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Autore: Rumaan    12/08/2015    1 recensioni
Harry è nei guai. Avrebbe dovuto fare da nanysitter ai bambini, ma una riunione d'emergenza del Ministero lo costringerà a rivolgersi ad uno dei suoi Auror per avere aiuto. Come reagirà Hermione?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Rose Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Don't Tell Mum The Babysitter's Draco

Non Dire A Mamma Che Il Babysitter E' Draco

(Don't Tell Mum The Babysitter's Draco)

 

Harry era riuscito ad incastrare il suo nuovo impiegato per una tarda pausa caffè in mensa.

 

“Malfoy”, lo chiamò.

 

Malfoy si girò e fece una smorfia notando chi stava minacciosamente avanzando verso di lui.

 

Harry alzò gli occhi al cielo. Pensava che un po’ di rispetto gli fosse dovuto, essendo ormai il suo capo. Malfoy, invece, sembrava credere di avergli fatto un grande favore diventando un Auror.

 

"Cosa vuoi, Potter?", chiese insolente Malfoy.

 

"Ho bisogno che lavori sabato sera".

 

"Non posso, ho già dei programmi", replicò lui.

 

"Bene, cancellali".

 

"Non posso".

 

Harry digrignò i denti. Era inutile dialogare così e stava già iniziando a farsi domande sulla propria sanità mentale, vista la sua idea di rimpiazzare Ron con Malfoy. "Io sono il tuo capo ed ho bisogno che lavori questo sabato. Non accetterò un no come risposta".

 

"Da qualche parte, nel mio contratto, non c'è scritto che i fine settimana sono i miei giorni di riposo?".

 

"Invece posso chiederti di rinunciarci e lavorare".

 

"Penso controllerò, prima di crederti. Come faccio a sapere che non stai mentendo?".

"Conosco quel contratto come le mie tasche. Ho chiesto ad Hermione di scriverlo per me ed ho specificamente richiesto che questa clausola fosse inclusa".

 

"Controllerò lo stesso. Non mi fido dei Grifondoro. Tutti dicono quanto siate leali ma ricordo distintamente alcune occasioni dove non lo siete stati affatto".

 

Harry sospirò. "Fai quello che vuoi, ma sii qui Sabato alle sei in punto". Con quelle parole, tornò nel suo ufficio lasciandolo lì.

 

Era stato nominato Capo della Divisione Auror da sei mesi e gli era stato assegnato un ufficio nuovo di zecca assieme al titolo, anche se non aveva ancora capito bene cosa farsene di tutto quello spazio.

Si sedette e guardò le tante foto che ricoprivano l’enorme scrivania. Sentì un lieve senso di colpa, nell’osservare quella di Hermione e dei suoi bambini. Sarebbe stata una buona idea ordinare a Malfoy di sostituirlo?

Hermione aveva passato un anno schifoso. Ron era sprofondato in una specie di crisi di mezza età e si era allontanato sia dalla sua famiglia che dal lavoro. Nessuno era riuscito a capirlo, non era da lui fare una cosa del genere. Era scomparso per mesi prima di apparire nell'appartamento di Charlie, in Romania. L'unica spiegazione per le sue azioni era stata che si era sentito intrappolato perché sposatosi troppo giovane. Hermione era rimasta devastata e da sola, con due bambini piccoli che non capivano dove fosse andato il padre.

 

Ginny e Luna erano finalmente riuscite a persuaderla ad uscire quel sabato per una "grande serata tra ragazze". Avrebbero partecipato tutte le donne Weasley più lei, Luna ed Andromeda. Ad Harry era stato chiesto di badare a Rose ed Hugo, assieme ai suoi bambini ed a Teddy.

 

Lui, però, non poteva più. Kingsley Shackelbolt, il Ministro della Magia, aveva bisogno che partecipasse ad un incontro con le sue controparti Brasiliane. Stavano cercando di rintracciare il resto dei Mangiamorte e sospettavano che alcuni fossero volati in Sud America. Così, nessuno avrebbe badato ai bambini, ma non voleva dover far saltare ad Hermione l’unica la notte di svago che si stava per concedere. La donna aveva bisogno di dimenticare i suoi problemi e le preoccupazioni, almeno per una sera. Meritava un po' di divertimento, dopo tutto quello che aveva recentemente affrontato.


Era allora rimasto a pensare a dove provare a trovare un babysitter sostitutivo. George era lontano per affari, Percy doveva partecipare al suo stesso incontro e Bill era già responsabile dei suoi figli più quelli di George e Percy. Charlie, beh, era un eterno scapolo, ospitava ancora Ron sotto il suo tetto e, anche se fosse stato senza ospiti, avrebbe comunque avuto bisogno del permesso del suo capo per lasciare la Romania.

