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Autore: FollediScrittura    18/08/2015    2 recensioni
MODIFICATO PRIMO CAPITOLO PER MANCANZA DIALOGHI.
Era un giorno d'estate in cui Leda lesse per la prima volta il contratto in cui il suo futuro marito la richiedeva.
Era il suo compleanno.
Erano passati 14 anni esatti dal momento in cui la morte aveva cambiato la sua vita.
Erano esattamente 14 anni in cui la promessa che si era fatta cominciò a vacillare.
Genere: Mistero, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Richard Armitage
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8.capitolo

 

 

 

                                                                        

 

‘“Solo un bacio e poi

 

Se vuoi

 

Le labbra mie perdonerai’

 

 

 

‘Solo un bacio e poi

 

Se vuoi

 

Le labbra mie ritroverai”’

 

.Cit. Romeo&Giulietta Ama e cambia il mondo.

 

 

 

‘”Madre, perché deve andare via? Non può restare con noi?’”

 

 

 

‘”Oh Leda, ricorda sempre che gli amici devono avere la libertà di essere lasciati andare. Se sono veri torneranno da te. E io credo davvero che lui non ti lascerà mai, nemmeno ora che sta salendo sulla carrozza che lo porterà via da noi. Con il corpo è lontano ma i suoi occhi veglieranno sempre su di te”

 

 

 

Leda si strinse di più tra le braccia della madre mentre, ancora poco convita, vedeva la carrozza andare via.

 

 

 

Il suo unico amico la stava lasciando ma le parole della madre riecheggiavano ancora nella sua testa.

 

 

 

Lui sarebbe tornato.

 

 

 

E lei si sarebbe di nuovo sentita protetta.

 

 

 

Eppure qualcosa era cambiato.

 

 

 

In un momento tutto quello che le era intorno cambiò

 

 

 

Una forte nebbia aveva investito sua madre facendo sparire il suo abbraccio caldo su di se. Da bambina si ritrovò adulta e sola. E di nuovo il suo cuore iniziò a battere per la paura, cercò di chiamare la carrozza che piano piano si allontanava da lei. Cercò di urlare ma dalla sua bocca non uscì nemmeno un suono striminzito. Voleva correre, urlare, piangere ma si sentiva bloccata. Avrebbe voluto che il suo amico scendesse da lì e le dicesse che sarebbe andato tutto bene ma nulla di tutto ciò accadde.

 

 

 

Si lasciò andare a terra mentre le nubi avvolgevano il suo corpo stanco. Forse stava per morire anche lei, e provò un grande senso di smarrimento perché in quel momento avrebbe voluto tornare, vivere, rivedere i suoi occhi.

 

 

 

‘’Quali occhi?’’        

 

Leda si girò nervosamente dalla parte in cui veniva quella voce.

 

Avrebbe voluto rispondere che cercava i suoi occhi dolci, quegli occhi che l’avevano amata incondizionatamente. Che la avevano espresso fedeltà e amicizia. Che sarebbero stati per sempre con lei.

 

 

 

‘’Di che colore sono i suoi occhi?’ e quella voce ora era calda al suo orecchio,come se volesse farle capire che in realtà stava cercando gli occhi sbagliati. Che in realtà la persona che cercava non era più il suo amico ma qulcuno che aveva preso il suo posto già da tempo.

 

 

 

Si portò inconsapevolmente una mano sul petto, quel cuore che aveva battuto fino adesso, aveva smesso di battere. Il suo corpo piano piano stava diventando freddo,come se il marmo stesse prendendo il posto della sua pelle calda e viva.

 

 

 

‘’Sai perché ti sta succedendo questo?’’

 

 

 

Leda spalancò gli occhi. La voce calda aveva preso una piega spietata e finalmente riuscì a dare un senso a quell’inclinatura. SE avesse avuto ancora un corpo avrebbe sicuramente tremato dalla paura ma ormai era diventata di ghiaccio. Di ghiaccio come era la misteriosa donna del ballo.

 

 

 

‘’Non puoi rispondere perché stai morendo. L’usurpatrice sta morendo perchè è una traditrice.

  L’usurpatrice verrà decapitata per mano di chi pensava di amarla.’

 

 

 

“’Decapitata? Perchè? Cosa ho fatto?’

