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Autore: Yechan    16/08/2015    3 recensioni
||Storia OC. ISCRIZIONI CHIUSE||
||SCHEDA SCRIZIONE all’undicesimo capitolo!!||
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Allora, premetto che non sono mai stata brava con le introduzioni ma per vostra (s)fortuna ci proveró.
||Solo amici.||Just friend.||
Tamara, una ragazza di diciassette anni, si trasferisce nella piccola città d’Inazuma per una serie di motivi. Lei fa parte di un piccolo gruppo chiamato, S.E.A coinvolta nel mondo criminale. Questa due anni fa ha avuto uno scontro diretto contro una delle più temute organizzazioni criminali, la Sinnon.
Tamara dopo ciò avrà una vita ancora più complicata di quanto ce l’avesse già. Oltre ad essere nella lista dei ricercati, verrà anche cacciata dal suo appartamento ma fortunatamente verrà ospitata da Riccardo Di Rigo e da lì in poi si presenteranno altri guai per lei. Si troverà in situazioni bizzarre, strane, tristi.. di tutto! Ma ciò che non sa è che qualcuno (oltre alle forze armate) si é messo sulle sue tracce e che lei assieme ai suoi compagni sono in pericolo.
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Ok, ho provato a fare una trama… e credo che mi sia uscita male xD vabbè
Genere: Comico, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Ibuki Munemasa, Kirino Ranmaru, Nuovo personaggio, Shindou Takuto, Un po' tutti
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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||SEDICESIMO CAPITOLO||

Hikari Nishizomo




Dopo la festa di Victor sono tornata a casa con Adè e il suo amico Eugene. Era tardissimo quindi di tornare a casa mia, non se ne parlava per due semplici motivi: uno, nessuno mi avrebbe aperta; due, mia madre mi detesta. 

Dato che mio padre viaggia sempre per lavoro, la maggior parte del mio tempo lo passo a casa di mio cugino. Oramai i miei zii sono abituati alla mia presenza, è come se fossi la loro figlia. Invece, per mio cugino è come se fossi una sorellina a cui bisogna sempre badare. 

Non voglio lamentarmi, ma lui quando vuole è davvero un rompiscatole. 
Tutti lo conoscono come il pescivendolo pagliaccio o il festaiolo, dato che con lui non si riesce a non ridere e inoltre, perché ha una strana fissazione per i pesci. 

Sono sdraiata sul divano a godermi della sana televisione e non indosso gli occhiali. 
Hikari si, sei un genio. Rovinati la vista! Yeah!
Ah... e solo che si trovano al piano di sopra ed io di salire le scale non ne ho proprio voglia.
Sono ancora a casa dei miei zii come sempre, oramai è normale! Com’è monotono litigare con mia madre. 

Mi sono sempre chiesta il perché mi odi così tanto. Forse perché le ho rovinato uno dei suoi anni migliori? Beh, in quel caso avrebbe dovuto proteggersi meglio! 
I preservativi mia cara, esistono! 

Sin da quando sono nata, mi ha trattata come un danno. 
All’inizio ci rimanevo male… malissimo. Ricordo ancora quando correvo da mio cugino in lacrime...
Ma ora basta. 
Che mi odi pure. Io a diciotto anni me ne vado! Anzi sicuramente mi manda via da casa prima lei. 


Sto ancora guardando la tv e non c’è niente di interessante. 
La mia vita non è interessante!

-Quando succederà qualcosa di divertente?!- esclamo. 

All’improvviso suonano alla porta, magari è quello che consegna le pizze! 
Mi alzò di scatto e corro verso la porta. 
Ah, è solo Eugene. 
Perché mi guarda in modo strano? Ho qualcosa in faccia? 

-Che hai tanto da guardare?- gli chiedo irritata, lui scuote la testa e mi chiede con voce tremante dove sia Adé. 
-Eugene!! Eccoti finalmente! Devo farti vedere il nuovo gioco che ho comprato! - esclama entusiasta scendendo dalle scale per poi trascinarselo su.
I ragazzi d’oggi... pensano solo ai videogiochi. 