 

Aveva stilato una lista di tutti gli amici papabili ed era rimasto solo Malfoy. Non avrebbe nemmeno pensato ad una tale soluzione, se non lo avesse già visto con Teddy. Durante l'anno, si erano incontrati in casa di Andromeda e Malfoy era stato bravo con il bambino, dunque sapeva avrebbe potuto farcela. Avrebbe fatto conto su questo fatto, per alleviare il disagio nel lasciare i suoi figli e quelli di Hermione alle sue cure. Sarebbero stati bene, ne era sicuro e, in ogni caso, avrebbe avuto l’aiuto di Teddy a disposizione, che non gli avrebbe mai permesso di affatturare nessuno di loro, nonostante avesse già mostrato in precedenza qualche preoccupante tendenza Serpeverde.


Il sabato arrivò ed Harry incontrò Malfoy in ufficio, come ordinato. Non voleva dargli la possibilità di svignarsela, così non gli aveva detto cosa stavano per fare. Lo condusse subito nell'atrio, verso i camini per le connessioni con la Metropolvere. "Andiamo", disse. 

"Pensi di dirmi dove stiamo andando?", chiese Malfoy.

"Lo saprai abbastanza presto", mormorò Harry, ignorando il suo sguardo imbronciato. "Ecco l'indirizzo".

Malfoy lo fissò. "Ma questo non è il tuo?".

"Ehm.. sì, prima ci fermeremo lì". Harry entrò per primo nel camino, non volendo dargli la possibilità di fare altre domande.

Appena arrivato a casa, si imbatté in un gruppo di bambini che urlavano il suo nome. Neville arrivò dalla cucina con Lily tra le braccia. "Grazie mille per avermi aiutato per venti minuti, Nev".

Neville gli allungò la bambina più piccola. "Nessun problema, Harry. La calca al Paiolo Magico non inizierà prima di altri trenta minuti ma Hanna mi ha chiesto avessi potuto tornare il più preso possibile per aiutarla".

Le fiamme scoppiettarono, diventarono verdi e spuntò fuori Malfoy. Lui si guardò disdegnato intorno, notando ghignando Neville ed il branco di bambini. "Vedo che la piccola Weasley ha preso da sua madre".

Harry arrossì e contò fino a dieci. Non gli avrebbe permesso di irritarlo. Aveva bisogno di lui, dopo tutto.

 

Neville lo guardò con un sopracciglio alzato. "Questo è il tuo rimpiazzo?", chiese, in dubbio.

Harry scrollò le spalle. "L'ho visto con Teddy, quindi so che può farcela".

"Meglio i tuoi figli, che i miei".

Harry si grattò la fronte. "Nah, non farà niente". Salutò Neville che si avviava al camino e si girò, trovando Malfoy che fissava disgustato Rose mentre lei lo guardava adorante e gli abbracciava una gamba.

"Riesco a capire di chi sia figlia. I capelli sono inconfondibili. Allora, dove andremo?".

"Sei un plincipe?", lo interruppe Rose. Malfoy sembrava pronto a fuggire ed Harry non poté far altro che soffocare una risata. 

"No, Rosie, questo è Draco. Lui è uno dei miei Auror". Rose semplicemente continuò a cingere la gamba di Malfoy in contemplazione.

Harry strinse le labbra. Non aveva pensato molto a come gli avrebbe spiegato la cosa.

 

"Bene, ecco il problema, Malfoy. Ho bisogno del tuo aiuto per sorvegliare i bambini questa notte mentre io vado alla conferenza in Brasile. Neville gli ha appena dato da mangiare. Hanno bisogno che gli sia fatto il bagno, che gli sia messo il pigiama e di essere messi a letto. Oh, e Teddy è qui per aiutarti", disse tutto in un colpo, senza riflettere. Gli mise Lily in braccio, entrò nel camino e scomparve prima che potesse obiettare.



Draco fissò la legione di bambini. Avrebbe ucciso Potter, quando fosse riuscito a mettergli le mani addosso. Due manine appiccicose lo raggiunsero e gli diedero uno strattone ai capelli. Fece una smorfia, mentre la piccola gorgogliò di delizia. "Almeno tu non somigli a San Potter. Sei senza dubbio una Weasley", commentò, rivolto alla bambina.

La ragazzina attaccata alla sua gamba gli tirò i pantaloni. "E tu devi essere una Granger", osservò.
Il cugino di dieci anni di Draco uscì dalla cucina, con al seguito un altro bambino. "Zio Draco", lo chiamò. "Zio Harry ti ha detto cosa fare stanotte. Stavo raccontando a James quanto divertenti siano le tue storie".

