Ed eccomi
qua a pubblicare il secondo ed ultimo capitolo di questa storia.
Ringrazio infinitamente monnie89 per la sua recensione, sperando che
anche questa seconda parte non la deluda. ^^ buona lettura!
Fatemi
sapere che cosa ne pensate, ci tengo. ;_;
Capitolo 2
< ...è
ora. > mormorò Itachi, aprendo il vecchio cancello,
che
prontamente cigolò, in perfetto stile horror.
Ino rabbrividì,
stringendosi al braccio del suo amato, mentre Deidara guardava dritto
davanti a sé, deciso più che mai a far luce sulla
faccenda.
Quel posto,
constatarono per l'ennesima volta, era veramente inquietante, specie
quand'era buio; i grandi alberi, all'ombra dei quali giacevano i
defunti, creavano strani, astratti disegni, aiutati dalla fioca luce
della luna. Il vento, freddo e pungente, penetrava nelle ossa
così
come la paura che si faceva strada in loro, passo dopo passo, sempre
di più; perché fare i duri non significa
necessariamente esserlo.
Nonostante
l'atmosfera da brivido, pero', i tre non vedevano stranezze,
guardandosi intorno; tutto sembrava tranquillo... forse fin troppo.
< Beh? Dov'è
la fiamma, biondino? > domandò sprezzante il moro,
posando
lo sguardo sulla tomba di Shisui, voltandosi subito dopo.
< Non rompere e
continua a guardare. >
< A guardare
cosa? Non c'è niente d'interessante qui attorno, lapidi a
parte. >
< Lo sai
benissimo anche tu, che qui c'è qualcosa di strano! >
esclamò il biondo, < Vuoi forse negarlo? >
< No. >
Ino lo guardò
negli occhi, cercando di capire che cosa gli passasse per la testa,
ma si trovava di fronte ad un tipo insondabile, almeno per lei.
< E allora che
hai da borbottare, idiota? >
< De-Deidara...
cos'è quella cosa? Vicino al tuo piede! >
esclamò
improvvisamente la ragazza, indicando per terra, accanto al fratello.
Una piccola
fiamma, di colore blu, illuminava la lapide con su il nome del
defunto migliore amico di Itachi, apparentemente innocua.
< La fiamma! Te
l'avevo detto che l'avevo vista! Che hai da dirmi, adesso? >
disse
spaventato, sperando di vedere, per la prima volta, l'Uchiha tremare.
< ...tutto qui?
>
< Come sarebbe
a dire, “tutto qui” ? Ti sembra una cosa normale,
quella? >
domandò, indicandola.
Essa non si mosse;
rimase a far luce su quelle scritte che tanto facevano male al moro.
Male da morire. Male da uccidere.
< Smettila di
sbraitare come una femminuccia indifesa. >
A quelle parole,
l'altro s'infiammò, mentre Ino cercava invano di fare da
paciere. Itachi afferrò il biondo per un braccio,
strattonandolo.
< Non avverti
anche tu questa strana sensazione? > chiese il moro, con uno
strano sorriso in faccia.
< Di che cazzo
parli? >
Si specchiò
nei suoi occhi e vi lesse odio. E rabbia. E follia.
Deidara imprecò,
cercando nuovamente di liberarsi dalla sua stretta, senza riuscirci.
Ino, invece, era letteralmente paralizzata dal terrore, incapace di
proferire parola.
< Non fare il
finto tonto, tu mi hai portato qui per uno scopo preciso... sai
qualcosa, ma non sei intenzionato a dirmelo, non è vero?
>
Colpito nel segno.
Ma il biondo certo
non si aspettava una simile reazione da parte del ragazzo; di solito,
era un tipo calmo e taciturno. Mentre in quel momento non sembrava
neanche lui: gli stava sputando contro un cumulo di frasi sconnesse,
agitandosi, urlando. Quello non era lui.
< Itachi,
calmati, ti prego! > lo supplicò la fidanzata, ma in
tutta
risposta ricevette uno spintone; cadde a terra, sbattendo
violentemente la testa.
