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Autore: Kvothe97    02/08/2015    0 recensioni
"E arriverà un giorno in cui il Verbo avrà corpo e sarà di straordinaria bellezza. Per lei gli eserciti si schiereranno, per lei ci sarà morte e sangue, per lei si soffrirà.
Porterà rovina ma verrà chiamata Salvatrice.
Porterà Morte ma verrà chiamata Vita"
Profezia della Suprema Rivelazione
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 48

Padre

 

I Divoratori di Tenebra facevano ciò che diceva il loro nome. Stavano letteralmente mangiando la bolla di oscurità densa come l'inchiostro che li circondava. Kanda non sapeva dire chi li avesse attaccati e perché l'avesse fatto, di certo per guadagnare tempo. Non sapeva per cosa però. Quella era Magia Nera, praticata nel lontano regno delle zanne. I servi di Yagdra, lo Scheletro dalle Ossa Luminose, il quale vomita oscurità e terrore, la praticavano ed erano temuti in tutto il mondo conosciuto. Aveva visto il teschio umano... sembrava vivo. Anche se lo terrorizzavano molto di più quei cadaveri ambulanti che indossavano l'oscurità come mantello, la quale usciva dai loro occhi e dalle loro bocche fameliche come se fosse fumo.

-So per certo che consideri la mia arte... vergognosa, Sveyarm.- disse Harod l'Immenso, il suo bastone brillava ancora dell'intensa luce rossa delle rune proibite.

Kanda fece un versaccio.

-La disprezzo. Disturbare il sonno eterno dei morti per usarli come armi per la tua arte oscura è offensivo. I morti devono restare morti.-

Harod fece spallucce.

-Portano un servizio al mio popolo. Il Dio delle Rune, uno dei Signori dei Sepolcri, ha donato la sua arte al mio popolo e sarebbe offensivo non utilizzarla. Soprattutto dopo che il grande Inquisitore ha tentato di farla dimenticare... e c'è quasi riuscito. Potrebbero sembrarti dei mostri, potrebbe sembrarti un arte maledetta... e forse lo è. Ma anche la cosa peggiore, se usata a fin di bene, è rispettabile.-

Esitò, poi fece uno strano sorriso a Kanda.

-Tu invece sei strano, Sveyarm. Hai offerto il tuo servigio ad un altro Dio, il Supremo, non il tuo Zumtharaan, crescendo la sua stessa figlia. Fai tanto l'indifferente, parli come se di lei non ti importasse, ma la stai cercando da giorni interi, senza chiudere occhio e già ti ho detto che ti capisco. Un padre farebbe di tutto per proteggere la propria figlia.-

-Ti ripeto, lei non è mia figlia.-

Harod schioccò la lingua seccato.

-Il legame di sangue non è importante! È il legame che nasce dal cuore che conta davvero. Puoi essere padre anche di una persona proveniente da un altro mondo se le dai tutto il tuo amore. Quello non ha confini, sai? Se è vero e sincero l'amore può cambiare ogni cosa. Tu l'hai cresciuta amorevolmente, quindi sei un padre per lei.-

Kanda scosse la testa. -Ti assicuro che non sono la persona che credi. Ho passato gran parte della mia vita, che ti assicuro è molto lunga, a sfuggire dalle responsabilità. Di ogni tipo. Ho cercato di dimostrare qualcosa a me stesso entrando nell'esercito... e ho ottenuto solo anni trascorsi ad allenarmi per scacciare gli incubi. Divenni consigliere del mio re e quello fu il massimo che riuscì a fare nella mia vita. Ma poi ovviamente rovinai tutto.-

Harod si sedette, quell'uomo amava parlare a differenza degli altri nordici, soprattutto i suoi taciturni compagni.

-Sei stato consigliere del tuo re?-

Kanda sospirò. -Uno dei tanti a dire il vero, il Supremo Re cambia consigliere di giorno in giorno. Io però restai al suo fianco per vari anni.-

-Che uomo è?-

-Non è un uomo, è un Q'uoin.-

Harod rise. -Siamo tutti uguali, amico! Un Q'uoin è molto diverso, uno che è nato e vive nella Grande Foresta, non un esterno come me. Anche solo passare un anno vicino a voi umani può cambiarci drasticamente, te lo assicuro. Comunque il Re passava anche diversi anni a meditare, attendendo che la Sapienza Cosmica di Zumtharaan illuminasse la sua mente. Il Supremo Re ha conoscenze enormi. Valanandiss è... vecchio. Molto vecchio. Era vivo centinaia di anni prima del Grande Gelo. Leggeva molto, era letteralmente affamato di conoscenza, non c'era una sola cosa che non volesse sapere. Voleva sapere tutto, ogni cosa. Forse... alla fine è stato lui a influenzarmi a spingermi verso il desiderio di sapere, in ogni sua forma. Peccato che il mio desiderio di conoscenza puntasse sempre nelle direzioni sbagliate.-

Harod ascoltava Kanda a bocca aperta, come un bambino.

