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Autore: Sux Fans    20/08/2015    1 recensioni
[...]Jillian tirò giù le maniche della felpa e Brian rivide in lei gli stessi gesti di anni prima. Non era una sconosciuta, non era una donna diversa da quella che abitava i suoi ricordi.
-No.. ma io voglio sapere perché. - Brian s'interruppe per un attimo. -Vuoi saperlo? - lei annuì. -Jillian è tornata ad Huntington.-
-Non ti permetterò di trattarla così mai più, semmai succedesse ti ammazzerei con le mie stesse mani. Mark, ti giuro, cazzo, che ti ammazzo..- [...]
Jillian ritorna otto anni dopo al suo paese d'origine e poco è il tempo che impedisce ai suoi vecchi amici di liceo, Brian e gli altri di riunirsi di nuovo nonostante ora non siano più dei ragazzini, ma piuttosto degli adulti con un traguardo lavorativo già raggiunto e vite già avviate. Solo gli amori di un tempo appassiti sembrano essere tornati a punzecchiare qualche nervo scoperto ma anche troppi anni sembrano separare quelle che sarebbero potute essere le facili scelte adesso intrappolate solo in qualche ricordo. Purtroppo non saranno solo questi tormenti astratti il vero problema, ma più concreti legami a frenare i desideri.
Tema dedicato in modo leggero alla violenza sulle donne. 25 Novembre
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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15.

Brian sentì una forte pressione invadergli il basso ventre, soffocandolo, risucchiando tutto il fiato che aveva ancora a rantoli nei polmoni finché con un solo gesto delle dita non sbottonò il jeans. Dovette cingerle il corpo con il braccio per sorreggerla, nella sua vita esile e longilinea come quelle di una venere maledetta dalla quale invece di fuggire si stava lasciando risucchiare via l'anima. Si cibò del suo collo, lo baciò lungo tutto l'incavo nascosto, intimandosi di non smettere neanche alla richiesta silenziosa di lei che gli graffiava le braccia. Le mani gli artigliarono così le scapole muscolose fino a farlo mugugnare sulle sue labbara, sfilandole la maglietta con una velocità tale che gli sembrava non essersi mai staccato da lei proprio come desiderava. Il fiato s'era fatto così corto e affannoso che faticavano a parlare, al massimo qualche mugolio gli sfiorava le orecchie e non era altro che il suono più melodioso che avesse mai ascoltato. Quando le scoprì i seni erano turgidi e acerbi, così come li ricordava, così come l'aveva amata anni prima, nella loro ingenuità di ragazzini maldestri e goffi, ritrovatisi invece adesso come due amanti in attesa e in scoperta l'uno dell'altro. La mano ruvida e callosa di lui si posò con tale delicatezza che quasi non l'avvertì, aiutandolo piuttosto a stringerla con più fervore grazie anche allo sguardo malizioso con la quale si era persa a fissarlo. Brian non vedeva più ubriachezza nei suoi occhi ma solo passione, languidi e brillanti come enormi smeraldi incastonati nell'incavo dell'iride. Grandi, dominanti, poi dolci, socchiusi per lo sforzo di resistere alle sue carezze. Brian la baciò di nuovo, cercò di mozzarle i gemiti da bocca e rubarli nella sua gola carezzando la lingua con la sua sempre nella stessa danza; si trascinarono entrambi verso il pavimento senza scollarsi mai; la donna allungò un braccio alla parete e colpì forte una Gibson ES-150 sistemata lì al muro, poco lontana, che lanciò un suono stridulo e tremolante tanto che li fece sorridere, guardarsi appena mentre entrambi si scambiavano un'ilare e sonora risata che li aveva interrotti in un momento così intimo e confusionario.

-Attenta o ci cade tutto addosso..- tornò a posarle un bacio casto che poi lo tramortì e lo indirizzò sempre più verso il pulsare irrequieto della sua intimità; dovette costrinsersi ad abbassare i jeans per non sentirsi ancora stretto nei limiti del vestiario e agguantò la coscia di lei pur di trascinarla meglio sotto di lui e sovrastarla trattenendosi appena a pochi cenimetri di distanza tenendosi solido sugli avambracci.

