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Autore: Vavi_14    13/08/2015    7 recensioni
Un piccolo sguardo attraverso le righe, per dire ciò che non è stato detto.
Un sentimento che attende solo di poter sbocciare.
Un'Uchiha e un Uzumaki, ancora una volta.
Dal testo (cap.4):
«Ho perso» replicò l'altro, come se quella fosse stata l'unica cosa importante dell'incontro. «Con una ragazza» aggiunse poi, scrutandola con la coda dell'occhio e preparandosi mentalmente alla reazione della compagna.
Lei si incupì, aggrottando entrambe le sopracciglia. «Allora è questo il problema» sbottò, alzandosi in piedi. Non credeva che Boruto potesse farne davvero una questione di genere.
Lui scoppiò a ridere, trovando quel comportamento fin troppo prevedibile.
«Dai, stavo scherzando, Katana no Hime. Ma insomma, cerca anche un po' di metterti nei miei panni, no?» e sfoggiò quella solita espressione da cucciolo che Sarada non sapeva mai se ignorare o assecondare.

[Legata ad "An Explosive Combination"] [BoruSara]
[Dedicata a CalcedonioBlu ]
****
NB. Questa storia si sviluppa indipendentemente dal Gaiden, perciò i due protagonisti potrebbero risultare leggermente diversi dagli originali.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Sarada Uchiha
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Following a dream'
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Qualcosa di speciale





Nel giro dell'ultimo mese la presenza di Boruto a casa sua era aumentata in modo esponenziale, persino nei compiti si impegnava di più e talvolta chiedeva di poter tornare qualche altro giorno in modo da potersi presentare all'Accademia preparato al meglio. Questo aveva determinato, ovviamente, un risvolto più che positivo per il rendimento scolastico del ragazzino, ma lo stesso non si poteva dire della pazienza di Sarada, che ormai aveva raggiunto i limiti massimi di sopportazione. Conosceva troppo bene il suo compagno per credere in quell'improvviso slancio di secchionaggine, senza contare le occhiate enigmatiche che spesso lo vedeva scambiarsi con suo padre, il quale sembrava tentare in ogni modo di ignorarlo, evidentemente senza successo.
Seguirlo sarebbe stato troppo rischioso, non avrebbe mai potuto permettersi di venire scoperta e rischiare di fare una figuraccia colossale proprio con Boruto.

Insomma, era pur sempre il figlio dell'Hokage, e se anche lei un giorno avesse voluto aspirare a quella carica doveva pur mantenere un certo contegno, no?

Dopo averci rimuginato per quasi due ore intere, mentre fingeva di ascoltare l'Uzumaki intento a spiegare, a parole sue, in cosa consistesse la tecnica della trasparenza, decise di attuare l'unica soluzione possibile; si alzò di scatto senza dire niente e con un gesto deciso chiuse a chiave la porta di camera sua. Boruto si voltò perplesso nell'udire quel rumore così poco familiare e riservò alla ragazza un'occhiata tanto dubbiosa quanto spaventata.