Un bambino alto due metri, con dei muscoli d'acciaio e un bastone e degli stivali runici.

-E per quale motivo voleva sapere ogni cosa? Non hai detto che meditava per ottenere quella... Sapienza Cosmica, l'hai chiamata?-

-La sua meditazione durò 15 anni, ma non tutti i Re ottengono l'illuminazione. Per timore di non ottenerla studiò e lesse talmente tanti libri che la Biblioteca Vermiglia dovette essere ampliata. Ma infine ottenne la Sapienza Cosmica.

Anche se... c'era altro. Valanandiss mi disse che doveva affrettarsi ad ottenere conoscenza poiché si approssimava l'Era dell'Odio. Il Sole Nero calava sul mondo di Cenere e Fuoco e i Sei Astri Lucenti impugnavano le Chiavi della Salvezza. È la nostra apocalisse, predetta da Zumthaaran. I segni ancora non sono stati interpretati. Ma il mio re mi disse che li aveva visti, in sogno.

Harod si fece cupo. -L'Era dell'Odio... temo sia già arrivata.-

Kanda annuì tristemente.

-Già... già, lo temo anch'io.-

Harod guardò Kanda, lo indicò e sorrise. -Però ho davanti a me la prova che in mezzo a tutto questo odio c'è ancora amore. La fanciulla è stata fortunata ad averti conosciuto, ha avuto un ottimo padre.-

Ormai Kanda si era stufato di dirgli che non era suo padre. Era vero, non lo era! Ci aveva creduto, sperato addirittura... ma erano vani desideri. Sapeva il destino della povera Ayliss, della Messia. Aveva solo ritardato l'inevitabile, nel vano tentativo di diventare una persona migliore.

-Meritava di meglio. Ho fallito... troppo spesso.-

-Credo che a lei non sia mai importato dei tuoi fallimenti, ma di come li superavi. Sai... provo forte rammarico nel doverti portare dal Grande Inquisitore. Saremmo stati buoni amici, io e te, ma ne va della sopravvivenza del mio popolo. Ma lo faresti anche tu per salvare tua figlia, vero?-

Kanda non rispose.

-Dimmelo. Fammi almeno dormire la notte, non voglio che la mia scelta mi strazi per tutta la vita.-

Kanda lo guardò, vide un uomo disperato che stava facendo tutto il possibile per salvare il suo popolo.

-Io lo faccio solo per dare un futuro a mia figlia, Kanda.-

Kanda quasi volle distogliere lo sguardo. Diamine, non odiava quell'uomo! Per quanto si sforzasse non ci riusciva. Era un padre disperato, prigioniero di un mondo d'odio. Mentre il cuore di Harod era pieno di amore.

-Ti rispetto Harod. Non avere timore della tua scelta. Un uomo farebbe qualunque cosa per amore.-

Harod era solo un padre che voleva dare un futuro alla propria figlia, al suo tesoro più grande. Era solo un uomo flagellato dal peso delle sue decisioni ma che sentiva il dovere di farle per sua figlia.

Harod era solo un padre disperato.

E Kanda si odiò nello scoprire che provava le sue stesse sensazioni.

 

Durante l'Epoca d'Oro

Pioveva. Pioveva tanto, ininterrottamente. Pioveva ormai da svariati giorni, il freddo entrava fin dentro le ossa e il vento sferzava i corpi bagnati senza alcuna pietà. Kanda era avvolto da una spessa coperta ma questo non migliorava molto la situazione. Voleva andarsene da quel posto maledetto, dal Confine. Erano anni che stava su quel maledetto muro, prendendo freddo e mangiando da schifo. Voleva tornarsene a Yardun, a casa, e andare nella locanda di S'ittirl ad ascoltare i musicisti suonare meravigliose canzoni. Voleva ascoltare Aldruin il Primo Re, oppure Cuore nero e Lama Sanguinaria oppure ancora La Marcia della Leggenda. Voleva sentir cantare dei Sei Astri Lucenti, voleva ascoltare di come Aldruin aveva distrutto le Avvinghianti con la sua arma leggendaria, voleva ascoltare le gesta sanguinarie di Korth e voleva darsi forza ascoltando di come Dunedain, la Lama dell'Alba. aveva macellato migliaia di Bestie Nere

Già, Dunedain, proprio lui ci voleva. Era uno degli Eroi Leggendari, con la sua spada aveva sterminato migliaia di Bestie Nere e aveva difeso da solo la sua città, Navissyn, dopo che ogni resistenza era caduta. Kanda avrebbe proprio voluto avere la sua spada. Non voleva essere lì.

