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Autore: Zomi    22/08/2015    3 recensioni
Eppure lo spadaccino non era del tutto felice.
Non era tanto la notizia che alcuni membri della famiglia Donquijote fossero misteriosamente scomparsi, o che la Marina continuava a puntarli con i loro fucili mezzi spuntati, o del fatto che Rufy continuava a infilarsi le dita nel naso sotto lo sguardo inorridito di un Law bendato e per una volta paziente, e non medico, mentre Sabo, ancora inesperto con il frutto Mera Mera, appiccava incendi qua e là che prontamente Koala spegneva, prima di mollare uno scappellotto al biondo.
No, era dell’altro.
**Fanfiction partecipante alla Zonami Week indetta dal Midori Mikan**
Genere: Demenziale, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Roronoa Zoro, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2: Acacia
 
Che ricordasse in vita sua non si era sentita più confusa di così.
Un attimo prima era tra le confortevoli e calde braccia di Sanji, che l’abbracciava e stringeva forte al suo petto coperto di bende, in cui affondava il viso aspirando a grandi boccate l’inteso aroma di tabacco che emanava, crogiolandosi nel ricordo lontano di sua madre Bellmere, anche lei ornata spesso da quella nota dolciastra e secca di nicotina.
E un attimo dopo era… strattonata con forza e violenza da Zoro per le vie di Dressrosa, senza motivo e spiegazione.
Ammutolita, Nami avanzava correndo dietro alle ampie falcate del verde, ticchettando coi sandali sui resti di porfido della città, riuscendo a malapena a capire dove fossero.
Manteneva gli occhi fissi sulla schiena bardata dalla gianna nera dello spadaccino, ignorando il lieve dolore al braccio destro, teso verso il compagno che lo strattonava per il polso, scorrazzando per le più buie viuzze della città distrutta, bloccandosi di colpo ogni tanto e borbottando a capo basso verso i suoi addominali.
“Ottimo” sollevò gli occhi al cielo ornato di stelle Nami, incespicando sui tacchi e cercando di non sbattere con il viso contro la schiena imponente del verde, ora immobile a fissare l'incrocio in cui si erano fermati “Ora parla anche con i suoi addominali: ma perché a me? Perché a me?”
-Dove?- latrò roco Zoro, stringendo la presa sul polso della rossa e guardandosi attorno.
-Parli con me?- si avvicinò la cartografa, trattenendo uno sbuffo.
Il verde grugnì, distanziandosi da lei ma mantenendo la presa salda sulla sua mano, tendendo il braccio e mettendo una sufficiente distanza tra loro affinché Nami non potesse capire cosa diamine stava borbottando.
Sempre con i suoi addominali, ovvio.
La rossa si passò la mano libera sulla fronte imperlata di sudore, sistemandosi i ricci ramati che le ricadevano sul viso per la corsa folle e priva di direzione in cui Zoro l'aveva coinvolta.
Che gli fosse andato ti volta il cervello?
Magari lei, con la sua diplomatica violenza e i numerosi pugni che da sempre gli donava sul cranio, l'aveva fatto ammattire del tutto, uccidendogli gli ultimi neuroni sani che possedeva.
Era possibile… no?
-Che vorresti dire con “la tua destra, non la mia”?!? Quante destre dovrebbero esistere?!?-
Si, era possibilissimo dato che ora il futuro miglior spadaccino al Mondo stava discutendo con i suoi pettorali.
Almeno si stava rivolgendo a muscoli diversi e forse più intelligenti di quelli che gli riempivano la scatola cranica.
Forse.
-Buzzurro- soffiò dal naso spazientita -Non per voler disturbare la tua litigata con i tuoi pettorali- mosse una mano ad indicarlo, attirando la sua attenzione -Ma mi puoi spiegare dove diamine mi stai portando? E soprattutto il perché?!?-
Zoro la fissò atono, squadrandola nel buio notturno e mantenendo il capo piegato di trequarti verso di lei, muovendo le labbra quasi stesse masticando le parole che da lì a poco le avrebbe rivolto.
Lo fissò smuovere le mascelle, non accennando a lasciarle andare il polso e rivolgendole le spalle, lanciando di tanto in tanto occhiatacce furiose al suo petto, colpevole di quella scena assurda e priva di motivo.
