni prima, Kaltz era stato il primo a capire ció che si nascondeva sotto quella scorza dura e l'aveva aiutato non poco ad integrarsi, prendendolo sotto la sua ala. Dopo una prima impressione tutt’altro che positiva (che non si discostava poi troppo dalla realtà, in effetti) in cui Genzō non si era certo sprecato a socializzare e anzi era passato per lo sborone di turno, era stato grazie al contributo del fido prode Hermann che i compagni avevano imparato a conoscerlo e, capendo come era fatto, lo avevano accettato per quello che era, anche se un buon terzo di loro tutt'ora faceva fatica a filarselo e lo riteneva solo uno sbruffone presuntuoso. Bravo, senza dubbio, ma sempre sbruffone rimaneva. Logicamente non tutti avevano la pazienza ed il sesto senso di San Kaltz che si preoccupava per lui e che percepiva sempre quando qualcosa lo turbava; e c’era anche naturalmente qualcuno a cui non importava un tubo di quello che gli passava per la testa, bastava che stesse in porta e parasse quanti piú tiri possibile. A pensarci bene, era strano che due persone con due caratteri cosí diametralmente opposti andassero tanto d’accordo, ma forse ció era dovuto al fatto che proprio questa diversitá gli permetteva di compensarsi a vicenda.

 

All' inizio dei suoi giorni in terra tedesca aveva fatto non poca fatica ad abituarsi alla nuova condizione di studente straniero, vuoi per la lingua cosí differente e per le difficoltá a comprendere e a farsi comprendere, vuoi per il carattere tendenzialmente piuttosto schivo. Lo infastidiva enormemente che gli altri potessero giudicarlo, ma d'altra parte in quel frangente non fremeva certo dalla voglia di farsi conoscere; non aveva mai amato straparlare di sé, né amava dare aria ai denti sprecando il fiato in uno sterile blablabla. Voleva solo essere lasciato in pace a metabolizzare quella situazione nuova secondo i suoi ritmi, non gli sembrava di chiedere troppo, era un suo diritto, dopotutto...e invece NO, Kaltz era atterrato a pié pari e senza troppi complimenti nella sua vita, riuscendo a scalfire la sua corazza dalla solidità comprovata quel tanto che bastava per arrivare a leggergli un po' dentro e capire che tipo di persona fosse in realtá.

In breve tempo i due erano diventati inseparabili e finalmente Genzō poteva dire di aver trovato un amico vero, ruolo che nessuno aveva mai ricoperto prima di allora nella sua vita, e perfino il rapporto che aveva con Tsubasa non era nemmeno lontanamente paragonabile a quello che si era instaurato fra lui e il difensore tedesco.

Il “duo” era presto diventato un “trio” con l'ingresso di Schneider, l'impassibile e autoritario capitano della squadra amico di Kaltz da una vita che, al di del tipico piglio imperiale che lo faceva apparire snob e strafottente, era una persona leale dotata di un brillante senso dell'umorismo ma soprattutto di uno spiccato sarcasmo, dato le frecciate che soleva lanciare a destra e a manca.

“Sfinge” era  nato agli albori della loro amicizia, quando Hermann si divertiva a punzecchiarlo spesso con quel nome; anche altri, sentendoli, avevano preso a chiamarlo cosí, finché non era diventato di pubblico dominio. Ma inevitabilmente anche quella “moda” era tramontata, e a distanza di tre anni ormai quasi nessuno lo chiamava piú cosí.

 

-Ma che gli é preso a Wakabayashi oggi? Ha mangiato un leone? Non ha fatto altro che urlare dietro ai suoi connazionali e a momenti lui e quell'altro mulatto si sbranavano in campo...- commentó Klaus ficcando l'uniforme sudicia usata in partita dentro la sacca, mentre aspettava che venisse il suo turno per la doccia.

-Che vuoi farci, avrá le sue cose...- replicó un Brigel per nulla interessato alla questione, scatenando l'ilaritá generale. Perfino l’algido Schneider si lasció scappare una risatina.

