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Autore: Sux Fans    18/08/2015    2 recensioni
[...]Jillian tirò giù le maniche della felpa e Brian rivide in lei gli stessi gesti di anni prima. Non era una sconosciuta, non era una donna diversa da quella che abitava i suoi ricordi.
-No.. ma io voglio sapere perché. - Brian s'interruppe per un attimo. -Vuoi saperlo? - lei annuì. -Jillian è tornata ad Huntington.-
-Non ti permetterò di trattarla così mai più, semmai succedesse ti ammazzerei con le mie stesse mani. Mark, ti giuro, cazzo, che ti ammazzo..- [...]
Jillian ritorna otto anni dopo al suo paese d'origine e poco è il tempo che impedisce ai suoi vecchi amici di liceo, Brian e gli altri di riunirsi di nuovo nonostante ora non siano più dei ragazzini, ma piuttosto degli adulti con un traguardo lavorativo già raggiunto e vite già avviate. Solo gli amori di un tempo appassiti sembrano essere tornati a punzecchiare qualche nervo scoperto ma anche troppi anni sembrano separare quelle che sarebbero potute essere le facili scelte adesso intrappolate solo in qualche ricordo. Purtroppo non saranno solo questi tormenti astratti il vero problema, ma più concreti legami a frenare i desideri.
Tema dedicato in modo leggero alla violenza sulle donne. 25 Novembre
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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14.

Brian provò a rigirarsi nel letto, a stringere un cuscino come a reclamare conforto, a resistere all'impulso di accendere la tv per non imboccare in spiacevoli scoperte. Ormai ci aveva riflettuto tutta la notte e solo ora aveva rivisto tutto il suo operato con mente più lucida: Mark sarebbe passato per la parte della vittima e a quel punto avrebbe potuto infangare la sua faccia e gettare nel baratro insieme a lui tutta la band. Non era questo di cui avevano bisogno per risollevarsi dopo la morte di Jim, e non era questo che quest'ultimo aveva sperato per loro. Brian aprì gli occhi, il sole non arrivava minimamente a sfiorarlo dato che aveva tenuto giù le persiane per evitare anche i flash di eventuali scocciatori. Avrebbe aspettato con ansia notizie da parte di Matt e prima di allora si sarebbe rigirato nel suo stesso brodo nell'attesa di sapere se mai Michelle si sarebbe fatta viva: era il giorno della verità e questo lo faceva rabbrividire. Diede un'occhiata all'orologio sul comodino e notò che era ancora presto, si sarebbe fatto prima una doccia e fumato una sigaretta per rifocillare tutti i pensieri. La casa era vuota, silenziosa, il freddo marmo del pavimento non gli arrecava nessun danno, troppo occupato ad osservare il desolante spazio infinito della casa. L'aveva scelta per Michelle e anche per Pinkly, affinché ognuno di loro avesse lo spazio che desiderava; lui si era solo accontentato di insonorizzare la soffitta così da avere il suo angolo privato di musica. Uscì dalla doccia ancora gocciolante, scivolando una mano fra i capelli umidi per dargli un garbo più voluminoso; si asciugò con malavoglia, si avvitò un asciugamano alla vita e poi si diresse alla penisola della cucina per versarsi del caffè. Sorseggiò a malapena e si affiancò all'enorme vetrata della stanza per accendersi una sigaretta, tenendola pendente fra le labbra sottili che assunsero una smorfia di disapprovazione. Cercò di essere poco visibile dalla strada ma lui godè della vista dello spiazzale che l'avvicinava ad una lunga scia luminosa di mare, che si estendeva fino all'oceano, era un punto strategico che gli catapultava in casa le bellezze della litorale californiana. Ma non la osservò per davvero. Il suo sguardo color nocciola si mosse da una parte all'altra della strada, spiava il via vai frenetico, il caramello brillante di una duna di spiaggia. Qualcosa però nella sua mente si ricollegava ai ricordi recenti che gli frastagliavano fra le pareti della testa, lasciandolo completamente estraneo. Aspirò una boccata di fumo e attese qualche secondo prima di soffiarla via, il suo gesto lento si amplificò ancor più, come se il mondo corresse veloce e lo lasciasse indietro, senza rumori, senza espressione. Non oggi, non domani. Strinse fra le dita la punta della sigaretta fino a portarla alle labbra con rabbia, il fumo uscì dalle narici poi risalì fra i denti come se fosse un palmo aperto ad agguantargli la faccia, prima di gettarla via con uno slancio del dito. Brian sospirò, la città era viva e lì fuori stava solo aspettando di poterlo sbranare. Quando udì il cellulare vibrare dall'altra stanza accorse veloce, portandoselo all'orecchio trattenendolo fra la testa e la spalla per darsi la possibilità nel frattempo di indossare un jeans.

