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Autore: gattapelosa    18/08/2015    1 recensioni
Tragico incidente in via Ferrer: Michele Noel, diciassette anni, studente, è stato investito da un’automobile. Morto sul colpo.
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Micky si risveglia all’Arrivo che non ricorda più davvero bene cosa sia successo. Una cosa è certa: andrà in Paradiso, grazie alla sua irreprensibile condotta in vita. E infatti a breve Micky viene trasferito “di sopra”, dove inizia a frequentare una nuova scuola, si adatta a nuove regole e incomincia una nuova vita. Sembra tutto perfetto.
E invece no.
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C’è una macchia nel passato di Micky, un errore di registrazione sul suo fascicolo. È vero che Micky ha ucciso un uomo? No. Non è possibile. Però il dubbio resta, le alte autorità non possono permettere la sua permanenza in Paradiso. Ecco perché optano per la scelta estrema: Micky verrà temporaneamente trasferito “di sotto”. All’Inferno.
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Primo passo: dimenticare





Il tutor di Micky si chiama Ambrogio1982, è morto quasi duecento anni fa e ora lavora presso l’Accademia del Paradiso. È un ragazzo giovane, bello e luminoso, ma ormai Micky ha capito che tutto all’infinitesimo piano è per natura luminoso. Non esistono ombre o colori scuri. Una volta lasciato l’ascensore di Caronte, Micky si è ritrovato dinnanzi l’Accademia: un bianco castello di luce che poggia su un prato d’erba. Paradossalmente Micky ci è rimasto quasi male: e lui che aveva pensato di dover camminare sulle nuvole…
Micky è stato immediatamente scortato fino un largo studio del piano terra, ampio, bianco, abbellito da decori dorati. Dietro l’immensa scrivania luminosa sedeva – e siede tuttora – tale Ambrogio1982, che si è presentato, l’ha fatto accomodare e gli ha offerto un bicchiere profumato di liquido ignoto.

— È ambrosia, la bevanda divina. Bevilo pure. — gli dice, quando Micky lo guarda con sospetto. Effettivamente il gusto è sublime, un’allegra mistura di tutto ciò che c’è di buono al mondo.
— Allora, direi che è giunto il momento di chiarire alcune questioni spinose — comincia Ambrogio. — Tanto per cominciare, ho qui la tua nuova tesserina. Da oggi sarai Michele99838, appuntatala al petto così che chiunque saprà come riferirsi a te.
— E perché proprio Michele99838? Non posso essere semplicemente Micky?
— Micky non è un nome biblico— risponde ancora Ambrogio. — Qui sono ammessi solo nomi legati alla religione cattolica. Abbiamo un registro che riporta tutte le varie possibilità. Sentiti libero di scegliere un’alternativa, ma sarà sempre un nome seguito da diversi numeri per distinguere te da ogni tuo omonimo.
— E perché non mantenere nome e cognome? Michele Noel è sempre meglio di Michele99838.
Ambrogio1982 fa un leggero sospiro e si piega un po’ sul tavolo, avvicinandosi a Micky.
— Questa è una domanda difficile. Vedi, qui in Paradiso noi teniamo ad aiutare i novelli-deceduti come te a superare il…trauma. A ricominciare, insomma. Per questo motivo sono state redatte una serie di leggi che mirano proprio ad allontanare il ricordo della vita mortale e rendere più piacevole ancora la permanenza in Paradiso. Si intende che mantenere il cognome, o anche solo i soprannomi, di un individuo vuol dire costringerlo a qualcosa che ancora lo leghi alla sua realtà mortale. Di Michele qui ne incontrerai parecchi. Di Michele Noel, o Micky, quasi nessuno. Ecco perché devi accettare questa tesserina. È chiaro?
— E se io non volessi dimenticare?
— Tutti dimenticano, tesserina o non tesserina. Vogliamo solo facilitare il passaggio, non c’è altra ragione.
Micky fissa la sua nuova tesserina dorata, una lucente medaglietta con sopra inciso quel nome così ridicolo. Ora non crede più che tutto sia un sogno, ma non riesce a spaventarsi all’idea d’aver perso ogni cosa. La sua vita, che potrà pure aver ingiuriato mille volte, ma senza sognare mai di rinunciarvi, ora non c’è più. E tutto, persino il suo nome, è destinato a finire nell’oblio. Eppure non è il non poter più riavere nulla indietro, a farlo soffrire. È la condanna a dimenticare.
— Quindi quando moriranno i miei genitori non li riconoscerò?— domanda infine.
— Presto dimenticherai tutto di loro, ma qui non ce ne sarà più bisogno. Farai altre conoscenze, nuove amicizie che saranno per te eterne. Fra poco tempo non penserai più di aver effettivamente avuto una vita mortale. Prima scompariranno i ricordi più insignificanti, poi i volti, i nomi, le voci delle persone che hai amato. I ricordi più dolorosi rimangono nell’anima fino a quando tutto il resto sarà scomparso, e allora ti convincerai che la vita mortale sia stata solo sofferenza. Infine se ne andranno pure loro. L’ultimo ricordo a scomparire è quello della tua morte. Quando pure questo sarà volato via, finalmente potrai lasciare l’Accademia ed essere ammesso in Paradiso.

