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Autore: sassa    18/08/2015    0 recensioni
In un mondo che segue precise e rigide regole, cosa accadrebbe se due ragazzi per legge incompatibili si innamorassero? Sfiderebbero tutto e tutti o si limiterebbero a subire e conformarsi?
Dal capitolo IX:
...-Ma le mie mani, per quanto abili, sono vuote- disse confidandole il suo dubbio.
-Non più: ora custodiscono il mio cuore-
Genere: Fantasy, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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...Nel preciso momento in cui la guardia cadde in terra, altri tre si avvicinarono a Fred da diverse direzioni, le spade già sporche di sangue, decise a vendicare il loro compagno. Il ragazzo comprese di essere in difficoltà e tremò: le sue sole forze non sarebbero bastate contro quei tre.

Intorno a sé vedeva i grandi e numerosi arazzi che decoravano le severe pareti macchiati del sangue di coloro che combattevano. Urlò per sovrastare il rumore provocato dallo scontro, da quegli uomini in perpetua lotta per la vita, sperando che non fosse uno scherzo della sua mente l'immagine di Leonard poco lontano:-Leonard, aiutami! Sono troppi!-

Recuperate le forze rimanenti, il Legno corse dall'amico. -Due contro tre. Come quella volta fuori dalla locanda di Sean- disse.

Avevano assistito tempo prima ad uno scontro tra cinque uomini,tre Legni e due forestieri ubriachi ed arrabbiati, per l'ultima stanza di Sean. Inutile dirlo, i tre Legni avevano avuto la meglio.

-Ma non scordarti- rispose Fred parando il primo colpo -come è andata a finire ai tre-.

A conti fatti, i Legni non avevano fatto una fine felice, accusati di omicidio ed appesi con un cappio al collo al vecchio ponte la terza domenica del mese.

-Sì- replicò Leonard -ma qui uccidere è giustificato-.

Fred strinse la mano intorno all'elsa e roteò la spada calandola sul capo di uno dei tre.

-Meno uno- sdrammatizzò Leonard.

Uno dei due si concentrò proprio su lui e, per un tempo che parve interminabile a tutti e quattro, una serie di colpi e parate si susseguì, creando una strana melodia di morte con suo clangore. Uno tentò un affondo, Leonard lo disarmò e, con una velocità che sorprese anche lui stesso, afferrò il braccio del Ferro, scaraventandolo in avanti. L'uomo cadde supino e il pittore si bloccò, incerto sul da farsi; lo guardò gemere e contorcersi: aveva probabilmente qualcosa di rotto.

Il Ferro mormorò qualcosa che a Leonard parve un “grazie” e comprese che quella guardia aveva già capito cosa avrebbe fatto. Scosse la testa e si allontanò. Le nocche bianche per aver stretto troppo sull'elsa.

La riuscita del piano, pensò Leonard osservando i compagni con cui era partito, non era affatto sicura, anzi. Come un lampo gli tornò in mente Manfredi: lui aveva promesso di aiutarli. Corse al piano superiore alla sua ricerca. Attraversò un lungo corridoio e si fermò davanti alla grande porta in legno alla fine; si chiese se fosse quella giusta e, soprattutto, se ci fossero davvero Manfredi ed Elizabeth all'interno e non dei Ferri armati. Respirò a fondo e provò ad aprirla. Niente. Si allontanò di qualche passo e colpì la porta con una spallata, sperando che il suono venisse mascherato dai rumori dello scontro e non attirasse attenzione. La porta cadde a terra con un tonfo sordo ed il pittore si alzò e la guardò, in pezzi sotto di lui, poi spostò lo sguardo alla stanza vuota. Imprecò e tornò indietro.

-Leonard!- lo chiamò una voce da destra.

Il Legno si voltò e vide Manfredi.

-Seguimi-. Svoltò ancora a destra ed entrò nella prima stanza.

