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Autore: Ineki    14/08/2015    2 recensioni
Blu e oro, è una storia che parla di un cambiamento. Diversi cambiamenti.
La storia di una ragazza nata nella notte più buia attraversata da una miriade di stelle cadenti. Misteri millenari verranno rivelati, esseri sconosciuti appariranno e dolci sussurri nella notte racconteranno a voi, cari lettori, le vicende di Anita.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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13. La lampadina.
Avete presente quel momento nella vita in cui sentite che sta per succedere qualcosa di importante, qualcosa che avrebbe sconvolto la vostra esistenza per sempre…? Io ne avevo sentito parlare nei film e in alcuni libri, ma non avevo idea che mi sarebbe successo davvero. C’è da dire che l’ultimo periodo poteva essere definito in tanti modi ma sicuramente non noioso.
 Bene, quando sentii quella voce capii subito che ci sarebbe stata una svolta importantissima e definitiva, che avrebbe condizionato il mio futuro. Ma a quel tempo sapevo così poco…
Riuscivo a percepire distintamente la presenza di un essere alle mie spalle…e nella mia testa. Come se fossi  immobilizzata, i miei tentativi di  girarmi a guardare non funzionavano né con l’ausilio della vista né con gli occhi della mente.
Chi o cosa c’era alle mie spalle?
 Una paura folle risalì su per la mia colonna vertebrale e mi gelò il sangue nelle vene.
 
Non vuoi essere divorata, vero?
Non vuoi che i tuoi amici assaggino il loro stesso sangue mentre giacciono morenti al suolo, giusto?
Allora fai la brava e tutto andrà per il meglio…non te ne pentirai. Forse.
 
