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Autore: Katie88    27/01/2009    2 recensioni
Come è nata la storia d'amore tra George e Angelina? Come si sono sentiti dopo DH? Attenti ci sono spoiler!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, George Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8. CONFESSION

 

 

 

Angelina annodò accuratamente i lacci dei suoi pattini e raddrizzò la schiena, fissando incerta i suoi piedi.

Qualcuno di fronte a lei ridacchiò.

“Non è affatto divertente, George.” Rispose la ragazza irritata. “E ancora non so come tu abbia fatto a convincermi.”

George le si avvicinò, porgendole educatamente la mano. “Dai, non fare la guastafeste! Sono certo che ci divertiremo moltissimo!”

Angelina fece una smorfia contrariata. “Oh, tu di sicuro! Vedrai le risate che ti farai alle mie spalle, ogni volta che cadrò a terra!” brontolò mentre entrambi si dirigevano verso la piccola pista da pattinaggio, già gremita di gente. “E poi, guarda quante persone! Finirò per uccidere qualcuno!”

George rise di nuovo. “Smettila di fare la fifona, Angelina. ci penserò io a salvare questi poveri innocenti dalla tua furia distruttiva...”

Angelina lo fulminò con lo sguardo. “Non è divertente.”

“Questo l’hai già detto.” Le rammentò il ragazzo.

“Lo so. Ma tu continui a ridere, quindi non mi pare che abbia compreso bene il concetto, Weasley.”

Immediatamente George tornò serio, o perlomeno ci provò, e si rivolse alla ragazza al suo fianco. “Va bene, così?”

Angelina sorrise appena. “Meglio.”

Fecero ancora qualche altro passo e arrivarono, finalmente, al bordo della pista. Con un movimento agile e fluido, George vi entrò, reggendosi perfettamente in equilibrio, e tese di nuovo la mano ad Angelina. “Dai, ti aiuto io.”

Angelina sbuffò rassegnata e gli prese la mano. “Va bene. Ma prometti di non ridere.”

“Promesso.” La rassicurò George.

La ragazza mosse un primo passo verso la liscia superficie ghiacciata, terrorizzata da quello che sarebbe successo, ma, per sua grande sorpresa, non accadde nulla di imbarazzante.

Senza indugio George le passò teneramente un braccio attorno alla vita, per impedirle di cadere e la tenne stretta tra le braccia per tutto il primo giro di pista.

Angelina, dal canto suo, si sentì molto rassicurata da quell’abbraccio e, dopo qualche minuto, quando ormai il terrore era quasi sparito, iniziò davvero a godersi la magnifica sensazione del vento freddo sul viso.

Fecero un paio di giri, entrambi rapidi ed eleganti, senza cadere né urtare nessuno. George riuscì persino in un’impresa impossibile: farle fare un piccola giravolta su se stessa, senza che ci fossero vittime o feriti.

Angelina sorrise soddisfatta di quel piccolo traguardo personale e si strinse di più al ragazzo.

George ricambiò. “Allora, ti piace?” le sussurrò all’orecchio.

Angelina annuì appena. “Forse un pochino.”

Il ragazzo alzò gli occhi al cielo e scosse la testa. “Sei davvero incredibile. Secondo me, ti stai divertendo un mondo. Sei solo troppo orgogliosa per ammetterlo.”

Angelina gli pizzicò scherzosamente un braccio. “Io non sono affatto orgogliosa, George.” E lo colpì più forte, quando udì il ragazzo sbuffare scetticamente.

Continuarono a pattinare in silenzio per un altro paio di giri, finché George fece cenno di volersi staccare da Angelina.

“Dove vai?” chiese allarmata la ragazza, aggrappandosi più forte al suo braccio.

George le sorrise. “Ti lascio pattinare da sola. Non è difficile e poi tu sei bravissima.”

Angelina lo guardò poco convinta.

“Abbi fiducia in me, va bene?” e le accarezzò dolcemente la guancia ghiacciata.