 

 

 

Leda si stupì di come le uniche parti del corpo ancora vive erano i suoi occhi e la sua bocca che chiedevano, imploravano quella voce di spiegarle cosa avesse fatto per meritarsi una simile morte.

 

 

 

‘’Lo sai, pensaci. Sai cosa hai fatto.’

 

 

 

LEDA.

 

 

 

Ora la voce era cambiata.

 

 

 

LEDA.

 

 

 

Sentiva come una pressione sul collo mentre il suo nome echeggiava intorno a lei.

 

 

 

LEDA.

 

 

 

SVEGLIATEVI.

 

 

 

Svegliarsi?

Svegliarsi da cosa?

Lei sentiva sempre di più gli occhi farsi pesanti. Forse stava davvero morendo, era stata punita perché aveva scelto una via che andava contro i suoi principi.

 

Perché aveva ceduto.

 

Quella voce aveva ragione.

 

Era un usurpatrice.

 

Stava vivendo la vita di qualcun altro.

 

LEDA.

 

 

Il freddo che sentiva stava piano piano svanendo, la sua faccia era come smossa da una sorta di strano calore. Come se qualcuno avesse appiccato del fuoco sul suo viso.

 

 

 

LEDA PER L’AMOR DEL CIELO SVEGLIATEVI.

 

 

 

E di nuovo il calore divenne quasi insopportabile. Nella sua mente tornò ai suoi 14 anni,quando le fiamme avevano avvolto la sua casa, i suoi mobili e il corpo di sua madre.

 

LEDA,TORNATE DA ME.

 

Non seppe se fu la voce così dolce ma allo stesso tempo triste che la chiamava incessantemente o la luce che vedeva riflettersi sulla sua vista buia che le fece aprire gli occhi di scatto per poi trovarsi una candela troppo vicina al suo viso.

"Noo,non vi avvicinate a me." Leda si alzò di scatto spingendo via la candela che Richard aveva in mano che poi andò a finire a terra spegnendosi per la botta ricevuta. Leda si allontanò il più possibile aandanosi a rifugiare dietro la scrivania che l'uomo usava come base per il suo lavoro.

Richard dal canto suo si ritrovò spiazzato dal comportamento della ragazza. Si ritrovava ad osservarla da per terra. Guardava come quel corpo fosse cambiato nel giro di pochi istanti.

Erano tornati da poche ore dal ballo, tornati dal momento in cui non avevano smesso un secondo di baciarsi e sfiorarsi. Leda si era addormentata nella carrozza con la testa appoggiata alla sua spalla e con i capelli che lo inebriavano con il loro profumo. Quella donna lo aveva stregato. Stregato con la sua franchezza, con la timidezza e con la sua delicata e misteriosa bellezza. Non voleva interrompere quel momento tra di loro, quella tenerezza che si era creata e che chissà fino a quanto sarebbe durata.

L'aveva portata nel suo studio e l'aveva appoggiata sul divano per continuare a godersi della sua presenza e del suo viso dolcemente addormentato. Avrebbe continuato a guardarla per sempre fino a quando il suo viso non aveva mutato espressione. Da serenamente addormentata era passata ad avere delle contrazioni facciali di grande sofferenza. Il suo corpo era come preso da spasmi e continuava a chiedere cosa avesse fatto per meritarsi di morire.

Aveva cercato di scuoterla per farla risvegliare ma niente sembrava riportarla nel mondo reale. Aveva iniziato a chiamarla e in quel momento si ricordò del trucco che usava sua madre per farlo svegliare quando era piccolo. Era solita chiamarlo dolcemente mentre passava una piccola candela dalla fiamma quasi spenta in modo che la luce invadesse le sue palpebre chiuse e chiedesse al suo corpo di risvegliarsi. Ogni volta che lo usava lui in automatico si svegliava e per quanto negli anni quel trucco gli sembrasse ridicolo,in quel momento decise di provarlo ma mai immaginò una reazione simile dalla ragazza.

“” Leda" riuscì a pronunciare mentre osservava la ragazza farsi sempre più piccola per poi vederla accasciarsi dietro la sedia e lasciarsi andare ad un pianto disperato. Richard si alzò da terra buttando la candela nel camino. Si avvicinò nel luogo dove provenivano quegli intensi singhiozzi e la ritrovò con la testa appoggiata sulle ginocchia e con i capelli che le ricadevano in disordine fino alla schiena.

