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Autore: Nidham    04/08/2015    3 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il dolore assume forme e impressioni impossibili da immaginare; il sollievo è spesso un quieto inganno dei sensi per sopravvivere ai futuri tormenti. Questa è la ruota che regola l'esistenza, il caos e la quiete, il pianto e il sorriso, l'orrore e la salvezza, l'inesorabile flusso di bugie e verità dietro cui nascondere l'unica certezza impronunciabile: nasciamo per sconfiggere il vuoto, moriamo sconfitti da esso.

In quel pozzo senza luce o calore, in quel crogiolo di eternità troppo simile all'infinito, non poteva esistere un vagito abbastanza coraggioso da rompere il silenzio, non poteva consumarsi quel sacrificio inutile compiuto da ogni uomo per rallentare, appena un attimo, la potenza di un tempo destinato a condurre ogni cosa alla fine.

Eppure, erano lì, non vivi e non morti, sospesi in un soffio sfuggito alle barriere del destino, o creato appositamente da esso perché anche il niente deve essere generato da una scintilla di tutto.

Eilin era la regola, era il sacrificio destinato a mantenere l'unico equilibrio possibile dopo la distruzione della perfezione, ma Zevran, come coloro che secoli addietro avevano sconvolto e dilaniato quel paradiso, era penetrato oltre le pieghe del volere divino e si accingeva, per amore e non per brama, a disfare ancora una volta una trama tanto faticosamente costruita sul sangue e sul dolore di colpevoli e innocenti; se il prezzo per la prima ribellione di avidità era stato un buio, vuoto abisso, cosa sarebbe sorto dall'infrangersi violento di qualcosa che già era tanto simile al nulla da contenerne la perfezione e il disgusto?

Non erano interrogativi che potessero trovare risposta nella mente degli uomini, non erano domande che esseri mortali avrebbero dovuto porsi mai.

Morrigan lo sapeva, lo sentiva, legata a quell'elfo testardo più di quanto non avesse confessato, nel suo dolore, nel suo sollievo, in quel viaggio senza ritorno attraverso l'impossibile e per l'impossibile.

Il rito che aveva compiuto non le permetteva di interagire, di aiutarlo, di guidarlo, ma non l'avrebbe mai abbandonato senza poterne avvertire ogni emozione, senza aver imparato a leggere i suoi sogni attraverso gli occhi vuoti e fissi del suo corpo tormentato e immobile, in cui un demone, confuso e feroce, continuava a infilare artigli velenosi per farsi strada verso un mondo che sperava più accogliente di quello da cui era stato strappato, ma che, se avesse davvero conosciuto, avrebbe voluto abbandonare in preda a cocenti lacrime di frustrazione e rabbia.

Non c'era niente, ormai, dietro quel velo opaco che oscurava le iridi color sole dell'assassino, non c'erano ombre, non c'erano confusi fantasmi ingannatori. Una calma immobile aveva colmato la sua anima, oltre la cortina sanguigna e fiammeggiante della volontà demoniaca. Morrigan sapeva discernere le illusioni mostratele da quell'essere primordiale dai flebili riflessi che ancora l'anima di Zevran sapeva inviarle, ma ormai il buio era divenuto troppo perfetto per indovinarne una screpolatura e la sua forza era divenuta troppo effimera per mantenere qualcosa di diverso dal puro e misero incantesimo di stasi, che permettesse a lei e ai suoi compagni di continuare a sperare nell'insperabile.

L'elfo aveva raggiunto la fine del suo viaggio, ma lì dove si sarebbe combattuta la più aspra battaglia, sarebbe stato perfettamente solo.

Per la prima volta nella vita, o forse appena per la seconda, la strega desiderò pregare per qualcosa che non richiedesse la sua volontà e la sua abilità per raggiungere compimento, desiderò che esistesse qualcuno di più potente di lei, e della magia stessa, che fosse capace di operare miracoli, desiderò che il cuore stanco e disilluso di un uomo potesse essere più forte della volontà spietata di chi, secoli addietro, aveva rinunciato alla propria umanità.

Strinse i denti, rifiutandosi di indietreggiare sotto l'assalto sempre più violento dell'Oblio.