-Davvero tu.. t-tu vuoi.. - la donna annuì interrompendo il suo biascicare irrequieto, lo guardava a bocca socchiusa, con la fronte imperlata di sudore ed il petto scoperto che si muoveva su e giù su di lei affannosamente. Aderivano perfettamente, si sentiva parte del suo stesso busto, tanto che la linea che li divideva quasi scomparì schiacciata dal suo corpo. L'uomo gracchiò qualcosa, forse stava pensando ad alta voce e si fece trasportare dallo stesso tremolio che avvolgeva il corpo di lei, perfettamente fremente sotto di lui, sotto la presa delle sue mani, del caldo del suo fiato sul collo. Sentì sfilarsi il pantalone lentamente, mentre lui si limitava a palmare ogni zona scoperta della sua pelle; era calda per la foga con la quale lo cercava, pallida, diafana, morbida da far invidia. Sembrava di carezzare pura seta e godè di quel manto setoso finché non fu impossibile resisterle: si posizionò fra le sue gambe sentendosi accolto con un bacio che finì col mordergli il labbro, ma il dolore era troppo al di sotto della sua eccitazione. Troppo al di sotto della sensazione di pienezza che avrebbe colmato quegli anni di vuoto.


Michelle roteò su se stessa in cerca di qualcosa: non sapeva bene cosa ma se ci fosse stato lo avrebbe trovato. Si lanciò sul letto e lo scoprì completamente in cerca di indumenti femminili, intimo, borse, oggetti nascosti. Tutto ciò che fosse stato estraneo a quella casa lo avrebbe scovato e avrebbe temperato la fedeltà di Brian. La spaventava l'idea che avesse potuto fare l'amore con qualche altra donna nel suo letto, nella sua casa mentre lei continuava a soffrire della situazione nella quale erano caduti. La risollevò il fatto di non trovare nulla ma non si arrese alla ricerca per il resto dell'abitazione. Pinkly continuara a puntare un angolo indefinito della soffitta guaendo come nella speranza di farsi accarezzare dall'odore del suo padrone, ma Michelle si ritrovò troppo occupata dal suo rimuginare irrequieto per prestarvi ascolto. Si diresse verso l'enorme cucina pensile, la squadrò completamente, contò gli utensili sporchi nel lavello d'acciaio, scarpe o tracce di impronte in giro: quando se ne rese conto cominciò a pensare di essere diventata pazza e si portò una mano alla fronte come per frenare questo suo comportamento insolito. Pensò bene di prendere il suo smartphone e telefonargli, chiedergli dove fosse e di tornare subito perché la situazione fuori dall'abitazione era irrefrenabile e l'avrebbero atteso come lupi famelici. Magari si era rifugiato a casa di qualcuno dei ragazzi ma sarebbe stato meglio non fare giri di telefonate per allarmare gli altri, gli avvenimenti degli ultimi tempi avevano reso Brian più responsabile e sarebbe riuscita a trovarla a breve. Mentre si dirigeva nell'altra stanza per recuperare la sua borsa notò Pinkly e solo allora pensò alla possibilità di trovarlo nella sala musica. Che sciocca, pensò, semmai fosse stato lì tutto il tempo nessuno dei due se ne sarebbe mai accorto a causa della parete insonorizzata.



Brian le baciò il corpo sudato, annaspando e stringendo i pugni ai lati della testa di lei per scaricare l'eccitazione che gli stava scuotendo violentemente il corpo. Pelle contro pelle emanavano un calore sovrumano, li avvolgeva e li spingeva a cercarsi sempre di più con la stessa foga e la stessa energia. Jillian cinse il bacino di lui con le gambe e accompagnò il ritmo delle sue spinte con i gemiti della sua voce serafica, mite, che gli fece accapponare la pelle costringendolo a stringere i denti pur di non deturpare il momento idilliaco. La voce di lui era graffiante, cercava di trattenere in gola i mugugni, troppo occupato a non perdersi neanche un solo istante sulla pelle di lei. Non poteva descriverla, non voleva descriverla, non gli bastavano parole adatte a ciò che stava provando in quel momento. Il pavimento in parquet laminato sembrò farsi irrimediabilmente rovente, invece era solo frutto della sua immaginazione e di quel giaciglio così arrangiato che aveva ancor più il profumo della passione.



Michelle salì la scaletta di legno con malcelata preoccupazione, sempre troppo precaria per i suoi gusti: come prima cosa avrebbe cercato di convincere Brian a cambiarla con una più sicura e meno traballante. Portò le mani piatte contro il soffitto proprio dove si parava l'angolatura per l'apertura interna e spinse guardandosi bene dal rimanere in equilibrio. Non ci saliva quasi mai, alle volte Brian le raccomandava di voler restare solo per non perdere la concentrazione e lei aveva sempre soddisfatto questo suo angolo di privacy. Cercò di dargli una spinta assestata ma qualcosa non andava, c'era come un peso a bloccare l'apertura e dovette murirsi di fiato e forza per riuscire a riprovare. Rifilò un'altra spinta all'entrata alla soffitta, ma non riuscì a sollevarla in alcun modo neanche stavolta.