 

In quel momento, dalla doccia dove Genzō stava finendo di asciugarsi si involó una bottiglietta di shampoo diretta verso la testa di Brigel, che muguló dal dolore. -Avete finito di fare cameratismo alle mie spalle?-

Un secondo dopo l'SGGK, con un ghigno sinistro stampato in faccia, emerse dalla sua postazione brandendo l'asciugamano che si abbatté a di frustino sul didietro del Kaiser, che gli dava la schiena mentre si allacciava placidamente una scarpa. E ovviamente questi, colpito a tradimento, non tardó a rispondere al fuoco.

-Si usa cosí al tuo paese? Colpire la gente alle spalle?! Adesso facciamo i conti, muso giallo!- Tuonó massaggiandosi la Reale Chiappa colpita, mentre afferrava il suo asciugamano e mandava a segno una frustata sui polpacci del portiere la cui faccia, sghignazzante fino ad un attimo prima, si  contorse in una smorfia di dolore.

-Bé, ma che riflessi da pensionato...non lo sai che non si deve mai abbassare la guardia, bifolco?- Neanche il tempo di finire la frase che gli erano giá arrivate altre tre frustate dai compagni, frementi di dare il loro contributo, ed al grido di “AMMUTINAMENTO!!” si innescó definitivamente la battaglia. Il povero capitano ebbe appena il tempo di pronunciare un indignato  -Bastardi, cos'è questa coalizione contro di me!- che venne letteralmente investito da una pioggia di scudisciate proveniente da tutte le parti. Cercó di difendersi alla bell’è meglio, ma alla fine fu costretto a soccombere; stremato e dolorante, riuscí sfuggire alle grinfie dei suoi aguzzini strisciando sotto ad una panca, da dove chiese una tregua al gruppo.

-E adesso che siamo rimasti senza capitano, a chi potremmo rivolgere le nostre amorevoli attenzioni?- esclamó sarcastico Genzō, ormai eletto leader della rivolta, mentre si guardava intorno in cerca della prossima preda. In quel momento nove paia di occhi si posarono su Kaltz che stava allegramente arrotolando l'asciugamano, preparandosi al nuovo scontro che certo non immaginava avrebbe avuto lui come vittima designata.

-Proprio no, non sognatevelo neanche!- E cosí dicendo la scimmia si diede alla fuga in una frazione di secondo, portandosi dietro tutta la squadra tranne Karl, che approfittando del nuovo capro espiatorio poté uscire dalla sua tana e andare a sdraiarsi a pancia in giú sulla panca, perché per il momento di appoggiare il martoriato sedere su di una superficie solida non se ne parlava neanche.

-Dai Kaltz, tesoro, esci da dentro, mica ti facciamo niente!- Cinguettó Genzō con voce suadente, mentre Meier cercava di forzare la serratura della porta del bagno dove l'amico si era barricato.

-Taci, Giuda! Proprio tu, dopo tutto quello che ho fatto per te!- Esclamó l'altro di rimando in tono fintamente offeso, mentre saliva in piedi sul water per cercare di uscire dalla finestrella. Il passaggio era piuttosto stretto, ma ad occhio e croce calcoló che sarebbe dovuto passarci. Calcolo errato, ovviamente.

-Zitti tutti!- Intimó Genzō appoggiandosi con l'orecchio alla porta, subito imitato da chi aveva vicino. Si udiva un rumore di sfregamenti e sbuffi, e quando Kaltz imprecó a mezza voce il portiere decretó:

-Sta cercando di uscire dalla finestra! Bracchiamolo dall'altra parte, presto!- Fece cenno agli altri di allontanarsi, e facendo un gran baccano giunsero fino alla porta dello spogliatoio, che aprirono e chiusero ma non si mossero da . Genzō si mise un dito sulle labbra per intimare il silenzio assoluto e, cercando di trattenere le risate, si riavviarono tutti in punta di piedi verso il bagno.

Kaltz, rimasto con i piedi sospesi mezzo fuori mezzo dentro, sospiró di sollievo e si caló di nuovo a terra. Si accostó alla porta: nessun rumore. Fece scattare la serratura con prudenza e aprí uno spiraglio per dare una sbirciata, che non si sa mai...ed in quel momento la porta venne quasi scardinata e nove leggiadre figure si abbatterono su di lui, trascinandolo fuori di peso.

-Certo che anche tu, farti fregare in quel modo...é il trucco piú vecchio del mondo!- Sghignazzó Schneider dalla panca dove si era regalmente svaccato e da cui si stava godendo lo spettacolo.