Poi, lentamente e con delicatezza, si separò da Angelina, arrivando a tenerle solo la mano.

La ragazza rallentò appena, ma continuò tranquillamente a scivolare elegante e leggiadra sulla pista. George sorrise soddisfatto quando si accorse che la ragazza, man mano che acquistava sicurezza, accelerava di nuovo l’andatura.

“Visto?” le domandò. “Sei bravissima.”

Angelina gli sorrise, imbarazzata. “Adesso non esageriamo. Per il momento sono riuscita a non cadere.”

“Bè, è già un bel risultato, no?”

La ragazza annuì appena e tornò a concentrarsi sulla pista.

“Che ti va di fare più tardi?” George attirò nuovamente la sua attenzione.

Angelina alzò le spalle. “Quello che vuoi. Tu che vorresti fare?”

George arrossì e si grattò la nuca, imbarazzato. “Ti andrebbe di venire a cena alla Tana?”

La ragazza sgranò gli occhi, guardandolo con un’espressione di sorpresa mista ad incredulità.

Da quando stavano insieme (per Merlino! Stavano davvero insieme!, si ritrovò a pensare Angelina, al settimo cielo), lei e George avevano sempre le cose con calma: mai cene in famiglia, mai imbarazzanti incontri con parenti o amici... Se si escludevano Harry, Ron, Hermione, Ginny e Alicia, nessuno li aveva ancora mai visti come una vera coppia. Questo perché, sebbene stessero insieme da più di un mese, entrambi avevano deciso di essere sicuri dei loro sentimenti, prima di rendere partecipe il mondo intero.

Ciò non toglieva che lei stava bene con George, si sentiva felice, in pace con se stessa e, soprattutto, era tornata la Angelina di sempre. O meglio, la Angelina che era stata tanti anni prima. Alicia non faceva che ripeterglielo e lei per prima se n’era accorta.

Ora, quando la mattina usciva di casa, perdeva sempre qualche istante in più davanti allo specchio, per controllarsi il trucco o sistemarsi i capelli, passava pomeriggi interi con la sua migliore amica a fare shopping, oppure a passeggiare per le vie di Diagon Alley, gustandosi una cioccolata calda.

Già, proprio la cioccolata che lei aveva sempre detestato!

Ed ora, si trattava di andare a cena alla Tana e conoscere la famiglia del suo ragazzo. D’accordo conosceva già i signori Weasley, ma questa volta sarebbe stato diverso. Stavolta lei sarebbe stata presentata non come la compagna di scuola o la vecchia amica. Stavolta sarebbe stata la fidanzata di George.

George, che nel frattempo aveva attentamente studiato la sua espressione dubbiosa, fraintese il suo silenzio. “Forse non è una buona idea, hai ragione.” Borbottò impacciato. “Scusami, non avrei dovuto chiedertelo.”

Ma, a sorpresa, Angelina lo tirò per una mano e gli sorrise. “Mi farebbe molto piacere cenare con la tua famiglia, George.”

Il ragazzo la guardò sorpreso. “D...Davvero?”

“Si, George. Ormai è parecchio che usciamo insieme, quindi accetto volentieri il tuo invito.”

George le sorrise raggiante e l’abbracciò di slancio, facendo quasi far cadere entrambi a terra. “George!” lo rimproverò Angelina, non potendo fare a meno di ridere di fronte all’irruenza del suo ragazzo. “Così mi fai cadere!”

“Non mi importa.” Rispose lui. “Niente potrebbe rovinare il mio buon umore.” E, dolcemente, si chinò a baciarla.

Angelina sorrise contro le sue labbra e ricambiò il bacio.

 

 

 

 

“Allora, sei pronta?”

Angelina si schiarì la gola e strinse di più la mano di George nella sua. “No.” Confessò sincera. “Anzi, sto seriamente pensando di tornarmene di filato a casa. Credi che tua madre se la prenderà?”

