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Autore: xwilliamseyes    07/08/2015    2 recensioni
"Io credo negli inizi che non trovano una fine.
Credo negli sguardi destinati ad incrociarsi e mai più a lasciarsi.
Credo nella pelle che si confonde e sente di non averne mai più abbastanza.
Credo nelle affinità di cuore e di mente, nelle affinità di ricordi e di futuri.
Credo nei sorrisi, nelle lacrime, nelle urla, nei silenzi condivisi perché in due tutto è diverso, tutto è più colorato.
E c'è il verde, il rosso, l'arancione.
E l'azzurro dei tuoi occhi.
Dei tuoi e di nessun altro, Louis.
Che risplendano da sempre nei miei e da sempre si rispecchieranno nei miei.
Siamo noi quell'inizio che non trova fine.
Siamo noi quell'amore perpetuo che dà forma ai nostri sorrisi.
Ai tuoi e ai miei.
Unici, inseparabili, infiniti."
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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The Whispering Caves
 
Ero sola.
Il chiasso che mi circondava solo pochi attimi prima si era dissolto in un silenzio irrequieto e devastante.
Guardai in terra disorientata senza sapere cosa fare.
Nella mia mente era ancora stampato vivamente il viso di Louis, il suo contorcersi sotto le figure di quegli uomini sconosciuti e le mie urla che cercavano in tutti i modi di trattenerlo.
Ripresi a piangere, più forte di prima.
Cosa potevo fare?
Decisi improvvisamente di chiamare la polizia. Afferrai il cellulare che era a pochi passi da me e digitai il numero. Ero sul punto di portarlo all'orecchio quando riagganciai. Capii in poco tempo che non sarebbe stata una buona idea perché, in fondo, nel torto c'ero anch'io. Avevo trattenuto un'arma in casa per quasi due settimane e sapevo con certezza che senza un permesso era praticamente illegale.
Riposai il cellulare e mi accasciai a terra, tenendo furiosamente il viso tra le mani.
Chiusi gli occhi alla ricerca di uno spiraglio di razionalità e buon senso. E stranamente mi apparve il viso di Vanessa. Il suo viso in un ricordo che conservavo dentro di me da parecchio tempo ma che mai avevo ripreso.
Le sue labbra rossastre e i capelli illuminati da quel tiepido sole londinese.
Era la prima volta in cui la vidi in macchina di Louis. Mi sorrideva ed io ricambiavo, mentre dentro di me sentivo solo di volerla lontana da me, da noi.
Collegai tutto e mi resi conto che dove avrei trovato Vanessa avrei trovato anche Caden, o almeno sue notizie.
Sapevo dove si trovava la casa di Vanessa quasi con certezza, avevo solo bisogno di un piccolo aiuto per raggiungerla.
E con certezza ancora sapevo che l'unica che poteva darmi questo aiuto era Alexandra.
Velocemente presi la mia giacca e mi diressi fuori, verso la prima fermata del bus.
Aspettai una buona mezz'ora prima di riuscire a prendere il numero giusto.
Mi catapultai al suo interno e con una certa agitazione mi accomodai sul primo posto libero.
Erano le sette e il sole batteva ancora con forza sui piccoli palazzi che mi circondavano. Vedevo l'autista asciugarsi la fronte di tanto in tanto e la gente a me vicina sbuffare per quel caldo così strano e così opprimente.
Mi limitai ad ascoltare qualche chiacchiera per poi ripiombare nei miei pensieri.
Il cuore prese a battermi velocemente quando l'immagine di un Louis in presa al panico prese posto nei miei pensieri. Afferrai il petto e cercai di dare una regolata al mio respiro che si faceva sempre più affannoso.
E per l'ennesima volta delle lacrime iniziarono a bagnarmi il viso. Cercai immediatamente di cancellarle strofinando con velocità le mani sulle guance e sugli occhi.
“Signorina, tutto bene?”
Una signora sulla cinquantina mi si avvicinò e tastandomi le spalle con una mano era alla ricerca della mia attenzione.
Mi voltai nella sua direzione e le accennai un timido sorriso.
