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Autore: N_faith    01/08/2015    2 recensioni
I. Si era procurato due sottili taglietti a causa dei bordi affilati della carta. Rivoletti di sangue sembrano tracciare dei sentieri rossi lungo le dita, gocciolando sul pavimento.
E ciò significava che al mondo non esisteva alcuna parvenza di fede.

II. Due, tre notti trascorse in quel modo. Un amplesso vissuto a volte con languida abolizione dei sensi, a volte con un ardore che traspariva dai loro movimenti bruschi, quasi stizzosi.
III. « La smetta di donare ciò che resta della sua vita a quel naturale evento atmosferico che tutti noi conosciamo come pioggia. La pioggia non perdona, e soprattutto non le restituirà mai ciò che lei ha perso anni addietro… Qualsiasi cosa sia. »
[...]
VI. Tuttavia l'idea di averla immaginata come un semplice bersaglio semovente col solo scopo di attirare allo scoperto il misterioso maniaco omicida, ora conosciuto come Hidan, aveva provocato in lui un minuscolo moto di preoccupazione.
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[ItaKonan] | Narutoverse
[Raccolta di flashfics/OS]
Genere: Dark, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Itachi, Konan
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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#2 Lonely nights


Dita sottili e pallide che esplorano lentamente quel corpo pudicamente coperto con un candido lenzuolo. I polpastrelli scivolano giù, sempre giù, arrivando al bordo di quel telo stropicciato. Invece di abbassarlo, Konan solleva il capo, scrutando Itachi per alcuni secondi. 
Da quando entrambi si erano ritrovati come ingabbiati l’uno tra le braccia dell’altra al termine di un tumultuoso rapporto sessuale, il suo sottoposto non aveva spiccicato una parola, limitandosi a girarsi sulla schiena e fissare il soffitto, l’espressione vuota.
Due, tre notti trascorse in quel modo. Un amplesso vissuto a volte con languida abolizione dei sensi, a volte con un ardore che traspariva dai loro movimenti bruschi, quasi stizzosi.
Notti solitarie. Notti trascorse come schiacciati da quella sottospecie di segreto svago. Notti che hanno permesso loro di instaurare una breve ma piacevole – erano pur sempre due esseri umani – conoscenza carnale. Esigui momenti come cristallizzati nel tempo. Non avevano avuto modo né voglia di estendere la summenzionata conoscenza anche solo con delle banali chiacchiere. Semplicemente solevano rimanere stesi su quel solitario letto, poi uno dei due si alzava, si rivestiva e se ne andava, tutto senza aver sprecato una parola di commiato. 
La donna inclina appena la testa sulla spalla, abbassando le mani e ponendole contro le spalle di Itachi, che finalmente pare ritornare in sé e le appunta gli occhi addosso. Il proprio corpo come abbandonato, i lunghi capelli neri sciolti e scompigliati e i lineamenti facciali che mal dissimulavano un accenno di stanchezza, il ventunenne libera un flebile sospiro e avvolge un braccio attorno alla sottile vita di lei, consentendole di appoggiare la guancia contro la sua spalla.
Tra loro non esisteva amore, né comprensione. 
Ciò che li univa, sia in senso letterale che sessuale, non era altro che un sentito e ricambiato disprezzo.
« Che cosa ci fa pensare di essere l’uno, almeno in apparenza, l’immagine speculare ma confusa dell’altra? »
Lui, a quella domanda, chiude gli occhi, ruota appena la testa, le preme le labbra contro la tempia.
« Sono le nostre personali frustrazioni che ci hanno spinto là dove ci siamo smarriti. » bisbiglia in tono sommesso, le dita che le accarezzano il fianco. « Frustrazioni, risentimento, sensi di colpa, odio, dolore… Viviamo di tali sensazioni, stati d’animo. Vegetiamo in cerca della pace eterna, soltanto che ancora non abbiamo compreso dove essa sia. È qui, su questo maledetto pianeta? È nell’aldilà, dove la nostra amica Morte ancora ci nega l’accesso? Difficile, è difficile… »
Ora la mano stava risalendo lentamente lungo lo stomaco, saltando il generoso petto dell’affascinante Angelo Messaggero. 
Avverte una debole fitta di eccitazione nel proprio essere. Debole ma che gli dimostra di essere ancora umano. Non poteva vivere soltanto in funzione del fratello, prima o poi dovev…
« Allora che cosa ci inocula in corpo la forza di perseverare in questo limbo? »
Impaziente dal sopprimere quell’effimera sensazione di tenerezza, quasi furioso con lei per quelle domande, il ventunenne insinua un ginocchio tra quelle sottili e morbide gambe; arpionato l’interno del ginocchio con la mano, le schiude gli arti inferiori mentre si mette a sedere sul materasso. Una volta essersi fatto strada in lei senza un accenno di doverosi preliminari, avvicina la bocca al suo orecchio.
« Disprezzo. Inconscio desiderio di farla finita. Rassegnazione. » Le sfiora la schiena, i capelli, la guancia, con una carezza che racchiudeva un recondito moto di dolcezza, pallido spettro del suo vecchio io. 
« Nient’altro. »












Questa flashfic si collega inevitabilmente a una mia fanfiction, A hundred days have made me older, a thousand lies have made me colder
. Quindi la si può considerare una specie di "apripista" alle vicende narrate nella fanfiction qui linkata. Che cosa potrà mai unire Itachi e Konan in un contesto flagellato da continue guerre ed effimera pace? E ho provato a immaginare una risposta plausibile, un motivo del tutto logico dato il mondo cui essi appartengono. Se la loro similitudine è soltanto di facciata, potrà mai esserlo un loro comune desiderio, ossia la pace (non importa se cercata con discutibili mezzi)?
Ringrazio GreenJade09 per aver recensito e messo la raccolta tra le seguite, e GiuliaNeri97 per aver fatto altrettanto ^^ 
A presto!

 
   
 
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