George le sorrise e l’abbracciò rassicurante. “Andrà tutto bene, Angelina. Mia madre ti adora già mentre mio padre... bè... lui non è un tipo difficile. Basta parlargli di telefoni e automobili ed impazzisce.”

Angelina inspirò profondamente e annuì. “D’accordo allora. Telefoni ed automobili...” recitò a memoria.

George cercò di non ridere. Poi la prese per mano e la guidò verso la porta d’ingresso. Entrarono senza neppure bussare, dato che George aveva le chiavi, e si diressero verso la sala da pranzo, da cui proveniva un vivace chiacchiericcio. “Ehi! C’è nessuno in casa?” gridò George.

Il brusio si spense immediatamente. Si udirono dei passi svelti e, un istante dopo, la signora Weasley, con ancora indosso il grembiule da cucina, comparve sulla porta. “Ragazzi!” esclamò, sorridendo. “Finalmente siete arrivati!”

Angelina arrossì vistosamente. “Mi dispiace, signora Weasley. Ancora una volta, è tutta colpa mia.”

La signora Weasley la abbracciò stretta e l’aiutò a togliersi il cappotto. “Non preoccuparti, tesoro.” La rassicurò. “A dir la verità, eravamo tutti impazienti di vedervi...”

Angelina si voltò terrorizzata verso George mentre la padrona di casa li precedeva nella sala da pranzo. “Tutti...?” chiese, sperando di aver capito male.

George la guardò colpevole. “Si, tutti. Bè, sai com’è mia madre... Tende ad essere sempre un po’ esagerata e, dato che era felicissima che tu venissi qui, a chiamato a raccolta alcuni dei miei fratelli.”

La ragazza inarcò sospettosa un sopracciglio. “Alcuni... Quanti precisamente?”

George abbassò lo sguardo a terra e arrossì, iniziando a contare. “Allora, Charlie è in Romania, ovviamente, e Percy aveva un impegno di lavoro...”

Angelina respirò sollevata. Forse non sarebbe andata così male. Dopotutto, gli altri fratelli li conosceva già.

“...però credo che Audrey, sua moglie, e i ragazzi siano venuti lo stesso. E poi ci sono Bill, Fleur, Ron, Hermione, Harry, Ginny...”

La ragazza inarcò un sopracciglio. “Nessun altro?” chiese, sarcastica.

“Bè, no. Almeno credo.”

Angelina gli lanciò un’occhiataccia e incrociò le braccia al petto. George la guardò colpevole.. “E dai!” esclamò, rassicurante. “Tanto li conosci tutti! Sarà una serata come tutte le altre, vedrai.”

“Oh si, certo!” brontolò la ragazza, disperata.

George le si avvicinò e l’abbracciò forte. “Angie, qual è il problema? È solo la mia famiglia.”

Angelina affondò la testa nel suo maglione. “Si, ma adesso io non sono più Angelina Johnson, la vecchia amica. Ora sono Angelina Johnson...”

“...la mia fidanzata.” Concluse George per lei. “E con questo? Non cambierà niente per nessuno.”

Angelina tirò indietro la testa per poterlo guardare in viso. “Sei sicuro?”

“Sicurissimo.”

La ragazza scrutò a fondo gli occhi castani di George e sorrise felice, quando capì che era sincero. Gli prese la mano e se la portò vicino alle labbra, posandoci sopra un lieve bacio. “Allora cosa stiamo aspettando?”

 

 

 

 

Angelina, George e tutti gli altri invitati scoppiarono a ridere, di fronte all’espressione impagabile di Harry, dopo che Ginny gli aveva comunicato che, il giorno seguente, avrebbe dovuto accompagnarla prima a prendere i vestiti per le damigelle e poi dal fioraio, a scegliere le decorazioni per la chiesa.

“Dai, Gin.” Sussurrò disperato il ragazzo. “Lo sai che non ci capisco niente di queste cose. Non sarebbe meglio che venisse Hermione, con te?”

Hermione lo fulminò all’istante con un’occhiataccia. “Harry Potter!” lo rimproverò. “La tua futura moglie ti ha chiesto solo un piccolo favore e tu, già ti tiri indietro? Dovresti vergognarti!”