Con una risata la voce scomparve.
Ritornando a respirare normalmente mi accorsi che anche gli altri avevano delle facce sconvolte.
‘Avete sentito anche voi quella voce?’ chiesi con filo di voce.
Mi fissarono attoniti.
‘Hai sentito la sua voce?’ domandò con voce tremante Mia.
Annuii confusa. Forse loro avevano visto l’essere ma non avevano sentito le sue parole?
‘Noi abbiamo solo percepito un intenso potere; non avevo mai sentito una presenza così letale e immensa, sembrava come quelle che descrivevano i saggi dei nostri antenati.’ Mia rabbrividì vistosamente.
‘Una cosa è certa: qualunque cosa fosse non voleva che Anita sapesse alcunché da noi. Il che porta a pensare : cosa non voleva che sapesse? Perché si è manifestato adesso? Non sarà per…’ Stryd s’interruppe e scambiò un’occhiata con gli altri due.
La mia confusione continuava a crescere. Quanto ancora non sapevo? Dopo questo avvenimento non avrei avuto mai le mie risposte ? Non potevo accettarlo! Se dovevo confrontarmi con qualcosa come quello dovevo almeno sapere cosa fosse! Oppure…
‘Ehm visto che sembra che la mia presenza sia un disturbo forse è meglio se mi portaste a casa, sicuramente non vorrete altri problemi e tutti saremmo felici. Io tornerei alla mia solita routine e potrei vedere qualche volta Mia in ogni caso e voi sareste al sicuro, giusto?’ domandai.
 Cercai di dirlo con il tono più convincente che trovai, ma il “no” esclamato in coro dai presenti non fu molto positivo. A quel punto iniziai seriamente ad irritarmi.
‘La mia pazienza sta raggiungendo il limite! Se devo rimanere qui devo almeno sapere delle cose fondamentali se non tutto, per ora. Sono stata rapita ,chiusa in gabbia e tutti hanno fatto come pareva loro senza darmi la possibilità di capire un accidente di niente! La maggior parte delle persone vuole farmi fuori e l’altra a malapena mi sopporta, tutto per una ragione che neppure so! Che diavolo ho fatto di male a questo dannato mondo?!’ La mia voce si era alzata di un’ottava e appena mi accorsi di gridare cercai di calmarmi senza riuscirci molto.
‘Bene allora : ti dirò io cosa vogliono tutti da te.” Ardyt aveva uno sguardo inquietante, vuoto. Le parole che pronunciò dopo furono una stilettata nel cuore. “Tutti ti vogliono per usarti, nascondi qualcosa che tutti gli abitanti di questo mondo parallelo bramano e temono dal profondo delle loro anime. Molto sono disposti a incatenarti per sempre sotto il loro volere, altri cercheranno di ucciderti per non farti cadere nelle mani altrui oppure proveranno a ricattarti e piegarti con ogni mezzo. Noi facciamo parte della schiera di persone che vogliono proteggerti, ma anche noi dovremo sfruttarti per il bene del clan. Sei come un oggetto e nelle mani sbagliate potrai essere pericolosa. Non posso dirti di più e non provare a scappare perché aggraverai soltanto la tua posizione. Contenta adesso?’
Non sapevo cosa dire. Non avevo neanche una sillaba da poter dire perché la mente era completamente vuota. Stava ancora cercando di registrare il contento del discorso. Che ci fosse qualche problema di comunicazione? Le parole “usarti”, “ucciderti”, “incatenarti”, “oggetto” continuavano a rimbalzarmi nella scatola cranica come palline da biliardo.
Mi girai verso Stryd e Mia. Il primo non mi guardava negli occhi, invece Mia sembrava infuriata.
‘Non permetterò che ti usino come vogliono loro e non lascerò che ti facciano del male!’
‘Non puoi dire sul serio! Sai benissimo che non avresti alcuna chance di vincere contro di loro anche se sei figlia di uno dei capi! Sarebbe un suicidio e basta. E sai perfettamente del giuramento che ha fatto la tua famiglia: sicura di volere la vostra estinzione? Di macchiarti il sangue di tutta la tua famiglia?’ gli ricordò gelido Ardyt.
Mia guardò il volto di suo fratello e si morse il labbro inferiore cercando una soluzione.
Come siamo arrivati a questo? Ero sconvolta. L’unica amica che avevo non può far niente per aiutarmi se non vuole perdere tutto e i miei alleati più vicini in realtà erano fedeli solo a loro stessi e al loro clan.
Un dolore al petto. Il mio cuore si strinse dalla tristezza di quella situazione.
Non c’è proprio niente che possa fare? Quale tipo di cosa dovrei nascondere? pensai sgomenta e affranta.
All’improvviso una lampadina si accese nella mia testa.
‘Va bene’ affermai decisa.
Tre paia di occhi mi fissarono stupiti.
Cosa va bene ?’  chiese con fare sorpreso e guardingo Stryd.
‘Starò dalla vostra parte e farò in modo di aiutarvi senza darvi problemi, di fatto siete gli alleati di cui ho bisogno, o almeno una sottospecie. È l’unica soluzione che mi avvantaggi, no? Perciò state tranquilli non scapperò.’ Sorrisi rassicurante.
Con tono ancora sorpreso Stryd mormorò : ‘Non mi sarei mai aspettato che la prendessi cosi bene.’ Sistemandosi meglio a sedere riprese a parlare. ‘Questo ci aiuta enormemente, andiamo d’accordo d’ora in poi!’
‘Spero tu non ci voglia fregare.’ Ardyt sembrava dubbioso, ma qualcosa nella mia espressione gli disse che non volevo scappare. Infatti era così.
Mia non disse niente. Mi abbracciò all’improvviso, cosa strana per lei che anche se molto affettuosa non si lasciava trasportare molto spesso. Tenendomi stretta, segnò con le dita velocemente delle lettere sulla mia schiena.
Staccandosi all’improvviso, sussurrò : ‘ Grazie per aver accettato la situazione.’
Le sorrisi e le dissi: ‘Certo, puoi contare su di me.’
Mentre lasciavamo la stanza, ricomposi nella mente il messaggio.
Mia. Stanza. 23. Stanotte. Ti aiuterò.
Le mie labbra si distesero spontaneamente dalla soddisfazione.
Ora dovevo solo riuscire a passare la giornata senza che scoprissero il mio piano.
 
Ore 21 dello stesso giorno, all’incirca…
Sfinita mi accasciai nel letto che mi avevano assegnato. Oltre alla mattinata sconvolgente , il resto era passato abbastanza tranquillamente. Durante i pasti tutti i presenti a parte i miei tre (o un?) difensori mi ignorarono largamente come se non volessero avere a che fare con me. Stessa cosa per tutti gli altri posti in cui mi avevano scortata : il giardino interno che assomigliava più all’area ricreativa di un vecchio carcere, le docce comuni vicino a una delle sei palestre attrezzate nel complesso labirintico dove si nascondevano e le stanze dei ragazzi e di Mia. Mi sconcertò non poco la lontananza tra la mia camera e quella di Mia, visto che di mezzo, a parte i dodici corridoi c’erano anche le stanze dei ragazzi. Probabilmente le avevano assegnate con un gioco a sorte, ma per un colpo di fortuna la sfiga madornale che mi perseguitava aveva preso una vacanza finalmente, così che potei memorizzare efficacemente il percorso.
Mai sottovalutare il potere di una caramella gommosa trovata in un cassetto! Grazie alla sua consistenza gommosa ero riuscita a farla a pezzi, attaccandola negli anfratti tra le rocce delle pareti per trovare la strada giusta. Ringrazia mentalmente ancora Hansel e Gretel, sperando che nessuno le vedesse e le tirasse via, o peggio se le mangiasse! Inoltre grazie all’orologio che mi aveva gentilmente prestato Mia , ora sapevo che momento della giornata fosse, il che era molto rincuorante. Dovevo assolutamente parlarle del mio lampo di genio: sarei stata con loro finché non avrei appreso tutto l’indispensabile per sopravvivere in quel mondo di matti e poi saremmo fuggite insieme, facendo finta che io l’avessi rapita così nessuno avrebbe potuto incolparla di niente. Proprio un ottimo piano ma dovevo prima mettere a posto i dettagli con lei.
Decisi di riposarmi un  po’ da tutta la tensione causatami dal tenere il segreto. Meno male che potevo contare sulla mia amica! Più tranquilla, distesi i muscoli e scivolai nel sonno.
 