-Vá a farti fottere, Imperatore del Kaiser!- Strepitó l'altro furente, mentre la punizione del branco iniziava inesorabile; si difese strenuamente calciando, sputando e mordendo al grido di -Venderó cara la pelle!-, ma a salvarlo dal linciaggio sicuro a suon di asciugamanate intervenne l'allenatore, allertato dagli schiamazzi che si udivano fin quasi dal centrocampo.

-Maccheccazzo state facendo, razza di somari?!- Tuonó irrompendo nella stanza, rimanendo basito di fronte alla scena. Lanció un'occhiata a Schneider, sempre spalmato sulla panca, che alzó le spalle dicendo: -Io non c'entro niente, se la sono presa anche con me...- e gli indicó i segni rossi che aveva sulle gambe, aggiungendo -...eviteró di farle vedere in che condizioni si trova il mio didietro.-

 

Il bollettino di guerra a fine sommossa fu tragico; nonostante il “pestaggio” di Hermann fosse durato relativamente poco grazie al salvataggio dell'allenatore, era molto piú malconcio rispetto al Kaiser che le aveva prese ben piú a lungo.

-Cristosanto ragazzi, cosa avete? Sei anni? Ma vi sembra il caso di comportarvi cosí?- Genzō e compagni si scambiarono un'occhiata sghignazzando, aspettandosi di vedere la vena pulsante sulla sua fronte esplodere da un momento all'altro. L'allenatore si accorse di star parlando ad un muro e sospiró scuotendo il capo, rassegnato. Bah, pensó, in qualche modo dovevano pur scaricare la tensione.

-Visto che avete fatto bella figura nell’amichevole di oggi, per stavolta passi. Ma che non si ripeta piú. Non siete all'asilo! E datevi una mossa a cambiarvi!- Detto questo uscí sbattendo la porta. Definirla bella figura era un eufemismo, pensó Genzō. Avevano stravinto per 5 a 1, un risultato esaltante per l’Amburgo ma a dir poco infamante per la Nazionale giapponese, considerando anche che il loro unico goal era stato praticamente un suo regalo. Kojirō, dopo aver subito le sue parole pesanti come macigni e dopo aver soffocato l’istinto di ucciderlo, si era sfilato la fascetta di capitano e l’aveva passata a Matsuyama, dimettendosi da quell’incarico. Doveva avergli proprio mandato l’orgoglio in frantumi per fargli prendere una simile decisione, si disse compiaciuto.

-Evvai, niente strigliata...dev'essere in buona oggi!- Esclamó Himmel allegramente, finendo di infilarsi un maglione e distraendo Genzō dai suoi pensieri.

-Giá, peró la prossima volta castigheremo anche la volpe, non solo il gatto!- disse Klaus ridacchiando, usando uno dei soprannomi con cui erano noti Genzō ed Hermann all'interno della squadra.

-Ma che razza di dementi...- borbottó il gatto in questione, mentre richiudeva il borsone con un gesto stizzito. Dal collo in giú era tutto un dolore, domani sarebbe stato un livido vivente.

-Non ti sarai mica offeso per cosí poco!- Esclamó Genzō alias la volpe, apparendogli di fianco. I due si guardarono per un attimo e poi attaccarono a sghignazzare in sincrono.

-La prossima volta te la faccio pagare, sfinge del cazzo!-

-Vedremo, nano malefico!- Lo scambio di affettuose battute venne interrotto da uno scazzatissimo Schneider che, sacca in spalla, li aspettava con la mano giá sulla maniglia della porta.

-Avete finito di flirtare? Possiamo andare?- Per tutta risposta gli arrivarono addosso una scarpa del portiere e la sacca di Kaltz, in quest'ordine.

-Ahia, ma perché? Io ho giá subito abbastanza per oggi!- Si lamentó lui, rinviando gli oggetti ai mittenti e massaggiandosi un braccio. Poi aggiunse, alzando la voce per farsi sentire anche dagli altri -domani vi massacreró tutti agli allenamenti, capito, voialtri bastardi?- Al che i “loraltri” bastardi si misero in assetto da guerra pronti a scagliargli contro borsoni e quant'altro capitasse a tiro, ma Schneider fu lesto a imboccare la porta, gridando: -Ci vediamo domattina alle sei! Sono proprio curioso di vedere se farete ancora gli smargiassi, non avró pietá!-

La squadra sbuffó e si levó una protesta.