" Leda" disse questa volta dolce mentre appoggiava la mano su quei capelli setosi. La sentì tremare ma ringraziò Dio che non lo fece scansare.

"Ditemi cosa è successo,ditemi cosa vi ho fatto per farvi reagire in questo modo." Per tutta risposta ebbe i suoi occhi rossi e bagnati di lacrime che l’osservavano con serietà e diffidenza. Richard si chiese cosa ci fosse nel passato di quella donna che aveva tanto turbato la sua vita. Non sapeva quasi nulla di lei, soltanto che era la parente povera di una famiglia facoltosa e che l'aveva presa con se dopo la morte dei genitori.

Chi era davvero questa donna?

E cosa davvero gli stava facendo?

Per un secondo gli balenò in mente di lasciar perdere tutta la storia del matrimonio, di allontanarla da lui, di non portare avanti quella assurda storia.

Non poteva essere sostituita.

Non per quello che aveva in mente.

Se solo ci fosse stata un altra soluzione, se solo avesse avuto davvero il potere di cambiare tutto.

" Non fatelo mai più, vi prego." la voce interrotta solo da leggeri singhiozzi lo fece ritornare nel mondo reale. A Richard non poteva apparire più bella di così, nella sua fragilità ma anche nel coraggio di ammettere le sue paure. Si sedette meglio accanto a lei, distendendo le lunghe gambe per stare più comodo e distrattamente portò i suoi lunghi capelli dietro le orecchie godendosi della smorbidezza di quei boccoli neri.

“Aiutatemi a capire, Leda. Non so davvero cosa vi ha arrecato tanto dolore, volevo solo svegliarvi."

Leda sospirò per quel dolce contatto e per quegli occhi azzurri che la guardavano ancora preoccupato. Le sue labbra erano così vicine alla sua guancia che ne poteva sentire il calore. Era così intimo quel momento che anche nel dolore ne poteva percepire la sensualità. Sentiva il cuore battere forte e si avvicinò di più a lui per poi farsi cadere sul suo petto sentendo il tepore dell’uomo.

”Richard.””riuscì a dire sentendo un altro cuore batterle nell’orecchio. Richard dal canto suo era talmente amozionato che non riuscì a fare altro che abbracciarla sentendo i suoi capelli accarezzargli il collo e il mento.

“Se non volete dirmi cosa è successo non insisterò"”

Leda si accocolò meglio nel suo abbraccio e per la prima volta in vita sua sentì il bisogno di condividere con qualcuno la sua storia. Con qualcuno che sentiva che poteva essere un nemico, che sentiva come se da un momento all’altro non l’avrebbe più stretta come stava facendo ora.

Che l’avrebbe perso.

Ma in quel momento non gli importò.

In quel preciso istante sentì l’impulso di dire la verità.

“Mia madre è morta in un incendio, Richard. E’ morta nel giorno del mio quattordicesimo compleanno." Chiuse gli occhi tornando a quel giorno e soprattutto al dolore nel vedere suo padre prendere la decisione più orribile della sua vita. Richard rimase in silenzio ascoltando quello che aveva da dirle. Ora capiva il perchè si era così spaventata nel vederlo con la candela vicino al suo viso. Si sentì in colpa perchè gli aveva fatto tornare alla mente il ricordo di quando la sua vita finì.

"Mi dispiace,Leda..io,davvero.."

“Shh, Richard, non è colpa vostra. Mia madre credeva ciecamente nell’amore, diceva che era l’unica forza in grado di sfidare qualsiasi cosa negativa fosse successa. Credeva persino che potesse combattere la morte,ma alla fine non la salvò dal destino crudele che le era toccato." Sorrise mentre sentiva la mano di Richard sulla nuca, nel silenzio che le dava , le stava trasmettendo più calore delle tante parole che aveva ricevuto nel giorno dei loro funerali.

““Tutti sanno che sia mia madre che mio padre sono morti in quell’incendio" si scansò dal suo petto e ingonocchiandosi staccò la mano dell’uomo dalla sua nuca e si mise all’altezza dei suoi occhi che ora la guardavano incuriositi cercando di capire che cosa fosse davvero successo quel giorno.

