Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: coniglio_tossico    14/08/2015    1 recensioni
Sapeva di essere un grazioso uccellino rinchiuso in più ordini di gabbie; la sua personale gabbia dorata, il Giardino delle Rose, che le dava un ruolo e da vivere; la società malata che la circondava, con le sue storture sociali e politiche; Le Mura, al di fuori delle quali esseri giganteschi e pressoché sconosciuti disponevano dell’esistenza della razza umana.
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Berthold, Huber, Irvin, Smith, Nuovo, personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un raggio di sole superò la barriera degli scuri con arroganza e si posò sul viso di Juliette.
Non era più l’ora in cui si può tener a bada la luce del giorno con degli scuri.
 Quando il sole era giovane Juliette sognava ancora, avidamente.
Adesso la luce pervadeva la stanza e ricamava arabeschi giallo grigi sulle asciutte pareti in pietra.
 La porta finestra era ampia, ingentilita da un arco a tutto sesto che all’esterno si concedeva un minuscolo balconcino. La stanza era piccola e rettangolare.  
 Un divisorio in pietra  separava una piccola toilette, un lusso forse fuori luogo  di cui Juliette andava fiera.
 La ragazza oppose le sue ultime resistenze alla veglia emettendo lunghi sospiri, prima infastiditi, poi rassegnati. Si girò nel letto comodo, ampio e di fattura semplice. Materasso di lana, un altro lusso.
Mosse le lunghe gambe e il lenzuolo scivolò a scoprire i fianchi generosi e il ventre, segnato da una lunga e vistosa cicatrice.
 Juliette era una donna, rappresentava tutto quello che il termine suggerisce all’immaginario collettivo, seno rotondo, giovane e armonico, vita sottile cosce lunghe e tornite … ma, ironia della sorte, quello che più la definiva come donna non c’era più.
Juliette sbatté le palpebre e arricciò le labbra morbide in una smorfia, quindi si alzò.
Nuda percorse le ampie tavole del pavimento e sbirciò dietro gli scuri, rituale mattutino durante il quale si ricongiungeva con il mondo, quindi, aperto uno spiraglio nella finestra rovesciò nel vicolo il vaso da notte. Nell’angolo della toilette c’era un lavabo in ceramica riempito di acqua fresca, sorretto da una sottile ed elegante struttura in ferro battuto  e  su un basso tavolinetto di legno erano piegati ordinatamente degli asciugamani bianchi di bucato. C’era odore di legno, pietra bagnata e sapone, con una sottile nota residua dell’urina che aveva soggiornato nel pitale durante le ore dell’alba e del primo mattino.
Juliette si passò un morbido panno di spugna intriso di acqua e sapone su tutto il corpo, lavandosi accuratamente. Il pavimento della toilette era pendente e convogliava l’acqua saponata verso uno scarico che finiva in strada.
Il sapone aveva un tenue profumo di rose. Altro lusso.
Diversi piccoli lussi per i tempi duri che correvano e per quello che lei era.
 Una puttana.
Continuò a far scorrere ripetutamente l’acqua sui suoi capelli corvini e ribelli, né lisci né ricci ma forti e caparbi. Come spesso i suoi pensieri, i suoi capelli sembravano  voler prendere contemporaneamente ogni direzione possibile.
L’acqua infine dette loro pace e li domò. Non erano lunghissimi, sarebbero stati troppo difficili da gestire, ma erano sufficienti da farla apparire incantevole anche con quell’aria sempre un po’ spettinata. Una volta lavati li frizionò con vigore lasciò che le ciocche si riversassero su i suoi occhi di un  morbido color castagna e sulle lentiggini che  punteggiavano la base del naso e la pelle bianca delle guance.
Era un po’ stanca, la notte era stata movimentata al Giardino delle Rose, uno dei più rinomati bordelli di Trost, e la ragazza aveva reso felice più di un soldato. Ovviamente lei non poteva permettersi di scegliere, ma non si comportava con tutti allo stesso modo.
 Era scaltra e professionale, conosceva il mestiere e lo gestiva con sapienza, ma quello che la rendeva speciale era che c’erano clienti verso i quali provava una vera empatia. I ragazzi dell’Arma Ricognitiva. Sapeva che potevano morire da un momento all’altro. Con loro era diverso, con loro quello che dava era davvero amore. 
Era capace di darlo a tutti indiscriminatamente perché a fronte della morte che sempre li accompagnava, sperava di lasciare loro addosso più amore possibile.
Li scopava ogni notte come fosse stata l’ultima.
Juliette poteva amare liberamente e senza porsi troppi interrogativi perché il suo apparato riproduttivo non c’era più.
 La Giulietta di tutti i romei, amori destinati a consumarsi violenti e in fretta, fino al canto dell’allodola e lei come un personaggio di carta era sterile e priva di conseguenze.
Ricordava la faccia sconvolta dei suoi genitori, semplici e conservatori.
La dannazione delle Mura su di se per quello che per lei era solo il frutto delle sue prime goffe esperienze di relazione, lei che era così curiosa del mondo intorno a se, che affrontava tutto come stesse facendo esperimenti, anche il sesso.
Come poteva aspettarsi comprensione da persone nate e cresciute il quel paese sperduto nelle campagne tra il Muro Maria e il Muro Rose.
In ogni caso quel paese oggi non c’era più.
Ricordava come a fronte dello sdegno della sua famiglia avesse preferito andarsene, di notte, un piccolo bacio lasciato sulla fronte di suo fratello Bertoldt, profondamente addormentato e ancora troppo piccolo per capire il dramma dell’incomprensione che si stava consumando nella sua famiglia.
Ricordava la lunga camminata notturna e poi, finalmente, il passaggio su un carro merci fino al vicino distretto di Trost
Ricordava la fatica, la fame e la paura, ma anche tutta la sua determinazione.
I lavori diversi, alcuni così pesanti per una donna gravida, tanto da provocarle al sesto mese una gravissima distocia. I dolori all’addome ormai da tempo la tormentavano, ma non aveva la possibilità di consultare un medico.
Quando il tirapiedi del suo datore di lavoro l’aveva trovata  riversa sul pavimento del magazzino dove venivano stivate  le merci, svenuta in un bagno di sangue e pus, per il suo utero non c’era ormai niente da fare, e così sarebbe stato anche della sua vita se non fosse stato per il dottor Jaeger……
La ripresa fu lenta, lei accumulò un debito fin troppo elevato dei confronti di un datore di lavoro fin troppo interessato e caritatevole.
Per evitare le sue attenzioni dovette fuggire, ancora.
Era ancora debole, chissà quando avrebbe potuto riaffrontare lavori di fatica.
Ma era bella, anche così sbattuta e c’erano un sacco di militari a Trost. E dove ci sono militari, ci sono bordelli.
   
 
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