< Bastardo! >
lo apostrofò il fratello della ragazza, < Tu sei
completamente pazzo! >
< Forse hai
ragione... > sussurrò al suo orecchio, < ...ma
tu sei
morto, se non mi dici quello che sai. >
< Puoi
scordartelo! >
< Va bene,
allora... > tirò fuori dalla propria tasca un
coltello, <
...sayonara. [*] >
Il ragazzo
spalancò gli occhi, provò ad urlare, ma dalle sue
labbra uscì solo un gemito; la lama affilata era penetrata
nella sua carne, più precisamente appena sotto lo sterno. Ma
il suo assassino non si accontentò, infatti lo
colpì
più volte nello stesso punto, spostandosi poi all'altezza
del
cuore; liquido cremisi macchiò il suo volto, le sue mani, i
suoi vestiti. La sua anima. Il fuoco
che ardeva dentro
di lui, e che non si era ancora spento del tutto; quel poco che era
rimasto, contribuiva ad alimentare la sua rabbia.
Un foglietto volò
via dalla tasca del giovane, mentre la vita lo abbandonava,
dolorosamente; quel piccolo pezzo di carta, non era altro che la
pagina mancante. Anch'essa si era sporcata, ma quel che c'era scritto
era ancora leggibile.
“ Si tratta di piccole fiammelle solitamente di colore blu, che si manifestano a livello del terreno in particolari luoghi come i cimiteri, le paludi e gli stagni nelle brughiere. Il periodo migliore per osservarli, è nelle fredde sere d'autunno. Esse si chiamano comunemente fuochi fatui, e alcune leggende popolari dell'antichità ritenevano che fossero la dimostrazione dell'esistenza dell'anima. La loro origine non è comunque del tutto chiara. ” [*]
La vendetta di
Deidara, infine, non si era compiuta; il cimitero non gli aveva
ancora strappato via gli ultimi brandelli d'umanità che gli
permettevano di continuare a vivere. Eppure, era convinto di non
avere sbagliato nulla. Ma non aveva considerato lo scopo primario di
Itachi: egli non avrebbe potuto abbandonare la sua anima là
dentro, almeno non del tutto; non prima d'aver messo Sasuke in salvo.
Il biondo aveva
intenzione di trascinarlo via con sé, nel baratro nel quale
aveva iniziato a sprofondare la prima volta che era entrato in quel
posto, ma non ci era riuscito, pagando con la vita.
< Dei...
Deidara... > gemette Ino, dolorante, < ...cosa gli hai
fatto?
Cosa hai fatto a mio fratello? > singhiozzò,
avvicinandosi
al cadavere, rendendosi conto che oramai, per lui, non c'era
più
niente da fare; la ragazza studiava per diventare medico, ma si
sentì
mancare quando si rese conto di com'era stato ridotto il corpo che le
giaceva accanto.
< Perchè?
Dimmi perché! >
< Taci! >
Si avventò
anche su di lei, recidendo il suo fiore, appena sbocciato, senza
alcuna pietà.
Li aveva uccisi
entrambi, macchiandosi così di tre orribili delitti. Si
inginocchiò a terra, nascondendo il volto tra le mani,
chiedendo silenziosamente perché.
< La
dimostrazione dell'esistenza dell'anima... > mormorò,
alzando gli occhi al cielo.
Dunque, il piccolo
fuoco di fronte alla tomba di Shisui, rappresentava la sua anima?
< Nii-san!!
>
Sasuke.
Era andato a
cercarlo.
Ma lui non poteva
permettere che entrasse in quel luogo.
Gli corse incontro
bloccandolo prima che potesse varcare il cancello, stringendolo fra
le braccia come mai aveva fatto prima di allora.
< Nii-san...
che ti è successo? > domandò il ragazzo;
suo
fratello era sporco di sangue. Il suo volto, i suoi vestiti... eppure
lui stava bene, non era ferito.
Itachi, a quelle
parole, si rese conto di ciò che aveva fatto. Dopo averlo
visto così, Sasuke non si sarebbe mai più fidato
di
lui.
< Io... >
< Che hai
fatto, Itachi?! Perché sei sporco di sangue? E
perché
sei entrato qua dentro di notte? Spiegami! > sbraitò,
con
gli occhi lucidi di lacrime che minacciavano di uscire, e di
macchiare le belle guance.
< ...sono un
assassino. >
Solo tre parole.
Le pronunciò freddamente, guardando suo fratello dritto
nelle
iridi scure.
< Come...? >
< Hai capito
bene, sono un assassino. >
Lo ripeté,
come nulla fosse. Come se quella terribile parola non avesse
significato. Oramai, tanto, mentire non aveva più senso; non
di fronte all'evidenza
< ...mi stai
prendendo in giro, vero? Hai uno strano senso dell'umorismo... >
tentò di scherzare il giovane, ma dentro di sé
sapeva
bene che che il fratello stava dicendo la verità, per quanto
essa fosse crudele e inaspettata. Itachi era sempre stato un ragazzo
gentile, seppur solitario e di poche parole; non avrebbe mai creduto
che potesse essere capace di fare una cosa del genere.