Il pittore osservò come le pareti spoglie contrastassero col baldacchino finemente decorato posto lungo la parete di sinistra, di fronte ad un caminetto. Una finestra con le imposte in legno dava a sud, verso Pelsat ed il suo bosco; quel particolare lo fece sorridere. Solo dopo un'attenta occhiata alla camera la sua attenzione venne catturata da una figura snella con un lungo abito rosa pallido. Elizabeth! Si sorprese nello scoprirsi incapace a parlare e si rimproverò duramente: la persona che più aveva amato e per cui aveva così tanto sofferto era lì, in piedi di fronte a lui, aspettandosi un qualsiasi gesto e lui... niente; si limitò a sorriderle. Lei ricambiò, fissando gli occhi nei suoi.

-Ho qualcosa da dirti- si avvicinò Manfredi. -Siete in netto svantaggio, quindi ti suggerisco di lasciar perdere gli altri e concentrarvi su di loro...- indicò Elizabeth con lo sguardo.

-Uccidere i Diamanti?- chiese, come se avesse scoperto solo ora che, alla fine, era questa una delle ovvie conseguenze della rivolta. Si chiese se Tanet fosse compreso. “Ma certo” rispose a sé stesso:“è lui l'istigatore”

Manfredi ignorò la domanda. -Io mi unirò a voi, come vi avevo detto-

-Sai che potrebbero ucciderti, nel caso dovessimo perdere?-

-Ne sono perfettamente consapevole- rispose l'altro. -Elizabeth farà quello che vuole-

Leonard osservò la ragazza trattenendo il fiato.

-Anche io- disse finalmente.

Manfredi si avviò verso la porta. -Elizabeth hai con te il necessario?-

Il Legno guardò la ragazza, che si mosse velocemente per afferrare la spada riposta in un angolo.

-Certo- disse: -non resterò a guardare-.

 

 

A Fred la situazione non piaceva affatto. Se c'era qualcosa che aveva scoperto in tanti anni di scontri era che la Vittoria era una dea da non celebrare mai troppo presto, perché traditrice e capricciosa. Ora sembrava non essere dalla loro, ma voler favorire i Diamanti, come se la vita non li avesse già aiutati abbastanza.

-Cosa pensi convenga fare?- chiese Raphael apparendogli accanto.

Fred lo guardò. La spada fuori dal fodero, stretta nella destra, e l'arco sulle spalle. -Colpire il vertice. È la nostra ultima carta: senza qualcuno alla loro guida probabilmente i Diamanti molleranno la presa-

-Intendi uccidere Tanet?-

-Intendo ucciderli tutti. E in particolare Tanet-

A Raphael la situazione stava iniziando a piacere.

 

 

 

-Dite un'altra volta che le donne sono deboli- sputò Elizabeth colpendo una guardia -forza. Scommetto che le vostre si sono già messe in salvo. Mogli, amanti (oh, quelle non vi mancano), tutte in qualche luogo sicuro-

-Oh- Leonard la fermò per il polso: -Con calma-

La Diamante lo guardò con aria arrabbiata e minacciosa.

Lui sorrise. -Lasciane qualcuno anche a noi, Liz-

Da lontano, la vecchia Madge li guardò:-E' anche la sua rivoluzione!-

Leonard si allontanò, comprendendo di non poter proteggere Elizabeth, se non mettendo fine alla battaglia. Entrò nella Sala del Trono, segnalata da un grande unicorno raffigurato sulla chiave di volta dell'arco che ne segnava l'entrata.

 

Di tutti i momenti vissuti fino ad ora, compresi quelli da bambino con l'inflessibile padre, niente fu per Tanet più imbarazzante del trovarsi lì, in ginocchio davanti a quel giovane biondo che gli puntava contro, con aria di indubbio coraggio, ma con forse troppo ostentata spavalderia, una spada.

-Dammi un buon motivo per non ucciderti; hai condannato tutti i cittadini ad una vita che avrebbero potuto facilmente evitare- urlò quasi.

Il Diamante alzò lo sguardo, fissando l'altro. -Un tempo quelli come te mi davano del voi. Dov'è finito il tuo rispetto, ragazzino?-

Leonard rise. -Non meriti il mio rispetto-

Un rumore distolse i due dal dialogo e dopo pochi secondi Fred fece irruzione nella Stanza del Trono. -Leonard, aspetta! Non farlo: ho un'idea migliore-

Il sovrano accennò un sorriso: -E così sei tu il famoso Leonard-

-Il piacere è tutto tuo- disse il pittore tenendo gli occhi fissi sull'uomo davanti a sé.