Eymin invece, seduto vicino a lui, beveva una tisana senza mostrare preoccupazione. E quando mai? Era perfetto lui. A volte Kanda proprio non lo sopportava, ma era un buon amico.

-Voglio andarmene, odio questo posto.- disse Kanda trattenendosi dallo sputare per terra.

-È il nostro dovere, amico mio.-

-Me ne fotto del dovere! Le bestie a volte attaccano, è vero, ma non sono mai numerose ma gli attacchi sono davvero sporadici. Se noi non fossimo qui non cambierebbe nulla!-

Eymin scosse la testa e sospirò, seccato.

-Kanda, sai benissimo cosa può fare una sola di quelle belve se si stanzia in un posto. Ogni forma vegetale avvizzisce e muore e ogni uomo o animale viene divorato, senza esclusioni. Una sola, Kanda.-

Kanda strinse i denti e tacque. I tuoni squarciavano il cielo, ricordava che suo madre lo coccolava sempre durante un temporale. Sua madre... a volte gli mancava da morire. Era stato fortunato ad avere genitori che lo amavano, non era una fortuna data a tutti purtroppo. Non vedeva sua madre da svariati anni e a volte sentiva la sua mancanza. Era l'unica persona che l'avesse mai capito e poi era davvero bello vedere tutto il suo amore nei suoi occhi. Lo faceva sentire importante. Forse è così solo quando accudisci qualcosa, lo proteggi, lo ami... capisci che vale la pena prendersi delle responsabilità.

Forse. Di certo non voleva scoprirlo.

Accudire qualcuno? Non se ne parla neanche!

 

L'attacco iniziò a tarda notte, togliendo a tutti il sonno. La vedetta urlò l'avvistamento di alcune Bestie nere e il comandante sbraitò di prepararsi. Kanda si vestì in tutta fretta e impugnò Shamalash saldamente. Le Bestie Nere si avvicinavano, ringhiando e sbavando. I loro occhi rossi brillavano nel buio e la loro pelliccia nera li rendeva invisibili nella notte. Solo occhi rossi e suoni disumani. Erano esseri antichi, ferali ma un tempo... un tempo erano stati uomini. Non erano molte, fortunatamente. Subito la maggior parte di loro vennero impallate dalle balliste. Appena Kanda ne vide una arrampicarsi Shamalash la trafisse in un occhio e perforò il cranio, facendola cadere già dalle mura. Altre due ne salirono ma una venne decapitata da due potenti fendenti di Eymin, mentre l'altra venne martoriata dai colpi di altri due soldati.

Kanda respirò profondamente, era andata bene, era vivo. Poteva andare molto peggio. Il vento si fece sempre più forte, la pioggia sempre più violenta e i tuoni sempre più rumorosi. Mnetre i soldati gettavano giù dalle mura i cadaveri dei due mostri Kanda vide qualcosa e non fu il solo. Esattamente davanti a loro, lontano.

-Ma cosa...-

-Occhi? Altri occhi?-

Kanda respirava a malapena.

-Molti occhi.-

Occhi rosso sangue brillanti nel buio. Centinaia.

Kanda non aveva mai visto così tante Bestie Nere, nemmeno nei suoi incubi peggiori.

-Oh cazzo.-

-Ma... no, non è possibile!-

-Mantenete i ranghi!-

-Rinforzi! Cazzo venga subito qui l'intera guarnigione!-

-Mantenete i fottuti ranghi!-

Poi calò il silenzio, le urla di cento Bestie Nere, urla gutturali quasi umane, risuonarono nella valle e coprirono addirittura il rombo dei tuoni. Urla di belve affamate, urla che gelavano il sangue.

Il silenzio era assordante, il silenzio di chi ha perso la speranza.

Poi il vecchio Shorman iniziò a cantare. Cantava la Lama dell'Alba. Cantava di Dunedain, il massacratore di Bestie Nere. Era un canto di speranza.

“Il fuoco ardeva

La fiamma danzava

Il bimbo piangeva

Nella mia preghiera”

La sua voce era roca, non era molto intonato e per la paura aveva sbagliato l'intonazione di alcuni versi. Eppure a nessuno importava. Continuò.