Micky ricorda ogni particolare del momento in cui Valentino Bardy l’ha travolto con la sua Chevrolet. Ricorda le cuffiette nelle orecchie e la musica di Eminem che ha fatto da sottofondo al suo omicidio. Ricorda il dolore dell’impatto, la strada tinta di rosso, le urla dei passanti, la macchina che sfreccia via, “chiamate l’ambulanza”, “non ce la farà”, il cuore che si ferma, il buio. Tutto. E non vuole dimenticarlo. 
— Per accertarci che ogni ricordo mortale scompaia regolarmente dalla tua mente terremo delle periodiche sedute, in questo ufficio…
— Io non voglio dimenticare — lo interrompe Micky, stringendo le mani a pugno. — Non posso.  È la mia vita, e può non essere stata perfetta, ma rimane pur sempre la mia vita. Non importa se un pirata al volante ha deciso che fosse il momento di strapparmela via dopo solo diciassette anni; posso essere morto, ma non posso perdere tutto. Rinunciarvi, come se quei diciassette anni non fossero mai esistiti, come un cazzo di incidente di percorso…
— Sì, la rabbia è la seconda fase, dopo la negazione. Fai progressi regolari, ma ascolta…
— Non sono arrabbiato perché sono morto! Sono arrabbiato perché qui trattate la mia vita come se non contasse nulla!— e Micky vorrebbe alzarsi per sottolineare la durezza delle sue parole, ma si sente ancorato alla sedia. Non ci sono lacci o catene o morse, è una sorta di strana, invisibile forza.
— Ascolta Michele…
— Micky.
— Michele. Non c’è nulla che tu possa fare per arrestare tutto questo. Ora puoi provare rabbia, presto sopraggiungerà la tristezza, poi la rassegnazione. E dimenticherai. Dimenticherai tutto quanto e sarai felice. E ora, se non ti spiace, direi che possiamo accantonare l’argomento e passare ad altre questioni importanti.
E Micky vorrebbe rispondere con rabbia, ma pare quasi che la stessa, oscura forza che lo tiene legato alla sedia, ora gli stia tappando la bocca.
— Come ho già accennato ci sono una serie di importantissime regole che vanno rispettate. Tanto per cominciare, sappi che qui all’Accademia non si tengono lezioni. È una sorta di banco di prova in cui si entra costantemente in contatto con altri neo-deceduti, ma soprattutto con veterani dell’aldilà che saranno delle guide e delle figure di riferimento. Perderai ricordi della tua vita mortale, dove sicuramente hai commesso qualche peccato, ma contemporaneamente farai esperienza dell’assoluta beatitudine dei tuoi nuovi maestri e sarai spinto a imitarli.
— Ma tu hai detto che è normale che io provi rabbia e tristezza — Micky si sorprende nel constatare di poter ora liberamente parlare. — Quindi si possono provare emozioni negative in Paradiso.
— Certo, è normale, sarà così sempre. Se le situazioni lo richiederanno, sarai in grado di provare rabbia, tristezza, odio e angoscia.
— Quindi neanche il Paradiso è perfetto! Che forma di beatitudine è, una in cui si può soffrire?
Ambrogio non si lascia impressionare dalle logiche argomentazioni di Micky e gli serve con calma ed eleganza un nuovo bicchiere di ambrosia.
— In paradiso gli uomini sono buoni. All’inferno gli uomini sono cattivi. In ogni caso, sempre uomini rimangono: capaci di provare rabbia, tristezza, angoscia, felicità, amore, odio e chi più ne ha più ne metta. In Paradiso si cerca di far provare sempre buone emozioni alle vostre anime, ma alle volte ciò può non essere possibile.
— A me sembra tutta una fregatura — risponde ancora Micky, sorseggiando il suo bicchiere di ambrosia. — Vuoi dire che all’Inferno loro vogliono provare brutte emozioni come la tristezza e l’angoscia?
— Voglio dire che di sotto non fanno nulla per impedire ciò. E ora che abbiamo chiuso anche con questo argomento, passiamo alle regole dell’Accademia.— il tono sbrigativo di Ambrogio infastidì ancor di più Micky, ma non poté far altro che tacere ed ascoltare.