Un sole splendente rischiarava il panorama.  Una sensazione indefinita mi colmava. Sembrava un incrocio tra tristezza, gioia, rabbia, una frenesia soverchiante che mi serrava la gola. I miei occhi erano spalancati mentre guardavano le vette innevate delle montagne e lo sconfinato deserto di sabbia che si perdeva nell’orizzonte. Riuscivo a sentire sulla pelle l’aria secca e aspra che mi assaliva a causa dell’altitudine.  Le mie mani stringevano qualcosa con forza senza che me ne accorgessi. Guardai in basso e per prima cosa vidi che ero in equilibrio su un masso gigantesco che si affacciava su uno strapiombo.
Non ebbi paura all’inizio. Poi tutto cambiò quando lo vidi.
Sangue. Del sangue scivolava dalle mie mani che stringevano senza sosta qualcosa di bianco. Cercai di allentare la presa e come succede spesso nei sogni , tutto avvenne con una lentezza estenuante per poi precedere speditamente. Senza sforzo riconobbi la mano di Mia dai piccoli nei sul palmo della mano. Con orrore sempre maggiore mi accorsi che le montagne non erano fatte di sassi e minerali ma di cadaveri. Un’intera catena montuosa di corpi senza vita. Lo stesso masso su cui ero posizionata era in realtà un’enorme ammasso di scheletri sapientemente incastrati. Il deserto venne inondato da un liquido viscoso…si formò così un oceano di sangue. Senza via di scampo, chiusi gli occhi e feci un passo indietro. Scelta sbagliata: precipitai. Gridando sconvolta e terrorizzata per tutto ciò che mi circondava , pensai cha al quel punto mi sarei svegliata.
Tutto il paesaggio raccapricciante sparì, ma al suo posto, nella più mera oscurità mi si presentò davanti un specchio incrinato. Come se emanasse luce riuscivo a vederlo chiaramente e la mia immagine mi veniva rimandata riflessa centinaia di volte. In sé era un comune specchio rotto ma qualcosa mi fece indietreggiare.
Mi concentrai e poi capii.
Urlai e urlai con tutto il fiato che avevo in gola.
Quelle centinaia di facce erano il rifesso del mio volto. Mi guardavano sorridendo. Sorridendo con la bocca sporca di sangue e occhi di colori impossibili, spiritati e selvaggi. Quella creatura, lo sapevo, non aveva mai ucciso per fame ma solo per divertimento. Non sapevo come, ma lo sapevo con una certezza schiacciante.
‘È ovvio che tu lo sappia, visto che tu sei me e io sono te. Mi raccomando, attenta a ciò che fai , non vorrai perdere di nuovo tutto, no? In caso contrario ci divertiremo un sacco!’
Rise a squarcia gola.
Risi.
Ridemmo immerse nel sangue caldo e invitante.
‘Finalmente a casa.’
 