Tanet annuì col capo. -So che non mi ucciderai, Leonard, per un solo, stupido, semplice motivo- pronunciò il suo nome con aria di disgusto, come chi assaggia per la prima volta una fetta di limone.

-E sarebbe?-

-Elizabeth- il sorriso dell'uomo divenne più evidente nel notare di avere l'avversario ormai in pugno. -sono suo padre; cosa penserà di te, saputo che mi hai tolto la vita?- Né lui né il suo democratico amico sarebbero stati un problema grande quanto la morte: era pronto ad ascoltare l'idea del Ferro lì accanto, consapevole che non sarebbe mai stata penosa come la perdita della vita.

Leonard abbassò la spada.

-A me però non interessa ciò che pensa Elizabeth- la profonda voce di Raphael arrivò dalla stessa entrata usata poco prima da Fred.

Tanet si voltò.

Una freccia dell'arco di Raphael si conficcò nel petto dell'uomo.

In religioso silenzio, Leonard osservò il sangue scorrere dalla ferita e la vita fuggire da quegli occhi malvagi. Si chiese se il Grande Ordinatore avesse un piano per le anime dei defunti, se fosse vera la storia che gli raccontavano sempre da bimbo, quella per cui i cattivi erano destinati ad una sofferenza eterna decuplicando quella provata durante la loro morte, mentre ai buoni aspettava solo un riposo in pace. Provò un moto di pietà nei confronti di quel vecchio.

-Andiamo, Leo- lo richiamò il fratello: -Non è il momento di farsi prendere dai sensi di colpa-

 

Pochi minuti dopo erano tutti e tre ad urlare ai pochi superstiti di cessare lo scontro: Tanet era morto. Alcuni di essi risposero con le armi ed un paio di essi furono uccisi.

-È finita- annunciò Fred ad Elizabeth.

La ragazza sbatté più volte le ciglia per ricacciare indietro le lacrime e guardò l'amico in volto. -Ho sentito che mio padre è stato ucciso-

Fred abbassò lo sguardo. -Io...- prima che potesse parlare, la ragazza scomparve.

 

 

-Tu-. Leonard si sedette sull'erba accanto ad Elizabeth.

Il labirinto di fronte a loro ed il grande castello a torreggiare su entrambi. Le mise una mano sulla testa ed iniziò ad accarezzarle i capelli.

Elizabeth mantenne lo sguardo fisso davanti a sé, gli occhi pieni di lacrime, come se fosse perfettamente sola.

-Sei stata magnifica-

Ancora nessuna reazione.

Leonard sbuffò. -Liz- disse -Sei una donna forte. Forse la più forte che io conosca. L'ho capito dal primo momento in cui ti ho vista, sai? Sei scappata da Ersal, hai vissuto a Pelsat ed hai ingannato chiunque ti cercasse-

Per la prima volta lei parlò, interrompendolo. -”Abbiamo” ingannato chiunque mi cercasse-

Leonard ridacchiò: -Già, hai ragione. Non so cosa tu abbia fatto in questi quattro anni, ma conosco le leggi delle corti. Non ti sei piegata alla volontà di tuo padre: non hai sposato nessun Diamante, o sbaglio?-

Liz ricordò con una punta di imbarazzo il piacere provato nel vedere il promesso sposo esalare l'ultimo respiro. L'aveva ucciso lei stessa, e con soddisfazione. O quasi. -Ammesso che non sia necrofila, non ancora- e rise.

-Sei stata forte nel prendere quella spada e scendere in battaglia. Sei stata forte come le donne di Pelsat, come zia Madge. E se te lo dico non è per adularti, ma perché so che sarai forte ancora, anche ora che tuo padre non c'è più-. Si chiese se, in qualche modo, quell'uomo avesse amato sua figlia, il “solo, stupido, semplice motivo” che Leonard aveva per risparmiargli la vita.