< Lo sai che
non scherzo, Sasuke. >
< Ma... ma
perché? >
Già.
Perché? Neanche lui era certo di saperlo,
anche se dopo
aver letto la pagina mancante del libro, si era fatto un'idea di
quella che poteva essere la più logica spiegazione al
mistero
di Backbiting Street. Ma aveva bisogno di conferme, e subito, prima
che anche la persona a cui teneva di più venisse macchiata,
così come era successo a lui.
Non rispose alla
domanda del fratello, ma lo afferrò per un braccio,
trascinandolo il più lontano possibile da quel luogo
maledetto, nonostante questi cercasse di divincolarsi, senza
risultato.
< Lasciami!
Lasciami, mi fai paura! >
E quelle parole
gli fecero male, terribilmente male; più delle suppliche di
Shisui, più del volto coperto di lacrime della bella Ino. Ma
si trattenne dal mostrare debolezza, camminando nella nebbia del
quartiere, cercando un luogo sicuro. E, tutto d'un tratto, si
ricordò
del posto in cui lui e Sasuke usavano andare a giocare quand'erano
piccoli: a poche centinaia di metri dalla loro casa, sorgeva un
vecchio edificio, oramai fatiscente e probabilmente pericolante, ma
era la miglior soluzione che gli era venuta in mente in quel momento.
Il palazzo era
composto da tre piani, Itachi pensò che forse, un tempo,
poteva esser stato diviso in diversi appartamenti; ma, a causa
dell'usura del tempo, dentro c'era rimasto ben poco. Le vecchie
porte, per la maggior parte, avevano ceduto, e i pochi mobili rimasti
all'interno erano stati assaliti dalle tarme, o peggio divenuti la
perfetta tana per topi e altri animali. Il ragazzo, correndo per le
lunghe rampe di scale portando in braccia il fratello ormai privo
delle forza per protestare, sperò che almeno la stanza in
cui
si rifugiava sempre quando giocavano a nascondino, fosse in buone
condizioni. Fortunatamente, così fu: in quella che doveva un
tempo esser stata una camera da letto, vi era ancora il vecchio
materasso sotto la finestra, e anche l'armadio a quattro ante che non
avevano mai avuto il coraggio di aprire era rimasto al suo posto.
Quella stanza era una delle poche dell'edificio la cui porta non era
stata abbattuta dal tempo trascorso, e la chiave era ancora nella
serratura; così, adagiò Sasuke sul materasso e
velocemente uscì, chiudendo a chiave la porta. Trovandosi al
terzo piano, era certo che il ragazzo non avrebbe tentato la follia,
ovvero scappare dalla finestra; Sasuke non era uno stupido, e
probabilmente avrebbe cercato in tutti i modi di forzare la
serratura.
Sapeva di avere
poco tempo, per cui corse, alla ricerca di risposte.
~
Si ricordò
che aveva notato, fra i libri di proprietà dei suoi
genitori,
un volume che parlava della Cabala; si era chiesto, quando lo aveva
visto, cosa mai ci facesse a casa sua, visto l'argomento che
trattava. Quando pero' aveva provato a rimettere assieme le varie
vicende, in lui era maturato un sospetto.
Entrò in
casa sbattendo la porta violentemente, tanto che Mikoto, sua madre,
si spaventò non poco.
< Itachi!
Tesoro, che succede? >
< Scusa, mamma,
non ho tempo adesso! >
Prese il libro ed
iniziò a sfogliarlo, sotto lo sguardo impaurito della donna,
che a passo svelto si recò nella stanza del marito, Fugaku,
per avvertirlo dello strano comportamento del figlio; l'uomo scese
subito, domandando al ragazzo dove fosse suo fratello e
perché
stesse leggendo proprio quel volume. Il giovane si
voltò
verso il padre con occhi di fiamma, che dentro di
lui
persisteva, tanta era la sua forza d'animo.
< Non mi
disturbare. > rispose.