Appena i due scompaiono dalla mia vista, io vado in bagno per guardarmi allo specchio. Beh, non capisco cosa ci sia tanto da guardare a parte quei tre punti sopra il mio sopracciglio destro –Maledette altalene. - impreco, comunque quei tre punti non si dovrebbero vedere molto. Cerco sempre di coprirli per bene con il mio ciuffettino.
Anche se non mi stesse guardando strano per quello… mi metteva a disagio e tanto.

Guardo la finestra e noto dei nuvoloni in a lontananza, sembra che oggi voglia piovere.

Fine pov.

La corvino ritornò verso il suo adorato divano e si sdraiò, finché non si addormentò. 
Non aveva fatto altro che ballare alla festa del blu anche se mezz’ora lo avesse passato in bagno assieme ad Aitor e compagnia.

.
.
.
.

Era accovacciata vicino al suo letto, era contenta ma allo stesso tempo preoccupata. 
Felice per aver passato una bella serata nonostante abbia disubbidito suo padre e preoccupata perché questo non fosse ancora ritornato. 

“Sono oramai le undici...” pensò. 

Peter aveva detto alla sua cara figliola che sarebbe tornato al sorgere del sole, ma niente. Lei era da sola.

-No, non devo preoccuparmi. Lui sta bene. - disse per alzarsi e accendere lo stereo. Un po’ di musica le avrebbe fatto bene. 

Si buttò sul suo lettone e incominciò a pensare alla festa e al suo caro amico, Vladimir. 
La ragazza al solo ricordo di aver ballato con lui, arrossì di colpo. Era la prima volta che passavano una serata assieme anche se quest’ultimo non smetteva di preoccuparsi per gli invitati. 

“Almeno ho passato del tempo con lui.” Pensò 

A lei bastava solo quello, di più non poteva chiedere perché non se lo sarebbe stato di certo concesso. 

Pov. Luka.
È stata una bellissima serata, mi son divertita un mondo e ho conosciuto tante persone anche se erano abbastanza.. pazze soprattutto quell’Aitor ma è stato grazie a lui se la festa è stata uno spasso. 

Più ci penso e meno riesco a credere che abbia ballato con lui… peccato che non ci fosse stato nessun lento. 
Mi immagino la faccia di suo fratello, già è tanto che ci abbia concesso di organizzare la sua festa… figuriamoci mettere un lento. 

Ah, vorrei tanto tornare indietro… ed aver accettato di farmi accompagnare da lui a casa. 
Merda!
Quanto darei per passare altro tempo assieme a lui. 
Fine pov.

Immersa nei suoi pensieri, Luka si addormentò profondamente, come biasimarla… ha passato tutta la notte a ballare. 

Erano già l’ora di pranzo e di suo padre nessuna traccia e lei ancora addormentata ma lo squillo del suo cellulare, la svegliò. 
-Pronto?-

.
.
.
.

-Allora zia? Il pranzo è pronto!?- esclamò un turchese assai affamato. 
-Ma vaffanculo.- bofonchiò la pistacchio mentre preparava una buona insalata di riso.

Pov. Aitor Foster.

Sto guardando quelle tre foto di quando ero piccolo. 
Son passate ben sedici anni. Mi chiedo ancora come sia riuscito ad arrivare fino qui, con questi pazzi a cui mi sono affezionato davvero. 
Nonostante quello che ho passato, sono stato capace di fidarmi ancora di qualcuno. Di andare avanti, anche se era davvero dura.

Ne ho passate davvero tante. 

I miei mi hanno abbandonato, mi sentivo solo al mondo. Mi sentivo un rifiuto.
Mi sentivo…

Ma il passato è passato. 
E che dire, stranamente mi trovo bene con Jordan e Xavier tanto da aver preso il suo cognome… quello di Xavier intendo. 
Beh, tra i due Xavier è quello più... come dire... maschio? 
Ceh, non voglio offendere Jordan dicendo che lui è un effemminato, per carità!