-Brian, come stai?-

-Un pò.. stordito. - Matt dall'altro capo sospirò lasciandosi andare a qualche secondo di pausa. -Matt.. - l'intimò, l'amico doveva dargli notizia della sua situazione.

-Non si sa ancora nulla. Mark è in ospedale, gli faranno una tac per accertarsi che non abbia subito danni alla testa. Lo hai gonfiato come un pallone, lo sai vero?-

-Ho ricordi confusi. Mi sembra passata un'eternità. - si portò una mano alla fronte cercando di riaffiorare alla mente qualche sprazzo di ricordo che non salì a galla. -Jillian.. come sta? So che l'hai vista, ne sono certo. - Matt ammutolì, poi tornò a sospirare.

-Se la caverà. Ce la caveremo tutti. Pensa a cose più importante adesso. -

-Cosa c'è di più importante? - Brian non seppe bene per quanto tempo rimasero in silenzio, dovette convincersi a pensare ad altro solo che la sua mente era albergata dalla continua, innefrenabile voglia di sapere di lei. -Non so cosa mi sta succedendo.. Non ho mai provato tutto questo. Cazzo, io, sentivo nelle braccia la voglia di ammazzarlo. Di ammazzare un uomo, capisci? Per quello che le aveva fatto! La mia testa era solo piena di questo! -

-Ma non lo hai fatto. Non farti uscire una dichiamazione del genere davanti un giudice, cazzo, o ti farai la tua schifosa vecchiaia in una topaia. -

-Fratello, non mi pento di averlo pestato se questo basta a far passare la voglia a quel figlio di puttana. Spero che nessuno provi mai una tale rabbia da sentirsi esplodere il sangue nelle vene. Pensa se una cosa del genere accadesse a Val o tua sorella..-

-Ho capito, ho capito.. sei stato chiarissimo. Non ti biasimo ma non possiamo comportarci come bestie. Non come Mark. Questo è solo colpa di quella di merda che.. Dio, come è finito così?! - Brian si lasciò cadere pesantemente sul letto, ancora a petto nudo, con le schiere di tatuaggi che gli ornavano il corpo per ogni centimetro di pelle delle braccia e del petto.

-Non è più la persona che conoscevamo, l'ho capito quando l'ho guardato negli occhi e quando.. quando mi parlava in.. quel modo. - Brian strinse i denti, tornando a ricordare la loro conversazione con la stessa intensità di quando ce lo aveva avuto vicino.

-Perché? Che cosa ti ha detto? - Brian sapeva di non poterne parlare con nessuno, che non avrebbero capito, che le parole di Mark non avrebbero toccato nessuno nel profondo come invece avevano fatto con lui. -Brian?-.

-Veramente.. lui.. - il bussare alla porta lo aveva completamente colto di sorpresa, costringendolo a spalancare le iridi e a rizzarsi in piedi in un secondo. -Ti devo lasciare, scusami. - quando interruppe la comunicazione si diresse nell'altra stanza con un passo veloce, ma allo stesso tempo rallentò per prendersi il tempo necessario per prepararsi a trovarsela davanti. Si portò una mano alla bocca scompigliando la barbetta incolta, prima di calare giù la maniglia.


