Paziente n° 54: Blue Ace
La
dottoressa sfoglia la cartella dell'ennesima persona rinchiusa
li.
-Mi dica Ace.Sa perché lei e qui?- Chiede,osservando la
figura posta davanti a lei,aldilà del tavolo.In tutta
risposta la
ragazza alza lo sguardo,fissando i suoi occhi verdi e stanchi a causa
del lavoro. Non accenna di aprir bocca,respirando solo lentamente.
La
donna dal camice bianco continua la sua analisi, posizionando delle
foto sul tavolo.
-Questo è Alan Cage. 43 anni. Sposato e aveva un
figlio. E stato ritrovato nel seminterrato,legato ad una sedia.Aveva
la bocca cucita così come gli occhi,quest'ultimi
però privi del
bulbo oculare,la lingua è assente ed infine,sull'addome,e
stata
tracciata una frase: "There is Evil in this World" incisa
con il suo sangue. Ed è qui che l'abbiamo trovata.
Osserva
attentamente le foto scattate con cura. Lei stessa poteva vedere il
suo crimine commesso con le sue stesse mani. Quelle cuciture e quella
frase gli fecero ricordare l'omicidio compito è organizzato
poche
ore prima.
-Sa dirmi perché lo ha fatto?- Continuó il suo
interrogatorio,rivolgendosi di nuovo al suo interlocutore.
Distolse
il suo sguardo da quelle immagini ancora vivide nella mente per poi
accennarle un sorriso. -Se lo meritava.- pronunciò
tranquillamente
quelle parole.
-A quanto sappiamo,suo padre e scomparso mentre sua
madre e stata violentata dalla vittima ed infine uccisa.La sua azione
e stata di pura vendetta?-racconta chiaramente quel che accadde
quella notte e di come mi fece diventare un mostro,sporcandomi
così
le mani di sangue.-Ma lei sa che non porta a niente se non all'odio
concluse il discorso fin troppo chiarito per i suoi gusti.
-E con
ciò?-Inclina il capo,sistemandosi meglio sulla sedia. La
camicia di
forza indossata gli dava fastidio ma era stata obbligata. Avevano
detto di essere una "precauzione".
-Se venisse arrestato
sarebbe giusto? Oh, no! Lui doveva pagarla per le colpe
commesse.-sospira mentre il sorriso non sparisce dal suo
volto.-Dottoressa! La ruota gira per tutti,se lo ricordi. Un passo
falso e verremmo buttati fuori.-
-Io sono qui per aiutarla-
dice,ma di cui lei scuote il capo.
-Si sbaglia. I pazzi non
possono essere aiutati se no,si finisce per diventare come
loro.-
La
seduta termina con il frastuono della sua risata,riecheggiando in
quella stanza vuota. La donna richiama velocemente le guardie il
quale, riportano la paziente nella sua cella e nella nuova casa in
cui vivrà.
la mia realtà è solo diversa dalla vostra.