< Come hai
detto? Come osi rivolgerti a tuo padre con quel tono? >
“ Uccidili, itachi. ”
< Cosa? >
“ Falli fuori, loro vogliono impedirti di salvarlo... ”
< Chi è che parla? >
“ Non preoccuparti di questo, adesso ammazzali, così ti sarai liberato da tutte le seccature. ”
< No... >
“ Quelle seccature... ”
< State zitti! >
“ ...che non ti hanno permesso di esternare quel che provi per tuo fratello Sasuke. ”
“ Loro
ti odiano. ”
“ Loro ti impediranno di amarlo. ”
Qualcuno,
o
qualcosa, gli aveva parlato.
E quel che è
peggio, a quanto pare, i suoi genitori non avevano sentito quelle
voci.
< Rispondimi,
Itachi! >
“ Uccidili, che aspetti? ”
< Ho da fare,
dannazione! Sei diventato sordo?! >
< Non
rispondermi in questo modo e dimmi che c'è che non va!
>
insistette l'uomo.
“ Fallo, fallo prima che loro uccidano Sasuke... ”
< Sasuke... >
Estremamente
confuso dalla situazione, e soprattutto dalle voci che sentiva nella
sua mente, il ragazzo non poté far altro che che dare
ascolto
ad esse; come, inconsciamente, già aveva fatto, quando aveva
tolto la vita alle sue prime vittime. Davanti all'attonito sguardo di
Mikoto, spinse a terra il padre, assestandogli un pugno allo stomaco,
facendolo rimanere senza respiro per qualche secondo.
< Oh mio Dio,
Itachi! Ma che ti succede? Lascialo subito! > lo
supplicò
la donna, inutilmente.
Il giovane prese
dalla propria tasca il coltello sporco del sangue di Ino e Deidara, e
lo conficcò nel petto del padre, senza pietà.
La madre cercò
di raggiungere il telefono per avvertire la polizia, ma venne
pugnalata alle spalle, da una furia che si placò subito
dopo,
rendendosi conto del proprio, folle gesto. Itachi si
accasciò
accanto ai corpi dei genitori, tenendo il volto nascosto fra le mani,
come a voler celare la vergogna, il disgusto che provava verso
sé
stesso.
“ Bravo, sei stato veramente bravo... ”
< Ma chi sei?
Perché mi stai torturando? >
La strana voce non
rispose, neanche quando il ragazzo prese a pugni il pavimento,
accecato dalla rabbia e dal dolore, tanto che le sue mani iniziarono
a sanguinare, e a bruciare. Con le forze che gli erano rimaste,
riprese il libro, continuando la lettura da dov'era rimasto:
“ La Cabala divide le sei categorie di demoni esistenti in dieci gruppi, fra cui quello dei Chaigidel [*], guidati da Beelzebub [*]; essi sono spiriti di menzogna. ”
< Backbiting... >
“ Si
narra che, in una cittadina americana della quale si hanno ben poche
notizie, sia stata riscontrata la presenza di tali spiriti, atta a
creare nei suoi abitanti un tremendo conflitto inferiore, che li
spinge ad atti terribili come omicidi, suicidi, stupri, e via
discorrendo; pare che nella suddetta città sorga un cimitero
maledetto, e la leggenda vuole che chiunque vi entri, venga preso di
mira dai Chaigidel, demoni che attraverso la menzogna e la
maldicenza, rendono queste persone, in poco tempo, completamente
inumane. In altre parole, la loro anima viene risucchiata da una
forza maligna che se ne ciba. Si dice anche che, all'interno del
cimitero, vi siano stati avvistati dei fuochi fatui, che secondo gli
antichi rappresenterebbero le anime dei defunti, e quelle strappate
via da coloro che sono stati maledetti.
Più
fuochi per alimentarne uno solo.
Enorme,
in grado di spazzare via il genere umano.
In
grado di cancellare qualsiasi sentimento. ” [*]
< Più
fuochi per alimentarne uno solo... >
Finalmente era
tutto chiaro; per quanto potesse sembrare assurdo, quel luogo era
stato preso di mira da una schiera di demoni. Da delle malvagie
entità il cui scopo era ottenere il potere assoluto
attraverso
le anime di coloro che erano deboli.
“Shisui, devi salvare il tuo amico Itachi... salvarlo da quella donna... lei lo porterà alla distruzione. Tieni molto a lui, non è vero? E allora salvalo... ”
“ Ino, non ti curar di quel che pensano gli altri; anzi, approfittati di loro... ”
“ Deidara, tu odi Itachi, lo sappiamo che è così... dunque offrici in sacrificio la sua anima, e noi ti lasceremo libero. ”
“ Itachi... uccidi, uccidi, uccidi... uccidi per diventare più forte, uccidi per dimostrare che esisti, per liberare il mondo dalla feccia... per assicurargli un futuro migliore... ”
< Sasuke... >
Il ragazzo uscì
di casa e corse verso l'edificio all'interno del quale aveva lasciato
il fratello, che in quel lasso di tempo aveva sì, tentato di
scappare, ma non c'era riuscito; e l'Uchiha maggiore si
sentì
sollevato, quando lo trovò lì, sano e salvo.