-Allora?- sbottò nervosa la rossa, battendo un piede a terra e fulminandolo con lo sguardo.
Si decideva a parlare chiaro, si o no?
-No- sbottò secco lo spadaccino, tornando a voltarsi in avanti e riprendendo la sua disputa interiore con gli atletici muscoli che gli occupavano il petto.
No?
Aveva forse detto no?
A lei?
Aveva forse osato risponderle con quell’orribile parola negativa?
Le stava negando qualcosa?
Lui a lei?
Lo scricchiolio rabbioso dei denti squalini di Nami fu attutito nella notte solamente dal frastornate eco del pugno che la rossa scagliò contro il cranio verde del compagno, picchiandolo con tutta la furia che le infuocava le vene.
-Ora tu mi dici che ti passa per il cervello!!!- lo prese per il colletto della giacca, portandoselo a un sol soffio dal viso.
Zoro ringhiò, ignorando il dolore che pulsava all’altezza del bernoccolo dondolante sul suo capo, affrontando la navigatrice senza alcun timore.
-Ma che diamine ti prende, ragazzina?- portò i denti digrignati a un sol centimetro dal viso nervoso della rossa –Vuoi forse rompermi le ossa che quella montagna di roccia dalla voce da soprano mi ha lasciato intere?-
-Se servirà a sapere che cosa diavolo hai in mente si!- strinse i pugni lungo i fianchi, strattonando il polso fino a liberarsi della presa del verde, agitano il pugno ora libero minacciosamente.
-Colpiscimi quanto ti pare: non mi fai paura mocciosa…- sbottò spavaldo.
-Non voglio fati paura, voglio farti male!!!- lo colpì sul petto, lievemente a dire il vero, quasi rinnegando il suo desiderio di nuocere al verde.
Come avrebbe potuto poi?
Lui così grande e grosso e lei così esile e debole a suo confronto?
Come avrebbe potuto fargli del male, quando in realtà voleva solo farlo stare bene?
-Sei uno scimmione- strillò, colpendolo sul petto, fissano la sua mano sfiorar appena la stoffa della giacca, spiegazzandola appena.
Eppure, per quanto il colpo fosse stato lieve e ben calcolato per non far del male, un leggero “Ahiah!” echeggiò nella notte che li circondava, rimbombando contro i calcinacci dei Dressrosa.
-Ahiah?- sbiancò Nami, fissano il pettorale colpito stupita.
Zoro deglutì pesantemente, retrocedendo di un passo sotto lo sguardo stupito della cartografa.
-Il-il tuo pettorale ha… ha detto “Ahiah”?-
-No- negò malamente.
-Si invece!- riportò gli occhi nocciola sul viso sbancato dello spaccino –Il tuo pettorale ha detto “Ahiah”!!!-
-Ti dico di no mocciosa- ruotò secco il capo di lato, cercando di nascondere la sua pessima faccia da poker.
-Non prendermi in giro Roronoa!!!- lo strattonò per il lobo con i tre pendagli, riportandolo a confrontarsi con lei –Ho sentito benissimo che il tuo pettorale ha mugugnato di dolore!-
-Umpf… non sapevo che le mocciose avessero le allucinazioni uditive- storse il naso, ricevendo in risposta alla sua frecciatina un'ulteriore tirata di orecchio, che lo costrinse ad incurvarsi all’altezza della rossa, ormai furibonda per tutta quella situazione.
Passasse la passeggiata notturna tra le macerie della città, passasse anche il caratteraccio di Zoro e il suo recitiamo, ma che negasse l’evidenza proprio no, questo Nami non poteva sopportarlo.
-Dimmi che sta succedendo buzzurro!!!- strattonò l’orecchio del verde quasi fosse un campanello.
-Dannazione donna: l’orecchio mi serve!!!-
-Parla razza di scemo!!!-
-Se una volta tanto facessi la brava mocciosa già lo sapresti!!- ringhiò, afferrando il braccio della rossa che lo attanagliava –E molla la presa!!!!-
-Parla ominide!!! Parlaaaa!!!!-
-Mai, strega!-
-Buzzurro!-
-Mocciosa!-
-Marimo!-
-Arpia!-
-Stupido…-
-… Zorolandh!!! Non respiroh!-
La voce di Nami si azzerò all’udire quella stranissima vocina acuta e ansimante, abbassando gli occhi ad un piccolo bozzolo fremente che si muoveva sui pettorali di Zoro, agitandosi sotto la giacca.
