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Autore: bennytop    31/07/2015    1 recensioni
-Mio padre aveva gli occhi lucidi. Questo. Fu questo a spingermi a parlare: la sua sete di sentire la mia voce, le parole che solo io avrei potuto pronunciare. Io e nessun altro.-
Se vi ho persuase a dedicarmi un po' del vostro tempo, spero di con deludervi e di sentire il vostro parere. Grazie e buona lettura!
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NON SO COME, MA RINGRAZIO CHE SIA ACCADUTO Il primo giorno di seconda media ero terrorizzata che segnasse l'inizio di una nuova epoca grigia, invece, andò anche peggio. Iniziarono a fare gli indifferenti, il che in realtà non mi dispiaceva, dopotutto era esattamente quello che, in un certo senso, avevo cominciato io l'anno scorso. La situazione rimase invariata fino a novembre poi iniziò il mio cammino negli inferi. Oltre agli insulti, ora mi spintonavano, mi facevano sgambetti, mi rubavano la cancelleria e io non volevo fare la spia con i prof: quindi, dissi delle mezza verità a mia madre e cercai di perseverare nel raggiungere i migliori voti possibili a scuola. Effettivamente, almeno in quell'ambito, facevo progressi: avevo tutti otto e nove, tranne il consueto 7 in inglese, tuttavia temevo che tali novità sarebbero presto diventate nuove manovre di schermo. Ci fu una verifica di storia, una verifica particolarmente difficile a marzo. Studiai moltissimo e benissimo, ma prima della verifica, aprendo l'astuccio trovai solo la matita, mi avevano rubato tutte le biro. Non sapevo che fare sulle prime, poi presi un respiro profondo e iniziai a rispondere tutto in matita. Ad un certo punto il ragazzo dietro di me mi tira una ciocca della coda di cavallo. Non ci feci caso, pensai al quotidiano scherzo. Poi mi bisbigliò: -Romy, per favore dettami l'esercizio 5- L'esercizio 5 consisteva nell'abbinare i fatti storici alle rispettiva date e, conseguentemente, al rispettivo personaggio storico. Convinta di averlo fatto giusto, ma rancorosa nei confronti dei miei compagni di classe lo ignorai, ma poi mi ricordai che suo papdre era molto esigente poiché chiedeva sempre al figlio di prendere nove o dieci. Così gli dettai i numeri con cui abbinai gli elementi. Poco dopo mi chiamò ancora, mi girai lievemente. Mi aveva infilato una biro nel collo della camicia, una biro blu con dei palloni da rugby dipinti sopra: mi stava aiutando. Finita la verifica lo ringrazia e gli resi la biro. -Tienila Romy, le tue le hanno buttate nel cestino, mi dispiace per quello che ti fanno ma non voglio che prendano in giro anche me- Mi strinse la mano, rimettemmo a posto i banchi e cominciammo un altra lezione. Qualcosa quel giorno scattò, non so come, ma ringrazio che sia accaduto. Spazio autrice Niente mi è costato (piacere e dolore) come scriver questa storia. Per renderla una storia “vera e sentita” ho duvuto attingere alla mia vita reale, ciò rende ancora più amara la situazione. Se faccio ciò, è perchè sono certa che umilmente comtribuisco nel mettere in moto, ancora una volta, il mistico circolo che lega PAROLE-EMOZIONI-VITA. Grazie a chi regala un batuffolo del suo tempo alla mia storia. Spero di ricevere commenti per crescere in questa esperienza. Cercherò di aggiornare in prima possibile. Ancora grazie.
   
 
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