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Autore: CiroGab    11/08/2015    0 recensioni
Tokyo 2016, la paura divaga in città a causa di vari grattacieli distrutti completamente da persone senza volto e senza nome.
I palazzi attaccati erano tutti della Golden Towers Operation, conosciuta come GTO.
I terroristi vengono denominati dalla stampa: Golden Terrorists. Qual'è il loro obbiettivo? Perché lo fanno?
Nessuno ha delle risposte a queste domande, tranne Hyosuke Kouki, un diciannovenne annoiato da tutto e da tutti, tranne che dal suo migliore amico: Ryobe Takaki.
Insieme riusciranno a far inginocchiare Tokyo ai loro piedi seguendo i loro ideali?
Genere: Azione, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Io sono sempre stato così...?

 

E’ buio, non vedo le mie mani, ma non le sento nemmeno. Credo che sia semplicemente un sogno... Oppure no? Cosa mi spinge a pensarlo? Forse sono morto? 
No... Impossibile, ma sembra tutto reale... Non sento suoni, non percepisco altre presenze oltre a me, però non sento nemmeno il mio corpo. Sono una coscienza che vaga nel vuoto?
Se è così allora qual’è il mio nome? Certo... Io non ho un nome. Allora io chi sono? Ah... Sto facendo troppe domande, forse è meglio se torno a dormire...

 

???: - Hyosuke! Ehi, Hyosuke! Svegliati o faremo tardi! Sta per iniziare, su, sbrigati!

Quella voce è di un ragazzo, la riconosco, irritante come al solito, il suo nome è Ryobe Takaki, per gli amici Ryo.                                 19 anni, 172 cm, 51 Kg, capelli castani, occhi verdi, sembra un imbecille, ma è il ragazzo che ha avuto i voti più alti dell’intero istituto già al suo primo anno di università.  E’ considerato da molti un genio, ma io lo vedo solo come un patetico imbecille che mangia a scrocco.

- Che vuoi a quest’ora, Ryobe?

Sembra che sia nato solo per darmi fastidio, accidenti.

Ryobe: - Hyosuke! Sta per iniziare la partita, sbrigati!

- Sì, mi sto alzando. Non puoi fare meno casino la mattina presto?

Mh? Che ho detto? Perchè sembra confuso?

Ryobe: - Ehm, veramente sono le 17.

Che...? Quanto ho dormito?

- Oh, giusto! Ho degli impegni stasera non posso venire con te alla partita.

Certo che la mia camera è proprio un casino... E Ryobe sembra non averla presa troppo bene.

Ryobe: - Uff, vabbé sarà per la prossima volta, io vado.

Ed ecco che apre la porta, oltrepassa la soglia e alza il braccio sinistro per salutarmi per poi girare la testa e guardarmi con la coda dell’occhio. Ormai è come un libro aperto per me, da quanto è che ci conosciamo? 4 anni? Forse 5?

Siamo capitati nella stessa classe, ma non parlavamo mai, visto che io ero nell'ultimo banco a destra e lui nel primo a sinistra. Nessuno dei due aveva degli amici a scuola, l'unica cosa che non avevamo in comune erano i voti. Lui aveva quelli più alti, anche se sembrava un imbecille e io sono sempre stato promosso con la sufficienza, non perchè fossi stupido, ma perché i professori, i miei compagni e tutte le persone che mi stavano attorno mi annoiavano. Tutt'ora mi annoiano, ma in lui c'era qualcosa di diverso, aveva preso la mia attenzione, non so dire bene come né quando, ma iniziammo a parlare e a frequentarci. Un giorno mi invitò ad andare a casa sua, dall'esterno sembrava una casa giapponese ordinaria, non era molto grande, ma nemmeno troppo piccola. Quando entrai, i suoi genitori non erano in casa, mi disse di salire le scale e girare a sinistra, io mi tolsi le scarpe e notai che sembrava tutto in ordine, c'erano dei normali mobili in legno, a sinistra dell'entrata c'era la cucina e a destra le scale. Salii ed entrai in quella che doveva essere la sua camera. Rimasi subito colpito: nelle pareti vi erano affisse delle mappe con varie crocette per segnare dei punti ben precisi. Ce n'era una di Tokyo, due del Giappone e una del mondo. A sinistra c'era un letto, ma non ci si poteva dormire visto che sopra c'erano cavi, vecchi telefoni, varie valigie e attrezzi per recidere. A destra c'era un armadio aperto, si potevano subito vedere varie armi e non sembravano false: erano varie pistole di diversi calibri, due AK-47, cinque granate e un fucile da cecchino. Di fronte all'entrata c'era invece una finestra da cui non si poteva vedere né fuori né dentro. Sotto c'era una scrivania, una sedia da ufficio e in totale 6 computer: 4 portatili e 2 fissi. Anche nella scrivania c'erano vari oggetti per fabbricare bombe artigianali. Per terra era tutto sparso di giornali, fogli e pezzi di cavo.

Certo, dopo quella visione rimasi un po’ sorpreso, ma mi sentii anche felice.

- Ehi, Ryobe, come va?

Non mi guardava, stava scrivendo qualcosa al computer.

Ryobe: - So che è un po’ improvvisa come richiesta, ma mi aiuteresti a piazzare una bomba?

Non risposi subito, stetti un po’ zitto.

Ryobe: - Se non vuoi perché sono troppo strano puoi girare e andartene.

Non era quello il motivo per cui non rispondevo, semplicemente non avevo motivi per far saltare in aria qualcosa.

- Dove vuoi piazzarla?

Finii di scrivere e si girò verso di me. Sorrise.

Ryobe: - Esattamente qui.

Si alzò e puntò con il dito la mappa di Tokyo. Segnava esattamente dove c’era un grattacielo appena costruito.

- Perché vuoi farlo saltare in aria?

Ryobe: - Perché la vita è noiosa. Voglio divertirmi un po’.

Adesso gli direi che stava mentendo, ma in quel momento ancora non conoscevo nulla di lui.

- In effetti anche io mi annoio, ma non penso sia un buon motivo per uccidere.

Ryobe sorrise.

Ryobe: - Tranquillo ancora non ci vive nessuno lì, nel mio piano anche la strada che passa di lì sarà chiusa per lavori, quindi agiremo di notte. Mi aiuterai vero?

In quel momento il mio cuore si è diviso in due, dovevo accettare di aiutarlo o rifiutare e andarmene, dimenticando per sempre quel terrorista che veniva a scuola con me? Però, che male c’è se lo faccio solo una volta?

- Va bene, sono con te.

Due notti dopo avevamo piazzato la bomba, il palazzo si poteva vedere bene dal tetto della scuola. Erano le 23:59 quando Ryobe iniziò il conto alla rovescia, io avevo in mano un telefono che avrebbe dato il segnale per far esplodere la bomba (io lo dico al singolare, ma in verità erano una decina sparse in vari punti). 

Ryobe: - 10...9...8... Hey, Hyosuke, tu credi nella speranza?

- Eh?

Premetti il pulsante, dell’esplosione vidi solo la luce, e più in là il fumo, mi ero girato per guardare Ryobe che sorrideva mentre le sue mani tremavano.  

   
 
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