“Si, grazie”
Decise anche lei di sorridermi, mostrandomi non molta convinzione.
Finalmente la mia fermata arrivò.
Scesi dal bus e con passo più o meno svelto mi mossi in direzione della casa di Alexandra.
Dopo pochi isolati mi ritrovai davanti alla sua enorme casa.
Non l'avevo avvertita ma sapevo quasi con sicurezza che l'avrei trovata lì.
Bussai una paio di volte prima di ritrovarmi il suo volto secco di fronte.
“Gabrielle..ma che...”
“Alexandra ho bisogno del tuo aiuto”
Le dissi, senza giri di parole o altro. E le bastò guardarmi per capire quanto fosse grave la cosa. Mi invitò all'interno dirigendomi verso il salone.
“Accomodati”
Mi indicò con una mano il divano bianco che ci era accanto, improvvisando una gentilezza.
“Non c'è tempo”
“Perché?”
“Hanno rapito Louis”
Gli occhi le si spalancarono e strizzandoli mi invitò a ripetere quelle stesse parole.
“Non ho la minima idea di chi siano ma so cosa vogliono”
“Cosa?”
“Una pistola”
“Una pistola?! E che c'entri tu, tu e Louis, con una pistola?”
“Ho combinato un guaio, Alexandra...”
Mi lasciai morire quelle parole in gola, soffocando un singhiozzo. Non riuscii più a reggermi in piedi e mi gettai lentamente sul divano.
Sentivo che gli occhi di Alexandra mi guardavano curiosi e chiedevano con quanta più forza avessero che io le raccontassi la mia storia. E così, senza perdere altro tempo, le raccontai tutto.
“Ho aiutato il fratello di Vanessa. Mi ha detto che lei stava male, che le cure per la sua malattia costavano troppo e per questo aveva rubato una pistola molto costosa per poterla vendere e avere il denaro necessario. Mi ha chiesto di tenerla nascosta per un po' di tempo, nient'altro. Per queste due settimane siamo stati tranquilli ma oggi, improvvisamente, sono arrivati questi tizi. Io gliela avrei anche data quella pistola, ma quella non era più là!”
La bocca di lei non si chiuse per un solo attimo. Alla fine delle mie parole afferrò il pacchetto di sigarette dal tavolo e ne accese una, portandola nervosamente alle labbra. Aspirò due tiri prima di rivolgermi nuovamente l'attenzione.
“Non sapeva nessuno di questa cosa?”
“Nessuno”
“Nemmeno Louis?”
“No! Non avrei potuto rischiare. E poi ce l'aveva a morte con Caden. Abbiamo passato dei giorni orribili”
Alexandra riprese il suo silenzio.
Si guardava intorno e in terra continuamente. Il mio nervosismo prese ad aumentare e decisi con una certa arroganza di ripetere: “Ho bisogno del tuo aiuto”. Mi guardò in volto quasi con assenza.
“Cosa vuoi che faccia?”
“So dove trovare il fratello. Devo solo raggiungere casa di Vanessa.”
D'un tratto si alzò. Fumò l'ultima portata di tabacco della sua sigaretta e si diresse verso il corridoio.
“Va bene. Andiamo”
E proseguì, accelerando il suo passo. In fretta la raggiunsi.
Afferrò la borsa e richiuse la porta alle nostre spalle.
Ci dirigemmo con sicurezza alla sua macchina e in men che non si dica eravamo in strada, sfrecciando tra i mezzi verso il tramonto che presto si sarebbe sbiadito nel buio.
Alexandra rimase silenziosa a lungo mentre con calma io le suggerivo gli incroci da prendere e le corsie da svoltare.
Di tanto in tanto le rivolgevo qualche sguardo silenzioso. Mi resi conto che ogni volta che la vedevo mi sembrava sempre più stanca e vecchia.
Gli occhi le lacrimavano e l'eyeliner mal messo le si era sciolto completamente sulle occhiaie. Tirava su con il naso e riportava i capelli dietro le spalle in continuazione.
Alexandra aveva qualcosa che non andava, io lo sapevo, e lo sapevo da tanto tanto tempo e mi vergognai in quel momento di non aver mai fatto nulla per aiutarla, per starle vicino.
Mi resi conto di quanto egoista e stupida fossi stata, di quante chiacchiere inutili le avessi rivolto e di quanti silenzi senza senso le avessi donato.