-Cheppalle Karl, per festeggiare la vittoria non potremmo riposarci un ? Ti ricordo che io e te siamo anche stati presi a frustate e saremo due stracci domani...- si lagnó Hermann, ma il capitano lo zittí dicendo - , e guardacaso tu eri uno di quelli che mi menavano, mentre ti ricordo che io non ho partecipato al tuo pestaggio...tu e Wakabayashi domani sarete i miei, di bersagli!- E se ne andó con una risata sadica, lasciando i due estremamente contrariati.

-Bella mossa, genio!- Lo apostrofó Yara seccato, tirando un grattone sulla nuca del portiere.

-Che cazzo vuoi, tu?- Si rigiró lui, ringhiando.

-Ti dobbiamo ricordare che l'idea delle frustate é stata tua? Quello domani ci fará il mazzo!-

-La volete piantare? Voi non vi siete mica tirati indietro, mi sembra...e poi ha detto che se la prenderá principalmente con noi due, perciò ritenetevi fortunati!- Esclamó lui di rimando, sbuffando.

-Sí, ma ci tocca lo stesso presentarci in campo alle sei...e io che speravo di poter dormire!- Bofonchió Linz, trovando il consenso degli altri sette, che annuirono convinti.

-E non credere che quel negriero ci andrá leggero con noi, conosco i miei polli...tanto lo so che ci dovranno raccogliere tutti col cucchiaino alla fine!- Continuó Meier con disappunto, immaginando la sfacchinata che gli sarebbe senz'altro toccata. Kaltz alzó gli occhi al cielo ed esclamó, buttandosi la borsa in spalla -Mio Dio come siamo delicati, eh, signorine? Ben vi sta, é la giusta punizione per avermi picchiato a sangue! Almeno non saró l'unico a rimetterci!- Poi, cacciando una pedata al deretano di Genzō che si stava infilando la scarpa precedentemente lanciata addosso al Kaiser, aggiunse: -Ti dai una mossa? Quanto ci metti, sei peggio di una donna!-

L'amico gli rispose tirandogli una manata sul coppino che gli lasció il segno di tutte e cinque le dita, poi accelleró un po’ i tempi rendendosi conto che effettivamente ci stava mettendo un secolo e, salutando gli altri, imboccarono la porta.

 

-Waah! Mi sento meglio adesso.- Esclamó Genzō stiracchiandosi. La guerra di asciugamani era servita da pretesto a scaricare l'adrenalina che si sentiva in circolo per l'incontro con l’ “amato” Kojirō, ed ora si sentiva notevolmente piú rilassato.

-Grazie al cazzo, a te nessuno ti ha preso a frustate! Io invece mi sento a pezzi...- borbottó Hermann di rimando, massaggiandosi la nuca arrossata.- E comunque non mi hai ancora detto il motivo di tanto astio fra te e quel tipo!-

E ti pareva, se n'è ricordato” pensó Genzō schioccando la lingua. -Non é che mi vada tanto di rivangare vecchi rancori. E poi é una storia che puoi fare benissimo a meno di conoscere, per quello che vale. Guarda, c'è Schneider in fondo!- E indicó col dito il ragazzo che si era fermato ad allacciarsi una scarpa.

-Bah, lascia giudicare a me se é o non é importante...tu intanto inizia a dire!- Replicó Stecchino imperterrito, lanciando subito dopo un fischio per attirare l'attenzione di Karl e fargli capire di aspettarli.

-Che palla che sei Hermann. Lascia perdere, non ora, é inutile che insisti.- Schneider li attese dov'era piuttosto di malavoglia e quando lo raggiunsero li apostrofó con il consueto garbo:

-Di che parlate, finocchi?-

-Delle paturnie di Genzō.- Rispose Hermann sputando lo stecchino ormai logoro sui piedi del portiere che si ritrasse istintivamente.