“Hermione ha ragione.” Convenne Angelina, seduta accanto a George. “Sono cose che tu e Ginny dovreste decidere insieme.”

Harry, sentendosi accerchiato, alzò gli occhi al cielo e, a malincuore, annuì, per l’immensa felicità di Ginny.

George scoppiò a ridere, seguito subito dai suoi fratelli.

Angelina lo colpì piano al braccio. “Dai, lascialo in pace, George.” Sussurrò, sorridendo, chiaramente divertita anche lei.

“Scusa.” Le rispose George, accarezzandole la mano. “Ma non riesco a trattenermi. Guarda la faccia di Harry.”

“George, ti prego. Cerca di rimanere serio, altrimenti non ce la faccio.”

Il ragazzo si voltò verso di lei e annuì. “Ci proverò.”

Angelina lo guardò, riconoscente. “Te ne sono molto grata.”

“E tu, Angelina, che farai?” La voce di Ginny attirò l’attenzione dei due giovani innamorati.

“Cosa?” chiese la ragazza, colta di sorpresa.

“Verrai, vero? Al matrimonio, intendo.” Spiegò Ginny, rivolgendole uno sguardo implorante. “Ti prego, non puoi mancare.”

Angelina guardò incerta George. “Io...non...non lo so.” Balbettò. “A dir la verità non ci avevo pensato...”

“Come no?” domandò la signora Weasley, sorpresa. “Devi assolutamente esserci, tesoro. Ormai sei entrata a far parte della famiglia, che ti piaccia o no.” E rivolse ad Angelina un meraviglioso sorriso amorevole.

La ragazza non poté non ricambiarlo. “In questo caso, sarei felice di venire al vostro matrimonio.” Disse, felice.

“Fantastico!” esclamò Ginny, al settimo cielo.

“Bene.” Sentenziò la signora Weasley, alzandosi da tavola. “Credo sia ora di sparecchiare. Perché voi ragazzi non andate in salotto a mangiare il dolce?”

Tutti accettarono di buon grado il suggerimento e si diressero verso il soggiorno. Solo Angelina rimase in sala da pranzo, in piedi, accanto alla sua sedia. Si voltò verso George, vicino alla porta, che la fissava confuso, e gli fece cenno di non preoccuparsi. “Ti raggiungo tra un attimo.” Gli sussurrò.

Il ragazzo annuì e lasciò la stanza.

Angelina, allora, si schiarì la gola e attirò l’attenzione della padrona di casa, che già aveva iniziato a sistemare i piatti uno sull’altro. “Hai bisogno di qualcosa, Angelina?” le chiese gentilmente.

Angelina si mosse nervosamente sul posto e scosse la testa. “Le dispiace se le do una mano?”

La signora Weasley le sorrise con l’aria di chi la sa lunga e annuì. “Certo, tesoro, te ne sarei molto grata.”

La ragazza sorrise e si avvicinò al tavolo, prendendo a raccogliere i bicchieri.

Rimasero in silenzio per qualche minuto mentre la signora Weasley attendeva calma la domanda che Angelina era ansiosa di porle. Così ansiosa che l’aveva spinta a rimanere in sala da pranzo con lei mentre tutti gli altri erano andati in salotto.

Cominciò a canticchiare una vecchia canzone per allentare la tensione, cercando di non creare imbarazzo in Angelina.

“La ringrazio per la cena, signora Weasley.” Mormorò la ragazza, ancora con gli occhi bassi. “È stato molto gentile da parte sua.”

La donna gli sorrise con fare materno. “Sono io a dover ringraziare te, tesoro.” Posò i piatti e fece il giro del tavolo, arrivandole accanto. La invitò a sedersi su una delle sedie libere e prese posto di fronte a lei.

“Lei ringraziare me?” le domandò Angelina, sbalordita.