-È come bloccata. - biascicò lamentandosi, come se il cagnolino vispo stesse lì ad ascoltarla. Dovette arrendersi dopo qualche tentativo e sperare che rintracciarlo al cellulare sarebbe risultato più semplice.



Brian si lasciò andare su di lei senza fiato, neanche le braccia con le quali si era trattenuto fino a quel momento avevano continuato a sostenerlo. Era esausto, il corpo completamente in balia degli ultimi sussulti che l'avevano visto vittima di una fortissima eccitazione. Jillian amorevolmente lo strinse, il viso di lui posato al seno, come a dare il tempo ad entrambi di formulare nella loro mente quello che era appena successo e cioè che erano finiti per fare l'amore, insieme, come a spolverare un vecchio ricordo sepolto in un angolo della loro mente. Non potè credere a ciò che aveva provato, si sentì ancora il calore che le pervadeva le budella così le mani scesero a carezzare i capelli corvini: le era mancato, le era mancato tutto. Le parve come se in tutti quegli anni di rapporti con un altro uomo non avesse mai più provato una sensazione così pura di felicità e di completezza. Brian l'aveva trattata con una premura che non credeva possibile, nonostante la forza del suo ritmo e dei suoi baci le davano quasi l'impressione che volesse divorarla. Sapeva essere l'uomo più imprevedibile che avesse mai incontrato, e per questo che quando le ribadiva che erano perfettamente uguali lei non poteva fare a meno di dargli ragione.

-Wow.. Tutto questo non lo avevo previsto.. - Brian era ancora stretto alla presa delle sue braccia, morbidamente posato fra le rosee curve del suo petto. Quando la sentì parlare non potè fare a meno di sorridere.

-Avevo ragione allora: programmi davvero come distruggermi la vita.- Le sfuggì un sorriso, ma non era tutto così divertente nelle sue parole. Brian si umettò le labbra poi tornò a puntare i gomiti al pavimento per permettersi di guardarla. Riuscì a trattenere il suo sguardo diversamente da poche ore prima, adesso vi si perdeva dentro, ammaliato, felice, non potè evitare di baciarglieli dolcemente, prima uno poi l'altro. -Sei stata comunque la rovina più bella della mia vita.-

Quando si staccò le portò con una mano delicatamente una ciocca di ciuffi ramati dietro l'orecchio argentato da orecchini e schioccò la lingua sotto al palato per darsi il tempo di parlare di nuovo.

-Se mi avessero chiesto come mi sarei visto fra dieci anni dopo quel maledetto giorno, di sicuro non avrei mai pensato a questo. - entrambi tornarono a ridere, una risata che rieccheggiò sublime e li costrinse a guardarsi ancora negli occhi con una luce diversa.

-Neanche io.. Ma non nego che adesso è come se la mia vita fosse cambiata una seconda volta. Probabilmente potrò finalmente tornare a vivere e sperare di riuscire a ricominciare. - Jillian alludeva al fatto di essersi liberata finalmente della presa possente di Mark e Brian annuì poco convinto, dimenticando quel piccolo particolare e ritornando con i piedi per terra. Uno strano ronzio sommesso interruppe entrambi dai loro pensieri e dal loro abbraccio ancora indissolubile. Brian si portò seduto e recuperò i jeans, cogliendo l'occasione per infilare nuovamente i boxer abbandonati poco lontani e ci mise qualche secondo per riuscire a capire che l'attrazione della sua curiosità era contenuta nella tasca posteriore. Jillian si infilò la t-shirt lentamente cercando di rivestirsi anche lei, fino a che non si fermò nel guardarlo immobile a fissare lo schermo dello smartphone che continuava a lampeggiare invano.

-Merda.- gli sentì sussurrare agguantanto i jeans per indossarli.



Michelle interruppe la chiamata con una smorfia che voleva essere tutto tranne che benevola: davvero non riusciva ad immagiarsi una persona più difficile da rintracciare di quell'uomo. Manco fosse presidente dei cinquanta stati d'America. Dovette permettersi un lungo inspirò per non mettersi ad urlare prima di lanciare lo smartphone con forza nella borsa per portarla in spalla e voltarsi nell'altra stanza per dirigersi verso la porta d'ingresso.