Ah, ho solo il cognome di Xavier perché lui è la parte attiva tra loro. E come faccio a saperlo? Per le mie varie esperienze. Purtroppo. 

Mi sento come un bambino traumatizzato. 

Sono ancora in camera mia e sto aspettando il pranzo. Che strano però... ho una zia. Inoltre questa è la versione femminile di Jordan! Si vede che sono gemelli. 
Come ho fatto a non capirlo?!

-È pronta! - sento esclamare. 
Finalmente! Avevo tanta fame!

Mi alzo dal mio letto e mi precipito giù in cucina. Xavier è arrivato prima di me, infatti è seduto nel mio posto preferito: di fronte alla tv. 

Maledetto! 

Mi siedo e di fronte a me si siede Vanille. A guardarla bene, è davvero bella… ha i capelli lunghi, color pistacchio come Jordan e i suoi occhi sono color blu lapislazzuli. Inoltre, sono la prima cosa che noti dato che sono circondati da delle ciglia nere e lunghe, magari esagera col mascara? Beh... a me sembra naturale.
Poi le sue guance sono arrossate, forse è imbarazzata? Per di più sono rosse da quando l’ho vista! O si è messa del blush o è così di natura. 

Stiamo mangiando, Xavier e Vanille non fanno altro che parlare di quando andavano alle superiore assieme. 

Ah… sti vecchietti e i loro ricordi. 

Io intanto mi concentro sulla tv. 
Fine pov. 

Pov. Vanille Greenway 

Non riesco ancora a credere di essere davvero qui, nella casa di mio fratello e soprattutto di suo marito!
Chi l’avrebbe detto che Xavier era cotto di Jordan!!?
Beh, Jordan ha avuto un sacco di ragazze e qualche volta mi confidava che persino dei ragazzi si confessavano a lui, però li rifiutava sempre perché a lui piacevano le ragazze e basta. E guarda con chi è sposato ora! Mi scappa una risatina e Aitor mi guarda stranito. Quel ragazzino... chissà se ci andrò d’accordo.

-La Sun Garden c’è ancora?- chiedo curiosa, non sono mai andata alla Sun, ma Xavier e coso... Bryce assieme a Claude ne parlavano sempre. 
-Certo! Perché? - mi chiede perplesso.
-Beh… dato che sono qui, mi piacerebbe andarci.- gli rispondo, portando alla mia bocca un boccone di riso, ah quant’è buona! 
Modestamente... cucino bene. 

-Seria? Ceh... non pensavo che ti ricordassi della Sun. - fa stranito. 
Beh, quei tre hanno tartassato la mia povera testa con i loro racconti di quando erano bambini e vivevano lì. 
-Allora ti ricordi ancora di Claude e Bryce?!- esclama all’improvviso facendo prendere quasi un colpo al mio povero nipote.
-Certo... – soprattutto dell’ultimo. 
Mi chiedo se è ancora insopportabile com’era alle superiori. –Perché? Non dovrei? - domando perplessa e Xavier scuote il capo, dicendomi che con tutto il lavoro che avevo forse mi ero scordata di loro.
-Ma no dai, siamo stati compagni di classe per cinque anni, a parte con Bryce.- 
Io non sono stata mai in classe con lui, ma ci vedevamo sempre all’intervallo e all’ora di pranzo. 
-Già, voi due vi odiavate.- risponde.
Oh! Caro Xavier puoi contarci. 
-E tanto.- ridacchio pensando ai vecchi tempi quando lo pigliavo per i capelli per tutte quelle battutine. 