Elizabeth lo guardò. -L'hai ucciso tu?-

Leonard sostenne il suo sguardo. -No, Liz, ti giuro su ciò che ho di più caro-

La ragazza si avvicinò e si rifugiò tra le sue braccia.

Il silenzio del labirinto a far da sottofondo.

 

 

 

 

 

 

 

 

-Signori- annunciò dall'alto del palco in legno ai cittadini riuniti -a poche settimane dalla battaglia di Ersal siete stati chiamati ad eleggere la vostra nuova guida. Questa stessa ha un annuncio da fare- si scostò per far passare Leonard.

Leonard sospirò: aveva passato molto tempo a pensare al modo perfetto per fare quell'annuncio, ed anche ora che il gran giorno era arrivato, non era ancora in grado di trovare un discorso che gli piacesse abbastanza.

-Salve a tutti- disse in modo impacciato. Elizabeth sorrise: da semplice Legno a Guida del popolo e ancora non era capace di fare un discorso come si deve. -La vera storia del Grande Ordinatore è nota ormai a tutti, no? So che molti saranno rimasti colpiti per questo; io stesso non volevo credere ai dubbi che assillavano chi credeva fosse una fandonia- guardò Liz -Ebbene, oggi ho deciso che non ci sarà, né ora né mai più, un Grande Ordinatore, un sistema in grado di classificarci. “Homo faber fortunae suae” citò. La folla esplose in grida di giubilo.

Alzò una mano per placare gli applausi. -Ho un altro paio di cose da dire. La prima è che mi avete reso grato ed orgoglioso eleggendomi Guida, ma da sempre amo il mio mestiere, ho amato essere un Legno (ma rimanga tra noi, da bambino volevo essere un Ferro) ed amo la mia vita. Continuerò a vivere ad Ersal, ma penso farei cosa migliore per la città tornando al mio lavoro e condividendo le difficoltà del compito di Guida con altre persone. Con ognuno di voi. I vostri consigli saranno più che ben accetti-

Una piccola voce tra la folla disse: -So quello l'ultima cosa che devi dire quindi, ti prego, fallo, Maestro-

Leonard guardò il bambino che aveva parlato e riconobbe Matt, uno dei suoi ultimi apprendisti e gli strizzò l'occhio. Scese tra la folla e si fece largo verso Elizabeth. -Più che un annuncio la mia è una domanda- arrivò a pochi passi da lei. -Liz, mi vuoi sposare?-

Elizabeth si aprì in un grande sorriso. -Sì- disse piano, come fosse un segreto tra loro.

La folla applaudì. Agatha si asciugò una lacrima, e la piccola Talia, in braccio a Madge, batté le piccole manine. La maggior parte di quelle persone era gente sconosciuta, alcune, viste per la prima volta in quell'occasione, non si sarebbero mai più ripresentate nelle loro vite e presto sarebbero andate a casa. E così fecero, lasciando Elizabeth e Leonard lì, in piazza, alla fine della riunione, ma all'inizio della loro nuova vita.

 

 

 

Il mio piccolo angolino felice:

Fineeee.

Sì, lo so, il titolo non è tanto azzeccato per un finale, ma okay.

Nota per voi: le parole che dice Madge “è anche la sua rivoluzione” riprende (i lettori più attenti se ne saranno accorti <----- ehhh come no!) le parole che sempre lei dice qualche capitolo dietro. A sua volta io le ho prese da Emma Goldman e così via (?)

Beh, che dire? Questa storia le ha viste davvero di tutte, i personaggi stavano per essere abbandonati al loro destino, ma alla fine siamo arrivati all'ultimo capitolo.

Pensavo che sarebbe carino fare spin-off o un sequel, ma non ne sono certa. Dipende anche dal favore che incontrerà la storia, quindi ditemi voi.

Personalmente, mi dispiacerà lasciare così i nostri eroi.

P.S.: è un evento storico: la prima volta che termino qualcosa.

Spero la storia vi sia piaciuta.

A me, tutto sommato, direi un buon 55%,

Sally

  
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