-Andiamo Pink.. Brian! Cristo, mi hai spaventata! - le comparve alle spalle poco prima che svoltasse verso la porta, lasciandola impalata ad occhi spalancati come se avesse visto un fantasma. L'uomo, a petto nudo e leggermente affaticato le si porse con un'espressione basita, pallido, sorpreso anche di lui di trovarla già lì.

-'chelle, cosa ci fai quì? - la donna lo guardò come per far finta di non aver sentito, dandogli la possibilità di recuperare al torto. -Cioè.. cazzo, lo so, dovevamo vederci.-

-Dove diavolo eri? Ti ho cercato per tutta la casa. - L'uomo biascicò qualcosa, si grattò la nuca in modo incomprensibile poi si avvicinò per abbracciarla.

-Perdonami, non ti ho sentita entrare.-

-Brian..- esclamò sorpresa dal suo comportamento, cercando spiegazioni.

-Lo so, lo so, vieni c'è del caffé di là, parleremo più con calma. Sono sicuro di averlo preparato, almeno. Non ho dormito tutta la notte mi sento un pò tramortito, perdonami. Mi serve solo un secondo.- prese ad avvantaggiarsi lungo la cucina mentre finalmente Pinkly gli andava incontro, contento di vederlo perfettamente scodinzolante.

-Hei, hei! Campione! - cercava di acciuffarlo ma il cagnolino continuava a sgusciargli via dalle mani completamente fuori di senno dalla contentezza. -Come stai? La mamma ti ha portato a fare una corsetta in questi giorni? - scherzò beffeggiando l'animaletto ancora su di giri e regalandogli qualche carezza.

-Sono contento di avervi quì, solo che.. è stata una nottata strana.- cercò di mantenersi sul vago sperando che non le fosse giunta ancora nessuna voce e nel frattempo prese ad armeggiare ancora con le mani che gli fremevano per la situazione improponibile che si era andata a creare. Non credeva che Michelle fosse già lì, chissà da quanto ormai, le aveva detto di averlo cercato ovunque e ringraziò il cielo che la sua avanscoperta non l'avesse portata dove realmente risiedeva fino a pochi minuti fa insieme a Jillian. Dio, Jillian, sperò rimanesse buona per un pò: avesse potuto si sarebbe preso a schiaffi in quel momento. Michelle a quel punto si arrese, preferì aspettare che Brian scaldasse del caffé e attese sedendo alla pensilina della cucina con le mani congiunte come a non saper come iniziare la conversazione.

-Wow, è una situazione strana.-

-Puoi dirlo forte..- biascicò l'uomo a bassa voce fra sè e sè, voltandosi solo dopo per porgerle la tazza e avvicinandosi per sedersi di fronte. -Che intendi?-

-Hai la lampo aperta.- L'uomo calò lo sguardo verso la zip dei jeans e la tirò su imbarazzato, mettendosi a ridere pur di smorzare lo stupido comportamento teso che stava assumendo.

-Odio le zip, sono... così scomode.- alzò le mani in segno di resa quando osservando la donna cominciò a trovare in lei un'espressione fermamente stranita. Stava cercando di essere più naturale possibile invece gli sembrava di stare rovinando tutto.

-Beh comunque, sono stata felice della tua telefonata e ci tenevo comunque a ribadirlo..- Brian sorrise e annuì, sollevato anche lui.

-Sì, e sono felice che tu abbia accettato di vederci.-

-Non significa che la cosa si sia risolta, credo tu lo sappia questo.- annuì e lei proseguì. -Brian io.. ci ho pensato tanto e nonostante la mia famiglia non sia molto d'accordo con la mia decisione frettolosa, vorrei darti la possibilità di rimediare. Salvare il nostro matrimonio è troppo importante per me. - fece per commuovere la voce e Brian sentì una morsa allo stomaco, sentendosi il pezzo di merda peggiore sulla faccia della terra. Una feccia umana. Allungò una mano a carezzare quella di lei posata sul ripiano e la tranquillizzò annuendo dolcemente senza riuscire a dire nulla.

-Val non ne è per nulla felice, credo tu lo sappia, e ..neanche mio padre ha preso bene la cosa.- Avesse avuto un colletto, Brian si sarebbe preoccupato di allentarlo all'estremità del collo, eppure era a petto nudo e sentiva comunque una morsa invisibile come fossero le mani del suocero.

