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Autore: OcchidiNiall    03/08/2015    11 recensioni
«Cosa siete voi due?» domandò la signora, senza neanche fissarci.
«Non so, credo che io sia un cane parlante e lui, il mio fedele amico gatto» rispose pronta mia sorella, facendomi ridacchiare.
«Vedo che non ti manca l'ironia, signorina...?»
«Henderson» rispose.
«Ecco a voi le camere, sfortunatamente sono gli unici posti liberi che sono riuscita a trovare, penso che dovrebbe essere vuota. Buonanotte».
«Sì, vaffanculo» sentii blaterare alla bionda al mio fianco.
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Room 158 || Luke Hemmings.

 


1.



«Stai pur certa che ti manderò in collegio, tanto tuo padre è abbastanza d'accordo sul da farsi» sbraitò la mia matrigna, aveva in pugno mio padre ormai. Da quando era morta mia madre, lui era come uno zombie vivente, cercavo di fargli capire che razza di persona avesse sposato ora ma nulla, lei prevaleva su di lui. La strega aveva un figlio di nome Michael, era un ragazzo un po' strano ma molto divertente. Aveva la mia stessa passione: tingersi i capelli. Ogni mese andavamo dal parrucchiere insieme, scegliendo l'uno per l'altra il colore che ci piacesse di più. Adesso lui li aveva neri, mentre io biondi. All'inizio tutti e due non eravamo molto aperti al dialogo, anzi, non ci degnavamo neanche di uno sguardo se non per mugugnare un "buongiorno" stentato la mattina e un "buonanotte" la sera. Poi però, fortunatamente, iniziammo a legare.
«Vuoi davvero mandarla in collegio?» domandò il figlio, sperando in un no come risposta.
«Sì. E ci manderò anche te!» continuò con il pugno fermo, «ormai mi hai stancato anche tu».
Roteai gli occhi al cielo, sbuffando e tentando di mantenere la calma, ma non appena lanciò uno schiaffo al mio fratellastro cominciai a sbraitare e a dirgliene di tutti i colori, «Sai che c'è? Sono felicissima che ci mandi in collegio! E sai perchè? Perchè sei una persona così presuntuosa e meschina che persino un angelo sceso in terra ti odierebbe!» continuai, «Quando troverò un lavoro metterò da parte qualche spicciolo per ricostruirti la faccia. Fidati, non ti si può guardare! - sbottai - non so cosa papà ci abbia trovato in te, forse il fatto che tu abbia le tette più grosse di qualunque altra persona. Ma fidati, la bontà e l'intelligenza il buon dio ancora non te le ha donate».
Rimase a bocca aperta, lasciandomi il lusso di continuare con il mio discorso «Sei un cesso sia dentro che fuori. Sapevo che l'amore fosse cieco, ma non fino a questo punto» feci un sorrisetto da stronza e mi recai in camera mia per fare le valigie.








«Mi dispiace...» sussurrò mio padre in un orecchio.
Scossi il capo e sospirai, «dovresti cacciare le palle, papà».
Non rispose, segno che forse aveva incassato il colpo, consapevole che la colpa alla fine, era solo sua. Se fosse stato più duro questa qui non avrebbe mai preso il sopravvento sulla nostra famiglia.
«Ciao papà, stammi bene» conclusi, prima di partire con in mano la mia valigia.




 
Michael's pov

 