Draco fissò il bambino di fianco a lui. Non c'erano dubbi su chi fosse il padre. I capelli neri spettinati potevano appartenere solo a Potter ed il bimbo seduto con gli altri sul pavimento doveva essere suo fratello. Erano la sua immagine sputata. Grugnì, capendo immediatamente che la nottata sarebbe stata veramente lunga.


Draco si strappò i capelli per l'esasperazione mentre Albus scappava dal bagno per quella che sembrava essere la quinta volta. "Riporta il tuo ossuto sederino indietro, ora!", ordinò lui.

"No!", urlò lui con tono di sfida, evadendo ancora una volta dalla sua presa.

Albus scattò e Draco cercò di afferrarlo ma cadde a terra, scivolando in una pozzanghera d'acqua e sbattendo il sedere. Una risata divertita proruppe da quell'essere cespuglioso ancora nella vasca.

 

"Tuo cugino è un incubo", mugugnò Draco.

Ci fu un leggero ticchettio alla porta prima che Teddy inserisse la testa e ghignasse alla vista di Draco sul pavimento, reggendo uno strillante Albus tra le braccia. "Ho catturato il tuo fuggitivo", disse.

"Rimettilo nella vasca e tienilo giù".

In due, riuscirono a lavarlo ed a mettergli il pigiama.

Draco avvolse poi Rose in un asciugamano. "Andiamo, esci".

"Ma non mi hai lavato i capelli", si impuntò la ragazzina.

"Non mi avvicinerò a quel nido" replicò lui.

Gli occhi di Rose si riempirono di lacrime ed il labbro inferiore iniziò a sporgerle. "Ma mamma mi lava semple i capelli plima di dolmile. Li pettina e li fa tutti belli".

"Senza dubbio", mormorò lui, ma non riuscì a rimanere immune, come invece aveva sperato, a quei grandi occhi marroni che lo fissavano speranzosi.

Agguantò la spazzola sul lavandino, identificandola come quella di Rose grazie alle numerose farfalle rosa sull'impugnatura, e procedette a lavarle ed a spazzolarle i capelli. Gli dolevano le braccia, quando finì. "Pietà per la Granger, che non deve solo farlo a te ma anche a se stessa", disse alla ragazzina. 

La sua unica risposta fu un sorriso beato.


 

Draco si accasciò sul divano, esausto. Finalmente i bambini erano a letto. Beh, tutti eccetto i neonati, ma non avevano ancora un anno e Teddy gli aveva assicurato che tendevano ad andare a dormire più tardi degli altri. Erano le nove ed erano passate solo tre ore. Era sicuro dovessero andare a letto molto prima, ma le corse eccitate erano andate avanti per anni. Non aiutava nemmeno il fatto che Rose avesse passato l'intera serata attaccata ai suoi pantaloni. Era stato un incubo assoluto.

 

Non avrebbe perdonato Potter. Se avesse voluto anche lui dei bambini si sarebbe sposato e ne avrebbe avuto uno. Se era ancora single, invece, un motivo c’era. Per prima cosa, i Malfoy non erano dei padri modello e, secondo, era certo di essere allergico ai tizi piccolini.

 

Guardò Teddy che dava il biberon ad Hugo. Lily era incollata al suo fianco e piangeva quanto lui cercava di avvicinarla a suo cugino, così aveva dovuto dare anche alla piccola il suo ciuccio. Lei, contenta, lo aveva bevuto tutto ed ora stava facendo un sonnellino sul suo petto, con la faccia rannicchiata sulla sua spalla.

 

La porta del soggiorno di aprì di botto ed apparve Rose, con un dito in bocca mentre stringeva il suo coniglietto. "Dlaco, non liesco a dolmile".

Draco scrollò le spalle mentre fissava la patetica ragazzina. "Perchè non riesci a dormire?".

 

"Ho fatto un blutto sogno. Il mostlo cattivo è allivato e mi ha pleso".

 

Teddy gli rivolse uno sguardo, che diceva chiaramente "ti avevo detto di non raccontargli quella favola". Come avrebbe potuto sapere che il Re dei Troll li avrebbe spaventati? Suo padre, a quell'età, gli aveva raccontato la stessa storia. Ok, forse non avrebbe dovuto dirgli che se non si fossero addormentati in dieci minuti, il Re dei Troll sarebbe arrivato a prenderli, in fondo Albus e Rose avevano solo tre anni. Ma lui era un Malfoy.

 

"Allora perchè non vieni qui e ti siedi per un po'?", le suggerì.