“La pelle nera

gli occhi di fiamma

oh cavaliere

ascolta

la mia

preghiera”

Assieme a lui stava cantando Ossan, poi si era aggiunto Kedrik, Jidrim e altri ancora. Le loro voci erano disperate ma manteneva orgoglio e valore.

“Oh Dunedain!

Ascolta la mia chiamata

Oh Dunedain!

Ascolta la mia preghiera”

Lo ripeterono per due volte e alla seconda altri si erano aggiunti. Kanda era senza parole, guardò Eymin e lo vide ancora più stupito. Poi si unirono al canto e con loro lo fecero tutti gli altri.

“Lui si fermò

La spada in mano

Ardente e fiero

lui avanzò”

Tutti sfoderarono le spade mentre la pioggia gelida e crudele batteva selvaggiamente sui loro corpi. Le belve sempre più vicine.

 

“La pelle nera

lui dilaniò.

Gli occhi di fiamma

Lui cavò”

Urlavano sempre più forte, attendendo l'arrivo delle bestie che correvano verso di loro. Kanda strinse forte la spada, dandosi forza con quel canto.

“E con la sua spada

La luce

Riporto!”

kanda cantava con tutta la sua forza e poco gli importava se stonava. Le loro voci, all'unisono, erano un incredibile melodia.

La melodia degli uomini morti.

“Oh Dunedain!

Ascolta la mia chiamata.

Oh Dunedain!

Ascolta la mia preghiera.

OH DUNEDAIN!

ASCOLTA LA MIA CHIAMATA.

OH DUNEDAIN!

ASCOLTA LA MIA PREGHIERA.”

Poi fu il massacro.

Le Bestie Nere saltarono, si arrampicarono ad una velocità mai vista prima e sbaragliarono i Q'uoin. Kanda sentì come un macigno andargli addosso. Si abbassò, cercando di sopravvivere a quell'ondata di muscoli, peli e bava. Sentì una zampa afferrargli la gamba ma lui subito la recise. Tagliò la gola ad un mostro e il sangue quasi lo accecò. Cercò di non notare i suoi compagni che venivano maciullati, dilaniati e divorati vivi. Avrebbe voluto usare i suoi poteri ma si era ripromesso di non farlo o il suo destino sarebbe stato segnato. Ma tanto ormai che importava? Con il vento avrebbe potuto sbaragliarle, con la terra inghiottirle in profonde voragini. Avrebbe potuto usare addirittura la pioggia! Ma chi voleva prendere in giro? Lui non era così potente. Vide Eymin menare fendenti a destra e a manca allontanando le bestie.

-Kanda! Aiutami!-

Kanda trafisse alle spalle una belva e successivamente menò un fendente al fianco di un'altra. Sapeva che non erano morte, avrebbe dovuto infierire, spesso le Bestie Nere sembravano morte ma non lo erano.

-Eymin! Dobbiamo andarcene! È tutto perduto ormai!-

-No! C'è ancora speranza!-

-Dannazione, sii ragionevole!-

-Finché avrò fiato in corpo difenderò queste mura!-

Entrambi vennero placcati da due enormi Bestie Nere. Kanda capì subito che la caduta non lo avrebbe ucciso ma gli avrebbe fatto molto, molto male. Essendo un Q'uoin la sua resistenza fisica era estremamente elevata ma la caduta gli smorzò il fiato e il dolore fu lancinante, sentì la schiena venire ferita dai sassi, alcuni entrarono nella pelle. Il peso della bestia gravava su di lui e gli inclinò una costola. O forse due?

La bestia, senza esitare un attimo, avvicinò le sue fauci affilate ricoperte di bava. Il suo alito era pestilenziale. La bestia, uno strano incrocio tra una scimmia, un orso e un leone, aveva la seria intenzione di divorare la faccia di Kanda. Il Q'uoin spinse con la mano verso quel muso bestiale e cercò Shamalash. Bastava chiamarla, era facile, aveva ricevuto sufficiente tatto. Poco gli importava se qualcuno avesse visto.

-Sh.. sh... SHAMALASH!-

La spada, poco distante, volò dritta sulla spalla della bestia che parve davvero sorpresa. Kanda allungò il braccio, prese la spada e con un movimento recise il braccio nero poi infilzò il collo taurino della belva. La Bestia cadde e Kanda respirò, ma il respirò parve raschiare come vetri rotti. Martoriò la testa del mostro con la spada, per assicurarsi che fosse morto. Le cervella sporcarono la sua armatura. Dove diavolo era Eymin?