Mai una parola di bene o di affetto spontaneo era uscita dalle mie labbra.
“Alexandra, ho capito una cosa”
La fermai improvvisamente.
“Cosa?”
Mi chiese, incuriosita ma distratta allo stesso tempo.
“Non ti ho mai detto ti voglio bene o anche solo grazie per tutto quello che hai fatto e fai per me, scusami”
Lei rimase in silenzio, incitandomi forse a continuare.
“E cosa più grave, non ti ho mai aiutata. Non ti ho mai chiesto hai bisogno di qualcosa? Scusami, io non so..”
“Gabrielle, sto bene, davvero. E poi lo sai che a me queste parole non sono mai piaciute. Che credi, che non sapessi che tu ci sarai sempre per me?”
“Non te l'ho mai dimostrato”
“Lo hai fatto. Ricordi quando Joe mi lasciò? Chi fu la persona che immediatamente si catapultò verso casa mia portandomi una tavoletta di cioccolato e un pacco di biscotti, i miei biscotti preferiti? E ricordi quando fui bocciata? Chi mi aiutò durante quell'anno scolastico a mettermi sotto e a non distrarmi? Ci sei sempre stata Gabrielle per le piccole grandi cose, è questo che importa”
“Eppure, non so..”
“Ognuno ha i suoi demoni, Gabrielle, non ci pensare. Ora dobbiamo risolvere i tuoi, ai miei ci si penserà un giorno semmai”
Distolse un attimo l'attenzione dalla strada e si rivolse verso di me, esplodendo in un sorriso.
“Ti vog..”
“No, non lo dire. Rimaniamo così. Mi piacciono i nostri lunghi silenzi.”
Azzardò una risata per poi mettere una marcia diversa e quindi accelerare.
Dopo strade e strade ci ritrovammo di fronte alla casa di Vanessa.
Una modesta villetta vicinissima al centro di Londra.
Non appena la vidi mi spuntò una domanda che prima di allora non mi ero mai fatta. 
Come fanno a permettersi questa casa e non una medicina?
Ipotizzai che forse quella di lei fosse una malattia più che rara e che forse neanche la ricchezza della sua sola famiglia bastava.
Ci avvicinammo sempre di più alla porta d'ingresso. Bussai e indietreggiando di alcuni passi ci mettemmo in attesa.
Alcuni secondi dopo la porta si aprì, il buio la circondava. Non riuscì a vedere bene il viso che ci era di fronte fin quando non si spostò verso di noi.
Era Vanessa.
Ed era in piedi, con la sua solita carnagione, il suo solito corpo in forma e le sue solite guance lievemente rosate.
“Vanessa?”
Replicai confusa.
Alla mia vista sgranò gli occhi e si ritrasse spaventata. Si portò una mano al petto incurvandosi su stessa.
“Gabrielle, che sorpresa, cosa ti porta qui?”
“Ehm..devo parlare con tuo fratello”
“Mio fratello? Ah però, come lo conosci?”
“E' una lunga storia. Puoi dirmi dov'è?”
“E' fuori. Fra un'oretta dovrebbe tornare. Volete accomodarvi dentro?”
Mi girai velocemente verso Alexandra alla ricerca di un suo consiglio. Lei accennò un “si” e con una leggera spinta sulle spalle mi convinse ad avanzare.
Cosa ci avrebbe raccontato in quel momento non riuscivo neanche ad immaginarlo, stranita com'ero dal suo aspetto asciutto e vivo.


-SPAZIO AUTRICE
Salve gente! Innanzitutto perdonatemi questo ritardo ma le notizie degli ultimi giorni mi hanno completamente devastata e sinceramente, non so, non mi andava di scrivere sui ragazzi. Poi, però, lo sbando mi è passato e subito ho preso il pc per mettermi a scrivere. 
Diciamo che in questo capitolo non succedono cose allarmanti, si può definirlo un capitolo di passaggio. Però, personalmente, mi è piaciuto molto il momento di dolcezza tra Gabrielle e Alexandra, ci voleva proprio dopo tutto quello che hanno passato insieme!
Speriamo che Vanessa e Caden risolvano questa situazione, perché so che Louis come ostaggio proprio non volete vederlo più!
Spero vi piaccia.
Al prossimo.
Un bacio.
-Manu 

p.s. il titolo riprende l'omonima musica di Those Who Ride With The Giants


 


(la nostra meravigliosa Alexandra)

 
 
 
  
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