Quando finiamo di mangiare, Aitor sotto ricatto lava i piatti. Xavier intanto mi chiede se avevo già un posto dove stare e io gli rispondo di no per poi chiedergli se conoscesse qualche hotel vicino. 
-Sì, casa mia.- risponde tutto serio ma allo stesso suona sarcastico. –Puoi venire a stare da noi! - esclama contento. 
Mi si illuminano gli occhi e dentro di me non faccio altro che ringraziare Roman per avermi mandata qui. 

Aspetta... devo anche Tamara! Vabbè ci penserò dopo. Ora voglio solo godermi questo momento. 

-Oddio! Sarebbe fantastico! - rispondo entusiasta. 
Xavier va in salotto ed io lo seguo, prende la mia valigia e la porta al secondo piano intanto che saliamo le scale guardo le foto appese al muro ed una in particolare ha attirato la mia attenzione. 




È strano vedere quei tre, assieme... proprio come una famiglia. 
Mi ero persa così tanto? Mi sento in colpa. 
Sono stata tutto il tempo a pensare al lavoro che mi sono persa la vita di mio fratello.. 

-Xavier, in tutte quelle lettere che mi mandava Jordan... c’era l’invito per il matrimonio?- chiesi insicura e lui annuì con la testa. 
-Mi dispiace...- risposi piano. Io ho perso quelle lettere in un incidente... invece di ammassarle lì, in un lato, avrei dovuto leggerle subito appena mi arrivavano!

Stupida, Stupida.

-Tranquilla Nené, non sentirti in colpa. Noi capiamo perfettamente. - cerca di consolarmi, ma io semplicemente rimango in silenzio. 
Fine pov.

[Qualche ora fa da qualche parte in Tokyo]

-Ho paura.- tremava una ragazzina, da tempo non vedeva così tanto sangue, da quel giorno in cui i suoi genitori vennero uccisi davanti a lei. 
–Hanako! Ti prego, non mollare.- cercava di calmarla un castano. La ragazzina premeva un panno sulla ferita di quell’uomo sdraiato sul suolo.
-Steve!- urlò il nome del suo mentore, non voleva che il capitano del quinto squadrone morisse proprio mentre lei cercava di aiutarlo. –Dove sono gli altri..?- si chiedeva, c’erano solo cinque uomini e una donna. Gli altri erano morti. 
Quei pochi rimasti erano feriti ma non gravemente come Peter. A lui lo avevano accoltellato al petto e sparato alla spalla destra. La ferita era profonda e l’uomo aveva perso molto sangue. 
-Devi sopravvivere, capitano!- esclamò la donna che era vicino a lei e teneva anche questa un panno premuto sulla spalla dell’uomo. –Nako- chan, non tremare. Andrà tutto bene.- cercò di tranquillizzarla. 

-Il loro medico è morto.- parlava Steve al telefono. 

Pov. Hanako Minami.

Sento i miei occhi bruciare, il cuore che mi batte a mille e le mani tremare.
Ho paura. 
Non voglio che muoia, non così. Non ora. 

Avanti, Signor Peter. Ce la può fare!

Il respiro di Peter però.. è debole e lento.. 
-L’ospedale più vicino si trova a cinquanta kilometri.- dice Steve appena entra nella stanza. 
-Peter, ti prego non mollare.- continua guardando l’uomo davanti a me. 
-Hanako, sali nello yet e azionalo. Dobbiamo partire.- mi ordina ed io mi alzo facendo segno alla donna vicino a me di tenere il panno premuto sulla ferita di Peter al posto mio. 

Corro verso quel piccolo aereo che ci portò all’hotel, salgo e comincio a premere alcuni tasti. 
-Steve! Sbrigatevi! Sono pronta!!- urlo a squarciagola. 
Vedo uscire dalla quella casetta Steve e il pilota che trasportano su una barella Peter. 
Appena salgono, il pilota si precipita da me e mi fa di tornare da Steve e gli altri. 
-Dobbiamo iniettargli questa.- dice prendendo una siringa.
-Non potrà sopportare un’altra dosi di questa.- dice la donna di prima, ha ragione un’altra dosi potrebbe portarlo all’altro mondo. 
-Fatemi quella cazzo di iniezione!- esclama Peter.. oddio ma si è svegliato!