Mad World – Gary Jules


Quando i loro occhi si incontrarono Brian credette di affogare, gli si mozzò il respiro in gola per così tanto tempo che un lungo ispiro non colmò la mancanza nei polmoni.

-Sei l'ultima persona che mi aspettavo di vedere.- Jillian calò il cappuccio nero lasciando libera la chioma ramata, prima di sorridere mestamente alle sue parole. Amava lasciarlo di sorpresa, oppure sapeva nel profondo che quella era una delle più forti emozioni che gli procurava in ogni caso, come fosse la prima volta. Sempre.

-Anche io non credevo che sarei venuta. - L'uomo distolse lo sguardo, era troppo per lui sperare di evitarla almeno in quel momento di pura fragilità. Sperò che non se ne accorgesse, ma cosa non potevano scorgere i suoi occhi? Erano verdi, come specchi, vitrei, brillanti e quasi lo mettevano a nudo contro il suo volere.

-Cosa ci fai quì? Il viale è pieno di scocciatori. - non sapeva come comportarsi, dal suo petto infervorava la voglia di stringerla e dirle che tutto sarebbe finito, che sarebbe passato, che adesso avevano la possibilità di riprovarci. Ma non sarebbe stato così.

-Ho preso una scorciatoia. Posso entrare? Per favore.. - Notò il suo modo di comportarsi un pò strano, di rannicchiarsi le mani al petto come una bambina spaventata che però aveva uno strano ghigno stampato in viso. Brian si guardò intorno poi si fece da parte. -Non ho parole per descrivere tutto quello che sta succedendo. -

-Io sì. - l'interruppe l'uomo, che si porse poco lontano da lei per non calare le sue difese. Ella cercò di non badargli troppo, di non cedere al tono provocatorio e di darsi la possibilità di spiegarsi ancora.

-Non potevo non ringraziarti. -

-Di cosa in particolare? - Brian storse il viso in una smorfia. -Di fare tutto quello che vuoi? Che ti basta battere le ciglia ed io sarei disposto a gettarmi da un ponte? - adesso stava urlando, eppure non se ne era neppure accorto. -Sapevo che liberarti di lui era quello che volevi e l'ho fatto. E se tu me l'avessi detto, io l'avrei fatto ugualmente. Avrei fatto tutto per te. - si allontanò da lei come se lo stesse scottando, poi si voltò trattenendosi i capelli all'indietro per prendere fiato lontano da quello che lei avrebbe potuto fare. La donna non si mosse, non parlò, si limitò ad ascoltare con un nodo alla gola che le strozzava le parole ad un soffio dall'essere pronunciate.

-Mi dispiace.. - Brian si voltò a guardarla mentre sulle guance lentigginose scivolava una lacrima sottile e orgogliosa che morì asciugata dal suo piccolo palmo.

-Ti dispiace? - Tornò a pronunciarsi con un tono più pacato ma comunque gutturale che la fece tremare.

-Sì. Non ho scelto io quello che doveva accadere. -

-Sì invece. Sei stata tu a scegliere per entrambi! È tutta una vita che lo fai! - Brian si diresse contro di lei arrabbiato, ringhiando a denti stretti, indicandosi con un indice accusatorio come se la colpa fosse solo sua di averglielo lasciato fare: andare e distruggere le loro vite.

-Non ti è mai successo di fare la scelta sbagliata? - Brian annuì alla sua risposta.

-Ho solo fatto scelte sbagliate, e questa è stata un'altra di quelle. - Jillian l'osservò ed egli si sentì morire.

-Quale in particolare? - sapeva la risposta e anche lei, gliela si leggeva in faccia, passava trascritta nei suoi occhi come una richiesta disperata di stare finalmente con lei.