La signora Weasley annuì e le prese una mano. “Si, Angelina, te.” Fece una breve pausa. “Non puoi nemmeno immaginare quanto tu stia rendendo felice il mio George. Era da tanto tempo che non lo vedevo più così.”

Angelina scosse la testa e sorrise. “Io credo, piuttosto, che sia il contrario, signora Weasley. È suo figlio che rende felice me. In un modo che, davvero, non credevo più possibile.”

“E si vede, bambina.” Convenne la donna, scrutando lo sguardo dolce e sereno della ragazza che le sedeva di fronte. “Sei cambiata così tanto da quando sei venuta qui per il compleanno di Ginny.”

Angelina la guardò sorpresa. “Davvero?”

La donna annuì. “Davvero. Quando sei stata qui la prima volta, sorridevi, certo, eri allegra, eppure, il più delle volte, il tuo splendido sorriso non arrivava ad illuminare i tuoi occhi. Oggi, invece, eri tranquilla, a tuo agio. Non ti sentivi in difficoltà, se George ti teneva per mano o ti abbracciava, e avevi un’aria rilassata, distesa...”

“...serena?” le venne in aiuto Angelina.

La signora Weasley annuì. “Non avrei potuto trovare un termine migliore.”

Angelina sorrise radiosa. “È così che mi sento, infatti. Dopo tanto tempo sono serena, nel vero e proprio senso della parola.” Prese un bel respiro e continuò. “Non so se George glielo ha detto, ma, quando lui mi ha rincontrato, non ero così.”

La donna le posò una mano sulla spalla e scosse la testa. “Non devi parlarne per forza. Del resto, io non sono tua madre.”

Angelina abbozzò un sorriso triste mentre sentiva un groppo salirle in gola. “No, chiaramente non lo è.”

Si asciugò le lacrime che si erano formate ai lati dei suoi occhi e proseguì. “Quando George mi ha incontrato, stavo passando un momento della mia vita non proprio felice. Avevo rotto qualsiasi contatto con Mondo Magico e con la Magia in genere, ad esclusione del mio lavoro, e mi sentivo persa, afflitta, come se andassi alla deriva, in attesa che qualcuno mi lanciasse una fune per riportarmi al largo.” Guardò negli occhi la donna e le strinse di più la mano. “Bè, suo figlio l’ha fatto. Mi ha salvato. Ed è esclusivamente per merito suo che io, oggi, sono come sono. Signora Weasley, quello che sto cercando di dirle è che io credo di essermi...sì, insomma...credo di essere innamorata di suo figlio.”

La donna l’abbracciò di slancio, commossa. “Ma è una notizia meravigliosa, tesoro! Sono così felice per voi!”

Angelina si staccò dolcemente dalla donna e abbassò lo sguardo. “George non sa ancora nulla. Non gli ho ancora parlato di...questo.

La signora Weasley la guardò confusa. “E come mai, Angelina? Di cosa hai paura?”

“Vede io...” Angelina sospirò frustrata e si passò nervosamente una mano tra i capelli corvini. “Non so come comportarmi in certe situazioni. Non ho mai provato nulla del genere per nessun altro...o quasi.”

“Che intendi per quasi?” domandò la donna.

Gli occhi scuri di Angelina si riempirono nuovamente di lacrime mentre tornava a sedersi. “C’è stata una persona, tanto tempo fa, che mi faceva sentire speciale. Non come fa George, no!” chiarì subito. “George è l’unico che mi fa davvero battere il cuore, però quest’altra persona... lui... mi voleva bene, teneva a me. Ed io tenevo a lui. Moltissimo. E sono terrorizzata al solo pensiero di cosa sarebbe potuto succedere se lui fosse rimasto accanto a me.”

La signora Weasley non disse nulla, quando Angelina chiuse gli occhi, probabilmente per riordinare le idee. Trovava quella ragazza di fronte a lei estremamente fragile e vulnerabile e le faceva tenerezza, e ovviamente molto piacere, che, con tutte le persone che aveva intorno, avesse scelto proprio lei per confidarsi e sfogarsi.