«E ora dove andiamo?» domandai verso mia sorella. Lei al contrario, si morse un labbro e si guardò attorno, «proviamo a chiedere a quei ragazzi laggiù».
«Potresti dirci dove si trova la direzione?» le chiese, aspettando una risposta da un ragazzo piuttosto rincoglionito.
«Proseguite dritto, la prima porta a destra» rispose dopo un paio di secondi che sembrarono interminabili. Mia sorella non si preoccupò neanche di ringraziarlo, tant'è che mi trascinò con lei verso la porta della preside.
«Avresti potuto ringraziarlo» incalzai io, sperando in uno "scusa, hai ragione".
«Ringraziare le persone non è il mio forte, lo sai. E poi... l'hai visto? Come minimo non si sarà neanche accorto che ce ne siamo andati».
E aveva ragione, in viso aveva proprio un'espressione da pesce lesso.
Una volta arrivati a destinazione, la preside si presentò a noi e cominciò a dettarci le regole dell'istituto, «Benvenuti, sarò breve, io sono la preside McGrove, il coprifuoco è a mezzanotte massimo, le lezioni cominciano alle otto e la sveglia è alle sette».
Beh, direi che era stata più che breve.
La bionda al mio fianco la fissò interdetta, sospirando e sbottando per l'enorme casino in cui l'aveva - o meglio, ci aveva - cacciata mia madre.
«Le stanze ce le cerchiamo da soli o ci adattiamo dormendo per terra come dei barboni?» continuò ironica, «che ne pensa lei, preside McGrove?»
«Faccia poco la spiritosa, signorina. E comunque, non sono io l'adetta all'assegnazione delle camere, deve rivolgersi alla segretaria che troverete subito alla vostra sinistra, dopo essere usciti da questa porta».
Che allegria.
«D'accordo» dissi io, aprendo la maniglia e fiondandomi fuori, «buonanotte, allora».






«Cosa siete voi due?» domandò la signora, senza neanche fissarci.
«Non so, credo che io sia un cane parlante e lui, il mio fedele amico gatto» rispose pronta mia sorella, facendomi ridacchiare.
«Vedo che non ti manca l'ironia, signorina...?»
«Henderson» rispose.
«Ecco a voi le camere, sfortunatamente sono gli unici posti liberi che sono riuscita a trovare, penso che dovrebbe essere vuota. Buonanotte».
«Sì, vaffanculo» sentii blaterare alla bionda al mio fianco.







«Che merda di posto...» cominciò Jo, sbottando e guardandosi attorno. Il college in sé per sé non era poi tanto male. Era parecchio grande e ricco di enormi finestre da cui potevi intravedere qualsiasi cosa. Le pareti erano di un bianco latte nell'atrio e, nei corridoi di un rosso spento, quasi bordeaux. La nostra camera era la centocinquant'otto. Percorremmo i vari corridoi fino a trovarla, per poi posizionarci proprio davanti alla porta color nocciola.
«Tua madre è proprio una grandissima zocc-» disse, fermandosi appena in tempo. Sinceramente non mi dava granché fastidio, lo era per davvero. Fin da quando avevo pochi mesi, non si era mai preoccupata di accudirmi, tant'è che mia nonna materna fece tutto il lavoro che avrebbe dovuto fare lei. E anche mio padre che poverino, era sempre in viaggio, ogni tanto tornava a casa, rinfacciandole che era una pessima madre. Perciò sì, non potevo far a meno che concordare con le parole di Jo.
«Siamo davanti la nostra stanza, che facciamo?» chiesi.
Lei mi guardò, alzando un sopracciglio, «potremmo metterci a giocare a carte, che dici?»
Scoppiai a ridere, girando la chiave nella serratura e aprendo poi la porta.
«Ma chi cazzo è che entra senza bussare?» ringhiò una voce maschile, cercando di coprirsi con l'asciugamano bianca posizionata sul basso ventre.








Saaaaalve!

Allora, per chi non mi conoscesse, mi presento! Sono Chiara, una ragazza a cui piace scrivere. Beh, sono tornata con un'altra storia sui 5 Seconds of Summer. Per chi mi aveva seguita anche in "Problem" lo sapeva già.
Sinceramente non so cosa dire... questo è soltanto il prologo, perciò potete capire un po' cosa sta succedendo ai due ragazzi.
NON SIATE PRECIPITOSE, MI RACCOMANDO.
Le mie storie - e potete chiederlo anche alle ragazze che le leggono - NON SONO MAI SCRITTE E RISCRITTE.
Beh, ora scappo.
Fatemi sapere cosa ne pensate, va bene?

Un bacione grande, Chiara x
  
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