-Non provarci Jill, non giocare con me. Non farlo. Non sarò il tuo giocattolo preferito. -

-Sai con cosa mi piace giocare? - la donna gli si avvicinò, un passo dopo l'altro gli era sempre più vicino. Portò lo sguardo a squadrargli il petto, a respirare contro la pelle del collo che era l'ultimo punto alla quale riusciva ad arrivare a causa della sua altezza; a guardare il viso di lui dal basso, mentre lui con un respiro pesante come se avesse scalato montagne la osservava, a quella distanza così misera, così debole che un solo centimentro l'avrebbe fatta sua.

-A biliardino, come hai vecchi tempi, ricordi?- mormorò ad un soffio da lui che riuscì finalmente a sentire il suo odore. -Ad inseguire le oche, oppure a spruzzarci con l'acqua gelida dell'oceano.. ma non con le persone. Non arrivo a questo punto, Bri. - Brian deglutì, credette di non udire bene le sue parole, troppo accecato dalla bocca di lei che si muoveva ad un passo dal suo petto.

-Hai bevuto.. - la donna annuì, i suoi occhi vitrei e lucidi ne erano la conferma. Avrebbe dovuto accorgersene subito.

-Sì. Sì ho bevuto, altrimenti non avrei avuto il coraggio di venire quì stamane e fare questo.. - si porse il avanti e toccò con la bocca il centro del suo petto, vi posò appena le labbra ma Brian sussultò, come fosse il tocco più violento e agognato che avesse mai avvertito. Dopo quell'interminabile secondo le vide alzare il viso contro di lui, sporto a chiederle di stringerla fra i palmi e trascinarla a sè, di toccare la bocca con la sua, di infrangere lo stesso respiro, di avvertire la stessa eccitazione che convogliava in lei. Lui la guardava, bella come una dea, con i capelli che le incorniciavano il viso e che sarebbero stati così morbidi al centro della sua mano, affinchè aderisse bene al suo viso.

-Ti prego.. Jillian.. - Brian alzò le mani ai lati delle spalle, come ad arrendersi ed impedirsi di sfiorarla con un solo dito. La donna dopo qualche secondo di mutismo tornò a stare dritta avanti a lui, roteando solo un pò la testa in modo rilassato.

-Suonami qualcosa.. - L'uomò disdì col capo, cercando di trattenere il respiro, ancora scosso violentemente dal corpo di lei che ancheggiava aggrazziatamente.

-No.. n-non credo sia una buona idea. Forse è meglio che ti riaccompagni.. - Jillian si allontanò senza curarsene e lo precedette lungo la stanza adiacente che aveva entrata per la soffitta. Salì le scalinate con qualche problema di equilibrio e lui le venne dietro per accertarsi che non cadesse. Qualcosa, una forza che non capiva, lo convinse a seguirla e non dissuaderla, nonostante questa non fosse la cosa giusta da fare. Quando entrambi riuscirono a salire lui la guardò a lungo, nei suoi momenti sconnessi che volevano sembrare più naturali possibili. Richiuse la porta del pavimento e rimasero in quel silenzio docile qualche secondo, sopprimendo la voglia di chiederle cosa avesse in mente.

-Allora.. - gli sorrise. - Suonami qualcosa. - Brian sorrise di rimando. Stava scherzando, vero?

-Perché ti sei ridotta così?- alludeva al suo stato brillo e lei non se lo lasciò sfuggire.

-Sai quanta difficoltà ho nel parlare. -

-No, non lo so.. hai sempre parlato chiaro. Nulla di tutto quello che ti passava per la testa te lo tenevi per te. -

-Non tutto quello che dicevo era importante. Adesso invece ho imparato a stare zitta.- Brian si prese qualche secondo per pensare, seduto per terra con una mano penzoloni sul ginocchio mentre lei rigirava per la stanza ammaliata come l'ultima volta.