Il caos era totale, vedeva soldati cadere dalle mura morti ma non una bestia raggiungeva la Grande Foresta. Stavano resistendo, incredibilmente.

Vide Eymin, la Bestia Nera gli stava stritolando la testa. Doveva correre. Lo avrebbe fatto, se non avesse notato il terribile squarcio che gli solcava la gamba. Sangue. Tanto sangue. Non ci pensò, lo ignorò, doveva salvarlo. Forse la gamba era rotta ma non poteva lasciarlo lì. Strinse la spada e si fece forza. Poi una bestia piombò su di lui con i suoi artigli gli ferì il braccio sinistro. Il dolore esplose, sentiva i tendini cedere. Gli aveva quasi mozzato il braccio. Cadde in ginocchio ma non esitò a trafiggere il piede della bestia. Osservò il sangue rosso uscire dalla ferita. Questo gli diede forza. Prima che la bestie potesse anche solo fare un movimento le trafisse lo stomaco, poi il petto e infine, con un brutale fendente, la colpì al volto, accecandola. Subito la bestia lo colpì con un pugno che gli ruppe il naso. Sentì il sapore metallico del sangue, cadde a terra e faticò a respirare. Il sangue gli andò per traverso e la gola bruciò come se vi fosse sabbia bollente dentro. Vide la bestia urlare alla luna, il pelo bagnato odorava di sangue e marciume. Poi la bestia scappò, entrando nella grande foresta. Poco gli importava, Eymin stava per morire. Avanzò a carponi, cercando di non impazzire per il dolore. Eymin stava per morire, il kanda di sempre lo avrebbe abbandonato per aver salva la pellaccia.

Ma lui odiava quel Kanda, l'aveva sempre odiato.

Fa qualcosa di buono, si disse. Fallo anche solo per te stesso, egoista quale se! Fai ciò che ti farà dormire la notte, idiota!

Con le sue ultime forze toccò la bestia e bisbigliò -Ucciditi.-

La bestia Nera mollò Eymin, si afferrò la testa e se la stritolò.

Kanda sentì le forze svanire, la vista annebbiarsi e le orecchie fischiare in modo assordante. Tossì sangue.

Eymin era pallido, si teneva il collo e tossiva ma respirava. Era vivo. Guardò kanda sconvolto. Forse per le sue ferite, forse perché lo aveva salvato o forse perché era un Kotash'malann e non glielo aveva mai detto.

Kanda si accasciò a terra e svenne. O morì. Non sapeva dirlo.

Quello era di certo il suo ultimo giorno nel Confine.

 

Ricordava così bene quel giorno. Molti erano morti ma avevano resistito. Eymin aveva continuato a lottare, dopo averlo portato al sicuro. Una Bestia era entrata ma non si seppe più niente di lei e a Kanda importava davvero poco. Era stata la prima volta in cui aveva fatto qualcosa di cui andare orgoglioso. Un bel ricordo davvero.

Un Sepolcrale l'aveva nuovamente colpito alla testa, non esageravano con la forza per non provocargli un trauma cranico, ma il colpo era forte abbastanza da annullare i suoi poteri. Che dannata fregatura, un potere immenso che poteva essere annullato con un colpo sulla testa.

La notte era calata, almeno così aveva intuito Kanda, e lui, incatenato al palo vicino la tenda di Harod, aveva notato che il vecchio Leader dei Sepolcrali aveva lasciato la sua sacca li vicino.

Non sarebbe mai così stupido.

Aveva infatti tolto tutto, a parte una cosa. Un vecchio pezzo di carta, un foglio tutto spiegazzato e logorato dal tempo. Kanda lo aveva preso nella sua vecchia casa, era stata un azione automatica. Non se ne separava mai.

Kanda lo prese, lo accarezzò e subito lo macchio con le sue lacrime.

Cercò di trattenersi, ma i singhiozzi furono così prepotenti che non potè far altro che lasciar lor libero sfogo.

Era un vecchio disegno di Ayliss, un disegno di quando era una bambina di appena quattro anni. Rappresentava un uomo dai capelli verdi e dal naso aquilino enorme che teneva per mano una piccola bambina dai lunghissimi capelli neri e dagli occhi enormi e blu. Sopra la bambina c'era scritto “Me” con la calligrafia incerta di una bambina. Sopra la figura alta c'era scritto...

C'era scritto “Papà”.

Kanda pianse, pianse tutte le lacrime che aveva in corpo e strinse forte il disegno. Lo avvicinò al suo cuore e non smise un istante di piangere.

Ayliss era sua figlia.

Lo era sempre stata.

  
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