Rose sorrise dolcemente e gli si appiccicò, raggomitolandosi al suo fianco e poggiando la testa sul suo braccio. Teddy rise alla vista del suo di solito sofisticato cugino che veniva raggirato da dei bambini.

 

"Dillo a qualcuno e mi assicurerò tu venga smistato a Tassorosso", lo minacciò Draco.


 

Harry entrò cautamente in casa sua. Era apparso all'esterno, come di regola quando i bambini stavano dormendo. Oltretutto, non voleva incappare in qualche scherzo che magari Malfoy aveva preparato per causargli un dolore estremo.

Osservò il soggiorno dalla porta e ghignò alla scena che si trovò di fronte. Malfoy sonnecchiava sul divano con Lily addormentata al petto e Rose attorcigliata al braccio.

 

Un occhi grigio si aprì e lo fissò. "Bella serata, Malfoy?", gli chiese senza riuscire a resistere.

Malfoy grugnì ed allontanò la ragazzina addormentata, tendendola a suo padre. "Non voglio più parlare di questo e voglio almeno una settimana di ferie".

"Mi spiace, non puoi. Hai un giorno di riposo".

"Non lavorerò più nei fine settimana. Oppure, se preferisci, compilerò una formare protesta su come abusi dei tuoi impiegati e li usi come babysitter".

Harry sapeva di essere stato battuto. Comunque, entro pochi mesi, Malfoy avrebbe smaniato per partecipare ad un’eccitante caccia all'uomo, anche se fosse stato nel fine settimana, così annuì.

Malfoy sbuffò, lanciò ancora uno sguardo a Potter e si incamminò verso il camino.

 

Harry riaprì la connessione proprio in tempo per vederlo scomparire tra le fiamme smeraldine. "Grazie, Malfoy", gli urlò dietro.

A quel punto, Lily gli strillò contro, svegliandosi e capendo di non star più dormendo contro Malfoy.

 

"Ciao, tesoro", disse Harry alla sua bimba, che gli rispose urlando.

 

Anche Rose si svegliò, cercando Malfoy. "Dov'è andato Dlaco?", chiese a suo zio.

"Ha dovuto andare a casa, tesoro".

Il labbro inferiore di Rose iniziò a sporgere. "Ma lui ha detto che mi avlebbe plotetto dai mostli che fanno paula".

"Non preoccuparti, io sono qui. Posso proteggerti io".

Rose iniziò a piangere. "Ma tu non sei Dlaco. Lui ha detto che solo i Malfoy possono felmale i mostli. Ola il mostlo allivelà e ci mangelà tutti".

Harry si maledì. Idiota di un Malfoy, lo avrebbe ucciso. "Rose, nessun mostro ha il permesso di toccare un Potter od una Weasley. Noi siamo le due famiglie più coraggiose del mondo intero".

Rose lo fissò con i suoi grandi occhi blu. "Plometti?".

"Croce sul cuore, che possa morire".

"Posso dolmile con te?",

Harry ogni tanto rinunciava a passare una notte di buon riposo. Lily si stava ancora agitando e Rose tendeva a dormire sopra di lui. "Certo, amore".


 

Harry aveva fatto sedere tutti i bambini intorno al tavolo per la colazione. "Ok, chi riesce a ricordare cosa vi ho detto?".

James alzò la mano. "Non dire a mamma o zia Hermione che zio Draco ci ha fatto da babysitter la scorsa notte".

"Bravo ragazzo", disse Harry, arruffandogli i capelli ed ignorando l'uso del termine “zio”.

"Ma a me piace Dlaco. Voglio laccontale tutto di lui a mamma", protestò Rose.

"Ma Rosie, lui è il nostro segreto. Non puoi parlarne con nessuno altrimenti scompare", improvvisò Harry. "Tu non vuoi che lui scompaia, vero?".

Rose scosse tristemente la testa e Teddy ghignò, ma tenne la bocca chiusa vedendo Harry supplicarlo.  

La porta principale venne spalancata. "Siamo a casa!", urlò Ginny.  

Entrò in cucina con gli occhi luccicanti assieme ad Hermione che sorrideva e vennero subito sommerse da bambini urlanti. Harry si alzò ed allungò ad entrambe una tazza di caffè. "Come è stata la vostra serata?".

"Bella", si entusiasmò Ginny. "Ci siamo divertite così tanto. Non riesco a ricordare l'ultima volta che siamo uscite tutte insieme".

Hermione la sorpassò e baciò Harry sulla guancia. "Grazie per avermi fatta uscire. Ne avevo veramente bisogno".

Harry sorrise alla sua migliore amica. Sembrava un po' più felice e stava sorridendo invece che sembrare depressa come al solito. "Vuoi qualcosa da mangiare?".