— Le regole sono affisse in ogni stanza. Ogni stanza ospita tre persone. Le stanze non servono per dormire, poiché i morti non dormono. Sono una sorta di “base”, un luogo cui fare riferimento. Il programma di ogni giornata è regolato dall’Accademia, i cinque momenti sono: tempo libero in camera, bevuta d’ambrosia, tempo libero nella sala centrale dell’Accademia (dove potrai liberamente comunicare con i veterani dell’aldilà), tempo libero nel giardino dell’Accademia, bevuta d’ambrosia. Ogni ventisette ore mortali sarai chiamato a discutere con uno dei nostri psicologi per valutare i tuoi progressi nell’adattamento. Bere l’ambrosia è obbligatorio nei due momenti della giornata sopracitati – né più, né meno.
— E perché?
— Perché l’ambrosia è il nettare divino e per tanto è molto buono. Devi berlo, perché berlo ti renderà felice.
— E se io non ne avessi voglia?
— Lo berrai lo stesso. È nel programma. Una regola fondamentale dell’Accademia è che, nonostante tu sia assolutamente libero di passare il tempo come preferisci (nel rispetto del programma), ti è severamente vietato lasciare i confini dell’Accademia. Non puoi insultare o maledire i tuoi compagni. Non puoi parlare del tuo passato mortale e ti è vietato porre domande agli altri circa il loro, anche ai tuoi compagni di stanza o ai veterani. Qualora ti venisse in mente un qualche quesito circa la tua nuova natura immortale, sei pregato di riferirti a me. Non importunare gli altri sollevando questioni cosmiche su Dio, gli angeli, il Paradiso, l’Inferno, l’Arrivo, me, te, noi, l’ambrosia, la terra, gli uomini e le anime. Io posso rispondere e sono qui perché è mio compito non ignorare alcuna tua domanda e appagare ogni sete di conoscenza.

— Bene — risponde Micky, che di quanto detto da Ambrogio gli è rimasto impresso solo una cosa. — Allora parlami di Dio. Esiste? È lui che ha creato tutto e che regola le nostre vite? Oppure…
— Dio esiste ed è unico e onnipotente — lo interrompe subito Ambrogio, in un tono al contempo devoto e ipnotico — Dio vive sulla cima del Grattacielo, al centro esatto del Paradiso. Dio può tutto e sa tutto, lui ha scelto che tu venissi ammesso tra di noi perché nel libero arbitrio hai vissuto al meglio la tua vita mortale.
— E come ha potuto, Dio unico e onnipotente, permettere che morissi a diciassette anni? Che colpa ho avuto, io?
— Anche l’uomo che ti ha ucciso aveva un suo libero arbitrio e ha liberamente deciso di ucciderti. Dio non ha colpa.

— Ma se è onnipotente poteva impedirgli di uccidere un innocuo ragazzo di…
— Dio non ha colpa, è colpa degli uomini.
— E i bambini che muoiono per malattie?
— Colpa degli uomini. Del caso. Prossima domanda?

Più che “ipnotico” ora la voce di Ambrogio pare ipnotizzata, e non ha più alcuna attrattiva su Micky. In vita era stato un falso credente, di quelli che a Natale vanno a messa e poi se ne dimenticano per il resto dell’anno – se non per il fioretto prima di un test scolastico particolarmente importante. Dopo aver coscientemente realizzato di essere morto e di essere tranquillamente asceso al Paradiso, Micky non ha più sollevato dubbi circa la reale esistenza di Dio. Eppure, ora come prima, Micky non riesce a ignorare l’inconsistenza di quei dogmi.
— Va bene, prossima domanda. Tu hai mai visto Dio?
— Bisogna essere graziati da Dio, per vedere Dio. No, non ne ho mai avuto la possibilità. Spero tu non abbia troppi altri interrogativi, per ora. Ci sono un paio di altre cose importanti che devi sapere, prima di andare, e ormai sta per scattare la campana. È quasi l’ora del tempo libero nella propria stanza.

— Ovvero?
— In Paradiso tutti parliamo la stessa lingua, che non è italiano, inglese, cinese o alcuna forma di linguaggio terrestre. Per tale ragione verrai smistato in una stanza con altre due anime casuali, che non saranno della tua nazionalità, probabilmente, e che sono morti molto prima di te. Per evitare sorgano tentazioni circa il porre domande su vite mortali altrui. Ti verranno consegnati degli abiti, sono le tuniche ufficiali, tutti ne indossano una. Ho finito. È giunto il momento che tu vada, prendi questa targa ed esci dalla porta. Una scia luminosa ti condurrà verso la tua stanza.

La strana forza che aveva ancorato Micky alla sedia ora non c’è più, e lui si sente libero di alzarsi.
— Passa una felice eternità, Michele99838.
E lui vorrebbe rispondere che il suo nome non è Michele99838, ma il tempo stringe e ora ha uno spiacevole vuoto di memoria.
Com’è che preferiva farsi chiamare, lui?
 






Bacheca dell'autrice

Questo è un semplicissimo capitolo di passaggio che serve a voi (e a Micky) a comprendere le basi su cosa voglia dire stare nel Paradiso di Risen (devo trovare un nuovo titolo, si accettano suggerimenti).
 
 
 
 
  
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