-Peter!- corro verso di lui con gli occhi lucidi. 
-Ehi, piccolina.- mi saluta lui dolcemente e poi si gira verso Steve. –Allora? Ti sbrighi o devo farlo io!- e il mio mentore esegue. –Ahia! Porca puttana!- esclama beccandosi un’occhiataccia da parte della donna di cui il nome purtroppo non ricordo...
-Capitano! Le parole!- lo rimprovera. 
-Giusto, giusto. Nako-chan, non impararle certe parole, eh!- troppo tardi. Peter mi tratta sempre con una bambina innocente... 

-Hanako, vai a riposarti.- mi fa Steve ed io vado a sedermi vicino al finestrino, sperando che vada tutto bene. 

Fine pov. 

-No, no, no.- correva una ragazza singhiozzando per le strade della città di Inazuma. 

-Pronto?- rispose al cellulare. 
-Luka? Sei tu?- domando una voce maschile.
-Chi sei?- chiese questa.
-Sono Steve Grim, sono con tuo padre, Peter Zubareva.- rispose levando ogni dubbio di chi fosse alla ragazza, lei conobbe Steve cinque anni fa quando era andata in missione assieme a suo padre, quel giovane le stava proprio simpatico. 
-Steve! Da quanto tempo!- esclamò contenta. 
-Si... Luka, vieni all’ospedale. Ora.- disse serio il giovane. 
-Perché? C’entra mio padre? Steve, che è succeso?!- cominciò ad agitarsi 
-Tuo padre è stato ferito gravemente. Non agitarti. Vieni..- finì per poi attaccare. 


Correva e correva, sempre più veloce.
All’improvviso si scontro contro qualcuno, cadde ma si rialzo immediatamente. Non chiese scusa, niente. La sua testa era altrove. 
Riprese la sua corsa. Non aveva tempo, non c’era tempo. 
Aveva paura. Suo padre aveva sofferto tanti incidenti ma non così gravi da essere internato in uno ospedale. 
“Corri, corri” aveva solo in mente quello. 

-Ma quella è... Luna...- disse un blu alzandosi dal suolo. La persona contro la quale si scontrò Luka era proprio Vlad, ma lei non se ne accorse.

Arrivata a destinazione si precipitò ad entrare e proprio lì vide Steve, accompagnato da una ragazza alta e magra, dai capelli lunghi color verde-acqua tenuti in una coda alta. Aveva il capo chino e ciò la fece preoccupare.

“Perché sembra triste?” si chiese, ma non osò chiederlo. Aveva paura di ricevere una risposta.
-Steve, dov’è?- esclamò terrorizzata. 
-Calmati. Lui è vivo.- disse il castano e ciò fece apparire un sorriso enorme sul suo viso.
-Sta bene?!- chiese entusiasta e Steve semplicemente annuì. 
-Portami subito da lui!- esclamò contenta. 

I due presero l’ascensore lasciando indietro la ragazza che preferì rimanere al piano terra e nemmeno si presentò a Luka. 
Quest’ultima appena arrivò al piano si precipitò nella stanza dove si trovava suo padre, era lì, sdraiato su quel letto e l’aspettava con un sorriso.
-Luka- la chiamò e questa accorse verso lui. 
-Papà, come ti senti? Che è successo? Te lo dicevo dovevi che dovevi portarmi con te!- lo tempestò di domande e lo rimproverò pure. Peter ridacchiò semplicemente.
-Calma calma.- disse. 

Intanto che i due parlavano, giù al piano terra si trovava un blu che cercava con lo sguardo la ragazza. 
-Ma dove si è cacciata?- si chiese guardando a destra poi sinistra e così via, ma della ragazza nessuna traccia.
Continuò a scrutare il posto ma c’erano solo donne e bambine e una ragazza alta dai capelli verde-acqua. 