«Che significa?» domandò seguendola con lo sguardo mentre gli si avvicinava minacciosamente.
Sentì l'indice di lei premergli sulla fronte e fu costretto ad incrociare quelle iridi scure, ormai diventate familiari.
«Significa che le tue bugie finiscono oggi, Boruto Uzumaki» dichiarò sicura, allontanandosi subito dopo per riprendere posto davanti a lui.
Incrociò le braccia e vide il suo compagno deglutire rumorosamente, in evidente difficoltà.
«Qua- quali bugie?»
«Non fare il finto tonto!» esclamò lei, sull'orlo di una crisi di nervi. «Voglio sapere che diavolo sta succedendo, e voglio saperlo adesso, o giuro che non uscirai da questa stanza!»
Boruto incassò il colpo chiudendosi nelle spalle e guardò terrorizzato la mano destra della ragazza, già chiusa a pugno e strabordante di chakra pronto per essere scaricato in un colpo solo sulla sua adorabile zazzera bionda.
«D'accordo ma per favore, datti una calmata – biascicò lui, mettendo le mani avanti – così mi spaventi, Sarada-chan»
Lei chiuse gli occhi per un attimo, cercando di riprendere il controllo di se stessa, poi riprese a guardarlo in attesa di una risposta che fosse abbastanza soddisfacente da non farle venire voglia di pestarlo seduta stante.
«Non te l'ho detto perché temevo ti saresti arrabbiata» iniziò lui, poggiando i gomiti sul tavolo. «E forse dopo averlo saputo avrai ancora voglia di picchiarmi, ma oramai è inutile continuare a nasconderlo»
Sarada si sporse in avanti in segno di ascolto, anche se continuava ad essere tesa come se avesse appena terminato un allenamento impegnativo.
Boruto avvicinò la sedia alla scrivania e parlò quasi in un sussurro.
«Ho chiesto a tuo padre di farmi da maestro»
Piegato com'era sugli avambracci, dovette alzare lo sguardo per incrociare quello stupito e apparentemente perso della sua compagna. Per un attimo gli sembrò che avesse smesso di respirare e cominciò a temere il peggio.
«Sarada-chan?»
Provò a richiamarla dallo stato di trance in cui era piombata, fece per scuoterla appena quando la vide sbattere le palpebre e sistemarsi la montatura, scuotendo di poco la testa.
«Oh» disse soltanto, spostando lo sguardo sulla moltitudine di fogli sparsi sotto i palmi del suo compagno e confrontandola con l'ordine quasi maniacale in cui verteva la sua parte di scrivania.
Boruto era rimasto a fissarla con la bocca aperta, un'espressione da pesce lesso dipinta sul volto roseo.
«Come sarebbe a dire ¨oh¨?» chiese corrugando entrambe le sopracciglia, piuttosto interdetto per quella reazione inaspettata. «Che cavolo, pensavo che mi avresti fatto una sfuriata, come minimo»
Lei alzò le spalle e lo fissò seriamente. «Sì, sono molto arrabbiata per il fatto che me l'hai nascosto, Boruto. Ma la storia finisce qui.»
«Cioè non ti importa se io... se tuo padre...» faceva fatica persino ad articolare una semplice frase, tanto lo aveva preso alla sprovvista.
Sarada teneva ancora lo sguardo basso e il suo atteggiamento dimostrava chiaramente che avrebbe preferito quanto prima cambiare argomento di conversazione.
«Ma insomma!» stavolta era stata un'esclamazione piuttosto fastidiosa a rompere il silenzio. «Come è possibile che la cosa non ti tocchi? Ho quasi costretto tuo padre a-»
«Costretto
Il biondo ammutolì, spiazzato dal tono che aveva usato la ragazza.
«Mio padre non è una persona facile da abbindolare, specialmente da persone come te, Boruto. È impossibile che tu l'abbia costretto a fare qualcosa, puoi starne certo»
Lasciò che continuasse per vedere dove sarebbe andata a parare.
«Se davvero papà ha deciso di prenderti come suo allievo allora...» lasciò la frase in sospeso per guardarlo finalmente negli occhi e a Boruto sembrò che lo scrutasse con affettuosa curiosità. «Significa che ha visto qualcosa in te»
Il biondo si grattò nervosamente la testa, come se tutta quella faccenda lo avesse confuso di più di quanto riuscissero a fare tre capitoli del libro di Storia dei ninja.
«
Qualcosa di speciale, intendo» continuò lei, con aria distratta e un po' malinconica.
Stavolta fu Boruto a rispondere con un semplice «Oh», mentre cercava di elaborare mentalmente quello che aveva appena udito dalla sua compagna.
Trascorsero più di dieci minuti, durante i quali nessuno dei due si decise a parlare, fino a quando il ragazzino decise di esternare l'unica cosa sensata che aveva elaborato in quel lasso di tempo in cui entrambi avevano guardato ovunque tranne che in direzione dell'altro.

«E tu, Sarada... tu pensi davvero che io abbia qualcosa di speciale?»

La ragazza giurò di aver sentito un leggero tremore nel timbro del compagno, mentre gli poneva quello strano interrogativo. Di nuovo sentì il bisogno di sistemarsi gli occhiali e dovette prendere un bel respiro per regolarizzare il battito del suo cuore, che stranamente aveva deciso di impazzire proprio in quel momento.

«Beh sì... - mormorò, sorridendogli dolcemente – suppongo di sì»

Boruto gli sorrise di rimando, ma fu costretto a guardare altrove quando sentì un leggero calore tormentargli le guance. 
«Okey, uhm» buttò lì, in modo impacciato. «Quindi mi perdoni?» aggiunse, con l'animo decisamente più leggero.
Lei si alzò ed andò ad aprire la porta, prima che sua madre potesse elaborare strane teorie su quel suo comportamento insolito.
«Vedremo» gli rispose con un ghigno divertito che gli ricordò in tutto e per tutto quello del temibile Sensei.




















NdA: il titolo è stato realizzato grazie all'infinita pazienza e generosità di - indovinate un pò - proprio lei, CalcedonioBlu. So che ti stai già pentendo per esserti offerta di creare questa cosina, ma ormai l'hanno capito tutti che sono una frana con HTML&Company! XD A parte gli scherzi, grazie davvero.
  
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