-Certo, posso solo immaginare.-

-Naturalmente, dall'ultima discussione che abbiamo avuto ho fatto in modo di non lasciarmi influenzare troppo, quindi..- prese un lungo respiro. -adesso sono quì. Non farmene pentire, Brian.- il suo sguardo non ammetteva repliche. -Mi serve che tu mi faccia delle promesse.. -

-'chelle ti prego..-

-Brian..- chiamò supplichevole e l'uomo capitolò.

-I-io posso provarci ma promettere è un qualcosa che.. lo sai, è fatto per chi ha una vita normale e tranquilla. Quì è tutto sregolato, non posso rispettare orari, ho impegni internazionali e..-

-Se ci trovassimo in una situazione inversa avresti spostato mari e monti pur di riuscire a tranquillizzare il tuo cervello. Io non riesco più a vivere con questo peso sullo stomaco, mi sento come trattata da stupida! Io so di poter gestire la mia vita ed il mio matrimonio!-

-Certo che puoi..-

-Giurami allora che non c'è stato niente.- Brian si interruppe e deglutì rumorosamente sperando di aver frainteso le sue parole.

-Cosa?-

-Giurami.. che non c'è stato niente.- battè le palpebre velocemente come per ossigenare il cervello da quella improvvisa supplica, si portò una mano alla bocca mestamente scompigliando i ciuffetti di barba che sbucavano dal mento.

-Michelle io non so cosa intendi, cioè cosa vuoi che..-

-Che non sei stato con lei! Che non l'hai baciata, che non hai passato attimi sperando in lei. Brian noi siamo una famiglia, dobb.. - il campanello interruppe la donna indirizzando il viso di entrambi verso la direzione della porta d'ingresso, cosa che Brian ringraziò felice di averlo salvato. Certo che se non fosse stato certo che Jillian fosse nascosta nella sala musica non avrebbe avuto tutta questa sicurezza nel dirigersi ad aprire.

-Aspettavi qualcuno?- mormorò la donna, mentre l'uomo si allontanò per chiedersi anche lui effettivamente chi fosse a cercarlo.

-Agente..- Disse Brian aprendo la porta con sorpresa e mentre corrugava le sopracciglia gli venne sporta una carta compilata che si apprestò a leggere con malcelata preoccupazione.

-Brian E. Haner? - egli annuì e continuò a scivolare gli occhi sulle righe rigide e formali di un arresto riferito ad un certo Haner come stato di fermo per l'aggressione al sopracitato Sig. Johnson, vittima di una rissa, con annessi acciacchi annotati sul referto medico allegato.

-Deve esserci un errore, dovrò sicuramente parlare con il mio avvocato prima.- Michelle si alzò dalla sua postazione assistendo alla scena con un'espressione disorientata, che quasi sentì le gambe gelatinose cederle sotto il peso del proprio corpo.

-Mi sa che lo farà direttamente alla nostra stazione di polizia.- cercò di ribattere ma non se la sentì, trovò solo la forza di voltarsi a guardare sua moglie, spaesata, confusa; tutto lo stupore e il rancore racchiuso nei suoi occhi che solo sfiorarli con lo sguardo lo punivano di tutte le sue colpe. Quanto male le stava facendo, quanto male stava facendo a lui.

-'chelle.. perdonami..- mormorò. Gli fu appena concesso di indossare una t-shirt insieme alla giacchetta di pelle prima di trovarsi inghiottito dalla folla dei giornalisti fuori al vialetto di casa, con i flash contro che lo immortalavano spento in viso, colpito nel profondo mentre si infilava in auto insieme agli agenti locali. Alzò il viso alla palazzina e scontrò il viso di Michelle completamente insabbiato dal pianto e avrebbe voluto allungarsi per abbracciarla, ma chissà se mai le sarebbero arrivate le sue richieste di perdono se solo l'avesse guardato negli occhi in quel momento.




Angolo dell'autrice:

Quando prendo di mira i personaggi so essere davvero spietata ma tutto questo serve all'andamento della storia, coraggio Bri!

Spero che il capitolo vi sia piaciuto e che le descrizioni siano state abbastanza chiare da riuscire a ricreare le scene così come sono nate nella mia mente. Il compito più difficile è sempre trasferirle su carta -se così si può chiamare-.

Sono felice ed entusiasta del tempo che ho a disposizione per questa causa.

Ringrazio animatamente chi ha recensito la fanfiction, per i complimenti ed il tempo dedicatomi che mi da una spinta sempre maggiore a completare la fanfiction; a chi ha aggiunto la storia tra le preferite, seguite, ricordate.


A presto! :)

   
 
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