““Mio padre si è ucciso davanti ai miei occhi. Quel giorno non era ancora rientrato a casa quando successe tutto, mia madre mi chiese di aiutarla ad addobbare la sala da ballo con delle candele. Le adorava e diceva che la loro fiamma rappresentava l’amore eterno. Avremmo festeggiato il mio compleanno e la loro nuova promessa d’amore ma purtroppo non fu così. Avevo aperto tutte le finestre della sala, il tempo non era dei migliori ma pensavo che con il panorama che si vedeva da lì,sarebbe stato ancora tutto più bello"

Leda sentì gli occhi pizzicare, quel profondo dolore che sentiva dentro si stava piano piano diffondendo.

Si sentiva in colpa per aver causato quell’incendio per una stupidita. Aveva creato una corrente d’aria mortale imprigionando lei e sua madre nel fuoco. Richard non potè fare altro che assistere al pianto disperato della ragazza. Non riuscì a muoversi, si sentiva impotente davanti all’ammissione di colpa della ragazza. Ma che avrebbe potuto fare? Era stato solo uno stupido incidente, un’incidente che avava cambiato il decorso di tutta la sua vita.

“Leda, avete vissuto con questo senso di colpa per tutti questi anni…ma non è stata colpa vostra. Eravate solo una bambina, non potete vivere con il dolore di essere stata voi."E quando vide il suo viso farsi scuro la tirò verso di abbracciandola forte. Sentì le mani della ragazza aggrapparsi alla sua camicia. Come se lui fosse la roccia da cui dipendeva la sua salvezza.“

“Come potete dire no, se solo non avessi aperto quella dannata finestra..loro sarebbero ancora qui con me." e si ritrovò a pensare che forse non si sarebbe ritrovata nemmeno tra le braccia dell'uomo se la sua vita fosse stata diversa. Se sua madre e suo padre fossero stati vivi,lui l'avrebbe notata? L'avrebbe scelta?

Di nuovo le domande su quella relazione le si ripresentarono spietate nella testa.

Anche in quel momento in cui gli stava mettendo tutta la verità davanti, si ritrovò a pensare a quanto fosse sbagliata quell’unione.

Se fosse cresciuta nella ricchezza,se fosse stata una ragazza frivola e mondana come sua cugina,lui avrebbe chiesto di lei?

Magari nella nobiltà l’avrebbe amata di più?

Oppure l’avrebbe scansata e avrebbe scelto un altra ragazza nelle condizioni in cui versava lei in quel momento?

Chiuse gli occhi di scatto come se quelle domande le avessero causato dolore.

Perchè voleva scacciare l’egoismo che aveva provato in quell momento.

Provare quasi sollievo per quella vita solo perchè gli aveva messo davanti Richard e in quel momento capì cosa le stesse dicendo il suo cuore.

Lei amava Richard.

Lui era la sua aria.

Lui era la sua stessa vita.

Era una dannazione.

Una malattia a cui non c’era cura.

Era lo stesso fuoco di cui aveva paura ma allo stesso tempo ne voleva essere bruciata e consumata.

Leda, è per questo motivo che non volevate accettare la mia proposta di matrimonio?" come risposta ebbe le braccia della ragazza strette ancora di più sulla sua schiena.

“Leda, vi guiro che vi proteggerò. Non dovete avere paura, io non vi abbondonerò,MAI.”

“Lo giurate? Giurate che non mi farete soffrire? Io sono stata tradita dal mio stesso padre. Quel padre che diceva di amarmi e di proteggermi. Quel padre che non ha retto alla morte della moglie e che ha preferito lasciare me nella completa disperazione della solitudine che lasciare andare lei nella morte. Giurate,dunque, voi,che alla fine mi siete estraneo…di proteggermi per sempre?”

Richard si sentì colpito come da una tempesta. Leda aveva questo potere. In un momento sembrava essere la pecorella che doveva essere salvata dal lupo, e il momento dopo si ritrovava lui ad essere la pecora che desiderava essere sbranato da quel lupo misterioso e intrigante.

L’aveva di nuovo messo di fronte alla cruda realtà. Lui che aveva in mente un solo piano quando l’aveva scelta, ora si ritrovava a fare nuove promesse. Voleva davvero proteggere quella donna dal mondo ma il problema stave che lei dove essere protetta da lui e dai suoi scopi. Ora lo guardava con una tale intensità e serietà che tutto quello che aveva in mente stava andando in frantumi. Le prese di nuovo il viso tra le sue grandi e calde mani e sorrise divertito quando vide gli occhi della ragazza farsi grandi per la sorpresa di quel gesto.