"Siamo rimaste con mamma, amore, cosa credi? Non credo nemmeno sia andata a letto. Ci siamo svegliate per fare una colazione di massa".

"Era solo felice di avere così tante persone per le quali cucinare", fece notare Hermione.

Harry sorrise alla vista della cucina piena. Era proprio tutto ciò che aveva sempre voluto da quando era un bambino. "Non glie ne posso fare una coloa. Io adoro avere tutti intorno".


 

Hermione sentiva freddo mentre tornava a casa con Rose ed Hugo al seguito. Ormai odiava quel posto, pieno di ricordi di momenti felici e le rammentavano quanto sola fosse.

 

Sapeva che avrebbe dovuto iniziare a guardarsi intorno e cercare una nuova casa in cui sistemarsi. Quella non poteva più essere chiamata tale, da quando Ron se n'era andato. I problemi erano iniziati già prima che Hugo nascesse ma lei si convinta che avere un altro bambino li avrebbe risolti. Aveva sbagliato. Ron si era sentito più intrappolato che mai e lei aveva capito di non amarlo più.

 

Il modo in cui se n'era andato aveva ucciso tutta la passione che aveva provato nei suoi confronti. Non avrebbe potuto rispettare un uomo che lasciava la sua famiglia, specialmente dopo averlo già fatto in precedenza con lei ed Harry. Anche prima che iniziassero ad uscire insieme, avevano sempre bisticciato. Era una cosa che aveva fatto parte di loro come coppia sin dall’inizio ed alla fine l'aveva distrutta.

 

Si sentiva più vecchia dei suoi reali anni ed ora avrebbe dovuto crescere due bambini da sola. Era fortunata ad avere una famiglia e degli amici di così grande aiuto. Non era sicura di quando Ron sarebbe tornato sui suoi passi, per far nuovamente parte della vita loro vita.  

Rose apparve nella stanza. "Mamma, ho fame".

Hermione si alzò. Un aspetto positivo nell'avere due figli sotto i quattro anni era non avere il tempo di affogare nella tristezza e nella solitudine. Le sarebbe solamente piaciuto avere qualcuno con cui condividere i suoi problemi.


 

Hermione aveva chiesto a Ginny di incontrarsi a Diagon Alley per comprare dei vestiti per i bambini. Hugo e Lily avevano solo un mese di differenza e stavano rapidamente crescendo.

 

Dopo una sessione di shopping, si avviarono al negozio di gelati di Florian Fortebraccio. Avevano promesso a James, Rose ed Albus che avrebbero ricevuto il gelato se avessero finito tutto il pranzo.

 

I bambini andarono a giocare e le donne rimasero a chiacchierare in pace ma le risate ed il troppo rumore che provenivano dalle tre scimmiette attirò preso la loro attenzione. Stavano tutti fissando la stanza affollata e James cercava di far stare seduta Rose. "Cosa c'è che non va, Rosie?", chiese Hermione.

James fissò la cucina, come per dirle di non parlare. Rose aspettò un momento e guardò verso l'altro lato del ristorante, prima di parlare. "Niente", mormorò.

"Ricordati cosa ha detto il mio papà", disse James, pensando chiaramente di parlare sottovoce. "Scomparirà, se lo dici a qualcuno".

Il viso di Rose si imbronciò, quasi sull’orlo delle lacrime. "Allora, Rosie, sai che non ci sono segreti fra te e la mamma", disse incoraggiante Hermione.

"Ma zio Hally ha detto che dovevamo tenello segleto", disse Rose, un po' impaurita.

Hermione e Ginny si scambiarono uno sguardo. Se Harry aveva fatto giurare ai bambini di mantenere un segreto, allora aveva combinato qualcosa che non avrebbe dovuto.

 

"Sono sicura che zio Harry non voleva che tu mantenessi un segreto con mamma e zia Ginny".

James tirò un calcio a Rose da sotto il tavolo, che la fece urlare. "James Sirius Potter, non tirare calci a tua cugina", lo ammonì Ginny.
James si nascose il viso per la vergogna e Rose colse l'opportunità per parlare con la sua mamma.

 

"Il plincipe colaggioso è appena entlato, mamma, e si è seduto laggiù".

"Che principe?", chiese Hermione, completamente confusa.

"Il plincipe che ci ha tenuto d'occhio e chi ha laccontato una stolia paulosa", disse Rose. "Ma lui ha detto che ci avlebbe plotetto dal mostlo che fa paula".

Albus si immischiò. "Losie, papà ha detto di non dillo a nessuno".