Pov. Vladimir Blade
Perché se n’è andata in quel modo?
Nemmeno mia ha guardato in faccia e... aveva le lacrime agli occhi. 

Chiedo alle signore dietro il banco d’informazione se hanno visto Luna, ma niente. 

Anzi cominciano a chiedermi come stia ecc. Beh, qui mi conoscono tutti. 

Le saluto e mi allontano, mi dirigo verso il bar. Non è lì.
Vado ai bagni e dalla porta sbircio se c’è, nemmeno lì.

Rassegnato ritorno all’atrio e noto ancora la ragazza, non è più seduta, ma è in piedi davanti al distributore di bibite e ha lo sguardo perso. 

Qualcosa mi dice di avvicinarmi a lei e chiederle se va tutto bene, ma appena faccio il primo passo questa si muove di me, mi passa vicino e dirige verso i bagni. 

Aveva un’espressione addolorata… e i suoi occhi erano rossi e gonfi, come se avesse pianto tutta la notte.

Fine pov. 

.
.
.
.
Aveva appena finito di mangiare e suo nipote era uscito con un paio di vecchi amici. 
Si sentiva ancora stanca dopo quella serata passata con gli amici della sua cotta, Jude. 
Ma n’era la valsa la pena, aveva avuto l’opportunità di avvicinarsi di più a lui, anche se qualche volta faceva una delle sue solite figure di merda. 

Già, stare vicino a lui, le danneggiava il sistema nervoso. 
Ora doveva due tazzine e un piatto alla sua amica Annalise. 
Almeno questa volta poteva dare la colpa all’alcool.

-Prima mi riposo e poi li correggo.- disse guardando una pila di fogli posti sulla sua scrivania. 
-Non chiederò mai più un favore a quel vecchio!- esclamò
Quella pila di carta da correggere non era della sua classe bensì quella del suo collega e dato che entrambi sono professori di matematica, il genio, per farsi ripagare per il favore che fece alla giovane, le propose di correggere le verifiche lei al posto suo. 
-Beh, almeno sono uscita con Jude. Anche se in compagnia.- si consolò, sedendosi sul divano e accese la tv. 

C’era il telegiornale.
*Le due organizzazioni tanto ricercato, si sono fatte sentire ancora.* disse il conduttore. 
-Ma hanno davvero combinato quello?!- strepitò meravigliata guardando la tv, guardando cosa mostrava la telecamera: un edificio fumante alto una ventina di metri con un buco enorme in mezzo.

-Ci sono state molte vittime come feriti. Le forze americane e australiane sono appena sbarcate...- continuava a parlare l’uomo alla tv, Jade non gli prestava importanza, era rimasta a bocca aperta. 
“Ma chi sono quei pazzi?” si chiese.
Poi mostrano ancora al telegiornale un video dove dall’hotel sbucavano cinque persone, tutte con una maschera e vestiti normalmente, queste salirono in una macchina e lì il video si interruppe. 
Il conduttore riprese a parlare, commentando ciò che avevano appena trasmesso, ma la giovane non prestò neanche questa volta attenzione. 

Tokyo era lontana da Inazuma, era davvero improbabile che quelle persone si rifugiassero in questa città era anche difficile che rimanessero ancora in questo paese, dato che quasi mezzo mondo li stava cercando proprio lì. 

Finito di commentare mandarono in onda un altro video e ciò mostrava una specie di yet, la quale sembrava essere parcheggiata davanti a quel enorme pertugio e da lì saltarono verso il mezzo, alcune persone che indossavano un paio di occhiali ed erano vestiti di scuro e per un pelo non caddero. 

-Oh dio!- esclamò.

La trasmissione durò per un’ora e Jade rimase sconvolta dalla notizia.
“Perché rischiare la vita in quel modo?” si chiedeva.

Jade cambio canale e in quello trasmettevano il meteo. 
-Ah… oggi piove, mannaggia.- disse per poi spegnere la tv e sdraiarsi sul divano. 
-Che giornata triste... tutti quei compiti da correggere!- esclamò sconsolata.