Zevran aveva raggiunto il cuore dell'inferno, ne era certa, come era certa di doversi concentrare anche solo per continuare a respirare; era sfinita, ma non poteva permettersi di rubargli anche solo pochi preziosi attimi per portare a compimento il loro piano. Si era fidato di lei, come loro si erano fidati di lui, e non sarebbe certo stata la prima a deluderli, almeno finché il suo cuore avesse retto il peso di quei battiti troppo veloci, almeno finché la sua mente avesse sopportato la morsa gelida del potere puro e primigenio a cui continuava ad attingere.

“La strega si sta indebolendo”, la voce soffocata del nano le sfiorò le orecchie, ma non intaccò la sua determinazione, anzi, la consapevolezza di aver mostrato un briciolo di debolezza la infervorò e le diede nuova energia.

Ma neanche la sua volontà poté impedirle di sussultare quando la porta della capanna si aprì con un sibilo brusco e graffiante sui profili pallidi e confusi di due donne impaurite contro la luce soffusa dei primi raggi del sole.

 

“Per tutti i demoni dell'Oblio”sbottò Oghren, alzandosi in piedi, in un preoccupante cigolio di giunture e metallo, dimentico di qualsiasi prudente inflessione bassa della voce. “Che diavolo ci fate voi due qui?'

Wynne aveva l'aspetto teso e vibrante di un fantasma, Leliana le spalle contratte e il volto arrabbiato di un angelo vendicatore.

Alistair non si mosse, Morrigan, dopo quel primo moto di sorpresa, le ignorò bellamente, ma il nano non riusciva a fissare quella rabbia repressa, quell'indignazione mista ad una delusione troppo profonda per essere espressa a parole, senza cercare di spiegarsi, di spiegare la loro verità e la loro ragione.

“Abbiamo tutto sotto controllo” provò ad argomentare, poi, correggendosi, perché nemmeno lui era in grado credere alle proprie parole, tentò una sincerità ancora maggiore. “Abbiamo un piano e siamo consapevoli dei rischi, ma li stiamo contenendo.”

“Non si può contenere l'Oblio” sussurrò la voce funerea di Leliana. “Non si può infrangere l'equilibrio e sperare di non pagarne il prezzo.”

“Ne stiamo pagando il prezzo” la rabbia aveva preso il posto del più quieto desiderio di rassicurazione. Lo sguardo del nano corse al guscio infranto che un tempo era stato il corpo di un amico. “Ne ha pagato il prezzo.”

“Un'anima non basta, quando infrangi le leggi stesse del Creatore.”

Morrigan avrebbe voluto che quella santarellina con gli occhi di cielo ingoiasse la sua stessa lingua, ma non aveva abbastanza fiato per rimbeccarla e farla tacere.

Dalla mano di Alistair sangue vermiglio scivolava lungo l'elsa della spada in gocce che prendevano il posto di quelle lacrime che non aveva potuto versare.

“So che le vostre ragioni sono nobili” adesso c'era compassione in quel crudele, inutile rimprovero. “So che desideravate solo proteggere una nobile anima. Ma le vostre azioni possono distruggere più di quanto possano salvare. Zevran non avrebbe dovuto esistere in quel luogo, non avrebbe dovuto raggiungerlo, né sopravvivergli, tanto meno sperare di disfarne la trama.”

“E tu, Morrigan” per la prima volta Wynne fece sentire la sua voce, bassa e stanca, priva di qualsiasi inflessione, “tu, che conosci la magia del sangue, dovevi sapere che il sacrificio di un solo uomo non sarebbe bastato a spalancare i cancelli e richiuderli alle sue spalle, come se fosse semplicemente uscito a passeggiare fuori dalle mura di Denerim.”

Cosa avrebbe potuto rispondere chi era consapevole di aver rischiato il mondo, solo perché il mondo, per come lo conosceva, non aveva senso di esistere?

Come poteva spiegare la maga infida, sprezzante, rinnegata, che se un errore aveva generato un mondo contorto, forse solo compierne un altro, stavolta per un sentimento puro quanto assurdo, per un fiato di speranza e non disperazione, per rimediare a un torto e non per commetterlo, poteva distruggere un equilibrio sbagliato e farne sorgere un altro, magari migliore?

I cambiamenti avvengono nel sangue e nelle lacrime; la stasi è più comoda, più pacifica, ma non necessariamente più giusta.