“Sarò forse un estraneo per il tempo ma non sono un estraneo al Vostro cuore. Se batte come batte il mio in questo momento..” e Leda di rimando mise una mano su quel cuore di cui tanto decantava e tirò un sospiro di sollievo nel sentirlo battere all’impazzata.

“Allora anche voi sentite che siamo più uniti di quello che pensavamo.” E così dicendo Richard si avvicinò piano alle sue labbra per poi unirsi ad un bacio che stava per suggellare una vita fatta di nuove promesse.

 

***

Quando l’uomo entrò nello studio per poco non tirò un urlo dalla vista che gli si proponeva davanti. Tutto era sottosopra, le tende erano state sdradicate giù, i libri erano da una parte e l’altra della stanza con mezzo colui che aveva provocato tutto quell caos.

“Robert…” fu l’unica cosa che riuscì a dire vedendolo sdraiato a pancia in su e con il bicchiere pieno di chissà quale intruglio stretto in una mano. Aveva la camicia aperta fino a metà petto e i capelli spettinati e sparpagliati sul pavimento. Sapeva già cosa avesse turbato l’animo del ragazzo ma preferì non professare parola e si mise a mettere in ordine quell disastro.

“Sono uno sciocco, fratello. Un grandissmo sciocco.” E bevve quel poco che restava nel bicchiere versandolo anche sugli angoli della bocca.

“Pensavo che non sarebbe caduta nella sua trappola e invece no,lei,lei,che credevo fosse diversa…che ho promesso di porteggerla a costo della mia stessa vita, ha lasciato che il lupo la divorasse.” E furioso prese il bicchiere e lo buttò contro la parete facendolo cadere a terra in mille pezzi.

“Robert, per l’amor del cielo.” Gli urlò Andrew esasperato dal comportamento del fratello degli ultimi giorni. Lo aveva pregato di non immischiarsi in quella faccenda, ma lui e l’indole dell’amico fedele aveva avuto la meglio e ora si trovava a pagare le conseguenze per essersi messo in mezzo in quella situazione.

“Andrew…” piagnucolò rialzandosi e portandosi le mani alla testa come segno della pazzia che lo stava divorando.

“Robert, smettila,ti prego. Non rimanere attaccato al passato. Lei è andata Avanti,devi farlo anche tu.” E lo prese per le spalle per farlo ragionare ma quello che vedeva nei suoi occhi era tutto tranne che ragionevole.

“Come faccio,eh? Dimmi come faccio a dimenticarla?” e lo spintonò via andando verso la bottiglia e pregando Dio di farlo svenire oppure di dirgli che tutto quello che aveva sentito in quella stanza non fosse vero.

“Come lei ha dimenticato te,Robert.”

Lasciò cadere lento il tappo della bottiglia esaminando come quelle parole del fratello gli facessero male.

Era vero, lui aveva fatto di tutto per mantenere la promessa. Per farsì che un giorno si sarebbero rincontrati,per aiutarla in quella vita che l’aveva distrutta.

Aveva fatto di tutto.

E lei invece si era dimenticata tutto e in questo momento amoreggiava con un uomo che detestava con tutto se stesso.

“Quindi non esiste più nulla che io possa fare…” lo disse più a se stesso che al fratello ma la risposta che ebbe lo fece girare di scatto nella direzione in cui proveniva una voce che conosceva bene.

“Non tutto è perduto, mio caro Robert.”

In quel momento sentì solo la voce di Andrew mentre le forze lo abbandonavano e sperando che tutto quello fosse un semplice e distorto sogno.

 

 

Angolo autrice:

Lenta lenta e senza farsi sentire,la sconsiderata autrice esce fuori dal suo nascondiglio e chiede mille volte scusa per il tremendo e sfacciato ritardo nel pubblicare il nuovo capitolo.

Dovete scusarmi ma non ho nemmeno una valida scusa per farmi perdonare se non facendo innamorare quei due birbanti di Leda e Richard.

Bene,bene,bene….da adesso in poi si capiscono più cose e spero solo che Robert domani non si svegli in un manicomio.

Votate per la salute del piccolo Robert!!!!!!!!!

Spero ma non prometto di aggiornare presto!!!!!xD

Grazie ancora per i commenti e le visite alla mia storia!;)

  
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