-Credevo avessi smesso. -

-Di bere? Ho smesso di fare molte cose. - Sapeva che Brian attendeva che continuasse. -Ho smesso di bere, di fumare quella robaccia, di fidarmi di chi mi prometteva il mondo a parole. Starai sicuramente pensando che se una persona fa del male a se stessa come non potrebbe ferire gli altri? .. ed io non so darti una risposta. Io ci ho creduto e basta. - l'uomo si guardò le mani laccate di nero, con le scie nere di inchiostro che gli imbrattavano i dorsi delle dita, senza interessarvisi davvero.

-Se fossi rimasta, un motivo per regalartelo lo avrei avuto.- Jillian si voltò a guardarlo finalmente, ed egli ricordava fedelmente il Brian Haner di venti anni o poco più, che si era lasciata alle spalle un decennio prima. Sorrise, così mestamente che Brian ebbe un tuffo al cuore, spaventato per la sua risposta.

-Lo so Brian. È per questo che sono andata via.. io, non avevo nulla da offrirti. - quando lo vide alzarsi, con il viso infervorato dalla collera, la donna non si scompose, continuò a guardarlo mentre batteva le ciglia lunghe, in parte annebbiate dalle lacrime che affioravano come gemme.

-Tu sei completamente pazza! Pazza, maledizione! Preferirei schiattare senza una risposta anziché credere ad una falsità simile! - le fu ad un centimetro di distanza ed ella indietreggio per incollarsi al muro per chiedere protezione.

-E quale credi sia la verità? -

-Che eri innamorata di Mark. Che hai preferito stare con lui.. che credevi fosse più adatto a te. -

-Mark è sempre stato uno stronzo alcolizzato, pezzo di merda! - urlò Jillian, tanto che Brian zittì portandosi una mano fra i capelli pur di sperare che quella conversazione non stesse davvero avvenendo. -Per colpa sua ho iniziato a bere e drogarmi, mi ci sono voluti sette anni per uscirne pulita! Ho perso un figlio a causa delle botte ed ogni volta che cercavo di allontanarlo compariva come un fantasma! Quel maledetto viveva per tormentarmi! -

-E allora perché non sei tornata da me? - Brian si spazientì e scaraventò le braccia contro il muro ai lati della testa di Jillian, tanto che ella tremò e chiuse gli occhi fremendo le labbra. Si prese qualche secondo per tornare a normalizzare il respiro, e quando tornò a guardarlo lo vide ringhiare a denti stretti a pochi centimetri da lei. Deglutì, prese qualche respiro ampio dalla bocca ma non riuscì a parlare. Brian rimase qualche altro secondo immobile, a guardare ogni particolare del suo viso, ogni angolo, ogni discromia della pelle che la rendevano così bambinesca e prese a calmarsi. -Perdonami. Ho odiato Mark con tutto me stesso per quello che ti aveva fatto e ho finito per spaventarti anche io.- si prese una pausa facendo per allontanarsi. -Fai uscire davvero il peggio dalle persone, lo sai?- Jillian rimase incollata alla parete per permettersi un appoggio, guardandolo allontanarsi in quel suo piccolo angolo di paradiso con un passo leggero e calmo, diverso da poco prima.

-Nel profondo speravo non ti fossi dimenticato di me.-

-Perché sei egoista e dovevi colmare il tuo ego. Ed io ti ho dato la possibilità di farlo.- la punzecchiò amaro.

-Perché dopo anni ho capito che non avevo più una casa dove tornare, se non quella che avevo abbandonato quì.. - tornò a tenersi sulle proprie gambe dirigendosi al centro della stanza per raggiungerlo con passo felpato. Brian era di spalle ma la sentiva avvicinarsi, forse per questo non ebbe il coraggio di voltarsi. -Brian.. ero così spaventata. Mi rendeva così vulnerabile stare con te che avevo scambiato quel sentimento per una minaccia, invece non era altro che l'inizio di quello che ho cercato in tutti questi anni lontana. Eppure ce lo avevo già quì, a casa mia. - quando mancavano pochi passi da lui si fermò un attimo ad osservare i muscoli turgidi della schiena: era agitato, teso, tanto che quando lo toccò appena lo sentì fremere. Prese coraggio e gli circondò la vita con una mano arrivando a posargliela sul petto, mentre poggiava il viso stanco contro la sua schiena. Brian non si mosse, si godè appieno il tocco della sua mano, perfino contando i respiri di lei che gli si infrangevano sulla pelle.