-Eh certo che sei proprio un poeta tu, fai venire voglia di confidarsi- commentó lui sarcastico mentre osservava l'amico che ne pescava uno nuovo dalla tasca e se lo infilava in bocca -quegli stecchini per te sono peggio di una droga, ma giri sempre con la scorta dietro?-

-Bel tentativo di cambiare argomento, ma con me non attacca, amore. Guarda che te lo sputo in faccia, se non mi dici qual'è il problema.-

-Problema? E con chi, con quel tizio di colore?- Intervenne Karl incuriosito, mentre fissava schifato Kaltz che ciucciava tutto contento il suo nuovo stecchino.

-Bé, certo che rispetto a te sono tutti “di colore”, o mio diafano Imperatore ariano- sogghignó Genzō -e comunque io e lui non ci siamo mai sopportati. E' da quando abbiamo 11 anni che ci stiamo vicendevolmente sulle palle, quindi non c'è molto da spiegare.-

-Come no? Ci sará un motivo se vi odiate tanto!- Insistette Karl, al che Genzō scrolló le spalle.

-Boh. A pelle, credo. E poi fondamentalmente lui é un vigliacco. Oggi non ha neppure tentato di segnarmi da fuori area, nonostante ne avesse avuto l'occasione. E' una cosa che si é ripromesso di fare da quando eravamo piccoli, e che non ha mai messo in pratica. Voglio dire, non ci é mai riuscito anche se ci ha provato in passato, dopotutto sono l'SGGK…- e qui Karl ed Hermann si scambiarono un'occhiata roteando le pupille al cielo -…peró cristo, non ti puoi arrendere cosí. Che persona inutile.-

-Mi pare di capire che peró ti stimola il confronto con questa “persona inutile”- osservó Kaltz, e poi aggiunse, un po’ risentito: -Certo che sei proprio un fenomeno tu, io ti faccio una testa cosí per sapere cosa c'è che non va e tu non mi caghi di striscio, poi arriva questo pirla qui- e indicó Schneider –che ti fa una domanda a caso e finalmente ti decidi a vuotare il sacco, come se niente fosse!-

-Che ci vuoi fare scimmia, colpa del mio ascendente...non vedi come sono carismatico?- Si pavoneggió il Kaiser mentre si spostava una ciocca di capelli dalla fronte con fare civettuolo.

-Occhio Schneider, guarda che ti sputo...- minacció Hermann preparandosi all'espulsione del suo stecchino direttamente sulla bella faccia del capitano.

-Ero giá sul punto di cedere- si giustificó Genzō sghignazzando -Schneider ha fatto la domanda giusta al momento giusto.-

-Sí certo, ma quello che si é interessato prima di chiunque altro sono io...e guarda come viene ripagata la mia solerte amicizia...-

-Ehm, posso avere un po' d'attenzione dai coniugi Kaltz? E non riprendete il corteggiamento, che non se ne puó piú- sbuffó spazientito Karl -E' tutto qui, Wakabayashi? Lo odi solo perché ha rinunciato a segnarti da fuori area visto che sa che non ci riuscirebbe comunque?-

-Cos'è, mi stai facendo un complimento, Schneider?- Disse l'altro, facendo la ruota come un pavone -Lo so che sono insuperabile da fuori area, mi fa piacere che tu l'abbia finalmente riconosciuto!-

-Ma piantala, razza di montato...hai pure il soprannome da megalomane- ironizzó lui, riferendosi all'acronimo di SGGK e rimediando da Genzō un “ah , ha parlato l’Imperatore” -...e comunque no, non era quello il punto, scimunito.-

-L'avevo capito, stordito che non sei altro. No, non è solo per quello. E' un odio atavico, va bene? E non ti ci mettere anche tu a rompere come quest'altro!- Esclamó indicando col mento Kaltz che gli mostró affabilmente il dito medio.

-Che risposta del cazzo, ci deve essere una ragione, Wakabayashi.- Continuó Schneider, che quel giorno sembrava voler battere il suo record personale di loquacitá.

-Mah, forse mi fastidio la sua boria- Genzō si interruppe udendo Kaltz sibilare -...disse il Signore dei Boriosi...- e poi continuó, dopo averlo fulminato con lo sguardo -...e comunque é talmente irritante che se lo conosci lo eviti.- Il suo tono era definitivo e a quel punto Schneider scrolló le spalle, intuendo che non ci sarebbe piú stato modo di cavargli altro.