"Ma è la mamma. Io posso dillo alla mamma".

"No, papà ha detto che Dlaco salebbe scompalso se noi lo avessimo laccontato".

"Dlaco?", chiese Hermione, ancora confusa.

"Gualda, non è andato da nessuna palte", fece notare Rose ad Albus e James. Poi si alzò e corse via.

"Rose Weasley, torna qui, ora!", urlò Hermione, attirando l'attenzione di alcuni vicini di tavolo.

"Vai a prenderla mentre io fermerò il resto di questi piccoli mostriciattoli dall'andare a seguirla", disse Ginny.

Hermione si incamminò tra i tavoli cercando sua figlia, bloccandosi poi di fronte ad una scena pazzesca. Di fronte a lei, Rose strattonava felicemente per la manica il suo rivale di Hogwarts, Draco Malfoy.

"Gualda, mamma, è Dlaco, e non se n'è andato", urlò felicemente Rose.

"Ti avevo detto che era una Weasley", disse Zabini alla Parkinson.

Lei gli allungò un galeone. "Come facevo a sapere che Draco ora è il migliore amico della prole dei Weasley?", sbuffò lei.

Hermione apparve tra i ragazzi confusa, iniziando ad attirare l’attenzione dei commensali vicini.

 

"Per la barba di Merlino, siediti, Granger", le disse Malfoy. "Non c'è bisogno di trasformare tutto in una specie di spettacolo".

Hermione, come un automa, si sedette sull'ultima sedia rimasta. Rose in qualche modo si arrampicò sul grembo di Malfoy e gli si sedette in braccio, molto compiaciuta di sé stessa. "Ehm.. Malfoy, perchè mia figlia sta seduta in braccio a te?".

"Allora Potter non te lo ha raccontato?".

"Come puoi vedere....", rispose scocciata Hermione.

"Non c'è bisogno di diventare sgradevole, Granger. Apparentemente, Potter ha scritto 'fare il babysitter", nella guida per Auror".

Zabini rise di scherno e Malfoy gli lanciò uno sguardo che prometteva ripicca più tardi. Hermione si confuse ancora di più. "Beh.. ehm.. immagino.. Grazie, Malfoy".

"Non menzionarlo, e intendo sul serio".

"Andiamo, Rosie, ora non vuoi mangiarti il gelato?".

Rose guardò vogliosa il grande bancone dei gelati e poi fissò adorante Malfoy. Era ovvio avesse scelto chi preferiva. "Dlaco può venile a mangiale in gelato con noi?".

"No, tesoro, il Signor Malfoy sta mangiando con i suoi amici".

"Posso rimanere qui?".

"Rosie, non sarebbe carino nei confronti di zia Ginny o dei tuoi cugini. Sarebbero dispiaciuti che tu non voglia sederti con loro".

Rose guardò supplicante sua madre, ma Hermione scosse la testa. "Andiamo Rose, dobbiamo lasciar mangiare in pace il Signor Malfoy".

Rosie guardò Malfoy con occhi tristi. "Verrai a trovarci di nuovo?", chiese.

Hermione ricacciò indietro la risata che quasi le sfuggì alla vista del panico di Malfoy. "Puoi venire a salutare il signor Malfoy quando ce ne andremo, Rose".
Rose accettò quel compromesso. Diede un bacio ed un grande abbraccio a Draco e scese dal suo grembo.

 

Hermione tese la mano, perchè la prendesse. "Oh, ma la prossima volta che badi ai bambini, lascia perdere le storie paurose, Malfoy. Rose da quel giorno continua a fare incubi ogni notte". Tornò poi da Ginny e gli altri bambini, facendo sedere la figlia che sfoggiava un’aria di trionfo.

"Non è scompalso", disse a James, prima di fargli una linguaccia.

"Di cosa stava parlando? Da chi è andata?", chiese Ginny, alzandosi e massaggiandosi il collo. "Oh mio dio, quello è Malfoy?".

Hermione annuì. "Già. Rose sembra aver sviluppato un'ossessione per niente meno che Draco Malfoy".

Ginny sospirò. "Wow, quel ragazzo si è sviluppato ed è davvero bello. Rose ha buon gusto".

Hermione grugnì. "Diamo, da mangiare ai bambini. Poi dobbiamo parlare con Harry".


 

Draco guardò felice la Granger e la piccola Weasley portare via la loro mandria di bambini dal cafè. Aveva dovuto anche sforzarsi nel dare un bacio ed un abbraccio a Rosie, mentre Blasie e Pansy ridevano divertiti per l'attaccamento di quella ragazzina nei suoi confronti.