Morrigan sapeva che forse né il corpo, né l'anima di Zevran sarebbero stati doni sufficienti per quel Creatore ingordo e vendicativo a cui facevano riferimento quelle sciocche fatine che adesso si stagliavano davanti a lei con il cipiglio del giusto dipinto sui volti puri e immacolati; sapeva che se il Custode non fosse riuscito a contenere il portale che ormai era il corpo dell'elfo, ben più di un demone si sarebbe riversato sulla terra. Ma a differenza di coloro che non avevano il coraggio di sporcarsi le mani con il libero arbitrio, nemmeno per il bene di un'amica, nemmeno per amore di una giustizia tanto decantata e che andava ben oltre la salvezza di un unico spirito innocente, Morrigan aveva deciso di rischiare, di sfidare una tregua flebile e troppo corrotta, di schierarsi con il coraggio di chi, senza saperlo, aveva avuto la forza di scoprire e rinnegare la verità, in nome di una speranza a cui aveva dato un volto, ma che era poi simbolo di qualcosa di più grande.

“Sapevi” sentenziò la donna più anziana e più saggia. “Ma sono certa che non tu abbia avvertito questi tuoi sciocchi compagni.”

“Anch'io sapevo” Alistair aveva pronunciato quelle parole quasi senza muovere le labbra, ma vi aveva impresso una forza e una tenacia che mal si aprivano a repliche. “Lo sapeva Zevran, lo sapeva Oghren. Non c'era bisogno di spiegazioni. Forse non conosceremo i dettagli mistici o magici di ciò che abbiamo iniziato, ma siamo qui per portarlo in fondo senza che la spirale apocalittica che tutti temiamo ci inghiotta e inghiotta la pace per cui abbiamo lottato, sofferto e sacrificato noi stessi.”

“Siamo qui perché abbiamo scoperto qualcosa che non poteva essere ignorato” nella voce di Oghren c'era la forza del piccone e del martello, il buio delle gallerie contorte nella terra, la tenacia della roccia e la volontà di un popolo destinato a piegarla, modellarla e renderla docile. “Adesso, anche voi sapete che esiste una strada per sanare un torto. Difficile, pericolosa, spaventosa. O la percorrete con noi, o dovrò impedirvi che cerchiate di sbarrarcela.”

Solo il Creatore avrebbe potuto prevedere cosa sarebbe successo, se la dolorosa minaccia del nano, pronunciata con la morte nel cuore e l'ostinazione nella stretta feroce sul manico dell'ascia, avesse dovuto trovare compimento.

Forse il rito sarebbe stato interrotto bruscamente, forse il Custode non avrebbe saputo colpire il corpo di un amico nel modo più efficace, forse Morrigan sarebbe perita sotto il peso stesso delle sue formule magiche.

Ma Wynne e Leliana non erano corse alla capanna di Flemeth per condannare e distruggere; non avevano volato più veloci della tempesta appena scoperta l'assenza dei loro amici, per vomitare vuote parole di biasimo.

Erano furiose, questo è vero, erano spaventate. Ed erano anche profondamente convinte che il bene di uno solo non giustificasse il rischio di molti, se non di tutti. Ma coloro che avevano davanti erano amici, erano compagni di armi, erano membri di qualcosa di più prezioso di una famiglia. Potevano non condividere la loro scelta. Potevano biasimarla e, forse, se fossero state presenti al momento fatidico, avrebbero potuto cercare di impedirla.

Adesso che il dato era tratto, non avrebbero mai fatto niente di tanto sciocco da mettere in pericolo coloro che amavano e tutti quegli innocenti che avevano cercato di salvare. Adesso che vedevano il sangue di Zevran macchiare la terra, scuro, fumante, puzzolente di lyrium e afflato demoniaco, non avevano che una scelta da abbracciare.

“Non tutti i demoni dell'Oblio sono crudeli” mormorò Wynne, inginocchiandosi accanto al suo Re. “Come in ogni luogo esiste il male, così esiste anche il bene. Posso cercare di scoprirne un po' al di là della soglia che Zevran ha attraversato. Posso provare a darvi un po' più di tempo, per cambiare la storia.”

 

 

Oddio... vi ricordate di me? L'ultima volta vi avevo lasciato con la speranza di non far passare un altro mese prima della fine. In effetti, ne son passati 4 o 5 -_- Maledette giornate di 24 ore! Beh, che dire? Se c'è ancora qualcuno che sia interessato a questa ff, spero che il nuovo capitolo, che poi sarebbe la conclusione del precedente (e che mi è servito per togliere la ruggine da dita disabituate a scrivere da troppo tempo), non vi deluda, soprattutto visto quanto l'ho fatto attendere XD

  
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