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-No, papà, non te ne andare. Ti prego no.- diceva sostenendo la sua mano con forza, le lacrime dell’arancio ramato non smettevano di scendere, i dottori non arrivavano e se questi non si sbrigavano, lei lo avrebbe perso per sempre. –Per favore. Papà, rimani con me.-

I dottori arrivarono e cercarono di portar via la ragazza dalla stanza ma questa non voleva, voleva stare vicino a suo padre. 
-Luka, vieni fuori ti prego.- la supplicò il castano. 
-NO!- esclamò –Salvate mio padre vi prego!!- si accasciò a terra, tremava. 

-Il veleno…- disse uno di quei uomini vestiti in bianco. –Non ha cura.- continuò.

-Luka..- la chiamò con la poca forza che gli rimaneva, la ragazza si alzò subito e con le lacrime agli occhi si avvicinò a suo padre. 
Era pallido e pensare che qualche minuto fa era pieno di vita, ora era ridotto a uno straccio. 
-Prenditi cura di te stessa, dai ascolto a Steve, Lucian e Vanille... e ovviamente anche a Zénon. Loro ti aiuteranno sempre.- la sua voce era bassa e debole. –Mi raccomando comportati bene, non fare cazzate.- e tossì. 
Lei intanto rimase in silenzio con le lacrime che le rigavano il viso senza freno. –Non sarai mai sola, io sarò sempre con te anche se non fisicamente, vedrai ti romperò anche dall’oltretomba.- le spezzava il cuore a sentire certe parole provenire da suo padre e questo poi con le ultime forze che gli rimanevano strinse la mano della figlia e… -Ti voglio bene..- pronunciò le sue ultime tre parole per poi lasciar andare la mano di Luka la quale scoppiò in un pianto ancor più disperato. 

-Il paziente è appena deceduto.- disse uno dei dottori. 

Steve chinò il capo in segno di rispetto, dentro di sé provava rabbia, dolore, tristezza, vergogna. Rabbia per non essere riuscito a salvare il suo compagno.
Dolore per lui che ha dovuto patire così tanto. 
Tristezza per lei che piangeva sconsolata suo padre.
Vergogna per aver fallito. 



Pov. Vladimir. 
Sono fuori dall’ospedale seduto su una panchina e sto pensando a ciò che è successo un’ora fa.. 
Sto iniziando davvero a preoccuparmi, spero che non le sia successo nulla… 

Intanto che mi tormento con i miei pensieri, guardo su in cielo.

Questo é nuvoloso e in lontananza si sentono dei tuoni, segno che un temporale si sta avvicinando.

Incominciano a cadere le prime goccioline che mi colpiscono la guancia. 

E stranamente mi viene in mente ciò che mi diceva sempre mio zio. 

-Il cielo piange lacrime di cristallo, solidale al mio dolore.. egli urla tuoni disperati.- 


Fine prima parte!

Angolino dell'autrice 


Buenas noches a todos!!
Ehi minna!
Allora tutto bene? Beh, io no. dieci giorni e devo fare quel calvolo di esame. 


Ah, qualcuno mi spari!

Avevo detto che non avrei aggiornato prima del 26 agosto ma eccomi qui! Fuck yeah mi sento tragres, ok no .-. la smetto.
 
Allora mi voglio scusare per non aver fatto apparire le altre, oc ma sinceramente in questa prima parte ho voluto focalizzarmi di più in questi personaggi. 
Prometto che nella seconda parte ci sarete anche voi! 
Beh, ora stiamo iniziando a conoscere bene i nostri i personaggi..loool come Hikari. 

Beh, ragazzi miei spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che non riserviate rancore ahaha ok basta. Non ho il senso dell'umorismo D:

Mi ritiro. 

Con ciò vi saluto minna che c'è gente che sta scassando il ... ok mi contengo

Alla prossima! ;3
   
 
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