 

“Non pensavo avrei mai visto il giorno in cui una Weasley sarebbe diventata la Presidente del club 'Io adoro Draco Malfoy", disse Pansy, ghignando.


"Quando tuo padre è Fannullone Weasley e tuo zio è il Ragazzo delle Meraviglie, allora ha senso", disse Draco.

"La Granger sembra interessante. Un po' magra, ma accattivante", commentò Blasie. "Credi che stia uscendo di nuovo con qualcuno?".

Pansy lo guardò scandalizzata. "Blasie Zabini. Tu, sporco cagnaccio! Rimarrai sposato per solo cinque minuti!".

"Non per me, scema, per Draco".

Draco abbassò la tazza di caffè, sputandone la metà, e guardò il suo amico come se fosse pazzo. "E perchè dovrei voler uscire con la Granger?".

"Perchè mentre se ne andava, la controllavi".

"No, non l'ho fatto".

"Si che lo hai fatto. Comunque, perchè no? Lei è bella, intelligente, e sa sempre come farti scattare".

"Forse perchè è sposata", fece notare Draco.

"Non più", replicò Pansy. "Il divorzio è stato concesso il mese scorso". Pansy era infatti un avvocato della più grande compagnia di Londra. 
"Allora è single", disse Blasie.

"Non pensarci nemmeno", lo mise in guardia Draco.

Blasie gli rivolse un sorriso di scherno e Draco sospirò. I suoi due amici più cari cercavano sempre di accasarlo e farlo sposare, da quando Blasie stesso aveva deciso di sposare Calliope Vaisey. Questo faceva di lui l'unico ancora single, nel suo cerchio di amici.

 

Non era ancora riuscito a trovare qualcuna che potesse diventare importante e non aveva nemmeno mai avuto intenzioni serie quando era uscito con un paio di loro. Aveva imparato la lezione quando si era reso conto che Astoria Greengrass aveva già iniziato a crogiolarsi nell'idea del matrimonio, mentre in realtà lui aveva in mente solo una relazione da nulla.

 

La Granger certamente non avrebbe mai approvato il suo criterio, essendo un tipo di donna "con impegno". Blasie aveva però ragione su una cosa: era veramente appetibile.


 

Harry, il lunedì mattina, andò al lavoro imbronciato. Avrebbe dovuto sapere che i bambini non sarebbero stati in grado di tenere chiuse le bocche.

 

Ginny ed Hermione gli avevano fatto domande sulla sua sanità mentale e sulla sua abilità nell'essere un buon padre per tutto il pomeriggio del giorno prima. Non era accettabile abusare del proprio potere per costringere i propri impiegati a badare ai propri bambini (da parte di Hermione), e di sicuro non era accettabile nascondere quando bello fosse diventato la loro ex nemesi di scuola (da parte di Ginny).

 

Appena Hermione era tornata a casa, Ginny aveva continuato a parlare di quanto Rose adorasse Malfoy e che bella idea sarebbe stata se Hermione fosse uscita con lui. Harry si era dunque completamente pentito di aver obbligato Malfoy a fare il babysitter.

 

Parli del diavolo, pensò Harry, mentre Malfoy entrava nel suo ufficio.

"Ecco la mia richiesta di permesso. Puoi autorizzarmela, per favore?".

Harry adorava il fatto che Malfoy dovesse fare a lui ogni richiesta. Doveva ammetterlo, si divertiva ad essere il capo, soprattutto perché avrebbe dovuto essere gentile nei suoi confronti, almeno quando avesse voluto qualcosa.  "Certo", disse Harry, controllando prima che i giorni non coincidessero con le vacanze programmate di qualcun altro.

Una volta che la richiesta venne firmata, Malfoy si rilassò. "Come hai passato il fine settimana?", chiese maliziosamente.

Harry gli rivolse uno sguardo esasperato. "Cercando di mantenere la calma. Ho avuto Hermione e Ginny costantemente appresso, ieri".

Malfoy ghignò. "Forse non avresti dovuto riporre così tanta fiducia in un branco di bambini piccoli".

Harry si lamentò ma non trovò niente da dire, visto che Malfoy aveva ragione. Avrebbe dovuto sapere che un paio di bambini di tre anni avrebbero cantato. "Avrei pagato per vedere la tua faccia quando Rosie ti si è avvicinata ieri, da Florian".
Fu il turno di Malfoy di rabbrividire. "Sì, beh, lei mostra molto più gusto di quando mi sarei aspettato da una Weasley".

Harry ghignò, mentre Malfoy se la svignava per tornare alla sua scrivania.