-Cosa vuoi adesso da me? - Jillian non lo sapeva, tanto che questa domanda la lasciò ammutolita. Cosa voleva da lui? Perdono? Conforto? Amore? Probabilmente voleva tutto, e niente. Perché sapeva di non meritarlo una seconda volta.

-Voglio baciarti. Lo vuole ogni fibra del mio corpo. - alzò il viso e con la pressione del braccio lo spinse a voltarsi verso di lei. Brian era quasi pallido, scosso nell'ascoltarla. Non immaginava Brian Haner, la stessa persona che surfava sui palchi di tutto il mondo, ad affrontare migliaia di fans incalliti, potesse spaventarsi così.

-Non posso. Non di nuovo.- Jillian squadrò i dettagli del viso di lui, garbatamente, come se stesse parlando ad un bambino.

-Perché? Perché non vuoi baciarmi?- Brian si morse le labbra, le sopracciglia assunsero una espressione dolorosa e una mano le carezzò la guancia come fosse l'oggetto più delicato al mondo.

-Perché non riuscirei più a fermarmi.- disse in un soffio quasi inudibile, tanto che quando quel suono le sfiorò le orecchie un lungo brivido le percorse la schiena. Era un'alchimia perfetta, tanto che Jillian non seppe come continuare a sopprimerla.

-Nessuno ti ha chiesto di farlo.- si alzò sulle punte delle scarpe sperando di riuscire a sfiorare almeno la punta delle sue labbra, nonostante lui rimanesse immobile come una statua di bronzo. La bocca di lui non si mosse, anzi diventò d'improvviso pastosa e la gola si prosciugò in un attimo, lasciandolo senza fiato. La donna gli afferrò il viso, battè le ciglia per lubrificare gli occhi stanchi e si sporse ancora fino a toccarlo, fino a socchiudere le labbra per sperare che l'accogliesse allo stesso modo. Gli baciò la bocca per un pò, per dargli il tempo di convincersi a fare lo stesso, di prenderla, di volerla. Continuò finchè lui non chiuse gli occhi e cercando tutta la forza che aveva in corpo le afferrò i polsi che aveva ai lati della testa per allontanarla appena.

-Jillian.. c'è una cosa che devo dirti.- la vide sorridere, curvare le meravigliose labbra che fino a poco fa sentiva soffici su di sè.

-Lo so che vivi con Michelle. So che quel pantalone che mi hai prestato la prima sera non era di McKenna e che quell'oggetto floreale in cucina non era parte dei tuoi gusti personali. - continuò a sorridere come se la cosa fosse divertente. -E so leggere il suo cognome insieme al tuo fuori dalla porta di casa.- osservò Brian che rimaneva impassibile a guardarla, con un'espressione che non trapelava nulla che lei potesse leggere.

-Non è solo questo..- Jillian annuì, forse era stato troppo presuntuoso il suo gesto, troppo credere che dopo tanti anni di vuoto Michelle non l'avesse finalmente colmato.

-Ci tieni a lei.. lo capisco, è normale. Cioè, è l'unica donna che ha davvero capito di cosa avevi bisogno e lei c'è sempre stata per t..-

-Siamo sposati. - l'interruppe lui, trovando le parole per impedirle di continuare a porsi domande. -Da un anno.- Le vide spalancare le iridi, dilatare tanto la pupilla che quasi sembrava una palla da bowling. Aveva trattenuto il respiro che espirò via quando si accorse di esserselo dimenticata in gola, zittendo e voltandosi appena per programmare le informazioni arrivatele al cervello. Un decennio ad aspettarla e solo un anno di ritardo per riuscire forse a riparare le cose. Jillian si portò una mano alla bocca inchiodando gli occhi al pavimento, mentre Brian la osservava in ogni gesto risollevato dalla sua dichiarazione.