Le accarezzò i capelli dolcemente e Angelina riprese il suo discorso. “Ho paura che, quello che provo per George, non sia altro che un...surrogato, o qualcosa del genere, dell’amore. Io non sono mai stata innamorata e non so definire davvero ciò che provo... E se il mio George non fosse altro che un sostituto dell’altra persona? Se vedessi in lui ciò che io voglio vedere?”

“Angelina.” Chiamò piano la donna. “Devi capire davvero cosa provi per quest’altra persona e decidere se...”

Ma le parole le morirono in gola quando si accorse della sguardo disperato e distrutto della ragazza. Solo in quel momento, capì chi fosse l’altra persona. “È Fred, vero?” mormorò incerta. “L’altro ragazzo che ti ha lasciato è mio figlio?”

Angelina scoppiò in un pianto inconsolabile, coprendosi il viso con entrambe le mani. “Mi dispiace.” Sussurrò tra i singhiozzi. “Non avrei mai dovuto parlarne con lei. Sono stata terribilmente ingiusta, ma non sapevo davvero con chi sfogarmi e lei...” ma le fu impossibile continuare.

La signora Weasley fu profondamente toccata dalle lacrime di Angelina. Senza pensarci oltre, le si avvicinò e l’abbracciò. Prese ad accarezzarle dolcemente la schiena per calmarla e a lisciarle i lunghi capelli. “Su, piccola mia...” le sussurrò amorevole. “Adesso basta piangere... Non vorrai mica che George ti senta! Quel testone sarebbe persino capace di dare la colpa a me!”

L’ultimo commento riuscì a strappare un sorriso ad Angelina. Si staccò dalla donna e si asciugò le lacrime, provando a tornare calma. “Mi scusi.” Disse, ancora con la voce tremante. “Probabilmente penserà che sono pazza.”

La signora Weasley rise divertita. “Oh, Angelina! Io ho cresciuto una famiglia di pazzi! Che differenza vuoi che faccia uno in più?”

Anche la ragazza proruppe in una piccola risata.

“E poi, vuoi sapere davvero cosa penso?”

Angelina annuì.

“Penso che tu sia stata molto coraggiosa a parlarne con me. Non è una cosa facile da dire.”

“Lo so.” Confessò Angelina. “Ma adesso cosa faccio?”

La signora Weasley le sorrise e le accarezzò dolcemente il viso. “Lascia che ti dica una cosa, Angelina. Fred e George erano praticamente identici in molte cose: l’aspetto, la propensione agli scherzi, il fiuto per gli affari, il disprezzo per le regole... Ma erano anche diversi in molte, moltissime altre cose. Devi solo capire quale delle due cose è più importante per te. Se quella che li rendeva simili oppure quella che li distingueva. Trovata la risposta, avrai la soluzione che cerchi.”

Angelina si prese qualche istante per analizzare bene il suggerimento della donna e le sorrise. “Ci proverò, signora Weasley, la ringrazio molto.” E, di slancio, l’abbracciò.

La donna rispose all’abbraccio, stringendola forte a sé. “Ora va, però.” Le sussurrò in un orecchio. “Altrimenti penseranno che ti abbia rapito qualcuno.”

Angelina rise e si staccò delicatamente da lei. “Forse ha ragione... Però prima...” si allontanò dalla donna e si tirò su le maniche del maglione scuro che indossava, avvicinandosi al tavolo, ancora pieno di piatti e stoviglie. “...dobbiamo ancora sistemare qui, no?”

 

 

 

 

 

 

 

 

Si, si, lo so, sono imperdonabile! Dopo sette mesi aggiorno di nuovo! Che vergogna! Vi prego davvero di volermi scusare e prometto che finirò la storia il più presto possibile...mi ci metterò davvero d’impegno! Un enorme ringraziamento a tutti coloro che hanno recensito e che continuano instancabilmente a darmi suggerimenti... Non avete idea di quanto mi siano preziosi! Un bacio e A PRESTO!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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