-Hiii!!!- si portò le mani alla bocca –Che hai lì sotto Zoro?!?-
-Oh dannazione: ti ci metti anche tu ora?!?- ringhiò il verde, cercando di fermare, palpandosi il petto, il rigonfiamento che scorrazzava su di lui.
Gli occhi di Nami sbiancarono, rendendone l'iride nocciola quasi rosata.
Di cose strane ne aveva viste nella sua vita, partendo da Luffy arrivando fino alle stramberie di Punk Hazard, ma quella specie di baco che si agitava e borbottava sul torace dello spadaccino le batteva quasi tutte.
Si sentiva il viso impallidire attimo dopo attimo, mentre Zoro ringhiava e litigava con il piccolo bozzolo, che non smetteva di dimenarsi cercando una via d’uscita.
-Ariah!!!- uggiolava con voce esile.
-Piantala di agitarti!!!- latrava lo spadaccino, ringhiante davanti a una sempre più sconcertata Nami.
Perché? Perchè a lui?
Per una volta aveva avuto un idea geniale, geniale davvero, e non aveva lasciato niente a caso, se non l’eventualità che la sua adorata Buona Stella si sentisse al quanto perfida con lui quella sera, tanto da rendere ancora più lunatica del solito la sua mocciosa e ingestibile quella piccola, chiacchierona vipera di una…
-Ahhh!!! Ariah!!!-
… Wicca, ora esanime e a penzoloni fuori dalla giacca del verde, finalmente in grado di respirare e libera dalla stoffa scura che la opprimeva.
Zoro grugnì, fulminando la Tontatta dalla chioma azzurrina respirare a grandi boccate, facendo capolino dalla sua camicia.
-Si può sapere che ti è preso?- ringhiò, prendendola per la collottola e portandosela davanti agli occhi.
-Devi farti una doccia Zorolandh!- gli puntò un microscopico ditino contro il naso la guerriera tascabile –Non riuscivo a respirare la sottoh…-
-Stiamo camminando da ore: è ovvio che inizi a sudare…- la rimbeccò, aggrottando le sopracciglia.
-Stiamo camminando da ore perché non mi ascolti e ci perdiamo continuamenteh!!!- incrociò le braccia al piccolo petto la piccola guerriera,
-Che staresti insinuando?!?- la sventolò infastidito.
-Che non ti sai orientareh!!!- gli tirò la linguaccia, per nulla intimorita dalla stazza enorme e furente del verde.
-Io so orientarmi benissimo!!- si sentì punto sul viso -Sei tu quella che non sa dare le indicazioni!!!-
Nanetta impertinente e lingua lunga!!!
Come osava?
Quella zanzara color puffo iniziava ad irritarlo: con la sua parlantina e il fare da “So-tutto-io” e quel suo modo di sbeffeggiarlo senza paura… gli ricordava una certa mocciosa dai grandi occhi nocciola e i capelli ramati, ma di sicuro quella nanetta era ben più facile da zittire: bastava infilarla in un barattolo.
-Io so dare le indicazionh!- si agitò offesa Wicca, dondolandosi nella giacchina turchese –Sei tu che non sai qual è la sinistra e la destrah!!! Per questo siamo al porto di Acacia invece che al…-
-Si può sapere che diamine succede?!?- strillò, pestando i piedi a terra Nami, interrompendo il piccolo teatrino di samurai e nanetta.
I due sollevarono gli occhi su di lei, rabbrividendo nel vederla a braccia incrociate sotto i seni e gli occhi fiammeggianti di rabbia.
Zoro tremò, drizzandosi con la schiena: sfumato, il suo piano era letteralmente andato in fumo ora che la rossa era venuta a conoscenza della presenza della Tontatta.
Dannazione, sarebbe stato imbarazzante dirle la verità ora, del perché avesse una nanerottola sotto la giacca e, soprattutto, del perché l’avesse con sé.
-Mocciosa…- si schiarì la gola.
-Zitto!!!!- aprì una mano, sollevandola verso di lui a zittirlo.
-Tu…- indicò con un dito la ancora dondolante Wicca, appesa come un insetto tra l’indice e il pollice del samurai -…tu sai vero?-
-Sih!!!- annuì lesta l’azzurrina.