Hermione era allo stremo delle sue forze. Continuava ad imbattersi in Malfoy, sia al Ministero che a Diagon Alley. Stava diventando stressante, specialmente visto che l'ossessione di Rose per l'irritante biondo non mostrava alcun segno di scomparsa. Avrebbe voluto urlare e correre verso di lui, ogni volta che lo notava.

Quel giorno, lui girovagava con Zabini ai Tiri Vispi Weasley mentre Hermione era andata a trovare George.

"Guarda, mamma, Dlaco è qui", gridò felice Rose, prima di avvicinarsi. 

George scosse tristemente la testa, mentre osservava Rose attaccarsi all'ex Serpeverde. "Non credo che la ragazza possa essere una Weasley. Mostra un disturbante attaccamento verso le famiglie purosangue più in voga".

"No", mugugnò Hermione. "Mi sta facendo diventare matta con il suo amore per Malfoy".

"Ha già scritto Serpeverde sul suo destino. Ron non la perdonerà mai".

Hermione distolse lo sguardo mentre il viso di George si infiammava rendendosi conto di ciò che aveva appena detto. Per come stavano andando le cose, Hermione non credeva che Ron sarebbe più stato presente nelle vite dei suoi figli, specialmente una volta che loro fossero andati ad Hogwarts.

Non era un comportamento da genitore normale. "Credo che farei meglio ad andare ad aiutare l'uomo", disse Hermione, osservando Malfoy che stava cercando di fermare Rose dallo scalare la sua gamba.

George rise di scherno, facendo saltellare Hugo tra le sue braccia. "Tu sarai un Grifondoro, non è vero, Hugo?".

Hermione si avvicinò ai due Serpeverde. "Malfoy, Zabini", salutò. "Rosie, cara, credo veramente che tu debba lasciare solo il signor Malfoy. Non credo che voglia tu lo scali".

"Ma, mamma, io volevo solo dargli un bacino".

Malfoy si abbassò e sopportò un altro entusiastico e molto sdolcinato bacio da Rose. Zabini sorrise, prima di allungare la mano verso la piccola. "Rose, perchè non mi mostri la cosa che ti piace di più nel negozio?".

Hermione si accigliò, mentre sua figlia scompariva con l'alto mago. "Le manca completamente l'auto-preservazione", commentò Malfoy.

"Ha tre anni", dispose acidamente Hermione. "Starà bene con Zabini, non è vero?".

Malfoy roteò gli occhi. "Starà bene. Ha appena scoperto che sua moglie aspetta un bambino, così vuole fare pratica".
Hermione, troppo sensibile ad ogni frase sui padri, distolse lo sguardo. "Sono sicura che lui se la caverà", disse con voce spezzata.

Malfoy, sembrando capire dove la sua mentre si fosse focalizzata, rimase un attimo stordito prima di batterle una mano sulla spalla. "Sono sicuro te la caverai anche tu, Granger. Hai sempre avuto successo in tutto".

"Eccetto il matrimonio, sembra", disse amaramente lei.

Malfoy rise. "Dubito che fosse colpa tua. Weasley è sempre stato un completo disastro".

Hermione gli sorrise leggermente, contenta che stesse cercando di farla sentire meglio nonostante la situazione. "Allora, cosa fai qui?", gli chiese cercando di cambiare argomento.

"Io e Zabini ci annoiavamo. Mi piace cercare tra le nuove invenzioni che creano i Weasley".

"E' un complimento?".

Malfoy rise sotto i baffi. "Immagino di sì. Devo andarci piano, ora che Potter è il mio capo".

"Come sta andando?".

"Oh, va bene. E' bello far qualcosa".

"Non ti ho mai immaginato come un Auror".

"Perchè? Perchè ero un Mangiamorte?".

"Non c'è bisogno di mettersi sulla difensiva, Malfoy. Mi è sempre sembrato avessi qualche problema con l'autorità, tutto qui".

Malfoy scrollò le spalle. "Mi piace essere un Auror e Potter non è malaccio. Non dirglielo, comunque".

"Mamma, gualda cosa mi ha complato zio Blasie", disse Rose, mostrando una piccola Puffola Pigmea rosa nella mano.

Hermione sospirò in rassegnazione e fissò Zabini, che sembrava un po' imbarazzato. "Hai detto grazie al Signor Zabini, amore?".

"Uh, huh. Grazie di nuovo, zio Blasie", disse ancora una volta la ragazzina.

"Di niente, tesoro", disse Zabini, arruffandole i capelli. "Draco, andiamo?". Malfoy annuì, ed Hermione rise divertita quando entrambi i maghi diedero un bacio a Rose. "Ci vediamo in giro, Granger", disse Zabini, mentre Malfoy semplicemente le fece un cenno con la testa.


  
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