-Adesso lei se ne è andata. Ha creduto che tra me e te potesse esserci di nuovo qualcosa, ha pensato che farsi da parte era la cosa migliore per renderci le cose più facili ed evitare di soffrire. È una donna speciale, lei.. non lo merita. Ho trovato la persona che mette la mia felicità al di sopra della sua, e l'ho distrutta dal dolore.- si prese un secondo di pausa come per accertarsi che lo stesse ascoltando. -Anche io sono una pessima persona Jillian, anche io ferisco gratuitamente me stesso e gli altri. Sono uno stronzo, un povero stronzo che non capisce dov'è la sua casa e gira a zonzo sperando che qualcuno venga a prenderlo per mano.- le si avvicinò trovandosi davanti la sua nuca nuda e le spalle morbide, e dovette calarsi per poterle posare un bacio.

-Noi insieme, tenendoci la mano, vagheremmo all'infinito, perché siamo uguali. Siamo maledettamente uguali. - Jillian socchiuse la bocca ad ascoltarlo, le lacrime che cominciavano a scendere a fiotti fra le onde del viso. Le afferrò la sommità del braccio e la costrinse a voltarsi; Jillian deglutì rumorosamente, gli occhi persi in una pozza di lacrime. Brian le afferrò la nuca e la baciò con forza, rudemente, tanto che lei gemette per la forza improvvisa con cui la strinse. L'impatto fu forte che lei indietreggiò, si trovò spalle a muro, petto contro il suo, il fiato infranto dall'eccitazione che le infiammava le gote. La mano di lui le scivolò lungo il fianco, voleva avvertire ogni centimetro perso in quegli anni fino a sollevarla di qualche centimetro verso di lui tenendola per il retro della coscia. Le dita sottili e affusolate di lei andarono ad affondare nei suoi capelli corvini, a scoprirli ed agguantarli per impedirgli di allontanarsi di nuovo. Le loro bocche si muovevano all'unisono, erano alla ricerca continua dell'altra metà, alla disperata ricerca del fiato dell'altro nel proprio. Jillian non lo credette possibile ma il suo cuore tremava, un battere forsennato che quasi le facevano credere che stava per sfuggirle dal petto.

-Mi dici come.. come potrei.. fermarmi adesso? - la voce di lui era spezzata dall'eccitazione, tanto che Jillian fremette e carezzò le labbra sottili di lui con un dito.

-Anche se lo sapessi.. non te lo direi mai.. - gli carezzò il petto nudo dolcemente, tanto che lui sperò di poter fare presto lo stesso.


***


Michelle prese qualche lungo respiro, osservando da lontano la coltre di giornalisti e fotografi che si era piantata fuori la casa di Synyster Gates, per documentare chissà quale scoop da mettere in mostra al mondo. Dovette convincersi ad entrare dal retro, l'ultima cosa che avrebbe voluto quella mattina era rispondere alle domande sulla loro relazione sentimentale quasi completamente in frantumi. Sapeva che qualsiasi cosa le si sarebbe ritorta contro e prefererì optare per una strada spianata. Non era brava nè abituata alle interviste. Pinkly si avviò al fianco della padrona, camuffata con cappello e occhiali da sole, crogiolandosi dolcemente in quel sole californiano che cominciava a mostrarsi sempre più spesso le mattine di aprile. Avrebbe parlato con Brian e cercato una soluzione al problema, non avrebbe potuto ancora rimandare la cosa dopo che fra qualche mese sarebbe di nuovo iniziato il tour e altri impegni legati alla band, che lo avrebbero visto fuori casa per chissà quanto.