Con ritrovata dolcezza, Nami le sorrise, avvicinandosi di un paio di passi affinché la nanetta potesse posare i piedini sul suo palmo aperto, ritrovando stabilità e liberandosi della presa di Zoro, abbandonandosi sulla mano della cartografa.
-Io sono Nami- se la portò al viso per osservarla meglio.
-Oh, sei Namilandh!!!- sgranò gli occhi Wicca, illuminandoli di una strana luce romantica –Zorolandh mi ha detto che eri bella, ma non cosìh!!!-
-Ah, Zoro ha detto così?- sollevò un sopracciglio sorniona, rivolgendo un’occhiata divertita al ragazzo, che distolse lo sguardo da lei con un grugnito.
-E dimmi…- tornò a rivolgersi alla Tontatta -... sai anche perché Zoroland mi ha trascinato fin qui?-
-Certoh!- saltellò quella –Ha avuto un’idea per…-
-Ehi!!!- intervenne Zoro, riprendendo la gnometta tra due dita –Non osare dire nulla!!!- ringhiò minaccioso prima che uno scappellotto della cartografa lo zittisse, riprendendosi il mal tolto.
-Non osare tu fare del male a questa creaturina così dolce e indifesa!!!- si strinse Wicca al petto, proteggendola con entrambe le mani.
Wicca dolce e indifesa?
Ma aveva la più pallida idea di che forza avesse quella guerriera miniaturizzata?
No, decisamente non ne aveva e Zoro di questo ne era certo.
-Quella gnoma non è affatto dolce e indifesa- infossò una mano nei pantaloni, usando l’altra per additare la Tontata -È come te!!-
-Oh quindi bella… proprio come hai detto tu?- sbattè le lunghe ciglia, arricciando le labbra con fare mellifluo.
Zoro si strozzò con la saliva, incapace di credere che quella arpia della sua mocciosa stesse usando contro di lui le sue stesse parole: di chi diamine si era innamorato?!?
-Tu… strega- ringhiò.
Nami ridacchiò, arricciando le sue belle labbra carnose e rosse, abbassando lo sguardo a Wicca e prestandole attenzione.
-Allora…- le accarezzò il piccolo capo turchese -… ti va di dirmi che ha in mente quel buzzurro?- indicò il compagno con un moto del capo, quasi non fosse presente e non potesse sentirla.
Wicca annuì energicamente e, portata vicino all’orecchio della rossa, parlò fittamente a Nami, saltellando a tratti sul suo palmo presa dall’emozione.
-Capisco- annuì la cartografa, sperando che la notte fosse riuscita a celare il rossore delle sue guance.
-Quindi per arrivare… là- fece vaga, rivolgendosi alla guerriera –Dobbiamo riattraversare tutta la città giusto?-
-Mm-mmh- annuì –Questa è Acacia, il porto di Dressrosa… qui non ci sono girasolih-
Nami sorrise, accarezzando un’ultima volta la testolina della Tontatta prima di posarla a terra e congedarla.
-Grazie- le sorrise superandola e avvicinandosi a uno scontroso e sbuffante Zoro –Ora ci penso io a lui, torna pure alla festa-
Wicca annuì, correndo e saltellando sui resti del porto, ridacchiando a tratti persa in chissà che fantasia.
-Che ti ha detto?- sbottò in un ringhiò lo spadaccino, serrando le braccia al petto, degnando appena di un'occhiata la fuga della sua piccola amica guerriera.
La cartografa si accostò a lui, posando il florido petto al suo braccio piegato, portando le mani ad una delle sue e afferrandola con forza.
-Niente di importante- riuscì a liberare il braccio del samurai dalla sua offesa presa –A quella devi pensarci tu… no?-
Zoro la squadrò con attenzione, cercando di capire che cosa avesse in mente quella gatta, ma riuscì solamente a leggere una grande felicità nel suo sguardo.
-Vieni…- lo strattonò appena, stringendo ora lei una mano di lui -… ti porto dai Girasoli-
 







ANGOLO DELL'AUTORE:
Il parlato di Wicca è preso dalla versione cartacea di Star Comics del manga, che pone un'acca (H) alla fine della frase di ogni Tontatta, seppur nelle scans online questo non vi sia.
Zomi
 
   
 
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