-Bah, allora chi se ne frega...- disse sbadigliando, ormai annoiato dalla discussione. -Donzelle, io vi saluto qui, ci vediamo domani puntuali alle sei. E vedete di non sgarrare neanche di un minuto, vi conviene.-

Kaltz fece per salutarlo con un’amorevole pedata ma il Kaiser fu piú veloce e scappó girando l'angolo. Borbottó qualcosa sommessamente e poi udendo il trillo di un cellulare si voltó a guardare il portiere, che dopo l'ultima risposta si era chiuso in un ostinato mutismo e sembrava perso nei propri pensieri; era davvero stanco di pensare alle vecchie conoscenze riviste in quell’ amichevole, tutto ció che voleva era infilarsi in un letto e dormire fino a domani.

-Ehi ci sei, bellezza? Ti sta squillando il cellulare.- Genzō si riscosse e affondó le mani in tasca per recuperare l'oggetto, chiedendogli nel frattempo che fine avesse fatto Schneider.

-Ma sei proprio svanito allora, ci ha salutato due minuti fa, e ci tengo a sottolineare che eri presente quando l'ha fatto...-

-Mi ero solamente distratto, idiota...- Replicó lui alzando una mano per mollargli l’ennesima cinquina sulla nuca, ma quando lesse il nome della persona che lo stava chiamando rinunció e cambió totalmente espressione, sbuffando stizzito. Lo rispettava come giocatore, riconosceva e apprezzava il suo valore e gli voleva pure bene in fondo, ma certo che ne aveva di tempismo a rompere i coglioni, quel ragazzo. Esitó un istante per raccogliere le ultime briciole di forza di volontá che gli restavano e sforzarsi di rispondere con la solita nonchalance.

-Ehilá capitano, a cosa devo il piacere?- Esclamó infine, rassegnato.

-Smettila di chiamarmi capitano, per te non lo sono piú da un pezzo ormai- ridacchió Tsubasa dall’altra parte, e l’allegria che traspariva dalla sua voce gli urtó lievemente i nervi.

-Volevo invitarti ad una piccola rimpatriata con la vecchia squadra. Che ne dici, sei dei nostri?-

Ecco lo sapeva, doveva aspettarselo. Tipico, per cos’altro avrebbe dovuto chiamarlo, sennó? Che avessero da festeggiare dopo l’umiliazione subita, poi, proprio non se lo spiegava.

-Mhm ah, ma che idea carina- disse pensando l’esatto contrario e preparandosi giá una scusa per evitare l’incombenza –per quando sarebbe?-

-Stasera…piú precisamente fra tre ore e mezzo.-

-Non so Tsubasa, domani ho gli allenamenti alle sei e sono piuttosto fiacco, sinceramente preferirei andare a dormire presto…- non dovette neanche sforzarsi piú di tanto per trovare un pretesto, in fondo quello che aveva detto era vero.

In quel momento Matsuyama strappó di mano il cellulare a Tsubasa e gridó:

-Non fare il rompipalle come sempre e vedi di esserci, chiaro? Dobbiamo tutti spaccarti la faccia per come ti sei comportato oggi!-

Genzō ridacchió esclamando: -Ah, adesso che ho voglia di venire! Non sará che siate un po' masochisti? Avete sul serio voglia di vedermi dopo che, lo ammetto, sono stato un vero stronzo con voi?- Non sapeva perché ma lo scazzo di poco prima gli stava passando, forse un salto avrebbe anche potuto farlo.

-Sinceramente non ho visto molta differenza rispetto al solito- rispose pungente Hikaru, a metá tra il serio ed il faceto –e comunque , me lo sono chiesto anch’io se fosse il caso di chiamarti, ma lo sai che abbiamo un Santo per capitano…ringrazia lui se sei stato avvertito, per me avresti potuto benissimo restare dov’eri!- Dio, quanto amava la schiettezza di quell’uomo.

-Wakabayashi? Lascia perdere questo zotico, è fatto cosí…allora, vieni?- Gli chiese Tsubasa dopo essersi reimpossessato del proprio cellulare. Genzō esitó un istante e infine accettó con un sospiro.