La parte opposta alla strada era lontana da occhi indiscreti, o almeno così le era parso. Dovette sfoderare le chiavi di casa e penetrare con attenzione nelle scale di emergenza, per poi percorrere l'interno di casa fino al pianerottolo.


B. E. Haner – M. Di Benedetto


Michelle si guardò la punta delle scarpe per allontanare la tensione e darsi la possibilità di inspirare ancora un pò. Gli faceva sempre un gran effetto vederlo, non avrebbe mai potuto negare di amarlo all'inverosimile. Diede un'occhiata al muso languido del suo batuffolo bianco, che alla soglia di casa iniziò a grattare il legno dell'abitazione per incitarla a sbrigarsi. Pensò bene di suonare e attendere che venisse lui ad aprirle, così avrebbe dato la possibilità ad entrambi di prepararsi, di trovarsi sullo stesso piano. Non sapeva se abbracciarlo o rimanere ferma; magari avrebbe aspettato che lo facesse lui e gli si sarebbe abbandonata fra le braccia come desiderava. Non doveva lasciarsi abbindolare da belle parole, lei era lì per cambiare la situazione che li stava allontanando. Attese qualche altro minuto poi tornò a bussare, pensò stesse ancora dormendo e quasi roteò gli occhi per l'esasperazione: strano come un uomo cresciuto e pasciuto di trentadue anni continuasse a comportarsi come un adolescente del collage. Il tintinnio metallico delle chiavi di casa si espanse nel silenzio del pianerottolo, completamente confezionato in granito con qualche pianta a foglia larga che risiedeva agli angoli dell'atrio.

-Coraggio Pinkly. - esclamò la donna, come se di coraggio ne avesse bisogno il cagnolino ansimante. Quando entrò in casa si accorse del silenzio impressionante, stroncato solo dal rumore di auto dalla strada che si udiva a causa delle finestra spalancata della cucina. Notò una tazza di caffè ormai freddo e odore di una sigaretta; il letto era disfatto e gli abiti disseminati in giro, ma di lui non c'era traccia. Il bagno era in disordine, ci andò sperando di trovarlo lì ma sentì solo l'odore del bagnoschiuma al muschio bianco che adorava lui. Michelle non seppe cosa pensare, possibile che non fosse in casa? Credeva l'attendesse quella mattina e invece non riusciva a capire dove fosse e perché avesse lasciato la casa in quelle condizioni. Il guaire sinistro di Pinkly la smorzò dai suoi pensieri: era adagiato a terra teso e puntava il muso contro la soffitta, Michelle alzò la testa anche lei a dare un'occhiata. Non seppe bene cosa pensare, sapeva solo che Brian non poteva permettersi scherzi con lei, non glielo avrebbe permesso. Non un'altra volta.




Note dell'autrice:

Vi ho consigliato una canzone da ascoltare a metà del racconto che mi ha ispirato a scrivere il paragrafo; per ogni scena ho bisogno della musicalità giusta per non perdere il ritmo e questa canzone, "Mad World" di Gary Jules mi ha accompagnato per tutto il tempo! Non mi ero neanche accorta di aver scritto tanto in questo capitolo, tutto e solo concentrato su di loro per spiegare un pò il personaggio strano e contorto di Jillian e di Brian, che si completano e distruggono allo stesso momento. Brian dopo tanti anni non è più sofferente, ma arrabbiato, perché ha superato l'allontanamento della donna riuscendo a trovare ciò che cercava in sua moglie senza però riuscire mai a trovare allo stesso modo una motivazione dell'allontanamento di Jillian. Spero che il capitolo vi sia piaciuto come è piaciuto a me scriverlo.


Un grazie speciale per i complimenti, a chi ha recensito, a chi recensirà, chi ha aggiunto la storia fra le preferite, ricordate, seguite.


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Un abbraccio :)

   
 
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