Mi svegliai così velocemente che sbattei la testa contro il comodino mentre mi giravo. Il dolore mi blocco per un istante, poi mi alzai di scatto e mi avvicinai al primo specchio che trovai nella stanza. Il mio volto sconvolto e cinereo mi fissava. Nessuna faccia sorridente o sangue in vista.
Tirando un sospiro di sollievo mi lasciai scivolare per terra. Riprendendo fiato pensai che non mi era più neanche concesso di fare sogni normali. Dopo essermi calmata guardai l’orario e per fortuna ero ancora in tempo. Mi cambiai d’abito e trovai dei pantaloni della tuta neri con un morbida felpa extra large abbinata. Visto che non c’era mai fine alla sorprese mi misi degli scarponcini grigi, anche se al momento non avevo intenzione di scappare o fare una passeggiata nel giardino interno. Quando fui pronta, presi coraggio e socchiusi la porta quel tanto per veder se c’era qualcuno in giro.
Nessuno. Perfetto!
Con passo felpato, seguii le tracce che avevo seminato e riuscii ad arrivare a destinazione senza incidenti. Finalmente la ruota della fortuna stava girando nel verso giusto.
Bussai con decisione alla porta e una mano fulminea aprì la porta e mi trascinò dentro.
‘Ehi, okay che non dobbiamo farci beccare ma non credi di essere stata un po’ brusca?’ chiesi con tono finto offeso. Ma quando la mia vista si abituò alla poca illuminazione della stanza capii che c’era qualcosa che non tornava. Tipo il fatto che Mia fosse svenuta o peggio su una poltrona e una mia odiosa conoscenza fosse tra me e lei.
‘Chi non muore si rivede, eh fiorellino?’ mi canzonò Lyard con il suo sorrisetto da schiaffi.
‘Hai proprio ragione. Infatti adesso mi sincererò definitivamente di vedere il tuo cadavere se hai fatto del male a Mia!!’ gli urlai contro afferrando la prima cosa che mi capitò a tiro : un tagliacarte a forma di pugnale. Senza pensarci molto, mi scagliai contro il ragazzo, ma lui schivò il colpo con semplicità.
Tutto secondo il mio micro piano, pensai trionfante.
Non mi fermai e corsi verso Mia. Ora dovevo solo vedere se stava bene e cercare di difenderci dal pazzo che si era intrufolato tra le linee del nemico. Vedendo il suo petto che si alzava e abbassava e niente sangue in vista mi rasserenai un po’, ma poi tornai subito concentrata. Mi misi davanti alla ragazza con le gambe leggermente divaricate per mantenermi stabile e il tagliacarte stretto con entrambe le mani.
Potevo farcela!
Con un’espressione curiosa e un po’ scocciata, il mio ex- rapitore mi fissava con le braccia incrociate sul petto. Aveva un bel fisico ed era purtroppo un figo pazzesco con quei maledetti occhi da gattone , ma ora dovevo concentrarmi su come tenerlo lontano da noi.
‘Sei diventata più agguerrita e un filo più intelligente, ma non riuscirai mai a battermi. Per prima cosa, tremi come unna foglia.’ dichiarò facendo un passo avanti con un sorriso sicuro di sé.
Era vero, ma potevo ancora farcela.
‘Seconda cosa : sono molto più forte e ho più esperienza di te.’ Continuava ad avanzare.
P-potevo farcela…
‘Ultima cosa… ’ mormorò ad un passo da me.
 ‘… non riesci a proteggere te stessa e credi di riuscire a farlo anche per un’altra persona?’
Come un lampo mi disarmò e mi fece volare per terra dopo avermi dato un calcio dietro alle ginocchia che nemmeno vidi. Mi bloccò braccia e gambe con il suo peso.
Era tutto finito in pochi secondi. Ma come era possibile?! Non potevo farcela in queste patetiche condizioni!
Dalla paura e dalla frustrazione i miei occhi si riempirono di lacrime che cercai in tutti i modi di non far versare. Volevo tenere almeno un po’di contegno, fintanto che mi era possibile. In più, finché fosse stato concentrato su di me non avrebbe fatto male a Mia… Forse lei avrebbe potuto avvertire qualcuno quando si fosse svegliata mentre lo trattenevo…
‘Stai pensando di poter scappare quando la tua amica si sveglierà? Mi dispiace dirtelo , ma non sono uno sprovveduto e l’ho legata con dei fili metallici, se cercherà di liberarsi, soffrirà molto. Ma tu non vuoi che soffra, perciò fai la brava e si salverà.’
‘Perché tutto mi devono dire di fare la brava?’ pensai con stizza.
Quel farabutto aveva pensato a tutto! Riuscivo perfettamente a vedere le sfumature dei suoi occhi arancioni da quella distanza ravvicinata e le mie stupide guance non persero tempo ad arrossire senza tenere in conto della situazione. Per qualche oscuro motivo Lyard smise di sorridere e tornò serio improvvisamente.
‘Devi aiutarmi e non accetterò un no come risposta. Se lo farai l’altra ragazza sarà salva. I fili metallici sono avvelenati e sono l’unico che ha l’antidoto. Avrai tempo tre giorni prima che lei muoia e in quel lasso di tempo tu dovrai aiutarmi come, quando e dove vorrò io. Non scapperai né cercherai aiuto, intesi?’ concluse con tono mortalmente serio.
Le lacrime mi scivolarono lungo le guance.
Annui, arrendendomi momentaneamente. Ma i miei occhi in quel momento fecero trasparire qualcosa che turbò il ragazzo. Forse intuì i miei pensieri.
‘Appenai ti avrò aiutato, niente e nessuno potrà salvare chiunque faccia del male a Mia, tu compreso.’
Per la prima volta in vita mia sentii una fredda e gelida consapevolezza che mi assicurava che ciò che avevo pensato sarebbe stato fatto.
Fu l’ultima cosa che percepii prima di perdere conoscenza a causa di un puntura sul collo.
 
 
 
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Ciao a Tutti!
Mi scuso per la mia lentezza da record spero che questo capitolo sia più comprensibile dell’altro …spero che piaccia a tutti voi che leggete e a volte commentate!
Un bacio da Ineki, che si scusa ancora!
  
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