-E sia…vi faró questo onore. Dove?-

-Ecco, a proposito. Non è che hai qualche bel localino da consigliarci? Non conosciamo bene la cittá, e cosí ci chiedevamo se…-

-Ho capito, ho capito. Mi consulto un attimo con il mio consulente personale e ti richiamo, ok?- Riattaccó sbuffando, lasciando uno Tsubasa dubbioso a chiedersi chi mai fosse questo consulente, e lanció uno sguardo a Kaltz che lo stava fissando interrogativo.

-Bé, chi era?- Incalzó subito lui, gingillandosi lo stecchino fra le dita.

-Tsubasa.- L’amico fece una faccia perplessa e chiese:- E sarebbe?-

-Il mio ex-capitano. Quello che non ha potuto giocare oggi per un infortunio alla spalla.- Spiegó l’altro pazientemente.

-Ah , rimembro. Sai che sono negato a ricordare i vostri nomi impronunciabili- difatti lui aveva rinunciato fin da subito ad imparare lo spelling del suo cognome, pensó Genzō - …e che voleva?-

-Ma chi sei, la mia ragazza?- Ridacchió l’altro, scuotendo la testa. Non conosceva nessuno pettegolo ed impiccione quanto lui, nemmeno Ishizaki arrivava a tanto.

-Ti ricordo che convoleremo a nozze il mese prossimo, cava- scherzó Hermann scimmiottando l’erre moscia- e suppongo che tu mi debba tenere informato sui tuoi spostamenti.-

-Io sposato a una scimmia nana? Giammai! Un adone come me si merita di meglio- Esclamó il portiere con una risata, guardandolo strafottente dall’alto delle sue due spanne di vantaggio.

-Bé, non lo sai che nelle botti piccole c’è il vino buono?-

Genzō rise e gli spiegó la situazione, chiedendogli un consiglio su dove sarebbero potuti andare. Non se ne intendeva molto neanche lui di locali e non aveva nessuna voglia di scervellarsi.

-Hmm.- Kaltz riprese a succhiare lo stecchino e disse ridendo -Forse è una trovata del tuo acerrimo nemico per coinvolgerti in una rissa e farti nero di botte...magari quando vai li trovi tutti col coltello fra i denti in missione punitiva!-

-Ma piantala, dimmi piuttosto un posto decente dove posso portarli! Capirai se non mi toccava anche questa rogna, l’unica cosa che desidererei adesso è di potermi infilare in un letto e dormire fino a domani…-

-Non fare l’asociale come sempre, non ti fa piacere vedere la tua vecchia squadra?-

-E’ una domanda retorica, dopo come li ho trattati oggi? Non mi aspettavo neanche che mi chiamassero, a dirla tutta. Devono proprio essersi bevuti il cervello.-

-Perché, come li hai trattati?- Genzō si ricordó che l’amico non poteva aver capito quello che gli aveva detto in campo e si morse la lingua, in effetti avrebbe potuto anche stare zitto. Adesso avrebbe dovuto spiegargli tutto,  e lui era giá arcistufo di quella storia.

-Mikami mi ha chiesto di spronare la squadra, e io sono stato…diciamo "incisivo" con loro, ecco.- Spiegó sospirando, riassumendo il piú possibile.

-Insomma hai fatto lo stronzo.- Concluse Kaltz, senza smettere di giocherellare con l’amato stecchino.

-Come sei sagace. Forse un tantino, . Per questo mi ha un po’ sorpreso che mi abbiano chiamato.-

-E dove sta il problema? Se ti hanno invitato, evidentemente non gli sarai stato poi cosí tanto sul cazzo. Tranne forse a quello “di colore”, come dice Karl. Ma magari non verrá stasera, se fossi in lui non avrei nessuna voglia di vedere ancora la tua faccia da schiaffi…-

Genzō rifletté un attimo sulle sue parole, e si auguró che davvero Kojirō non ci fosse. Non era proprio giornata e la sua presenza sarebbe bastata a rovinargli la serata, ma dal momento che probabilmente anche lui provava le stesse cose, dopo quanto successo in partita magari non si sarebbe fatto vivo, come aveva ipotizzato Kaltz. Scrolló le spalle dicendo:

-In fondo chi se ne frega. Dimmi piuttosto ‘sto locale, cosí telefono a quel rompicoglioni di Tsubasa e la facciamo finita.-

 

 

 

  
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