< Vattene
via... vattene! > lo scacciò il più
piccolo, ma
l'altro in tutta risposta lo abbracciò, cercando di
tranquillizzarlo.
< Perdonami...
otouto. > sussurrò al suo orecchio, < Sono
vittima di
una maledizione, ho ucciso il mio migliore amico, la mia ragazza, suo
fratello, e adesso anche mamma e papà... >
< Cosa? Sei un
maledetto bastardo, non mi toccare! > esclamò,
singhiozzando e cercando di fuggire, ma Itachi lo trattenne tra le
sue braccia.
< No,
ascoltami... tu sei in pericolo, io non ho intenzione di farti del
male, ma loro ti vogliono... ed io non posso permettere che la
facciano franca. > spiegò.
< Loro? Chi
sarebbero, loro? >
< Potrai non
crederci, ma dei demoni vegliano su di noi, nell'attesa di un nostro
momento di debolezza; il momento in cui ci affidiamo al cielo, e
diventiamo più vulnerabili. Essi rubano la nostra anima, per
poter in futuro portare le fiamme dell'Inferno sulla terra. >
Sasuke strabuzzò
gli occhi, incredulo.
< E ti aspetti
che mi beva questa storia assurda? Lasciami, assassino! Lasciami
andare! >
< Sasuke, io
non voglio che ti facciano del male! > esclamò il
più
grande, guardandolo negli occhi, < Per favore, devi credermi, io
ti aiuterò a scappare. > lo pregò, posando
delicatamente le labbra sulle sue.
< Itachi...
perché? Perché mi stai dicendo tutto questo? E
come mai
mi hai... baciato? > domandò, con voce tremante.
< Beh,
perché... anche io provo i tuoi stessi sentimenti, otouto.
>
confessò, senza pero' pronunciare quelle due, piccole
parole,
che suo fratello avrebbe voluto sentirgli dire.
Allora il più
giovane, di propria iniziativa, si avventò sulle sue labbra,
famelico; come se avesse paura che lui potesse sparire da un momento
all'altro. E, forse, il suo timore non era del tutto infondato.
Itachi
decise di prendersi qualche minuto per godere di quell'inebriante
sensazione; la bocca di suo fratello era calda e incredibilmente
dolce, proprio come se l'era sempre immaginata, nelle sue
inconfessabili fantasie. Leccò le sue labbra lentamente, per
poi violarle alla ricerca della sua lingua, per danzare assieme ad
essa per lunghi minuti, che entrambi sperarono potessero durare per
sempre. Sasuke cinse il suo collo con le braccia, andando poi ad
accarezzare i capelli corvini, morbidi fra le sue dita. L'altro
invece percorse la schiena sinuosa del fratello con una lentezza
estenuante, ma in un gesto carico di sensualità e amore.
Ma non doveva
lasciarsi andare più del dovuto, non poteva.
Aveva una missione
da compiere, e un amore sbagliato da cancellare.
Quei sentimenti,
quel desiderio che provava nei confronti del fratello, non sarebbero
dovuti esistere; e, sebbene stringerlo fra le braccia fosse
meravigliosamente appagante, non aveva intenzione di portarlo con
sé.
< Devo andare,
otouto. >
< Dove? >
< A scacciare
il male da questo posto; e tu devi promettermi che scapperai, intesi?
> si raccomandò.
< Cosa? Non se
ne parla, non andrò via senza di te! >
< Devi
ascoltarmi, Sasuke! > esclamò, < Non voglio
metterti in
pericolo, per questo devi fuggire via, il più lontano
possibile! Per favore... >
“ Ascolta
l'ultimo desiderio del tuo nii-san... ”
< Va bene... >
si rassegnò il ragazzo, abbassando lo sguardo.
< Ehi... è
tutto ok. Vuoi farmi un sorriso, ora? >
< La prossima
volta; quando tornerai da me. Sarà il mio regalo. >
Itachi non
rispose, si limitò a guardare il fratello con espressione
dolce, prima di voltargli le spalle.
< Gomen.[*]
> sussurrò, flebile, tanto che l'altro non
riuscì a
sentirlo.
~
Sasuke corse senza sosta fino alla collina che sovrastava il quartiere e che stonava un po' col paesaggio tetro che la circondava; era come un angolo di Paradiso, nell'Inferno di Backbiting Street. Il ragazzo si frugò in tasca, perché si era accorto che il fratello ci aveva messo qualcosa dentro, quando lo aveva abbracciato; ne tirò fuori un biglietto, un poco sgualcito.
25
ottobre
“ E'
tutto abbastanza ok,
e
addio per ora;
solo,
guarda su alle stelle,
e
credi in quello che sei.
Perché
è tutto abbastanza ok,
e
arrivederci, addio. ” [*]
Alzò gli occhi al cielo, mancava poco all'alba, ma le stelle si vedevano ancora; Sasuke non si era mai accorto di quando fossero belle e luminose. E capì cosa Itachi voleva dirgli con quelle parole; credere in quello che si è senza lasciarsi influenzare dagli altri e dai loro giudizi. Era quello ciò che il fratello desiderava: che il suo otouto diventasse una persona migliore di lui. E che il suo fuoco ardesse per sempre, caldo, potente.
Dalla collina, in lontananza, si vedeva bene il grande cimitero; il ragazzo lo dovette fissare per un bel po', prima di capire il significato di quell'addio scritto con inchiostro nero come la notte, su quel foglio ingiallito.
< La prossima
volta, eh? > mormorò Itachi, guardandosi attorno,
prima di
gettare a terra il fiammifero acceso che teneva in mano.
Sasuke osservò
le fiamme divorare quel luogo maledetto, mentre una silenziosa
lacrima rigava la sua guancia; il fuoco assalì gli enormi
alberi forse secolari, e si estese anche verso le abitazioni vicine,
infatti udì urla e scongiuri, ma non se ne curò.
Si sentì
orgoglioso.
Il suo nii-san si
era sacrificato per lui, e probabilmente per il resto del mondo.
Pianse.
Dopodiché
si sentì ridicolo.
Lui non doveva
versare lacrime; perché era forte, e la sua anima bruciava
dentro di lui, alimentando le speranze per una vita migliore.
< Non ci sarà una prossima volta, otouto. >
~
25 ottobre, quattro anni dopo
< Cos'hai,
Sasuke? Hai gli occhi ludici. >
< Non è
niente, Naruto. >
< Non è
vero. >
< E' solo un
po'... di nostalgia. >
< Vuoi
raccontarmi ancora una volta quella storia, koi [*]? >
Sasuke sorride.
Ora crede in sé
stesso ed è certo che, dovunque egli sia, Itachi veglia su
di
lui e sulla sua nuova vita.
Il moro ama
osservare il caminetto acceso; gli ricorda gli occhi del suo nii-san.
Poi si specchia in
quelli di cielo di Naruto Uzumaki e il suo animo s'infiamma,
così
come il suo cuore; e i due ardono assieme, spinti dalla forza
dell'amore.
“ Nel
fuoco d'una guerra venne rasa al suolo, ma rinacque dalle proprie
ceneri; dal fuoco dall'Inferno venne maledetta, ma dall'ardere del
nobile animo d'un giovane avventuriero, essa venne purificata,
morendo nuovamente in un incendio, portando con sé le
invidie,
l'odio e le maldicenze della gente corrotta e dei demoni bugiardi.
”
Dal Diario di Sasuke Uchiha
Il Mistero di Backbiting Street ~ The End
Note:
1 [*]
Sayonara: addio ( giapponese )
2 [*] Source of Information: www.wikipedia.it
3 [*] Chaigidel: secondo la Cabala, sono gli spiriti di
menzogna
guidati da Beelzebub
4 [*] Beelzebub ( o Belzebù ): il nome significa
letteralmente
“Signore delle Mosche”; nella gerarchia infernale,
appare come il
secondo al comando e dunque il braccio destro di Satana. ( Source:
www.wikipedia.it
)
5 [*] La storia di Backbiting Street è
completamente inventata
dalla sottoscritta, nulla di veritiero.
6 [*] Gomen: scusa, mi dispiace ( giapponese )
7 [*] “ And it's quite alright,
and
goodbye for now,
just
look up to the stars and believe who you are,
'cause
it's quite alright, and so long goodbye. ”
Strofa
della canzone “ So long Goodbye” dei Sum 41
8 [*] Koi: amore ( giapponese )